E con Cormega eccoci anche oggi all'ormai quasi consueto appuntamento con il rinfrescamento della memoria: pur non avendo conosciuto il successo nel corso degli anni '90, egli è uno dei pochi artisti ai quali ancor'oggi faccio affidamento (come e più dei mostri sacri di quella decade) perchè so perfettamente che non se ne uscirà con cagate fatte tanto per fare. Il suo nuovo album uscirà il 20 ottobre e potete star certi che lo comprerò a scatola chiusa, vuoi anche solo per il suo curriculum artistico, che volentieri definisco ineccepibile. Con questo non voglio dire che abbia prodotto dei classici in senso stretto, ma che la sua consistenza nel sfornare ottimi dischi a tutto tondo senza intervallarli da inutili mixtape o orpelli di questo genere è pressoché unica. E in tutto questo getto anche la sua padronanza della scrittura che, mescolata ad un'onestà non comune e -pare- un'intelligenza non comune, lo rende uno dei pochissimi artisti che prendo sul serio e che ascolto con estrema attenzione.
Alla luce di questo è per me quasi scontato che abbia intitolato il suo esordio ufficiale The Realness, perchè per una volta tanto questo titolo roboante corrisponde a verità oltre che descrivere in genere ciò che si troverà nell'album. Album che, pur con le sue magagne e le sue imperfezioni, non esito a definire essenziale per chiunque nutra una passione per questo genere musicale e, più in generale, per buona musica a cui corrisponde personalità.
Liberiamo il campo dai dubbi: The Realness è secondo me lievemente inferiore al successivo The True Meaning, ma non per questo vale meno. A rendere possibile questa apparente contraddizione è 'Mega stesso, che nel corso di 50 minuti ci porta a braccetto nella sua realtà come solo i migliori affabulatori -e intendo questo termine nella sua accezione più positiva- sanno fare. A partire dall'intro fino a giungere a They Forced My Hand egli ci racconterà di compagni morti, di vita nel Queensbridge, di rivalità, di galera e in generale di tutto ciò che ha contribuito a renderlo la persona che è. Non mancheranno i momenti Amarcord, dai quali traparirà una evidente nostalgia anche quando narrerà degli eventi non esattamente edificanti che potevano aver luogo in un ghetto americano durante gli anni '80. Insomma, grossomodo la stessa formula (anche se è offensivo definirla tale) che affinerà poi in True Meaning, ma che già in questa versione "adolescente" risulta capace di coinvolgere l'ascoltatore.
Un coinvolgimento che avrà l'effetto secondario di far notare, oltre all'eccellente scrittura ed ampiezza di vocabolario, una tecnica buona anche se non immacolata. Qualche sbavatura quà e là la si trova, più che negli aspetti tecnici, però, in quelli strettamente legati all'esperienza; vale a dire che talvolta la pausa ad effetto c'è dove non ci dovrebbe essere e viceversa, oppure in un passaggio si dilunga troppo su certi aspetti tralasciandone altri, oppure ancora si ripete (non letteralmente, ovvio) in due canzoni. Sciocchezze, se vogliamo, ma di cui tenere conto se vogliamo giudicare la sua crecita artistica prima ancora che The Realness stesso.
Ciò comunque non inficia più che tanto l'ascolto dell'album dal versante lirico; a farlo sono casomai i beat che, analogamente a quanto avverrà nell'opera successiva, hanno fin troppo la tendenza a suonare di già sentito. E questa tendenza si manifesta nel modo più prevedibile possibile: molti campioni sono stranoti a chi ascolta rap da qualche tempo. Qualche esempio: Fallen Soldiers è Beggar's Song (It's Like That di Jay-Z); Unforgiven è Un Bon Son ecc. degli IAM; You Don't Want It è Alone In the Ring (Victory di Puff Daddy) e via dicendo. Ora, non per questo le suddette canzoni sono brutte o che; semplicemente suonano, diciamo, famigliari e questo comporta inevitabilmente una minore longevità. Peccato, perchè quelle che invece suonano freshe vengono a questo punto un po' penalizzate, nel senso che si fatica un po' più ad ascoltare il disco di filata; tuttavia, autentiche chicche come Thun & Kicko con Prodigy, They Forced My Hand con Tragedy (pezzo migliore, non c'è discussione), The Saga o la ghost track Killaz Theme Pt.II lasciano il marchio. Insomma, per quanto alcuni beatmaker si siano un po' impigriti, alla luce dei risultati direi che la media è medioalta/alta: pur non essendo nomi notissimi (J-Love, Spunk Bigga, Sha-Self, Ayatollah...) questi dimostrano buone capacità, tant'è che l'unico a fallire è Alchemist ed il suo remix di Fallen Soldiers, in sè e per sè non brutto ma incompatibile con tema e rappata di 'Mega.
Che altro dire? Come esordio direi che Realness è davvero molto buono ed in fondo dimostra quanto l'attesa necessaria per vedere pubblicato un disco di Cormega non sia stata vana; rispetto a Testament la crescita artistica è sostanziale e, pur non possedendo nè la ruvidità di quest'ultimo, nè la pulizia di The True Meaning, direi che non possederlo sarebbe quantomeno delittuoso. Oscilla insomma tra il tre e mezzo ed il quattro, ma voglio essere generoso. promosso.
Cormega - The Realness
VIDEO: R U MY NIGGA
Alla luce di questo è per me quasi scontato che abbia intitolato il suo esordio ufficiale The Realness, perchè per una volta tanto questo titolo roboante corrisponde a verità oltre che descrivere in genere ciò che si troverà nell'album. Album che, pur con le sue magagne e le sue imperfezioni, non esito a definire essenziale per chiunque nutra una passione per questo genere musicale e, più in generale, per buona musica a cui corrisponde personalità.
Liberiamo il campo dai dubbi: The Realness è secondo me lievemente inferiore al successivo The True Meaning, ma non per questo vale meno. A rendere possibile questa apparente contraddizione è 'Mega stesso, che nel corso di 50 minuti ci porta a braccetto nella sua realtà come solo i migliori affabulatori -e intendo questo termine nella sua accezione più positiva- sanno fare. A partire dall'intro fino a giungere a They Forced My Hand egli ci racconterà di compagni morti, di vita nel Queensbridge, di rivalità, di galera e in generale di tutto ciò che ha contribuito a renderlo la persona che è. Non mancheranno i momenti Amarcord, dai quali traparirà una evidente nostalgia anche quando narrerà degli eventi non esattamente edificanti che potevano aver luogo in un ghetto americano durante gli anni '80. Insomma, grossomodo la stessa formula (anche se è offensivo definirla tale) che affinerà poi in True Meaning, ma che già in questa versione "adolescente" risulta capace di coinvolgere l'ascoltatore.
Un coinvolgimento che avrà l'effetto secondario di far notare, oltre all'eccellente scrittura ed ampiezza di vocabolario, una tecnica buona anche se non immacolata. Qualche sbavatura quà e là la si trova, più che negli aspetti tecnici, però, in quelli strettamente legati all'esperienza; vale a dire che talvolta la pausa ad effetto c'è dove non ci dovrebbe essere e viceversa, oppure in un passaggio si dilunga troppo su certi aspetti tralasciandone altri, oppure ancora si ripete (non letteralmente, ovvio) in due canzoni. Sciocchezze, se vogliamo, ma di cui tenere conto se vogliamo giudicare la sua crecita artistica prima ancora che The Realness stesso.
Ciò comunque non inficia più che tanto l'ascolto dell'album dal versante lirico; a farlo sono casomai i beat che, analogamente a quanto avverrà nell'opera successiva, hanno fin troppo la tendenza a suonare di già sentito. E questa tendenza si manifesta nel modo più prevedibile possibile: molti campioni sono stranoti a chi ascolta rap da qualche tempo. Qualche esempio: Fallen Soldiers è Beggar's Song (It's Like That di Jay-Z); Unforgiven è Un Bon Son ecc. degli IAM; You Don't Want It è Alone In the Ring (Victory di Puff Daddy) e via dicendo. Ora, non per questo le suddette canzoni sono brutte o che; semplicemente suonano, diciamo, famigliari e questo comporta inevitabilmente una minore longevità. Peccato, perchè quelle che invece suonano freshe vengono a questo punto un po' penalizzate, nel senso che si fatica un po' più ad ascoltare il disco di filata; tuttavia, autentiche chicche come Thun & Kicko con Prodigy, They Forced My Hand con Tragedy (pezzo migliore, non c'è discussione), The Saga o la ghost track Killaz Theme Pt.II lasciano il marchio. Insomma, per quanto alcuni beatmaker si siano un po' impigriti, alla luce dei risultati direi che la media è medioalta/alta: pur non essendo nomi notissimi (J-Love, Spunk Bigga, Sha-Self, Ayatollah...) questi dimostrano buone capacità, tant'è che l'unico a fallire è Alchemist ed il suo remix di Fallen Soldiers, in sè e per sè non brutto ma incompatibile con tema e rappata di 'Mega.
Che altro dire? Come esordio direi che Realness è davvero molto buono ed in fondo dimostra quanto l'attesa necessaria per vedere pubblicato un disco di Cormega non sia stata vana; rispetto a Testament la crescita artistica è sostanziale e, pur non possedendo nè la ruvidità di quest'ultimo, nè la pulizia di The True Meaning, direi che non possederlo sarebbe quantomeno delittuoso. Oscilla insomma tra il tre e mezzo ed il quattro, ma voglio essere generoso. promosso.
Cormega - The Realness
VIDEO: R U MY NIGGA
14 commenti:
io aspetto ancora una recensione di un qualsiasi album di ll cool j.
ck
They Forced My Hand è piaciuta molto anche a Don Joe probabilmente...
A me il remix di Alc per "Fallen Soldiers" piace un sacco! Comunque il discorso sui campioni già usati non può essere casuale, perché anche "The True Meaning" ne è pieno...
BRA
www.rapmaniacz.com
We reiser bella recensa come sempre!
Volevo sapere se ogni tanto ti scappa anche qualche recensioncina di Rap Italico!
bella
LL Cool J boh alla fin fine ci sono solo due suoi album che davvero mi piacciono; comunque so benissimo perchè le chiedi...
Il beat sì, ma con la rappata non quaglia per un cazzo IMHO
We Ema, di italico zero perchè non lo ascolto (motivo pratico) e poi perchè già hanno le pezze al culo, ci manca solo qualcuno che li metta in daunlod a sgunfio (motivo nobile)
Vabbe dai no problem! Aspetto nuove recensioni ;)
recensione a richiesta numero2: maestro fresh wes "Naaah, Dis Kid Can't Be From Canada?!!"
sono curioso di sapere cosa ne pensi...
djmp45
Non solo non ho quel disco ma nemmeno l'ho mai ascoltato... aoh ho 28 anni, no 34, abbiate pazienza
Ammazza!!! C'hai la pensione a due passi ormai!
:D
@reiser: e' del 95 quel disco, non dell'82 :) ...scaricatelo merita,per me e' un classico da 4.5 pieno .gli altri suoi sono cosi' cosi' ma questo spacca veramente
djmp45
Idolo quell'album! Ho conosciuto Maestro Fresh grazie a Percee P.
l'utilizzo di campioni già sentiti si ripete anche nei dischi successivi, e se me ne accorgo io che non sono un tecnico...gli perdono solo quello che ha usato Gente Guasta (forse anche successivamente tra l'altro) perchè un po'fuori dal giro del QB ;-)
Che sia casuale non lo credo nemmeno io -l'avevo scritto anche nella recensione di true Meaning- e proprio per questo trovo che possa risultare criticabile anche se in fondo i beat si lasciano ascoltare.
Ah grazie per il suggerimento, ora vado ad ascoltare
Era il nome che mi faceva anziano
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