
Ma non solo: secondo il mio modesto parere ci troveremo a festeggiare il capodanno avendo in saccoccia almeno tre dischi eccellenti: il sopracitato Honda & Problemz, Only Built 4 Cuban Linx II ed infine questo Born And Raised. A conti fatti, quindi, benchè fino a marzo abbia sofferto i contraccolpi di un disco più fiacco dell'altro, direi che il bilancio di fine anno risulti essere non solo positivo ma anche superiore a quello del 2008 e del 2007. Bene... e allora?
Allora niente, è solo che oramai non so più come introdurre un disco di 'Mega e qualcosa dovevo pur dire, no? O mi sarebbe bastato scrivere "questo disco è una ficata, compratelo" e tanti saluti? Forse sì, sarebbe stato meglio, perchè in effetti come posso descrivere correttamente la bontà di Born And Raised essendo sprovvisto dell'abilità di un David Foster Wallace? Mi rispondo da solo: magari cominciando col dire che, considerata la lunga pausa fatta da 'Mega tra il suo ultimo album solista e questo (sette anni!), e considerate le voci che avevano cominciato a girare per la rete con un effetto domino impressionante -simile a quando Fantozzi guarda la Corazzata Kotiomkin e si vocifera che l'Italia stia vincendo sull'Inghilterra per venti a zero- le aspettative avevano raggiunto un livello spaventoso ed al di fuori di ogni controllo. In più, il fatto che Cory McKay finora non avesse prodotto cose paragonabili a Immobiliarity o Lex Diamond non gli dava nemmeno quella possibilità dell'uscirsene con materiale da "beh dai poteva andare peggio".
Fortunatamente, invece, le promesse sono state mantenute e se per una volta si può parlare di capolavoro (perlomeno personale), ebbene, questo è il caso. Born And Raised è IL disco da comprare se si vuole sentire il meglio che questo MC, partito in sordina e cresciuto artisticamente senza sosta nel corso degli anni, ha da offrirci. Sia come beat, in assoluto i migliori nell'insieme, sia come testi, sia, infine, come pura tecnica. Qui Cormega dà il massimo. Di più: la coesione dell'opera è superiore alle precedenti e, non per la prima volta ma meglio che in precedenza, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un album vero e proprio e non una collezione di tracce. A partire dal preludio fino alla conclusiva Mega Fresh X, Born And Raised fluisce senza inceppi con una naturalezza oramai purtroppo rara, tant'è che si iunge al termine dell'ascolto con la spontanea tentazione di premere «play» un'ennesima volta.
Innanzitutto, i testi: che lui sia un raro esempio di MC capace di incrociare poesia, hood tales, note autobiografiche e completa onestà è ormai un fatto assodato e di per sè non fa notizia. Ma che sia riuscito a perfezionare alcuni di questi tratti, su tutti la scrittura ma anche l'apertura personale (e senza cadere nel melodramma) dovrebbe esserlo: questo disco è difatti pieno fino all'orlo di quotables in maniera non dissimile da quanto Nas era riuscito a fare in Illmatic. A partire dall'intro, dove 'Mega rappa "This is my defining moment, my rhymes rose in the concrete/ Life imitates art so I spit on heartbeats" fino a giungere a "My jewels so colorful, my daughter don't gotta watch cartoons/ Dudes watch my moves, like Lebron fresh out of high school", le citazioni da fare sarebbero troppe e nemmeno avrebbe senso farle in questa sede. Vi basti sapere che, grazie anche ad una metrica fattasi più complessa ed un notevole miglioramento della tecnica, il Nostro dà la paga a tutti gli ospiti del disco escluso Big Daddy Kane. Scusate se è poco.
Ospiti che, peraltro, pur andando da Tragedy a Grand Puba, passando per Havoc e Lil' Fame, non sono messi lì così per fare ma aggiungono il loro timbro al concetto stesso della canzone su cui sono ospitati. E se la cosa risulta facile -vedi Lil' Fame- piuttosto che riuscita grazie alla stessa presenza -come in Mega Fresh X- il tutto risulta meno scontato nei casi di Define Yourself e, soprattutto, Love Your Family. Quest'ultima, che funge anche da esempio perfetto della capacità d'aprirsi di 'Mega, viene arricchita da un featuring di Havoc qui sorprendentemente capace di restare sul tema e dire la sua.
Insomma, liricamente siamo su livelli altissimi, ma apprezzabili solo se da un lato si parla bene l'inglese e dall'altro se si è capaci di andare oltre alla logica della punchline o della metrica ultracomplessa fine a sè stessa; le tematiche, come già detto, sono quelle caratteristiche del Nostro, ma ruotando comunque attorno a sue esperienze o punti di vista non risultano trite e ritrite nemmeno a chi ha consumato i suoi dischi precedenti.
Ed in quanto a beat, beh... Pete Rock, Large Pro, Premier, L.E.S., Ayatollah... diciamo che nessuno, a parte Easy Mo' Bee (la sua scarna e sottoprodotta Get it In lascia onestamente a desiderare), delude. Inoltre, a metà disco c'è un poker d'assi strabiliante formato dai seguenti pezzi: The Other Side (Fizzy Womack), Live And Learn (Pete Rock), Make It Clear (Premier) e Journey (Large Professor). In particolare, tra questi stupisce sì Primo, finalmente di nuovo tra noi in buona forma, ma soprattutto il membro degli M.O.P., che produce un beat che trasuda jazz da ogni poro -l'avreste mai detto?- grazie anche ad entrate di sax suonate dal vivo che aggiungono la canonica ciliegina sulla torta. Non male neanche Define Yourself, che campiona Go On And Cry di Les McCann, così come le souleggianti What Did I Do e Rapture, che pur attingendo ispirazioni dallo stesso pozzo si collocano ai lati più estremi dello spettro dell'uso dei campioni soul. In chiusura, invece, troviamo un Buckwild forse non al top dell'ispirazione ma che si difende bene, anche se avrei trovato più coerente col sound complessivo dell'album l'inclusione della versione di Fresh curata da Emile. Poco male.
Ora: devo aggiungere altro? Volete proprio che vi trovi qualche difettuccio perchè altrimenti vi sembro troppo un fanboy -cosa che oltretutto effettivamente sono- di Cormega? Beh, allora eccovi appunto Get It in, sinceramente skippabile (e a me gli M.O.P. abbinati al Nostro non hanno mai convinto troppo), e forse lo storytelling di girl, in cui si rappresenta la cocaina come una meretrice che con le sue liaisons ha mietuto diverse vittime (seguono diversi esempi); non che sia un brutto pezzo o che, ma un po' stona considerando che il resto di Born And Raised è assai autobiografico.
Contenti ora? Ecco, allora andate e compratelo perchè è sicuramente uno dei tre migliori dischi di questo 2009 nonchè il migliore della già ottima carriera di 'Mega.

Cormega - Born And Raised
VIDEO: JOURNEY