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martedì 2 settembre 2008

SCREWBALL - SCREWED UP (Hydra, 2004)

Oggi ho voluto rendermi la vita facile. Data la mia stanchezza, la sola idea di spremermi le meningi per descrivere approfonditamente l'eventuale capolavoro mancato di turno mi terrorizzava, sicché ho optato per una sorta di greatest hits facile facile: quello degli Screwball. In realtà, parlare di Screwed Up non è poi così semplice, a partire dall'inquadramento: si tratta davvero di un greatest hits o è qualcosa di diverso? In effetti, a prima vista si direbbe di sì: le tracce più celebri del gruppo ci sono tutte, a partire da Who Shot Rudy per arrivare a Loyalty, passando ovviamente per Seen It All, F.A.Y.B.A.N. e On The Real. D'altro canto, però, non solo è impensabile fare un greatest hits partendo da due soli album (che peraltro col successo commerciale non c'azzeccano 'na sega), ma soprattutto è fuori da questo mondo tirare fuori addirittura due CD interi. E allora? Allora diciamo che Screwed Up si propone in parte come una sorta di alternativa all'acquisto di Y2K e Loyalty, ed in parte va a completare la discografia degli Screwball gettando sul piatto tutta una serie di pezzi inediti o b-side decisamente appetitosi.
Scartando infatti qualsiasi discorso inerente le tracce già conosciute, il disco si apre con un sogno che molti covavano già dai tempi di Y2K: una versione "completa" di Urban Warfare, che nel sopracitato disco era stata criminalmente utilizzata solo come introduzione a Who Shot Rudy. Il beat di Mike Heron è un pestone come raramente se ne sentono oggigiorno, fondato su un campione di fiati dal tono decisamente marziale che poi va ad appoggiarsi su delle batterie di rara potenza, cosa che consente a Poet & soci di dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: regalare perle di saggezza all'ascoltatore, con la sobrietà e la modestia che li contraddistingue. La loro Weltanschauung viene ulteriormente illustrata nella bella Dirt Thugs, affidata al buon Godfather Don, mentre Ayatollah tira fuori il suo lato più profondamente queensbridgeiano per creare il loop di piano di Who. Ma a questo punto, senza voler fare la lista della spesa, mi preme sottolineare come tutte le tracce extra si attestino sulla qualità media del gruppo -tradotto in italiano, sono delle ficate- con solo piccole sbavature quà e là: dicasi alcune strofe riciclate in What The Deal ed il pessimo crooning da frocio di Fred Fowler su Be On Your Way, che da solo riesce a rovinare un beat davvero particolare ed inusualmente melodico del sempre affidabile Mike Heron (parentesi: non è un peccato che adesso faccia solo l'A&R? Serio, era uno dei produttori che all'epoca preferivo).
Ma sciocchezze simili a parte, nel complesso l'operazione Screwed Up funziona eccelentemente. In qualità di possessore di ambedue i dischi precedenti sarei rimasto parecchio contrariato se fosse stata fatta la classica mossa da rabbino del mettere insieme quattro scarti in croce di nessun valore tanto per far su du' lire. Invece non solo abbiamo a disposizione sedici tracce di cui quattordici valgono ogni singolo centesimo speso, ma per di più vengono offerte per lo stesso prezzo diciassette estratti scelti con criterio da Y2K e Loyalty, il che permette a coloro che si erano persi i suddetti album di risparmiare danaro senza perdersi poi nulla di fondamentale (personalmente mi spiace solo che non siano presenti Street Life e Live And Let Die, per il resto non ho nulla da obiettare). Senza voler diventare sentimentale, vorrei concludere dicendo che in un panorama di pubblicazioni fatte senza nessun tipo di riguardo e dovuto rispetto nei confronti dell'ascoltatore, Screwed Up svetta per correttezza oltre che per qualità. Ne consegue che sarebbe doveroso da parte di quest'ultimo spendere la miseria di 18€ per retribuire come si merita la Hydra [N.B.: il voto finale si riferisce naturalmente ai soli inediti, che per maggiore chiarezza ho caricato separatamente].





Screwball - Screwed Up (Disc 1)
Screwball - Screwed Up (Disc 2)
Screwball - Screwed Up (solo inediti)

lunedì 25 agosto 2008

SCREWBALL - LOYALTY (Landspeed/Hydra, 2001)

Dire che sono imbruttito ed in piena gnugna è dir poco... come un provato frustratone milanese, stamane proprio non riesco a pensare a lavorare senza tirare giù cristoni, ed il solo vedere la città ancora sostanzialmente vuota mi priva definitivamente della poca voglia di vivere rimastami. Ma tant'è... in attesa di compiere la mia prima visita stagionale da Vibra per cercare qualcosa di fresho, non vedo perchè non scavare nei ricordi delle estati precedenti e tirar fuori questo Loyalty, uscito in sordina intorno a giugno-luglio del 2001 e puntualmente passato inosservato ai più.
Insoddisfatti all'epoca dal rapporto con la Tommy Boy, infatti, il gruppo del QB aveva reciso il contratto con la suddetta poco tempo dopo l'uscita di Y2K per legarsi alla ormai defunta Landspeed; una mossa che oggi sarebbe perfettamente normale e che non minerebbe più che tanto il potenziale di un disco, ma che allora certamente non aiutò i nostri eroi a creare le premesse per un vuoi anche relativo successo. Aggiungiamoci anche forti dissidi interni, l'assenza di un produttore "pesante" come Premier e la generale tendenza ad inseguire Atlanta più che New York e si capisce come mai in seguito a questo disco gli Screwball si fossero sciolti.
Tuttavia il loro testamento artistico è di tutto rispetto, e per quanto sia privo dell'impatto di Y2K esso risulta comunque un più che buon album oltrechè una piccola perla per gli aficionados del Queensbridge. E questo perchè su di esso si possono trovare non solo gli stessi Screwball, ma anche gente da nulla come Tragedy, Kool G Rap, Cormega ed altri, i quali vanno a supportare i protagonisti su produzioni gestite perlopiù dai sempre ottimi (ma non ditelo in giro) Godfather Don e Ayatollah. Non stupisce quindi la generale impressione di qualità che si riceve dall'ascolto, al contrario resta l'amaro in bocca per l'inclusione di questa o quella canzone che rovina il sapore dell'insieme. Ma vediamo nel dettaglio cos'ha da offrire questo Loyalty.
Innanzitutto direi l'omonima traccia che, su un cupo loop di archi coadiuvato da delle batterie belle pesanti courtesy of Godfather Don, vede Poet, KL ed un Cormega in ottima forma passarsi il microfono per discettare sull'importanza della lealtà e su quanto l'assenza di questa possa risultare nociva; in particolare è la strofa di KL a risaltare di più, in quanto estremamente personale e diretta contro una specifica persona che in seguito si scoprirà essere nientemeno che Hostyle -non stupisce a questo punto che si siano sciolti, direi. Dello stesso tenore qualitativo sono poi Where Ya At (curiosamente "solare" per un pezzo degli Screwball), la valida Live And Let Die (che gira su un campione vocale tagliato à la Premier), l'inquietante Too High Too Low (segnalo la strofa da dieci e lode di Tragedy, che aiuta a glissare sui suoni vagamente fastidiosi del synth) e le ottime tracce soliste di Poet e Hostyle (The Bio e Street Life, rispettivamente). Naturalmente, la bontà delle suddette non è tanto data dai contenuti -siamo sempre nel contesto della thuggery più rozza- quanto dall'efficace connubio di MC e beat: i primi sono tutti senz'altro competenti e riescono a complementarsi ottimamente l'uno con l'altro, mentre i secondi non risentono più di tanto dei cliché dell'epoca del QB ed anzi riportano su un percorso più vicino al boombap classico le sue atmosfere. In una frase: l'alchimia tra gli elementi funziona.
Va purtroppo però notato che di fianco a cose buone come le sopracitate vi sono alcuni pezzi fondamentalmente insipidi anche se ascoltabili -When The Sun Goes Down, la fracassona Torture (primo singolo, peraltro) dove gli M.O.P. fanno un po' troppo casino persino per i loro standard, I Spit, Real Niggaz. Tra questi va poi anche inclusa la collabo con Noreaga e G Rap, che in tutta franchezza asciuga al terzo ascolto, oltreché la deludente Screwed Up (da una produzione dei Beatnuts mi sarei aspettato qualcosa di meno generico). Tutt'altro discorso va invece fatto per l'orrida Gotta Believe, che incorporando un atroce ritornello R&B -come se non bastasse il beat pseudojiggy- si candida a canzone più brutta in assoluto mai prodotta dal quartetto. Questo è uno di quei pochi casi dove si può parlare, a ragion veduta, di trash -inteso non nel senso "ironico" di cui tanto abusano gli idioti, quanto nello scarto esistente tra gli obiettivi posti dall'autore ed il risultato effettivo.
Concludendo, Loyalty è un disco certamente non d'impatto come il predecessore e per di più soffre di alcune lacune oggettivamente non presenti in Y2K (più precisamente una canzone davvero oscena contornata da altre senza infamia e senza lode), per cui se proprio voleste cominciare ad ascoltare gli Screwball vi suggerirei di provare quest'ultimo. Pure, non si può negare che nel complesso vi siano alcuni pezzi davvero efficaci e che l'insieme risulti appagante all'ascoltatore incallito; soprattutto, sarebbe ingeneroso trattare Loyalty alla stregua di una qualsiasi cazzata prodotta -che so- da Iman Thug o gente simile, per cui il mio consiglio è di dargli una chance. Sai mai che sette anni fa non ci si sia persi qualcosa...





Screwball - Loyalty

giovedì 3 aprile 2008

SCREWBALL - Y2K (Tommy Boy/Hydra, 2000)

Essendo la situazione di riordino della mia tana [no homo] ancora in fase di stallo, ed annoiandomi non poco al lavoro, stamattina ho preso la decisione di portarmi un CD in ufficio onde scriverne una recensione. Il principale problema che si pone in questi casi è innanzitutto quello dell'ascolto: usando le becere cuffiette dell'Ipod, per il bene della recensione serve che io già conosca molto bene l'album in questione, in modo tale da non restare deluso di fronte al *BOOMCHA* che regolarmente si trasforma in un sottomesso *pifcìk*. Come seconda cosa, la scelta: che cazzo mi porto dietro?
Stavolta la decisione è venuta da sè: pochi giorni addietro è morto KL, storico membro degli Screwball, e considerando che la sua morte sicuramente non verrà celebrata come altre (è infatti morto in seguito ad un attacco di asma) mi pare più che doveroso ritirare fuori dagli archivi polverosi della storia uno degli album più sottovalutati degli ultimi dieci anni: lo sfortunato Y2K. La sorte è stata infatti decisamente ingenerosa con questo ennesimo "colpo di reni" del Queensbridge, il quale, se promosso come avrebbe meritato, si sarebbe probabilmente inserito nei dischi-redenzione del quartiere -un po' come avevano fatto The Infamous o The War Report, per intenderci. Purtroppo, una serie di cause, prima fra tutte l'incompetenza raggiunta da una Tommy Boy ormai alla fine della sua rilevanza per quel che riguarda l'hip hop, hanno fatto sì che il clamore raggiunto con il singolo Who Shot Rudy venisse sperperato in seguito a mesi di inutile attesa e di mancata promozione, condannando Y2K all'ingrato ruolo di disco-feticcio del "te l'avevamo detto che era bello".
Ma pazienza, tant'è. Il punto è che il quartetto del QB -composto da Poet, KL, Hostyle e Kyron- nel 2000 sforna questo disco, il cui valore resta intatto anche a distanza di otto anni. E, per carità, non si fatica a crederlo: produzioni dei Ghetto Pros (V.I.C. e Mike Heron), Premier, Pete Rock, Marley Marl, Godfather Don e EZ Elpee per dirne un paio; collaborazioni di Havoc, Prodigy, Capone 'N' Noreaga, MC Shan, Triple Seis, Big Noyd, Nature, Cormega, Prince Ad (aka Killa Sha), Nashawn (vabbè, l'unico che si merita un glorioso 'sticazzi) e Biz Markie... più di così? Infatti non ha molto senso tessere le lodi delle tracce una per una, essendo tutte -quale più, quale meno- valide: meglio piuttosto sottolineare la grandezza di cosucce da nulla come Seen It All (capolavoro), F.A.Y.B.A.N., Who Shot Rudy, That Shit, H-O-S-T-Y-L-E e, infine, You Love To Hear The Stories. Su ciascuna di esse, gli MC filano che è una bellezza e, pur non essendo contenutisticamente enciclopediche, riescono comunque a far digerire la loro rispettiva 'gnuranza come se nulla fosse (voglio dire, già solo intitolare un pezzo Fuck All You Bitch Ass Niggas richiede quel nonsochè in più!). Dal canto loro, le produzioni rievocano solo in parte le atmosfere tipiche del QB, favorendo piuttosto un suono più duro e/o minimalista: un'apertura, questa, che se da un lato priva il prodotto finale del marchio di fabbrica del luogo, dall'altro contribuisce ad evitare ripetizioni stilistiche ed apre anche a "contaminazioni" tutto sommato relativamente atipiche per l'epoca. E per quanto Primo se la capeggi, va detto che Mike Heron sa il fatto suo; questo non può che causare dispiacere se si pensa che ad oggi ha abbandonato il campionatore a favore di una carriera di A&R. In tutta franchezza, gli unici pezzi che ho trovato musicalmente un po' fiacchetti sono The Blocks e Zoning, per il resto proprio non c'è da lamentarsi.
Nel 2001 il gruppo pubblicherà poi un nuovo disco -da molti considerato "meh" ma per me sempre un bell'ascolto, salvo sciogliersi in seguito ad una (presunta?) defezione di Hostyle, e dall'uscita della raccolta di b-side/greatest hits Screwed Up in poi non si sentirà più nulla degli Screwball come gruppo. Y2K è quindi il modo migliore per scoprire un collettivo che è stato messo a 90 e brutalmente sodomizzato da un mercato discografico che, all'epoca, stava uscendo dalla sbornia per le tutine di Ma$e giusto per tuffarsi nelle pacconate della Cash Money. Gli Screwball facevano cose completamente agli antipodi del bling, però, ed alla fine, la loro unica apertura verso le pacchianate è a suo modo anche divertente: credo, infatti, che il video di H-O-S-T-Y-L-E sia una delle cose più (involontariamente?) comiche che il reps ricordi.





Screwball - Y2K

VIDEO: H-O-S-T-Y-L-E