Rieccomi, ciao a tutti. Scusate la pausa ma m'era passata voglia di scrivere di musica che, francamente, quest'anno si sta dimostrando capace di far cadere le braccia anche a un santo. C'è voluta una terapia a base di Infamous e Hell On Earth per farmi vedere un po' di luce, fino a quel momento così assente che m'ero messo a riascoltare Different Class dei Pulp (!). Insomma, fatto sta che per ora c'è una sorta di tregua armata tra me e il rap contemporaneo, disturbata solo occasionalmente da qualche scaramuccia di frontiera come questo attesissimo Blaqprint.
Do per scontato che tutti qui conoscano Blaq Poet, ex membro degli Screwball meglio noto come colui che scrive qualsiasi cosa gli passi per la testa. Può sembrare strano, ma questa sua rozzezza (o genuinità) è indubbiamente il punto forte dell'MC del Queensbridge, a tal punto che nel tempo è diventato una sorta di icona nel rap hardcore contemporaneo. Ebbene, com'era ampiamente prevedibile, in Blaqprint il Nostro non delude e regala quindici pezzi votati a tutte quelle tematiche che rendono questa musica così odiata dal grande pubblico e, per converso, così amata da noialtri estimatori. Il modo in cui Po' descrive la sua vita nel Queensbridge è sinceramente inimitabile e pezzi come Hood Crazy o U Phucc'd Up (la grafia molto '92 la dice lunga sul personaggio) sono lì a testimoniarlo, mentre tracce quali Voices o Never Goodbye mostrano che pur nel suo essere visceralmente ghettuso egli non rientra nella schiera dei cazzoni che sostengono di essere prima dei spacciatori e solo dopo dei rapper. Poet ci crede, è evidente, e questa sua coerenza/ortodossia è senza dubbio uno dei tanti motivi che me lo rendono simpatico. Al che le sue magagne tecniche -se tali si possono definire- scivolano in secondo piano fino al momento in cui, di fronte ad una delle sue tante uscite mitiche (tipo "I'm ready to name names/ You lucky Primo is cool with you lames!"), ci si trova a pensare "ma chi se la incula la rima incrociata!". Ovviamente, gli ospiti presenti viaggiano sulla stessa linea di pensiero ed in tal senso dal punto di vista dell'emceeing tutto fila più che liscio con featuring dei NYG'z e Lil' Fame collocati strategicamente lungo la tracklist. Bene.
Purtroppo, però, il rovescio della medaglia è Premier. A distanza di sei anni dall'ultima opera da lui interamente prodotta, questa leggenda vivente si approccia a ben tredici pezzi (i restanti due sono di Easy Mo' Bee e di tal Gemcrates) consapevole -almeno spero- del fatto che Blaqprint verrà inevitabilmente paragonato alle sue precedenti opere. Inoltre, mi auguro che egli avesse anche presente il fatto che negli ultimi anni si fosse atrofizzato su uno stile di produzione ultraminimalista che aveva mostrato la sua obsolescenza e ripetitività già nel 2005, e che pertanto sarebbe stata una buona idea imprimere la tipica "svolta" nel sound finora puntualmente mostrata di fronte alla cura di un progetto nel suo insieme. Bon: lasciatemi dire che a questo punto posso solo dire, con tutto il rispetto di questa terra, che Primo è bollito. Intendiamoci: è comunque capace di tirare fuori bei beat -vedi Ain't Nuttin' Changed, Hood Crazy o Voices- ma la parola "varietà" sembra esser stata completamente cancellata dal suo vocabolario. E quando parlo di varietà non mi limito alle sole atmosfere, bensì alla struttura vera e propria a partire dalle batterie fino alla scelta del campione; insomma, io robe come What's The Deal o Hate non le vorrei più sentire, perchè si tratta di minestra riscaldata (male) che peraltro nessuno si prende più la briga di copiare. Primo dovrebbe prendersi una bella pausa di riflessione e, anzichè sfornare beat su beat -in media penosi- per gente dell'underground che nemmeno i più ossessionati otaku dell'hip hop s'inculano (Lil' Vic? Immobiliarie?), dovrebbe ritrovare una cosa che fino al 2004 aveva in abbondanza: creatività. Io lo capisco che dopo una vita passata al campionatore a tagliare e cucire uno possa essere tentato dalla via "3 note su tastiera + basso e batteria", ma a tutto ci dovrebbe essere un limite. Mi fermo qui per non infierire su quello che malgrado tutto è il miglior produttore di sempre, spero solo che la mia disarmante delusione possa trasparire lo stesso da queste poche righe.
Poi, per carità, a conti fatti Blaqprint comunque scorre e nel complesso si lascia ascoltare più che volentieri grazie alla simpatica estrosità di Poet, ma la débacle di Primo qui si mostra in tutta la sua gravità. Ciò nonostante, io, persino da supporter del rap non progressivo quale sono, non posso dare più di tre zainetti a questo disco; forse esagero ma sinceramente conferirgli un voto maggiore mi saprebbe vagamente di rifiuto della realtà.
Blaq Poet - Tha Blaqprint
Blaq Poet - Tha Blaqprint Instrumentals
VIDEO: AIN'T NUTTIN' CHANGED
Do per scontato che tutti qui conoscano Blaq Poet, ex membro degli Screwball meglio noto come colui che scrive qualsiasi cosa gli passi per la testa. Può sembrare strano, ma questa sua rozzezza (o genuinità) è indubbiamente il punto forte dell'MC del Queensbridge, a tal punto che nel tempo è diventato una sorta di icona nel rap hardcore contemporaneo. Ebbene, com'era ampiamente prevedibile, in Blaqprint il Nostro non delude e regala quindici pezzi votati a tutte quelle tematiche che rendono questa musica così odiata dal grande pubblico e, per converso, così amata da noialtri estimatori. Il modo in cui Po' descrive la sua vita nel Queensbridge è sinceramente inimitabile e pezzi come Hood Crazy o U Phucc'd Up (la grafia molto '92 la dice lunga sul personaggio) sono lì a testimoniarlo, mentre tracce quali Voices o Never Goodbye mostrano che pur nel suo essere visceralmente ghettuso egli non rientra nella schiera dei cazzoni che sostengono di essere prima dei spacciatori e solo dopo dei rapper. Poet ci crede, è evidente, e questa sua coerenza/ortodossia è senza dubbio uno dei tanti motivi che me lo rendono simpatico. Al che le sue magagne tecniche -se tali si possono definire- scivolano in secondo piano fino al momento in cui, di fronte ad una delle sue tante uscite mitiche (tipo "I'm ready to name names/ You lucky Primo is cool with you lames!"), ci si trova a pensare "ma chi se la incula la rima incrociata!". Ovviamente, gli ospiti presenti viaggiano sulla stessa linea di pensiero ed in tal senso dal punto di vista dell'emceeing tutto fila più che liscio con featuring dei NYG'z e Lil' Fame collocati strategicamente lungo la tracklist. Bene.
Purtroppo, però, il rovescio della medaglia è Premier. A distanza di sei anni dall'ultima opera da lui interamente prodotta, questa leggenda vivente si approccia a ben tredici pezzi (i restanti due sono di Easy Mo' Bee e di tal Gemcrates) consapevole -almeno spero- del fatto che Blaqprint verrà inevitabilmente paragonato alle sue precedenti opere. Inoltre, mi auguro che egli avesse anche presente il fatto che negli ultimi anni si fosse atrofizzato su uno stile di produzione ultraminimalista che aveva mostrato la sua obsolescenza e ripetitività già nel 2005, e che pertanto sarebbe stata una buona idea imprimere la tipica "svolta" nel sound finora puntualmente mostrata di fronte alla cura di un progetto nel suo insieme. Bon: lasciatemi dire che a questo punto posso solo dire, con tutto il rispetto di questa terra, che Primo è bollito. Intendiamoci: è comunque capace di tirare fuori bei beat -vedi Ain't Nuttin' Changed, Hood Crazy o Voices- ma la parola "varietà" sembra esser stata completamente cancellata dal suo vocabolario. E quando parlo di varietà non mi limito alle sole atmosfere, bensì alla struttura vera e propria a partire dalle batterie fino alla scelta del campione; insomma, io robe come What's The Deal o Hate non le vorrei più sentire, perchè si tratta di minestra riscaldata (male) che peraltro nessuno si prende più la briga di copiare. Primo dovrebbe prendersi una bella pausa di riflessione e, anzichè sfornare beat su beat -in media penosi- per gente dell'underground che nemmeno i più ossessionati otaku dell'hip hop s'inculano (Lil' Vic? Immobiliarie?), dovrebbe ritrovare una cosa che fino al 2004 aveva in abbondanza: creatività. Io lo capisco che dopo una vita passata al campionatore a tagliare e cucire uno possa essere tentato dalla via "3 note su tastiera + basso e batteria", ma a tutto ci dovrebbe essere un limite. Mi fermo qui per non infierire su quello che malgrado tutto è il miglior produttore di sempre, spero solo che la mia disarmante delusione possa trasparire lo stesso da queste poche righe.
Poi, per carità, a conti fatti Blaqprint comunque scorre e nel complesso si lascia ascoltare più che volentieri grazie alla simpatica estrosità di Poet, ma la débacle di Primo qui si mostra in tutta la sua gravità. Ciò nonostante, io, persino da supporter del rap non progressivo quale sono, non posso dare più di tre zainetti a questo disco; forse esagero ma sinceramente conferirgli un voto maggiore mi saprebbe vagamente di rifiuto della realtà.
Blaq Poet - Tha Blaqprint
Blaq Poet - Tha Blaqprint Instrumentals
VIDEO: AIN'T NUTTIN' CHANGED
5 commenti:
Purtroppo sì, c'hai preso su tutta la linea. Attendevo quest'album con impazienza e alla fine si è rivelato un disco mediocre con qualche buon spunto e qualche cacata, di sicuro è Premier che ne esce con le ossa rotte.
What's The Deal e Hood Crazy personalmente mi hanno fatto cadere le palle a terra, seguono una manciata di tracce "anonime", poi una dose di buone tracce come U Phucc'd Up, S.O.S., Let The Guns Blow e infine qualifico come "botte" soltanto Ain't Nuttin Changed, Voices e la solita Don't Give A Fuccc.
Insomma, un pò poco da ciò che aspettavo con ansia.
3 zainetti è effettivamente ciò che merita. A sto punto ti rubo l'idea e mi faccio una nuova raccolta di Poet con le migliori tracce dell'album più le comparsate degli ultimi anni (che non sono affatto male, vedi Damage).
Bentornato innanzitutto. ;-)
Giudizio impeccabile, inizialmente il disco mi aveva lasciato impressioni peggiori poi l'insieme ha quadrato maggiormente, ciononostante resta l'amarezza per uno dei Premier meno in forma di sempre.
BRA
www.rapmaniacz.com
insomma, Primo è così, lo conosciamo, prendere o lasciare. In fondo il suo fascino risiede proprio in questo.
E' come i Beastie Boys, se ascolti il primo o l'ultimo album quasi non trovi nessuna differenza, ma la gente sfasa comunque per loro.
Ovviamente se un pischello o un parvenu qualsiasi si mettesse a produrre come Primo o a rappare come i Beastie Boys OGGI nessuno gli darebbe credito, nel 2009, ma loro.. diciamo che possono permettersi di farlo.
Travalicando il genere musicale, è pieno di gruppi così.. prendi per es. gli AC-DC: avranno fatto 10 album in cui il batterista picchia cassa e rullante sempre allo stesso modo.
bentornato fratello, e complimenti per l'abnegazione nelle recensioni.
mi trovi (ahimé)d'accordo...different class è un gran album!
Che palle premier mi ha fottuto il sample...quello che ha usato per U Phucc'd Up lo avevo usato io tempo fà :-(
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