In qualche post addietro, a margine delle mie solite divagazioni, mi ero raccomandato di non lasciarvi sfuggire l'ultimo disco di Krumb Snatcha, ovviamente senza fornire alcun tipo d'indicazione utile sullo stesso; al che un commentatore m'ha chiesto come s'intitolasse e così, oltre ad avergli risposto brevemente nei commenti, ora mi pare d'uopo scriverne una recensione approfondita e fare un po' il punto della situazione circa la carriera di questo MC bostoniano. Cominciamo dalle cose semplici: Krumb l'ho conosciuto -e penso di essere in buona compagnia- grazie alla sua apparizione su Moment Of Truth dei Gangstarr. All'epoca la sua strofa in Make 'Em Pay gli valse addirittura l'Hip Hop Quotable della Source e, per quanto abbia sempre ritenuto superiore quella di Hannibal Stax di Set Up, essa è stata sufficiente per attirare l'attenzione della comunità reppusa su di lui; ebbene, un paio di singoli dopo, tra cui la storica Closer To God, e con un buon album (Snatcha Season Vol.1) ed uno mediocre (SS Vol. 2) alle spalle, eccoci giunti alla fine dello scorso millennio con una presenza mediaticamente irrilevante e qualitativamente oscillante.
Quando poi nel 2003 ritorna sulla scena con il suo terzo disco, Respect All Fear None, la delusione per quel che si può sentire è tale che anche un potenzialmente interessato come me decide di lasciare Krumb ai suoi patetici tentativi di riempire la pista con tracce oscene quali Nobody Move, Get Down e soprattutto l'intollerabile Oxygen. Insomma: per quel che mi riguardava, con me s'era bruciato le possibilità, tant'è vero che il successivo You'll See non l'ho mai nemmeno scaricato. Tuttavia, quando a metà del 2009 lessi che tra i produttori di questo Hidden Scriptures sarebbero apparsi Large professor, Pete Rock, Thorotracks (don't sleep!) e Mr. Walt mi sono tosto rimangiato la condanna espressa anni prima ed ho scaricato felicemente il tutto. Il verdetto? Beh diciamo che questo è tutto fuorché un album perfetto, ma probabilmente è quanto di meglio K.S. abbia saputo produrre dai tempi di Snatcha Season Vol.1. Il che a conti fatti non è poco.
Pour commençer: il suo stile negli anni non è cambiato di una virgola e ancor'oggi si fonda più sul bel timbro baritonale e sull'efficacia delle parole che non sulla tecnica stricto sensu; alla fine pur non essendo certo un inetto, Krumb si è fatto notare infatti più per la scrittura che non per la complessità delle rime e dei numerosi intrecci sillabici. Quello che però è cambiato rispetto agli esordi è l'approccio globale, nel senso che da sostanziale tamarro quale era egli qui si lascia abbondantemente andare a temi più profondi quali la spiritualità, le condizioni sociopolitiche dell'America contemporanea, un po' d'introspezione su vari temi e non per ultimo un sano e sobrio amore per l'hip hop. E proprio per questo Hidden Scriptures si distanzia anni luce dai precedenti per coerenza tematica (e musicale), serietà e ricerca, dimostrando sia una maturità personale non indifferente (d'altronde il ragazzo avrà più di 30 anni, sarebbe anche ora) che una visione artistica ben definita.
L'inusuale apertura "politica" di The Way è un primo segnale di ciò: a partire dai fatti dell'undici settembre, Krumb fa il punto della situazione degli oppressi in America e nel mondo sfruttando come al solito più la forma, cioè l'efficacia di certe espressioni e la voce, che non la profondità delle osservazioni. Lungi insomma dall'essere Immortal Technique, egli però non scade in un certo volemosebenismo d'accatto à la Talib Kweli e risulta in fondo credibile quando dice di far parte di coloro che subiscono. Parte di questa visione viene poi ripresa nella terza strofa di Garden Of Eden, in cui il mito del peccato originale viene usato come parabola/metafora per descrivere ciò che avviene ogni giorno nella nostra società; personalmente non sono un fanatico di questo genere di associazioni, ma devo ammettere che in questo caso non si scade nel manicheismo tipico dei predicatori pazzi che solitamente si lasciano andare a discorsi simili. Oltrettutto, l'aspetto (semi)religioso viene affrontato con un distacco sufficiente anche per un allergico come il sottoscrittto, che anzi, in questo modo riesce comunque a trovare un fascino nel discorso. E quest'ultimo viene poi allargato ed esplicitato in altre tracce quali Hidden Scriptures, Mind Power e, soprattutto, l'ottima The Light, da cui emerge una visione personale e vivaddio poco ortodossa del rapporto che il Nostro ha con Dyo.
Ma, come accenavo qualche paragrafo fa, non è tutto: in Hidden Scriptures c'è anche spazio per l'introspezione (Still Be Me, Secret, Explanation, Yesterday e Leavin') così come per argomenti più lievi quali l'hip hop in tutte le sue forme. Infatti, sia l'autoesaltazione, sia il metarap, sia la classica ode all'hip hop riescono comunque a trovare un loro posto in un album per altri versi molto serio e alla fin fine raggiungono il traguardo del conferire un po' di varietà al tutto: fa piacere infatti sentire del buon vecchio e semplice rap quale quello di Triumph, Street Merchant, Feeling o Begins. Un po' meno piacere lo fa invece notare che paradossalmente è questo l'aspetto liricamente più debole dell'insieme, con canzoni come L.O.V.E., Underground Ambassadors o East Is Back che semplicemente non hanno ragione d'esistere vista la loro mancanza di spessore. Aggiungiamo poi a quest'aspetto anche una carenza di ospiti realmente degni (se vi dico che Afu-Ra non fa la solita figura da cioccolataio sappiate che non è per merito suo), una generale incapacità di scrivere ritornelli efficaci -non a caso i migliori sono costituiti da scratch o sample lasciati scorrere- ed ecco che vediamo che l'altrimenti valido comparto lirico viene danneggiato da fattori dovuti, più che ad una vera incapacità di Snatcha, ad una mancanza di verifiche prima di andare in stampa. Bastava scremare ed il problema era risolto, come al solito.
Problema, questo, che puntualmente si replica anche per quel che riguarda le basi, vera nota dolente dell'opera. Esso si manifesta infatti più che in una mediocrità generalizzata, nell'affogamente di quel che di buono c'è -e non è poco- in un insieme di opere che onestamente potevano anche restare nell'hard disk dei rispettivi produttori. East Is Back e Underground Ambassodors, per dirne due, rappresentano al peggio la genericità del pestone underground e sono oltretutto privi sia di melodia che di effettiva incisività (o nod factor) e come tali vengono meno al loro unico scopo; per converso, L.O.V.E. sfrutta al peggio un campione (Walkin' In The Rain ecc. delle Love Unlimited) già sentito otto miliardi di volte negli ultimi tre anni e perciò non può che annoiare; così come non possono non fare due palle così gli insipidi loop di piano di Hold It Down e Explanation (che per giunta soffre di un ritornello in autotune oggettivamente incircolabile), così come il drammatico sample di violini di Heaven On Earth, definitivamente affossato da delle pacchianissime campanelline che nemmeno negli spot natalizi di Sky. Ebbene, simili schifezze non solo sono brutte in sè e per sè, ma per giunta sono collocate "strategicamente" in punti dell'album in cui in qualche modo ne bloccano il flusso e/o il godimento.
Perchè, ammettiamolo, di beat degni qui se ne trovano. Toh, magari uno può reputare troppo didascalico il campione di Triumph, che effettivamente sembra uscito paro paro da qualche filmaccio sword & sorcery di metà anni '80 stile Yado o Krull, così come quello di Secret può risultare troppo melenso o quello di The Way troppo lento: va bene, son gusti e a ciascuno il suo -a me non dispiacciono. Ma di fronte alla potenza di una Street Scriptures non si può restare indifferenti: al di là dell'ipnotico campione vocale arabeggiante, a colpire è la potenza della linea di basso data da Thorotracks e la scelta di far sì che questa sostituisse completamente la cassa, lasciando come batterie i soli rullanti e hihats. Non è la prima volta che ciò vien fatto, sia ben chiaro (mi viene in mente Drop A Gem On 'Em), ma quando si sente un risultato come questo non si può non restarne entusiasti. Oppure anche la bellezza del magnifico sample vocale utilizzato da Pete Rock per Yesterday: cosa si può dire o fare se non riconoscere che anche da solo, senza cioè batterie e altro, potrebbe tranquillamente reggere l'intera canzone? Non da meno, infine, sono The Light (di tale Asmatik) e Garden Of Eden (DJ Ace), che riescono a conferire le giuste atmosfere senza scadere nella prevedibilità ed anzi dimostrando un eccellente gusto dei due nella scelta delle melodie e soprattutto nella costruzione dei pezzi. Last but not least vi sono altre canzoni come Leavin', Begins, Hidden Scriptures, Still Be Me o Mind Power che pur non godendo del felice connubio dato da originalità e qualità come nei casi precedenti, non sfigurano minimanete ed anzi si fanno notare per il loro valore.
Insomma, ancora oggi mi risulta difficile esprimere un giudizio univoco su quest'album. Tre e mezzo mi pare un voto equilibrato, ma aggiungo che personalmente l'ho trovato ben più interessante della media degli album a cui appippo questo voto (lo potete vedere anche da quanto mi son dilungato sui singoli aspetti). Hidden Scriptures infatti non solo contiene cinque tracce impeccabili ed altrettante più che degne, ma soprattutto gode di testi che riescono a sollevare produzioni altrimenti più che trascurabili (vedi il mediocre contributo di Mr. Walt, Feeling). Certo, non sempre ce la fa e nemmeno potrebbe farcela -di fronte a un autotune nemmeno il miglior Kool G Rap- però nel complesso la carenza di un controllo qualitativo, e la conseguente riduzione della tracklist a undici o dodici canzoni, si fa perdonare. Give Krumb a chance.
Krumb Snatcha - Hidden Scriptures
VIDEO: FEELING
Quando poi nel 2003 ritorna sulla scena con il suo terzo disco, Respect All Fear None, la delusione per quel che si può sentire è tale che anche un potenzialmente interessato come me decide di lasciare Krumb ai suoi patetici tentativi di riempire la pista con tracce oscene quali Nobody Move, Get Down e soprattutto l'intollerabile Oxygen. Insomma: per quel che mi riguardava, con me s'era bruciato le possibilità, tant'è vero che il successivo You'll See non l'ho mai nemmeno scaricato. Tuttavia, quando a metà del 2009 lessi che tra i produttori di questo Hidden Scriptures sarebbero apparsi Large professor, Pete Rock, Thorotracks (don't sleep!) e Mr. Walt mi sono tosto rimangiato la condanna espressa anni prima ed ho scaricato felicemente il tutto. Il verdetto? Beh diciamo che questo è tutto fuorché un album perfetto, ma probabilmente è quanto di meglio K.S. abbia saputo produrre dai tempi di Snatcha Season Vol.1. Il che a conti fatti non è poco.
Pour commençer: il suo stile negli anni non è cambiato di una virgola e ancor'oggi si fonda più sul bel timbro baritonale e sull'efficacia delle parole che non sulla tecnica stricto sensu; alla fine pur non essendo certo un inetto, Krumb si è fatto notare infatti più per la scrittura che non per la complessità delle rime e dei numerosi intrecci sillabici. Quello che però è cambiato rispetto agli esordi è l'approccio globale, nel senso che da sostanziale tamarro quale era egli qui si lascia abbondantemente andare a temi più profondi quali la spiritualità, le condizioni sociopolitiche dell'America contemporanea, un po' d'introspezione su vari temi e non per ultimo un sano e sobrio amore per l'hip hop. E proprio per questo Hidden Scriptures si distanzia anni luce dai precedenti per coerenza tematica (e musicale), serietà e ricerca, dimostrando sia una maturità personale non indifferente (d'altronde il ragazzo avrà più di 30 anni, sarebbe anche ora) che una visione artistica ben definita.
L'inusuale apertura "politica" di The Way è un primo segnale di ciò: a partire dai fatti dell'undici settembre, Krumb fa il punto della situazione degli oppressi in America e nel mondo sfruttando come al solito più la forma, cioè l'efficacia di certe espressioni e la voce, che non la profondità delle osservazioni. Lungi insomma dall'essere Immortal Technique, egli però non scade in un certo volemosebenismo d'accatto à la Talib Kweli e risulta in fondo credibile quando dice di far parte di coloro che subiscono. Parte di questa visione viene poi ripresa nella terza strofa di Garden Of Eden, in cui il mito del peccato originale viene usato come parabola/metafora per descrivere ciò che avviene ogni giorno nella nostra società; personalmente non sono un fanatico di questo genere di associazioni, ma devo ammettere che in questo caso non si scade nel manicheismo tipico dei predicatori pazzi che solitamente si lasciano andare a discorsi simili. Oltrettutto, l'aspetto (semi)religioso viene affrontato con un distacco sufficiente anche per un allergico come il sottoscrittto, che anzi, in questo modo riesce comunque a trovare un fascino nel discorso. E quest'ultimo viene poi allargato ed esplicitato in altre tracce quali Hidden Scriptures, Mind Power e, soprattutto, l'ottima The Light, da cui emerge una visione personale e vivaddio poco ortodossa del rapporto che il Nostro ha con Dyo.
Ma, come accenavo qualche paragrafo fa, non è tutto: in Hidden Scriptures c'è anche spazio per l'introspezione (Still Be Me, Secret, Explanation, Yesterday e Leavin') così come per argomenti più lievi quali l'hip hop in tutte le sue forme. Infatti, sia l'autoesaltazione, sia il metarap, sia la classica ode all'hip hop riescono comunque a trovare un loro posto in un album per altri versi molto serio e alla fin fine raggiungono il traguardo del conferire un po' di varietà al tutto: fa piacere infatti sentire del buon vecchio e semplice rap quale quello di Triumph, Street Merchant, Feeling o Begins. Un po' meno piacere lo fa invece notare che paradossalmente è questo l'aspetto liricamente più debole dell'insieme, con canzoni come L.O.V.E., Underground Ambassadors o East Is Back che semplicemente non hanno ragione d'esistere vista la loro mancanza di spessore. Aggiungiamo poi a quest'aspetto anche una carenza di ospiti realmente degni (se vi dico che Afu-Ra non fa la solita figura da cioccolataio sappiate che non è per merito suo), una generale incapacità di scrivere ritornelli efficaci -non a caso i migliori sono costituiti da scratch o sample lasciati scorrere- ed ecco che vediamo che l'altrimenti valido comparto lirico viene danneggiato da fattori dovuti, più che ad una vera incapacità di Snatcha, ad una mancanza di verifiche prima di andare in stampa. Bastava scremare ed il problema era risolto, come al solito.
Problema, questo, che puntualmente si replica anche per quel che riguarda le basi, vera nota dolente dell'opera. Esso si manifesta infatti più che in una mediocrità generalizzata, nell'affogamente di quel che di buono c'è -e non è poco- in un insieme di opere che onestamente potevano anche restare nell'hard disk dei rispettivi produttori. East Is Back e Underground Ambassodors, per dirne due, rappresentano al peggio la genericità del pestone underground e sono oltretutto privi sia di melodia che di effettiva incisività (o nod factor) e come tali vengono meno al loro unico scopo; per converso, L.O.V.E. sfrutta al peggio un campione (Walkin' In The Rain ecc. delle Love Unlimited) già sentito otto miliardi di volte negli ultimi tre anni e perciò non può che annoiare; così come non possono non fare due palle così gli insipidi loop di piano di Hold It Down e Explanation (che per giunta soffre di un ritornello in autotune oggettivamente incircolabile), così come il drammatico sample di violini di Heaven On Earth, definitivamente affossato da delle pacchianissime campanelline che nemmeno negli spot natalizi di Sky. Ebbene, simili schifezze non solo sono brutte in sè e per sè, ma per giunta sono collocate "strategicamente" in punti dell'album in cui in qualche modo ne bloccano il flusso e/o il godimento.
Perchè, ammettiamolo, di beat degni qui se ne trovano. Toh, magari uno può reputare troppo didascalico il campione di Triumph, che effettivamente sembra uscito paro paro da qualche filmaccio sword & sorcery di metà anni '80 stile Yado o Krull, così come quello di Secret può risultare troppo melenso o quello di The Way troppo lento: va bene, son gusti e a ciascuno il suo -a me non dispiacciono. Ma di fronte alla potenza di una Street Scriptures non si può restare indifferenti: al di là dell'ipnotico campione vocale arabeggiante, a colpire è la potenza della linea di basso data da Thorotracks e la scelta di far sì che questa sostituisse completamente la cassa, lasciando come batterie i soli rullanti e hihats. Non è la prima volta che ciò vien fatto, sia ben chiaro (mi viene in mente Drop A Gem On 'Em), ma quando si sente un risultato come questo non si può non restarne entusiasti. Oppure anche la bellezza del magnifico sample vocale utilizzato da Pete Rock per Yesterday: cosa si può dire o fare se non riconoscere che anche da solo, senza cioè batterie e altro, potrebbe tranquillamente reggere l'intera canzone? Non da meno, infine, sono The Light (di tale Asmatik) e Garden Of Eden (DJ Ace), che riescono a conferire le giuste atmosfere senza scadere nella prevedibilità ed anzi dimostrando un eccellente gusto dei due nella scelta delle melodie e soprattutto nella costruzione dei pezzi. Last but not least vi sono altre canzoni come Leavin', Begins, Hidden Scriptures, Still Be Me o Mind Power che pur non godendo del felice connubio dato da originalità e qualità come nei casi precedenti, non sfigurano minimanete ed anzi si fanno notare per il loro valore.
Insomma, ancora oggi mi risulta difficile esprimere un giudizio univoco su quest'album. Tre e mezzo mi pare un voto equilibrato, ma aggiungo che personalmente l'ho trovato ben più interessante della media degli album a cui appippo questo voto (lo potete vedere anche da quanto mi son dilungato sui singoli aspetti). Hidden Scriptures infatti non solo contiene cinque tracce impeccabili ed altrettante più che degne, ma soprattutto gode di testi che riescono a sollevare produzioni altrimenti più che trascurabili (vedi il mediocre contributo di Mr. Walt, Feeling). Certo, non sempre ce la fa e nemmeno potrebbe farcela -di fronte a un autotune nemmeno il miglior Kool G Rap- però nel complesso la carenza di un controllo qualitativo, e la conseguente riduzione della tracklist a undici o dodici canzoni, si fa perdonare. Give Krumb a chance.
Krumb Snatcha - Hidden Scriptures
VIDEO: FEELING
10 commenti:
ah che bello essersi risparmiati na gugolata/sbattimento per scaricare sto disco...bella reiser...
PS:logicamente se mi piace cancello in 24 ore e l'acquisto originale...
RoyalCeca
se certo Originale, questo finisci dritto dritto nel lettore, e di originale ci rimane solo la cazzata che hai scritto.
pff
Luca B.
Beh pare che l'ironia non sia apprezzata da queste parti...
RoyalCeca
il pezzo arabeggiante è Street Merchant vero? o è un mezzo refusion o nn c'ho capito una fava..in ogni caso ho dato un assaggio complice il Tubo ma sbaglio o nel timbro ha subito tipo morphing? con sta voce agonizzante nn mi sfagiola troppo. e cmq Roccia che si inventa..bless.
Da Kobra
Recensiresti Fesu visto che l'hai oppure The coming di busta rhymes?
RARASHIXXX
a quando la recensione di the project kid di big twins??
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merda...ti stanno intasando di merda.
Da Kobra
Se ce la faccio, ma siamo in chiusura di numero e la vedo dura, oggi passo The Coming. Prima di Project Kid in realtà vorrei spararmi un Fashawn ed uno Stoney Jackson, in più ho finito una compila ieri per la quale manca ancora la grafica
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