Visto che venerdì vi ho scritto di Infamous, ancora ieri sera m'è venuto in mente che per questioni di completezza filologica -oltreché di ricerca di emozioni forti- sarebbe stato delittuoso non battere il ferro finché è caldo e dunque scrivere qualcosa sui da me tanto amati Infamous Mobb. Il trio composto da G.O.D. Pt. III (che è come se io mi facessi chiamare «Amarcord» o «Miracolo A Milano», se ci pensate), Ty Knitty ed il divino Twin Gambino, evidentemente non appagato dal successo di Special Edition, non si è addormentato sugli allori e a distanza di soli due anni dall'episodio precedente ha dato alle stampe un sequel del loro ottimo debutto, corredandolo peraltro di un DVD autocelebrativo contenente video "ufficiali", interviste e amenità varie. Imperdibile!
Ma volendo lasciar da parte l'aspetto cinematografico di Blood Thicker Than Water, impossibile da descrivere a parole nel suo essere così ghettusamente oltre, vediamo di fare il punto della situazione: nel primo capitolo della Trilogia del Cinghiale avevamo lasciato i tre nella sporcizia e nel degrado del Queensbridge, loro quartiere d'origine, mentre si trovavano a combattere un'eterna battaglia contro la polizia, i rapper parrucconi, le fake hoe$ e gli onnipresenti playa-hatin bitch-azz nigguz. Una battaglia senza esclusione di colpi in cui il trio non faceva ostaggi, e a suon di banconote, droga e rime AABB i nostri cercavano di emergere dallo squallore in cui le circostanze li avevano fatti precipitare. Ora, nel secondo capitolo, cos'è cambiato?
Assolutamente nulla, e difatti la loro lotta si presenta dura come non mai; ma loro, mai domi, si dimostrano pronti ad affrontare qualsiasi avversità e, a partire dalla copertina (in cui si vede G.O.D. accendersi un sigaro con delle banconote da 100$, roba che nemmeno Rockerduck), decidono di mettere in campo tutto il loro arsenale. Il singolo Empty Out (Reload, che fa parte del titolo a mo' di suggerimento) ne è l'esempio migliore: su un bel loop di archi sottolineato da batterie quadrate volte esclusivamente ad accentuarne la potenza ed a conferire un tiro ben serrato al tutto, G.O.D., Ty Knitty e l'ospite nonché mentore Prodigy si lasciano andare a quel che sanno fare meglio: scagliare minacciose invettive contro chiunque si frapponga tra di essi e le loro ambizioni, il tutto ribadito da numerosi effetti di arma da fuoco nel ritornello. Direi che non si potrebbe chiedere di più: il beat di Masberg picchia, gli MC fanno il loro dovere ed alla fine l'unica cosa che spiace è che Gambino sia relegato al solo ritornello. Ma per gli orfani del Sandro Ciotti del QB c'è molto altro materiale: Greenback, per esempio, oltre a godere di un'altra cartella di Masberg (stavolta incentrata su un giro di piano che renderebbe orgoglioso l'Havoc dei tempi d'oro) vede i tre avvicendarsi al microfono e, come prevedibile, è Twin a rubare la scena grazie ad entrate come "You can jump, we can thump, dunn, whatever you want/ You don't want me to send Alamo out with the pump/ He a young ass kid and he ready to ride/ Don't even look this way 'fore I punch you in your eye". Analogamente, più avanti nel disco c'imbattiamo nell'ottima U Know The Ratio, che riprende il mai abbastanza noto campione di archi tratto da Instant Love di Leon Ware (la parte meno prevedibile, peraltro) e la rende di una cupezza tale per cui la presenza di Twin e di cut azzeccatissimi nel ritornello non sono che la proverbiale ciliegina sulla torta. Non male nemmeno il lavoro del californiano Nucleus, che omaggia apertamente il miglior Alchemist con Watch Your Step, e che viene seguito da un Joey Chavez forse un po' pigro (un loop della zozzissima Millie Jackson che viene lasciato girare senza fronzoli) ma certamente dotato di buongusto. Chiaramente, questi sono beat che al sanno pestare su woofer ma al contempo mantengono una melodia orecchiabile: esattamente ciò di cui abbisognano i nostri, i quali puntando tutto sul carisma necessitano sia di batterie che enfatizzino quest'aspetto, sia di aspetti melodici che distraggano dalle loro evidenti lacune tecniche.
Qui Quo e Qua non brillano infatti per altre doti che non siano le voci, e pur sapendo far di necessità virtù in modo davvero invidiabile (peccato per Ty Knitty, che il più delle volte è proprio inascoltabile) hanno sempre bisogno di beat di qualità superiore alla media. E per quanto anche stavolta si può dire che nell'insieme ci riescano -pur essendo sprovvisti di Alchemist- vi sono diversi episodi in cui l'aspetto musicale crolla portandosi appresso gli Im3. More Hoes Than Hefner è un ottimo esempio di questa pochezza, nel senso che a fronte di una base accettabile il talento lirico complessivo non è sufficiente a riscattare la canzone dall'alveo della mediocrità tendente al brutto; idem come sopra per Got That Iron, apparentemente un'ode al ferro da stiro, che precipita sotto i colpi dell'ignobile ritornello di Chinky e soprattutto del generico beat "curato" da tale Steve Sola -quando si dice nomen est omen. Peccato infine per l'uso fiacco fatto della miticaSupernatural Supernature di Cerrone (ascoltatevi Venom degli Arsonists per notare la differenza) in King From Queens, e peccato anche per la bruttarella Gunz Up -unica apparizione di un Alchemist col pilota automatico innestato e quindi piuttosto inutile.
Insomma, arriviamo al dunque: i tre porcellini stavolta hanno allungato il brodo con le cazzate spingendosi oltre la soglia del «vabbè pazienza, so' regazzini»: non solo includendo materiale che avrebbe fatto meglio a restare negli hard disk di V.I.C. (che ha curato il mixaggio del tutto facendo un ottimo lavoro) ma anche arrivando ad inserire pezzi -Gunz Up e Tonite- in cui non c'è alcuna traccia degli Im3 stessi ma solo di alcuni loro amici! Giusto loro potevano... Comunque sia, diciamo che vista oltretutto la ripetitività lirica dei tre, sarebbe stato molto meglio avere una tracklist sulle tredici-quattordici unità, in quanto la qualità di alcuni pezzi sarebbe risaltata molto di più. Così com'è, invece, si tratta di un piccolo passo indietro per gli Infamous Mobb, che se da un lato non gli farà perdere i fan, dall'altro nemmeno li aiuterà a farsene di nuovi.
Infamous Mobb - Blood Thicker Than Water
VIDEO: WHO WE RIDE FOR
Ma volendo lasciar da parte l'aspetto cinematografico di Blood Thicker Than Water, impossibile da descrivere a parole nel suo essere così ghettusamente oltre, vediamo di fare il punto della situazione: nel primo capitolo della Trilogia del Cinghiale avevamo lasciato i tre nella sporcizia e nel degrado del Queensbridge, loro quartiere d'origine, mentre si trovavano a combattere un'eterna battaglia contro la polizia, i rapper parrucconi, le fake hoe$ e gli onnipresenti playa-hatin bitch-azz nigguz. Una battaglia senza esclusione di colpi in cui il trio non faceva ostaggi, e a suon di banconote, droga e rime AABB i nostri cercavano di emergere dallo squallore in cui le circostanze li avevano fatti precipitare. Ora, nel secondo capitolo, cos'è cambiato?
Assolutamente nulla, e difatti la loro lotta si presenta dura come non mai; ma loro, mai domi, si dimostrano pronti ad affrontare qualsiasi avversità e, a partire dalla copertina (in cui si vede G.O.D. accendersi un sigaro con delle banconote da 100$, roba che nemmeno Rockerduck), decidono di mettere in campo tutto il loro arsenale. Il singolo Empty Out (Reload, che fa parte del titolo a mo' di suggerimento) ne è l'esempio migliore: su un bel loop di archi sottolineato da batterie quadrate volte esclusivamente ad accentuarne la potenza ed a conferire un tiro ben serrato al tutto, G.O.D., Ty Knitty e l'ospite nonché mentore Prodigy si lasciano andare a quel che sanno fare meglio: scagliare minacciose invettive contro chiunque si frapponga tra di essi e le loro ambizioni, il tutto ribadito da numerosi effetti di arma da fuoco nel ritornello. Direi che non si potrebbe chiedere di più: il beat di Masberg picchia, gli MC fanno il loro dovere ed alla fine l'unica cosa che spiace è che Gambino sia relegato al solo ritornello. Ma per gli orfani del Sandro Ciotti del QB c'è molto altro materiale: Greenback, per esempio, oltre a godere di un'altra cartella di Masberg (stavolta incentrata su un giro di piano che renderebbe orgoglioso l'Havoc dei tempi d'oro) vede i tre avvicendarsi al microfono e, come prevedibile, è Twin a rubare la scena grazie ad entrate come "You can jump, we can thump, dunn, whatever you want/ You don't want me to send Alamo out with the pump/ He a young ass kid and he ready to ride/ Don't even look this way 'fore I punch you in your eye". Analogamente, più avanti nel disco c'imbattiamo nell'ottima U Know The Ratio, che riprende il mai abbastanza noto campione di archi tratto da Instant Love di Leon Ware (la parte meno prevedibile, peraltro) e la rende di una cupezza tale per cui la presenza di Twin e di cut azzeccatissimi nel ritornello non sono che la proverbiale ciliegina sulla torta. Non male nemmeno il lavoro del californiano Nucleus, che omaggia apertamente il miglior Alchemist con Watch Your Step, e che viene seguito da un Joey Chavez forse un po' pigro (un loop della zozzissima Millie Jackson che viene lasciato girare senza fronzoli) ma certamente dotato di buongusto. Chiaramente, questi sono beat che al sanno pestare su woofer ma al contempo mantengono una melodia orecchiabile: esattamente ciò di cui abbisognano i nostri, i quali puntando tutto sul carisma necessitano sia di batterie che enfatizzino quest'aspetto, sia di aspetti melodici che distraggano dalle loro evidenti lacune tecniche.
Qui Quo e Qua non brillano infatti per altre doti che non siano le voci, e pur sapendo far di necessità virtù in modo davvero invidiabile (peccato per Ty Knitty, che il più delle volte è proprio inascoltabile) hanno sempre bisogno di beat di qualità superiore alla media. E per quanto anche stavolta si può dire che nell'insieme ci riescano -pur essendo sprovvisti di Alchemist- vi sono diversi episodi in cui l'aspetto musicale crolla portandosi appresso gli Im3. More Hoes Than Hefner è un ottimo esempio di questa pochezza, nel senso che a fronte di una base accettabile il talento lirico complessivo non è sufficiente a riscattare la canzone dall'alveo della mediocrità tendente al brutto; idem come sopra per Got That Iron, apparentemente un'ode al ferro da stiro, che precipita sotto i colpi dell'ignobile ritornello di Chinky e soprattutto del generico beat "curato" da tale Steve Sola -quando si dice nomen est omen. Peccato infine per l'uso fiacco fatto della mitica
Insomma, arriviamo al dunque: i tre porcellini stavolta hanno allungato il brodo con le cazzate spingendosi oltre la soglia del «vabbè pazienza, so' regazzini»: non solo includendo materiale che avrebbe fatto meglio a restare negli hard disk di V.I.C. (che ha curato il mixaggio del tutto facendo un ottimo lavoro) ma anche arrivando ad inserire pezzi -Gunz Up e Tonite- in cui non c'è alcuna traccia degli Im3 stessi ma solo di alcuni loro amici! Giusto loro potevano... Comunque sia, diciamo che vista oltretutto la ripetitività lirica dei tre, sarebbe stato molto meglio avere una tracklist sulle tredici-quattordici unità, in quanto la qualità di alcuni pezzi sarebbe risaltata molto di più. Così com'è, invece, si tratta di un piccolo passo indietro per gli Infamous Mobb, che se da un lato non gli farà perdere i fan, dall'altro nemmeno li aiuterà a farsene di nuovi.
Infamous Mobb - Blood Thicker Than Water
VIDEO: WHO WE RIDE FOR
8 commenti:
Il pezzo di Cerrone si intitola "Supernature", non "Supernatural". ;-)
BRA
www.rapmaniacz.com
"beat "curato" da tale Steve Sola -quando si dice nomen est omen."
AHAHAHAH
Bella recensione
Simone
Ma solo tu puoi dare voti simili a dei cafoni del genere...
In ogni caso, Steve Sola (che è un sound engineer coi controcazzi) poi si riscatterà con Imam Thug...
Ha! E sapessi quanto ho apprezzato il solista di Twin Gambino! Cazzo quello non è un disco, è un inno alla pleurite, vai Twin siamo tutti con te!
Tu invece torna ad ascoltarti Pigeon John, ché al contrario di me non hai una $treet cred da mantenere e quindi certe cose come il daily strugglin' ovviamente non le puoi capire
Quanto a Steve Sòla, a questo punto posso solo dire una cosa: ofelé fa el to mesté
Ma ce l'hai con sto Pigeon John...
P.S.: guarda che io rappresento l'hardcore, eh?
Che poi io accetti la mia anima bianca e possa anche parlare di ebrei e non solo di negroni è un altro discorso. :-)
P.S.: ti (vi) ho ringraziato pubblicamente sul blog.
Vabeh Paul Barman, con tutti 'sti nomi di merda m'ero confuso
Ieri comunque ero mezzo collassato, non son nemmeno andato al lavoro
Fai te
In tema con la recensione
http://i48.tinypic.com/2hwfa7p.jpg
La brutta notizia è che a sostituire Hostyle c'è Nitty. Nuovo entrato è anche l'ultimo a destra, tale Scape Scrilla aka Huggy Bear Sex Money & Lies (come recita il suo myspace). Il divertimento è quindi garantito.
Steve
"Scape Scrilla aka Huggy Bear Sex Money & Lies"
HAHAHAHAHA
Pesante Ty Knitty, però!
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