Di ritorno dal ponte più sfigato degli ultimi dieci anni (Prato/Firenze a sgunfio da amici ma con la febbre, peraltro ancora non passata), eccomi di nuovo bello felice alla mia algida scrivania di piazzale Cadorna con zero voglia di fare alcunché che non sia frugarmi pigramente il pacco e contando i giorni che mancano a natale -chissà poi perchè. Sicchè resta ben poco in cui affogare la gnugna estrema di questo martedì al di fuori del rendermi in qualche modo utile, presentando dunque il disco più sottovalutato dei già di loro sottovalutati ed ormai semidimenticati Beatnuts.
Ora, non stando troppo bene, provo ancor più insofferenza del solito nel tracciare le note biografiche del duo del Queens e dunque insultare la conoscenza del frequentatore medio di questo blog; lasciatemi solo dire che io, come molti, di loro ho sempre enormemente apprezzato ovviamente i beat, ma anche le rime: pur nella loro trivialità di contenuti e nella loro goliardia, LES e JuJu sono tra i pochi tecnicamente poco dotati ad essere capaci di lasciare il segno nell'orecchio di ascoltatori abituati, che so, ad esaltarsi con un Immortal Technique o un Vakill. Come scordarsi infatti di perle di saggezza come "Fo' sheezy, keep my girl nice and sleazy/ With a gun tattooed on her ass that says 'Squeeze me'"? In termini cinematografici -tanto per tracciare un parallelismo gratuito- si potrebbe parlare dell'opera dei Beatnuts come di Eizenštein che si mette dietro alla macchina da presa per girare American Pie Redux; la maestria dei due al campionatore è difatti inversamente proporzionale alla caratura intellettuale delle loro liriche.
Ma funziona, questo abbinamento? Secondo me sì, e checchè ne dicano coloro che reputano Musical Massacre il loro album migliore (per me è il peggiore, e non lo dico per puro bastiancontrarismo), è Originators è la crème de la crème della loro discografia. Tutta l'estetica dei Nostri vi è difatti riassunta magistralmente, equilibrando per bene pezzi da club con escursioni nel funk e frequenti ritorni di fiamma all'hardcore de facto. Equilibrio: ecco cosa fa di questo disco un genuino pezzo da novanta dei tempi nostri; ascoltatelo dall'inizio alla fine e viceversa e vi renderete conto che il tutto fila via liscio come l'olio e solo i più schizzinosi potranno trovarvi del materiale sinceramente skippabile. Del resto, già solo l'eccellente pezzo d'apertura dovrebbe far capire quanto LES e JuJu abbiano trovato la sintesi perfetta dei loro stili: il coraggio di aprire con una crudissima Bring The Funk Back da parte di un duo che oramai non ha più nulla da dover dimostrare a nessuno è encomiabile; e se a seguirla è Yae Yo -che mescola sapientemente un loop accellerato di flauto a due scarne note di piano che praticamente da sole danno il ritmo al pezzo- allora non si può che idealmente abbracciare i Nostri eroi.
I quali hanno peraltro il merito di tirare fuori il meglio dalle varie collaborazioni sapendo anche quando tirarsi indietro: vedi ad esempio Originate, in cui Large Professor non solo regala un'ottima prestazione al microfono ma ci usa la cortesia di produrre l'eccellente beat; oppure U Crazy, dove per omaggiare Cormega e donare un'atmosfera più consona al suo stile riescono a produrre una base dalle atmosfere fortemente legate al Queensbridge. Naturalmente non potevano mancare gli onnipresenti Tony Touch (qui graziaddio in versione '88 e non reggaeton) e Problemz (a quando un solista?), ma anche le comparsate dell'ex membro Al Tariq o dell'ottimo Ill Bill iniettano vitalità in un album che, se lasciato ai soli Beatnuts, avrebbe potuto risultare un po' troppo lacunoso in quanto a rime. Anzi: persino io, che solitamente sono più per i featuring centellinati, trovo che le ospitate à go-go non facciano che del bene a Originators dato che lo arricchisce come se fosse una compilation.
Perchè è chiaro che il collante di questo sono le produzioni e non certo il pur divertente rap; coi piedi ben fissati nel sound nuiorchese, Psycho LES e JuJu sanno passare con l'eleganza del veterano da un'atmosfera all'altra, mantenendo una coesione ma senza sacrificare nulla sull'altare dell'intrattenimento. In tal senso fa piacere sentire quanto poco calcolo vi sia dietro all'album, che difatti si distingue da altre opere contemporanee -magari di paro livello qualitativo- anche per questo: cioè il gusto di far musica seguendo principalmente i propri gusti e poco più, cosa che nella fattispecie si rivela particolarmente positiva nella misura in cui la loro vena hardcore si fa viva in tutta la sua potenza.
Alla luce di questo ottimo risultato dispiace quindi che i Beatnuts si siano fermati all'onesto Milk Me e che da quattro anni siano -come gruppo- dispersi in azione. Fortunatamente essi hanno però lasciato ai posteri una discografia abbastanza succulenta in cui, se si esclude Musical Massacre, è difficile trovare materiale mediocre mentre è assai facile reperire delle chicche. Tra queste, per l'appunto, The Originators secondo me svetta.
The Beatnuts - The Originators
[P.S. Non ci crederete, ma ho cominciato a scrivere queste quattro righe martedì mattina. Se ci ho messo così tanto è perchè sono oberato dal lavoro che, proseguendo prevedibilmente con questo ritmo per un po', difficilmente mi consentirà di postare un granché nei prossimi giorni. Giusto per avvertirvi.]
Ora, non stando troppo bene, provo ancor più insofferenza del solito nel tracciare le note biografiche del duo del Queens e dunque insultare la conoscenza del frequentatore medio di questo blog; lasciatemi solo dire che io, come molti, di loro ho sempre enormemente apprezzato ovviamente i beat, ma anche le rime: pur nella loro trivialità di contenuti e nella loro goliardia, LES e JuJu sono tra i pochi tecnicamente poco dotati ad essere capaci di lasciare il segno nell'orecchio di ascoltatori abituati, che so, ad esaltarsi con un Immortal Technique o un Vakill. Come scordarsi infatti di perle di saggezza come "Fo' sheezy, keep my girl nice and sleazy/ With a gun tattooed on her ass that says 'Squeeze me'"? In termini cinematografici -tanto per tracciare un parallelismo gratuito- si potrebbe parlare dell'opera dei Beatnuts come di Eizenštein che si mette dietro alla macchina da presa per girare American Pie Redux; la maestria dei due al campionatore è difatti inversamente proporzionale alla caratura intellettuale delle loro liriche.
Ma funziona, questo abbinamento? Secondo me sì, e checchè ne dicano coloro che reputano Musical Massacre il loro album migliore (per me è il peggiore, e non lo dico per puro bastiancontrarismo), è Originators è la crème de la crème della loro discografia. Tutta l'estetica dei Nostri vi è difatti riassunta magistralmente, equilibrando per bene pezzi da club con escursioni nel funk e frequenti ritorni di fiamma all'hardcore de facto. Equilibrio: ecco cosa fa di questo disco un genuino pezzo da novanta dei tempi nostri; ascoltatelo dall'inizio alla fine e viceversa e vi renderete conto che il tutto fila via liscio come l'olio e solo i più schizzinosi potranno trovarvi del materiale sinceramente skippabile. Del resto, già solo l'eccellente pezzo d'apertura dovrebbe far capire quanto LES e JuJu abbiano trovato la sintesi perfetta dei loro stili: il coraggio di aprire con una crudissima Bring The Funk Back da parte di un duo che oramai non ha più nulla da dover dimostrare a nessuno è encomiabile; e se a seguirla è Yae Yo -che mescola sapientemente un loop accellerato di flauto a due scarne note di piano che praticamente da sole danno il ritmo al pezzo- allora non si può che idealmente abbracciare i Nostri eroi.
I quali hanno peraltro il merito di tirare fuori il meglio dalle varie collaborazioni sapendo anche quando tirarsi indietro: vedi ad esempio Originate, in cui Large Professor non solo regala un'ottima prestazione al microfono ma ci usa la cortesia di produrre l'eccellente beat; oppure U Crazy, dove per omaggiare Cormega e donare un'atmosfera più consona al suo stile riescono a produrre una base dalle atmosfere fortemente legate al Queensbridge. Naturalmente non potevano mancare gli onnipresenti Tony Touch (qui graziaddio in versione '88 e non reggaeton) e Problemz (a quando un solista?), ma anche le comparsate dell'ex membro Al Tariq o dell'ottimo Ill Bill iniettano vitalità in un album che, se lasciato ai soli Beatnuts, avrebbe potuto risultare un po' troppo lacunoso in quanto a rime. Anzi: persino io, che solitamente sono più per i featuring centellinati, trovo che le ospitate à go-go non facciano che del bene a Originators dato che lo arricchisce come se fosse una compilation.
Perchè è chiaro che il collante di questo sono le produzioni e non certo il pur divertente rap; coi piedi ben fissati nel sound nuiorchese, Psycho LES e JuJu sanno passare con l'eleganza del veterano da un'atmosfera all'altra, mantenendo una coesione ma senza sacrificare nulla sull'altare dell'intrattenimento. In tal senso fa piacere sentire quanto poco calcolo vi sia dietro all'album, che difatti si distingue da altre opere contemporanee -magari di paro livello qualitativo- anche per questo: cioè il gusto di far musica seguendo principalmente i propri gusti e poco più, cosa che nella fattispecie si rivela particolarmente positiva nella misura in cui la loro vena hardcore si fa viva in tutta la sua potenza.
Alla luce di questo ottimo risultato dispiace quindi che i Beatnuts si siano fermati all'onesto Milk Me e che da quattro anni siano -come gruppo- dispersi in azione. Fortunatamente essi hanno però lasciato ai posteri una discografia abbastanza succulenta in cui, se si esclude Musical Massacre, è difficile trovare materiale mediocre mentre è assai facile reperire delle chicche. Tra queste, per l'appunto, The Originators secondo me svetta.
The Beatnuts - The Originators
[P.S. Non ci crederete, ma ho cominciato a scrivere queste quattro righe martedì mattina. Se ci ho messo così tanto è perchè sono oberato dal lavoro che, proseguendo prevedibilmente con questo ritmo per un po', difficilmente mi consentirà di postare un granché nei prossimi giorni. Giusto per avvertirvi.]