Come già avvenuto l'anno scorso in questo stesso periodo, ecco che nemmeno io riecco a sfuggire alla tentazione di stilare l'immancabile lista di fine anno comprendente il meglio ed il peggio di questo bizzarro 2009, soprattutto perché di voglia di scrivere recensioni per ora ce n'è davvero pochina. A scanso d'equivoci, preferisco puntualizzare fin da subito che la suddetta lista è strettamente personale e non tiene conto di fattori quali rilevanza mediatica, vendite o altro; più semplicemente, si basa esclusivamente su ciò che ho ascoltato, scaricato o comprato. Né più, né meno, perciò non stupitevi di non leggere i nomi di Drake (ascoltatevelo voi) o -dal lato opposto- di Brother Ali (Us è una sventagliata di mitra sui coglioni, IMHO). In più, è possibile che certi giudizi si siano fatti più severi o più benevoli rispetto a quelli espressi nelle recensioni; il che è ovvio se si considera che spesso è passato del tempo durante il quale pregi e difetti sono emersi in maniera più evidente. Ciò detto, cominciamo dal peggio, inteso sia in termini relativi (leggi: brutto non è ma ci s'aspettava di più) che assoluti (fa schifo e basta).
SCRONDI & DELUSIONI10. KRS One & Buckshot - Survival Skills Non crediate che non sappia cosa comporterà l'inclusione di questo disco in questa lista, ma non posso esimermi dal farlo. È colpa mia se mi aspettavo molto, ma davvero molto di più dall'unione di due MC simili? Come già scritto in precedenza, l'album non è oggettivamente brutto ed anzi contiene alcune cose senz'altro degne -Clean Up Crew, le collabo con gli Smif 'N' Wessun e Immortal Technique- ma nel complesso è privo di canzoni realmente d'impatto, o comunque, più semplicemente, è afflitto da un generale senso di «carineria» che di fatto si traduce in incompiutezza. Aggiungiamoci ritornelli mediamente fiacchi e produzioni poco incisive, ed ecco spiegato perché secondo me Survival Skills sia un prodotto accettabile ma nulla più. E questa è la sua colpa maggiore.
[Leggi la recensione completa]9. Freestyle Professors - Gryme Tyme Sapete, secondo me c'è un problema quando persino un tradizionalista come il sottoscritto prova noia nell'ascoltare dischi come questo. Nella fattispecie, il problema consiste nel fatto che il duo sarebbe stato mediocre dal punto di vista dei testi e delle rime già nel '94, e quanto a beat suona più fresco l'LP di Large Pro recentemente pubblicato. Ora: non ho nulla contro la nostalgia, ma dire che i Freestyle Professors meritino qualsiasi riconoscimento in positivo corrisponde ad un revisionismo dei più beceri, soprattutto perché lascia spazio al pensiero che se negli anni '90 i bravi erano questi, allora ben vengano Drake e soci.
8. Clipse - Till The Casket Drops Dunque: non è che i Clipse corrispondano esattamente alla mia idea di rap preferito. Pure, il loro Hell Hath No Fury mi era piaciuto parecchio, e le produzioni dei Neptunes erano al contempo tamarre, originali ed evocative. Il disco aveva un sound con le palle, insomma, ed i fratelli Thornton erano riusciti a dimostrare capacità e versatilità. Bene: questo Casket Drops invece no, punto e basta. E pur contenendo alcune belle canzoni, a partire dalla metà della tracklist il disco si perde completamente risultando assolutamente insipido e privo d'una qualsivoglia visione artistica. Peccato.
7. Kid Cudi - Man On The Moon In realtà mi fa strano citare quest'album, nel senso che su di esso non ho mai puntato chissà che. Tuttavia, avendone letto un gran bene e vedendolo ancor'adesso citato tra le cose più belle del 2009, è per pura ripicca che lo includo tra le cacatielle fuoriuscite dall'ano del rap in questi ultimi dodici mesi. Vedete, se Man On The Moon si lascia ascoltare il motivo è uno solo ed ha un nome: Emile. Le sue produzioni suonano bene, sono piacevoli da ascoltare e si distaccano positivamente dalla media. Purtroppo, però, queste vengono soffocate sia dalla pretenziosità dell'opera, sia soprattutto dall'effettiva discrepanza che c'è tra questa ed i risultati effettivi. Risultati che sul versante dell'emceeing sono a dir poco pessimi: tolti infatti diversi ritornelli ben pensati, Cudi è un rapper tecnicamente debole e, ben più grave vista la natura del prodotto, uno scrittore che definire "asino" sarebbe fargli un complimento. Stucchevole, prevedibile, noioso, autoesegetico, inconcludente… i termini per descrivere la sua prosa sono molti e fatico a trovarne uno positivo. Che se ne parli così bene può significare solo una cosa: l'ascoltatore medio di rap ha un orizzonte musicale davvero ristretto.
[Leggi la recensione completa]6. Jay-Z - The Blueprint III Ora che il rap ha superato i 30 anni d'età, è comprensibile che si verifichino i primi casi di ripetitività. Voglio dire: nel rock ci sono gli U2 che continuano a fare lo stesso disco da anni, i REM idem, e degli Stones meglio non parlarne. Peccato però che, generalmente, queste loro continue autocitazioni perlomeno piacciano ai loro fan. Jay-Z, invece, con Blueprint III avrà anche sancito la morte dell'autotune (canzone orribile, peraltro), ma di certo ha confermato la vivacità del pilota automatico: che è esattamente quello innestato dal Nostro in questo caso. E se il singolone Empire State Of Mind dimostra che è ancora capace di scrivere cose degne (e con On To The Next One che sa fare tamarrate irresistibili), per il resto viene da piangere: Timbaland d'accatto, collabo fatte per dimostrare un eclettismo del tutto fallimentare e, ben più grave, un emceeing spesso colpevolmente fiacco -oh in certe canzoni rappa proprio
male- seppelliscono Blueprint III in fondo alla sua discografia. Almeno qualitativamente parlando.
5. Soul Assassins - Intermission Avete presente quando vi trovate di fronte a qualcosa di così deludente che riuscite solo a mettervi le mani nei capelli e singhiozzare? Che ne so, da piccoli vi avevano promesso il Game Boy per natale e invece vi siete ritrovati un puzzle Ravensburger di qualche merdoso castello bavarese? Oppure, da più grandi, siete corsi dietro ad una slozza per mesi e mesi, e ora che ce l'avete fatta scoprite che la sua figa fiete orribilmente di camembert (true story, tra l'altro)? Bene, questo è quello che è successo a me con questa edizione di Soul Assassins. Guarda, nemmeno ho voglia di parlarne.
4. Blaq Poet - Tha Blaqprint Chiunque segua il mio blog da più tempo avrà imparato a conoscere i miei gusti, e di conseguenza sa benissimo che io adoro il minimalismo ed un certo tipo di ignoranza. Insomma, se fai del rap per il gusto di farlo, incitando a prendere a bottigliate in testa la gente, con me hai già vinto. Se poi ti fai produrre da qualcuno che ti dota a malapena di basso e rullante, probabilmente rientri tra i miei ascolti preferiti. E difatti ho sempre adorato gli Screwball come gruppo, e pure i solisti di Hostyle e Poet finora mi erano piaciuti. Purtroppo, però, l'esordio ufficiale del più grande cinghiale che il Queensbridge abbia mai partorito (dopo quel semianalfabeta di Twin Gambino, si capisce) è stata una delusione formato king size. Motivo? Premier. Prima che il Nostro si riscattasse nel corso dell'ultimo quadrimestre producendo materiale più che egregio per Royce The 5'9'' e Cormega, a metà anno personalmente lo reputavo defunto. Il lavoro svolto per Po' rientra infatti a pieno titolo nel manierismo più irritante, nella prevedibilità più disarmante e nella più assoluta e deleteria mancanza d'idee. Ovvio, certi pezzi si fanno ascoltare, ci mancherebbe… ma santoddio, questo disco doveva essere una
bomba e invece è risultato essere una flebile puzzetta.
[Leggi la recensione completa]3. Asher Roth - Asleep On The Bread Aisle Scommetto che chiunque di voi a scuola ha avuto il classico compagno ex-simpatico. Intendo dire quello che a otto anni vi faceva ridere, a tredici frequentavate saltuariamente e a diciotto reputavate un coglioncione. Bene: Asher Roth fa musica esattamente per questo tipo di persone. La sua anima di frat boy -un'identità fortunatamente non esistente nelle nostre università- lo rende mediamente interessante per circa trenta secondi e odioso per il resto del disco, con l'aggravante che non riesce nemmeno a far ridere. Fosse stato una versione di Tucker Max sui 4/4, ancora ancora… ma tra le tematiche insipide, i riferimenti pop assolutamente pretestuosi ed una serie di beat ai limiti dell'incircolabilità, direi che Roth è riuscito a superare in negativo le più nefaste previsioni.
2. N.A.S.A. - The Spirit Of Apollo Questo disco non soffre dello scarto passante tra aspettative e risultato. Questo disco soffre del fatto che è stato creato da hipster incompetenti con troppi soldi, troppo tempo libero e troppi amici. Gesù che cagata! Se le basi di tanto in tanto riescono ad avere un loro perchè -perlomeno non disturbano ed in altri contesti avrebbero persino potuto avere una qualche sorta di perchè- le combinazioni dei centoventimla ospiti sono forzate e soprattutto fiacche. Voglio dire: se Kool Keith e Tom Waits sono il meglio che si può ricavare da questa boascia di album, penso di aver detto tutto... il che mi porta a pensare che erano anni che non incappavo in simili fetenzie, bah!
[Leggi la recensione completa]1. Slaughterhouse - Slaughterhouse Un disco che potrebbe essere paragonato ad uno stupro di gruppo dell'essenza del rap. La quale non è tanto infilare una rima dopo l'altra su beat fiacchi, bensì quella di intrattenere. E Laughterhouse non lo fa: la pochezza delle basi è sinceramente sconcertante per un prodotto così ambizioso, e per giunta avere quattro rapper -bravi- che inspiegabilmente non riescono a mettere in atto altro che non sia punchlinedopopunchlinedopopunchline è desolante. Francamente, al momento dell'annuncio di questa collaborazione temevo diversi momenti deludenti, ma una simile Caporetto no. Se proprio volete ascoltare i quattro, o vi buttate su Microphone -unico pezzo davvero bello- oppure andate a recuperarvi gli album solisti dei componenti: qualsiasi Mood Muzik o Street Hop piscia in testa a questo come e quando vuole.
[Leggi la recensione completa][Dishonorable Mentions: M.O.P., DJ JS-1, Doom (Born Like This), Rakim, Apathy, Skyzoo, Capone 'N' Noreaga, Zion I, Havoc, Stoupe, Cage, La Coka Nostra, Gift Of Gab]SORPRESE E CONFERME10. Slum Village - Villa Manifesto EP Sono un po' riluttante ad includere questo disco in questa lista, anche perchè essendo uscito nell'ultima decade di dicembre non ha avuto il tempo di essere digerito come dio comanda. Fatto sta però che queste cinque canzoni, prodotte in toto da Young RJ e disponibili solo su ITunes et similia, sono una bomba e paiono confermare che la lunga attesa (cinque anni!) per avere un nuovo disco dei beniamini di Detroit non sarà stata vana. La bellezza del singolo Cloud 9 è incontestabile, ma tra tutti è Nitro a collocarsi tra le cose migliori mai sentite dal (ormai) duo composto da Elzhi e T3. Apparentemente abbandonate le atmosfere neo-nativetonguesiane ed abbracciato ormai il
mood di un'intera città, non resta che attendere il disco completo la cui uscita è prevista in febbraio.
9. Diamond District - In The Ruff Avendone scritto poco tempo fa non starò a ripetermi più che tanto, ma una cosa mi preme sottolineare: potete dire che gli MC sono passabili o insignificanti quanto volete, ma solo per i beat questo èun disco che va ascoltato con estrema attenzione. Oddisee mostra qui una crescita artistica sorprendente e, specie nella prima parte del disco, infila un beat più bello dell'altro riuscendo ad omaggiare gli ultimi 15 anni di beatmaking della costa atlantica e riuscendo comunque a suonare fresco. E scusate se è poco.
[Leggi la recensione completa]8. AA.VV. - Wu-Tang Chamber Music Se inserisco quest'album solo all'ottavo posto è per via della sua durata irrisoria. Troppo breve, questo è il suo unico difetto: perchè per il resto abbiamo tra le mani un roster di tutto rispetto, almeno un capolavoro (Radiant Jewels), e delle produzioni affidate a Lil' Fame (pardon: Fizzy Womack) ed alla band dei Revelations che ci proiettano indietro nel tempo facendoci riassaporare il suono del Wu più classico. Da avere.
[Leggi la recensione completa]7. Trife Diesel - Better Late Than Never So che mi contesterete questa scelta, ma sticazzi: l'album d'esordio di Trife è figo. Punto. Lui sa rappare bene, dimostra una discreta versatilità contenutistica (leggi: vuole
comunicare e spesso ci riesce) e buona parte delle basi oscilla tra il bello ed il molto bello, con solo una piccola parte di aborti. Ovvio: nulla di innovativo o che, ma quando voglio semplicemente godermi della musica album come questo sono il mio pane quotidiano.
[Leggi la recensione completa]6. Masta Ace & EdO.G - Arts & Entertainment Lo devo ancora recensire, ma vi anticipo che dopo un iniziale entusiasmo dovuto all'indiscutibile bellezza di Little Young e Eight Is Enough quest'album mi ha lasciato un po' perplesso. Non tanto come liriche, dove i due mostrano una competizione amichevole che da i suoi frutti, quanto come beat: pur non essendoci vere e proprie porcherie, nell'insieme mi è parso un po' privo di mordente. Alla lunga, cioè, in parte lascia una sgradevole sensazione di déjà vu. Niente di grave, naturalmente, ma la l'andamento ondivago dell'attenzione dell'ascoltatore derivante da una selezione delle produzioni che poteva essere migliore qui finisce comunque col penalizzare l'ascolto sulla lunga durata.
[Leggi la recensione completa]5. O.C. & A.G. - Oasis C'è gente che reputa questo disco noioso e chi invece lo adora. Io rientro tra i secondi: anche se i due potevano forse spingersi oltre la formula del "una strofammè, una strofattè", Oasis resta un concentrato di beat pestoni e liriche squisitamente
inioranti che non può non far breccia nel cuore di chi pensa che quello che talvolta manca all'underground contemporaneo è la capacità di intrattenere senza perdersi in fronzoli. Inoltre c'è da dire che per quanto Show e Finesse qui facciano capolino, alla fine la sorpresa più gradita è tale Eblaze che, pur non stupendo per freschezza, riesce a dotare il duo del
sound perfetto per il loro braggadocio. Che è esattamente ciò che mi aspetto da un disco simile.
[Leggi la recensione completa]4. Finale - A Pipe Dream And A Promise Anno moscietto per Detroit, questo 2009: se si esclude la recente anticipazione data dai Slum Village col loro eccelso Villa Manifesto EP non è uscito molto dalla Torino americana. Ma di questo poco, Finale ha vinto la mia attenzione grazie a delle doti tecniche fuori dal comune -anche se c'è un po' da lavorare sull'individualità- ed un disco che può godere dei beat di Dilla, Black Milk, Khrysis, Flying Lotus, Nottz ed altri. Certo, non sarà Elzhi ma vogliamo lamentarci? Bei pezzi, ottimi beat e grande longevità spingono questo disco ben in alto nella classidfica delle cose da me più apprezzate.
[Leggi la recensione completa]3. Marco Polo & Torae - Double Barrel Sempre restando nell'ambito del rap fatto per il gusto di rappare, ecco un'altra combinazione il cui risultato è superiore alla pura somma delle parti. Da un lato c'è Polo che da il suo meglio nel riproporre il boombap nuoirchese nella sua essenza più genuina, infilando una base più potente dell'altra, e dall'altro c'è un Torae che -scrollatosi finalmente di dosso certe sonorità tipiche della Justus League- risulta energico e preciso al microfono quasi come un Blaq Poet più focalizzato. Imperdibile.
[Leggi la recensione completa]2. DJ Honda & Problemz - All Killa No Filla Nell'anno dei duetti i prodotti di qualità sono stati molti -lo potete vedere dalla lista- ma a mio modo di vedere AKNF è il migliore fra tutti, vuoi anche di poco. Problemz è sempre stato un manico al microfono ma finora l'avevamo sentito solo in sporadiche occasioni, mentre qui finalmente possiamo apprezzare la sua originale metrica, la sua voce baritonale e soprattutto il suo orgoglio di
brooklynite che permea ogni singola traccia. Aggiungiamoci un redivivo DJ Honda, capace di fornirgli i beat giusti per quel sano rap fatto per il gusto di rappare, ed ecco che non ci metto molto a giustificare la folle spesa (60€) per potersi accaparrare questo disco misteriosamente uscito
solo in Giappone.
[Leggi la recensione completa]1. Raekwon - Only Buit 4 Cuban Linx 2/ Cormega - Born And Raised Che il primo posto se lo aggiudicasse Rae era scontato. Cuban Linx 2 non solo è un ritorno in forma dello Chef, e nemmeno si limita a far risorgere il Wu: semplicemente è
davvero un ritorno ai fasti del '95 da parte di chi se lo può permettere. Rappato benissimo e con beat al 90% sensazionali, direi che il 2009 è stato l'anno di Rae. E questo è acclarato. Chi invece raramente è apparso nelle classifiche di fine anno è stato Cormega, il cui Born And Raised è stato colpevolmente sottovalutato benchè abbia tutte le carte in regola per venir celebrato come opera magnifica. Andate a riascoltarlo e vi accorgerete di quanto le liriche e i beat siano riusciti a riproporre certe atmosfere che si pensavano ormai scomparse -e mi riferisco paradossalmente al Nas di The World Is Yours- pur mantenendo al contempo una propria identità decisamente forte. Se ci dormite sopra vi perdete qualcosa, garantito.
[Leggi la recensione completa/Raekwon; leggi la recensione completa/Cormega][Honorable Mentions: Doom (Unexpected Guests), R.A. The Rugged Man, Krumb Snatcha, DJ Spinna, Fashawn, Camp Lo (Another Heist), Mr. Lif, Blitz The Ambassador, Large Professor]