"When I spit Hot Potato, I was peepin Tommy Boy/ But didn't wanna be the the next act that they would destroy": così rappava Bumpy Knuckles nella sua Industry Shakedown. E per quanto egli si riferisca ad una canzone del 1993, questi due versi suonarono estremamente attuali al momento della loro pubblicazione nel 2000. E questo in quanto all'epoca la Tommy Boy stava subendo una profonda ristrutturazione interna anche a causa della coesistenza di due sottocompagnie, la Tommy Boy Silver e la Tommy Boy Black Label. Quest'ultima era nata due anni prima con l'obiettivo di dedicarsi esclusivamente al rap underground, ma durò a malapena 24 mesi prima di andarsene a ramengo e comportando un'ulteriore voce in perdita per un'azienda che all'epoca non è che stesse andando proprio a gonfie vele, il che costrinse ad un repulisti del roster degli artisti nonché ad un calo degli investimenti in pubblicità e distribuzione.
Vittime di questa ristrutturazione furono, su tutti i livelli del versante musicale, svariati artisti quali Defari, Stricklin' degli attuali EMC e soprattutto Capone 'N' Noreaga. Ma, più di questi, chi soffrì maggiormente della situazione instabile della Tommy Boy furono i Natural Elements, un trio di MC oriundo del Triboro (Bronx-Manhattan-Brooklyn) dei primi anni '90 e che grazie ad una buona competenza lirica da parte dei tre MC ed il talento di beatmaker di Charlemagne (che avrebbe poi lavorato anche per la Bad Boy o gente come Cam'Ron, Mary J. Blige e Jay-Z) erano riusciti a crearsi un notevole seguito anche al di fuori dei confini di New York. Singoli come Bust Mine, Shine o Lyrical Tactics li avevano portati alle luci della ribalta -vuoi anche solo dell'underground- mentre i due singoli usciti per la TB (soprattutto 2 Tons) avevano lasciato decisamente ben sperare. Nel '99 doveva finalmente uscire il loro disco d'esordio e invece, come si suol dire, manco p'o cazzo.
Negli anni in realtà si sono susseguiti leaks di vario genere, dal più marcio degli mp3 al bootlegone dell'album, ma nessuno di essi (pare) con l'autorizzazione di alcuno dei membri; e se per quel che mi riguarda questa loro odissea musicale all'epoca mi stufò piuttosto in fretta (in fondo erano sì bravi ma c'era di meglio), sull'imbrunire dell'anno scorso notai questo 1999: 10 Year Anniversary e decidetti che era finalmente giunto il momento di ascoltare 'sto benedetto album. Oddio: non che non avessi scaricato nulla di loro in questi dieci anni, sia ben chiaro, ma come dire? Laddove questo è possibile preferisco sempre entrare in contatto con la visione artistica originale, ed eventualmente con una qualità audio professionale o quasi. Insomma, stando così le cose pensavo di poter recensire 1999 con lo stesso spirito con il quale ho affrontato il primo di Large Pro o quello degli InI.
E invece no, perchè da un punto di vista filologico questo disco è una truffa bella e buona. Infatti, benchè le scarse note di copertina (e anche qui ci sarebbe da ridire, ma glisso) riportino la buffa tesi che "All tracks recorded in 1999", ci sono almeno tre pezzi che con quell'anno non c'entrano nulla. Trattasi di Bust Mine con relativa b-side, Paper Chase, e poi Shine. E me ne sono accorto io che dalla mia ho solo la memoria (Source Fat Tape) ed un certo orecchio (Shine non può essere stata incisa dopo il '96), non sono di sicuro un fan! E difatti, chi invece fan lo è davvero, ha messo sotto la lente d'ingrandimento quest'album raffrontandolo oltretutto con i leaks di cui al paragrafo precedente ed è giunto a conclusioni ancora più drastiche delle mie. 1999 è, insomma, una sorta di raccolta-barra-sampler che faccio fatica a collocare in una logica di qualche tipo. Insomma: se vuoi proporci l'album va benissimo ma allora usa la cortesia di restare fedele al progetto originale; se invece vuoi darci materiale inedito o rarità ben venga ma, appunto, non ripiegare su scelte troppo semplici; viceversa, se invece vuoi creare una specie di greatest hits allora come stracazzo fai a non inserire nemmeno Lyrical Tactics? Bah... di nuovo, non ci siamo, e devo notare con un certo giramento di culo quanto poco rigore ci sia nell'ambito del rap, sempre aperto a mosse da aumma aumma e parruccate di vario genere.
Ciò detto, e cancellata l'opzione «recensione classica» per i suddetti motivi, resta davvero poco da aggiungere. Per chi non li dovesse conoscere ricordo che i tre formano un buon gruppo; nessuno di essi è dotato di particolare genio ma si collocano tranquillamente sopra la media e come bonus hanno un'alchimia, nonchè una diversità stilistica e vocale, davvero notevole. A-Butta tiene fede al suo nome e dei tre risulta quello più rilassato, quello più cool (anche se i suoi adlib dopo un po' stufano); Mr. Voodoo gli fa da contrappunto grazie alla voce baritonale e la maggiore aggressività, mentre L-Swift risulta senz'altro quello più agile con le parole nonché quello più focalizzato sull'aspetto tecnico della rappata. E ciò aiuta enormemente nell'ascolto in quanto praticamente tutti i pezzi rientrano nella sfera concettuale del metarap, e pur essendo fatto tendenzialmente bene, magari dopo venti tracce potrebbero venire a noia. Invece devo dire che il tutto scorre che è un piacere, anche perchè il trio riesce (almeno nei pezzi davvero incisi nel '99) a mescolare liriche scritte con l'attitudine del purista a suoni più moderni di quanto di solito non avvenga con questo genere di prodotti. Ed in tal senso un buon 60% dei complimenti va a Charlemagne, capace di condensare sia lo spirito più «indie» della New York di fine millennio (Survive, 2 Tons, Second Hand Smoke, Off Beat Bop) che quello più aperto al mainstream (Livin' It Up uno e due, Intricate Plot, NE Season); e se talvolta quest'ultimo finisce col creare tracce non esattamente brillanti come NE Thang o Tell Me Something Good, nel complesso non costituisce un problema. L'atmosfera generale tende alle tinte fosche e credo che sia difficile resisterle se si ha sempre amato il rap proveniente dalla costa orientale degli Stati Uniti.
Quindi, alla fine che fare, comprare o non comprare? Beh, dipende. In termini di analisi pura il prodotto è pensato col culo anche se curato discretamente (packaging, qualità del suono mediamente alta ecc.), e di conseguenza lo si potrebbe vedere come una mossa da zanza o quantomeno un'operazione scorretta per scucire un po' di quattrini all'ascoltatore incallito. Tuttavia, basta essere dei fan occasionali dei Natural Elements -ed io sono così- per lasciarsi simili questioni alle spalle e godersi l'ascolto di questo bizzarro pot-pourri. Lo ammetto, quindi: pur con un po' di amaro in bocca, alla fine 1999 mi è piaciuto e ve lo consiglio, pur non conferendogli un voto di alcun tipo.
Natural Elements - 1999: 10 Year Anniversary
Vittime di questa ristrutturazione furono, su tutti i livelli del versante musicale, svariati artisti quali Defari, Stricklin' degli attuali EMC e soprattutto Capone 'N' Noreaga. Ma, più di questi, chi soffrì maggiormente della situazione instabile della Tommy Boy furono i Natural Elements, un trio di MC oriundo del Triboro (Bronx-Manhattan-Brooklyn) dei primi anni '90 e che grazie ad una buona competenza lirica da parte dei tre MC ed il talento di beatmaker di Charlemagne (che avrebbe poi lavorato anche per la Bad Boy o gente come Cam'Ron, Mary J. Blige e Jay-Z) erano riusciti a crearsi un notevole seguito anche al di fuori dei confini di New York. Singoli come Bust Mine, Shine o Lyrical Tactics li avevano portati alle luci della ribalta -vuoi anche solo dell'underground- mentre i due singoli usciti per la TB (soprattutto 2 Tons) avevano lasciato decisamente ben sperare. Nel '99 doveva finalmente uscire il loro disco d'esordio e invece, come si suol dire, manco p'o cazzo.
Negli anni in realtà si sono susseguiti leaks di vario genere, dal più marcio degli mp3 al bootlegone dell'album, ma nessuno di essi (pare) con l'autorizzazione di alcuno dei membri; e se per quel che mi riguarda questa loro odissea musicale all'epoca mi stufò piuttosto in fretta (in fondo erano sì bravi ma c'era di meglio), sull'imbrunire dell'anno scorso notai questo 1999: 10 Year Anniversary e decidetti che era finalmente giunto il momento di ascoltare 'sto benedetto album. Oddio: non che non avessi scaricato nulla di loro in questi dieci anni, sia ben chiaro, ma come dire? Laddove questo è possibile preferisco sempre entrare in contatto con la visione artistica originale, ed eventualmente con una qualità audio professionale o quasi. Insomma, stando così le cose pensavo di poter recensire 1999 con lo stesso spirito con il quale ho affrontato il primo di Large Pro o quello degli InI.
E invece no, perchè da un punto di vista filologico questo disco è una truffa bella e buona. Infatti, benchè le scarse note di copertina (e anche qui ci sarebbe da ridire, ma glisso) riportino la buffa tesi che "All tracks recorded in 1999", ci sono almeno tre pezzi che con quell'anno non c'entrano nulla. Trattasi di Bust Mine con relativa b-side, Paper Chase, e poi Shine. E me ne sono accorto io che dalla mia ho solo la memoria (Source Fat Tape) ed un certo orecchio (Shine non può essere stata incisa dopo il '96), non sono di sicuro un fan! E difatti, chi invece fan lo è davvero, ha messo sotto la lente d'ingrandimento quest'album raffrontandolo oltretutto con i leaks di cui al paragrafo precedente ed è giunto a conclusioni ancora più drastiche delle mie. 1999 è, insomma, una sorta di raccolta-barra-sampler che faccio fatica a collocare in una logica di qualche tipo. Insomma: se vuoi proporci l'album va benissimo ma allora usa la cortesia di restare fedele al progetto originale; se invece vuoi darci materiale inedito o rarità ben venga ma, appunto, non ripiegare su scelte troppo semplici; viceversa, se invece vuoi creare una specie di greatest hits allora come stracazzo fai a non inserire nemmeno Lyrical Tactics? Bah... di nuovo, non ci siamo, e devo notare con un certo giramento di culo quanto poco rigore ci sia nell'ambito del rap, sempre aperto a mosse da aumma aumma e parruccate di vario genere.
Ciò detto, e cancellata l'opzione «recensione classica» per i suddetti motivi, resta davvero poco da aggiungere. Per chi non li dovesse conoscere ricordo che i tre formano un buon gruppo; nessuno di essi è dotato di particolare genio ma si collocano tranquillamente sopra la media e come bonus hanno un'alchimia, nonchè una diversità stilistica e vocale, davvero notevole. A-Butta tiene fede al suo nome e dei tre risulta quello più rilassato, quello più cool (anche se i suoi adlib dopo un po' stufano); Mr. Voodoo gli fa da contrappunto grazie alla voce baritonale e la maggiore aggressività, mentre L-Swift risulta senz'altro quello più agile con le parole nonché quello più focalizzato sull'aspetto tecnico della rappata. E ciò aiuta enormemente nell'ascolto in quanto praticamente tutti i pezzi rientrano nella sfera concettuale del metarap, e pur essendo fatto tendenzialmente bene, magari dopo venti tracce potrebbero venire a noia. Invece devo dire che il tutto scorre che è un piacere, anche perchè il trio riesce (almeno nei pezzi davvero incisi nel '99) a mescolare liriche scritte con l'attitudine del purista a suoni più moderni di quanto di solito non avvenga con questo genere di prodotti. Ed in tal senso un buon 60% dei complimenti va a Charlemagne, capace di condensare sia lo spirito più «indie» della New York di fine millennio (Survive, 2 Tons, Second Hand Smoke, Off Beat Bop) che quello più aperto al mainstream (Livin' It Up uno e due, Intricate Plot, NE Season); e se talvolta quest'ultimo finisce col creare tracce non esattamente brillanti come NE Thang o Tell Me Something Good, nel complesso non costituisce un problema. L'atmosfera generale tende alle tinte fosche e credo che sia difficile resisterle se si ha sempre amato il rap proveniente dalla costa orientale degli Stati Uniti.
Quindi, alla fine che fare, comprare o non comprare? Beh, dipende. In termini di analisi pura il prodotto è pensato col culo anche se curato discretamente (packaging, qualità del suono mediamente alta ecc.), e di conseguenza lo si potrebbe vedere come una mossa da zanza o quantomeno un'operazione scorretta per scucire un po' di quattrini all'ascoltatore incallito. Tuttavia, basta essere dei fan occasionali dei Natural Elements -ed io sono così- per lasciarsi simili questioni alle spalle e godersi l'ascolto di questo bizzarro pot-pourri. Lo ammetto, quindi: pur con un po' di amaro in bocca, alla fine 1999 mi è piaciuto e ve lo consiglio, pur non conferendogli un voto di alcun tipo.
Natural Elements - 1999: 10 Year Anniversary
8 commenti:
Anche io sono un fan dei NE, però a risentire Charlemagne (che resta il maggior elemento di interesse, comunque, ma lo hai detto anche tu) a volte, se non è in formissima, prende veramente male.
Quando è in buona, i ritmi di batteria e i sample col delay, invece, funzionano alla grande.
a parte i singoli su fortress di l-swift e mr.voodoo,di cui sono fiero possesore , non ho altro di loro...a dir la verita' avevo anche ascoltato quello uscito su dolo e non mi aveva esaltato tanto...
il meglio secondo me, a parte quei due singoli, l'hanno fatto vedere o meglio sentire allo stretch armstrong show: ci sono in giro dei freestyle (e sono veri freestyle, non pezzi scritti cantati su altri beat) che fanno veramente paura...
la recensa pero' mi ha incuriosito e un ascolto glielo butto.
werner e' ufficialmente l'uomo piu' nerd sul pianeta per l'hip hop
djmp45
Werner è il Mario Adinolfi dell'hip hop
Comunque me lo sono riascoltato stamattina e alla fin fine sto 1999 va giù liscio come la terza birra della serata
A me ha soddisfatto abbastanza, partendo dal presupposto che vista la storia dei NE è già tanto sia uscito qualcosa. Poi daccordo, pensato col culo che però alla fine si ascolta volentieri. A posto quindi.
http://hiphopchillspot.blogspot.com/2008/12/natural-elements.html
Penso sia la raccolta più completa sul web dei NA
RoyalCeca
Intanto ho scoperto che L-Swift adesso si fa chiamare Swigga Da Don.
Ripetete.
SWIGGA.
DA.
DON.
Hahahahahahahahahahahahahahahahah
Prima non era solo Swigga?
Ma Charlemagne che fine ha fatto?
"Prima non era solo Swigga?"
A simili domande può rispondere solo MP45, lo sai
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