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venerdì 15 maggio 2009

HELTAH SKELTAH - NOCTURNAL (Duck Down/Priority, 1996)

Mi ricordo che un giorno del 1996, a scuola, con un amico ci mettemmo a discutere se fosse più potente il Wu o la Boot Camp Clik. Enta Da Stage VS. 36 Chambers, Dah Shinin' VS. Cuban Linx, Nocturnal VS. Liquid Swords: dopo un lungo simposio decidemmo di dare la corona alla crew di Staten Island, ma entrambi concordavamo nel dire che la BCC era quanto di meglio potesse esistere a livello di suono hardcore (eggià, per noi il Wu era melodico, pensate che tempi). Ora, a distanza di così tanto tempo il paragone può anche far ridere, ma al di là del fatto che s'era sbarbi infuocati col rap e che quindi il massimo del divertimento era fare paragoni da baluba e sfidarci a suon di cassettine, bisogna dire che fino a quel momento nessuno dei due gruppi aveva sbagliato un colpo.
Erano bei tempi, insomma, ed ogni volta che veniva segnalata una nuova uscita io correvo al TimeOut per comprarla -a scatola chiusa, ovviamente. Oltrettutto, per Nocturnal soffrii più del solito perchè mi trovavo a Monaco con un triestino tonto che avevo plagiato fin troppo bene: lui s'era comprato l'ultima copia di Nocturnal, io Stakes Is High ma giusto per non tornare a casa a mani vuote. Il bastardo poi continuava ad ascoltarlo e mentre passavano le varie Letha Brainz Blo, Leflaur Leflah Eshkoshka, Grate Unknown eccetera io mi ritrovavo con dei freak i cui beat all'epoca non mi piacevano un granchè. Ma al ritorno in Italia rimediai e anche se sono passati così tanti anni non riesco a non dare un ascolto a questa perla di tanto in tanto, malgrado ovviamente conosca tutti i pezzi a memoria.
Il duo di Rock e Ruck, genialmente autosoprannominatisi Sparsky & Dutch (fantastico!), provengono ovviamente da Brooklyn e se non ricordo male la loro prima apparizione di un certo rilievo fu sulla splendida Headz Ain't Ready, con Rock che declamava "You asked for it 'Who want beef' so here's WAAAR". Dalla colonna sonora di New Jersey Drive in cui appariva la suddetta canzone a Nocturnal passò poi poco più di un anno in cui la copertura di stampa fu più che ragionevole, ed anche la pubblicizzazione vera e propria fu egregia; tuttavia, per meccanismi che ancora non riesco a spiegarmi, l'esordio degli Heltah Skeltah fu un mezzo flop commerciale malgrado fosse difficile trovare qualcuno disposto a dire che questo fosse dovuto ad una scarsa qualità del prodotto. Decisamente, era un periodo in cui quelli che oggi malignamente potremmo definire portaborse puntualmente dimostravano di essere in realtà degli artisti dotati di un certo spessore; oltretutto, Nocturnal aveva pure un'indubbia peculiarità che avrebbe dovuto destare curiosità: pur rispettando il sound del collettivo di cui facevano parte, non tutte le tracce erano state affidate ai Beatminerz ma vi figuravano anche Shawn J. period, E-Swift degli Alkaholiks ed altri meno conosciuti (Shaleek su tutti). Invece niente.
Ma tant'è: ciò che davvero conta è che col tempo quest'album è entrato a pieno titolo nell'esclusivo circolo dei dischi venerati daglie stimatori dell'underground, fino a formare con Enta Da Stage e Dah Shinin' il tris d'assi della Boot Camp Clik. Ed ascoltandolo non è difficile capire perchè: da Letha Brainz Blo fino a giungere a Operation Lock Down si incontrano solamente una traccia del cazzo (Da Wiggy) ed una moscietta (Clans Posses Crews & Cliks); per il resto o ci si attesta sulla vera eccellenza oppure si viaggia su binari di estrema bontà. Ed il bello è che ciò avviene con una caratteristica che trascena l'ovvia qualità di beat e rime, e cioè il pressoché completo vuoto contenutistico. Ruck e Rock riescono infatti a partorire canzone su canzone senza affrontare alcun tema in particolare, ma solo spruzzando quà e là della buona arroganza, dei virtuosismi stilistici, dei riferimenti al proprio quartiere e via dicendo: insomma, il nec plus ultra del rap non-progressivo che quando è fatto bene sa intrattenere senza che si possa trovare una giustificazione plausibile per tutto ciò. E se questa sottocategoria del rap è da sempre una delle mie preferite, bisogna però aggiungere che per riuscirvi si deve giocoforza essere delle belve al microfono; ora, come tag team i due hanno secondo me davvero pochi rivali e la loro alchimia è qualcosa che al contempo è stupefacente ed immediato. Ruck, oggi meglio noto come Sean Price, è dei due quello dallo stile più pulito e dalla metrica più regolare. Compensa questa sua regolarità con metafore e punchline più complesse e ricercate del suo compagno e, anche se da questo punto di vista non si può negare che negli anni sia enormemente migliorato, è altrettanto indubbio che pure nel '96 non sfigurasse. Ma sarebbe ipocrita negare che in fondo la parte del leone la fa Ruck: con quella voce e quella destrezza nel giocare con le sillabe e la metrica, a uno non gliene potrebbe fregar di meno dell'arguzia dietro ad un gioco di parole: diretto nell'approccio, qualsiasi appunto sulla sua finezza viene spazzato da come dice le cose e difatti non è un caso che dei due fosse quello più papabile per cominciare una carriera solista (ah, l'ironia della sorte! Mi sembra comunque che in rete girino dei ruff mix del suo disco, in realtà assai discutibili). Ciò detto, potrei anche sorvolare sugli ospiti, che sono comunque tutti affiliati alla BCC (eccetto Vinia Mojica), ma perlomeno gli O.G.C. vanno nominati. Un po' perchè di essi fa parte Starang Wondah aka il membro più sottovalutato della Boot Camp, ma soprattutto perchè nel '97 faranno un disco secondo me assai bellino e perchè in teoria avrebbero dovuto creare un supergruppo con gli Heltah Skeltah, i Fab 5. Questo naturalmente non avvenna mai, ma ascoltare Leflaur Leflah Eshkoshka può solo dare un'idea di cosa sarebbe potuto nascere se il progetto si fosse avverato.
Ciò detto, dubito che qualcuno avrebbe mai potuto adorare quest'album se il tappeto sonoro non fosse come minimo persiano (apprezzate la metafora, grazie). Come già detto, pur non essendo l'intero ambito delle produzioni riservato ai Beatminerz, il suono è comunque in pieno stile Bucktown. Tuttavia, rispetto a un Dah Shinin', esso è molto più pulito e nitido sia per ciò che concerne i singoli elementi (batterie, basso, campione) che per quel che riguarda la loro fusione, il mixaggio. Questo si può notare in ambedue le "categorie" stilistiche a cui fanno riferimento gli Heltah Skeltah, ovverosia quella minimalista in cui oltre a basso e batteria c'è poco o nulla (vedi Leflaur ecc.) e quella più complessa, dove invece magari si concede più rilevanza al campione del caso (Grate Unknown o The Square bastano per rendere l'idea). Il risultato è secondo me molto buono e va ad aggiungere un tocco di qualità in più al lavoro, vuoi anche privando di un quid la cifra stilistica della BCC.
Ma al di là di questi aspetti tecnici la sostanza è grossomodo la medesima, vale a dire minimalismo melodico nella miglior tradizione dell'hardcore nuoiorchese e sezione di percussioni a fare da traino. La formula insomma è chiara e del resto l'ho ormai illustrata così tante volte che non mi pare il caso di ripetermi; preferisco piuttosto dedicare qualche riga alla scelta dei sample. Ebbene, quando essi sono presenti in maniera rilevante, si riconosce la matrice soul o jazz/fusion: vedi ad esempio l'ormai classico campione di Johnny Pate di Letha Brainz Blo oppure la commistione di pianoforte e campane eoliche di Soldiers Gone Psycho, come il sample vocal di Grate Unknown che si fonde ad una sezione di archi e vibrafono di inuadita bellezza. Ma il bello è che -contrariamente a quel che avviene fin troppo spesso ai giorni nostri- moltissimi di questi suoni sono tagliati, ricuciti, effettati e quant'altro che anche solo riuscire a distinguerne la natura -non parlo nemmeno del pezzo originale- è diviene opera da otaku del sound o laureati al conservatorio. Ebbene, questo da un lato dimostra l'impegno e la bravura dei produttori coinvolti (oltreché la loro mentalità), e dall'altro dona una certa freschezza all'insieme che poi trova l'ulteriore benedizione in set di batterie il cui suono e la cui programmazione diversificano ancor più l'ascolto. In due parole: niente monotonia.
E allora, come avreste dovuto intuire dall'entusiasmo mostrato e dagli elogi espressi al lavoro degli Heltah Skeltah e compagni, cosa volete che gli dia se non un quattro e mezzo? Capirò chi mi dirà che è esagerato, ma siccome è lo stesso voto che affibbierei a Dah Shinin' non vedo perchè no, soprattutto se devo prendere in esame quest'opera nell'ottica della sua non comune longevità.




Heltah Skeltah - Nocturnal

VIDEO: OPERATION LOCKDOWN