
Quest'opera, o per meglio dire quest'operetta, venne da me comprata in un tiepido mercoledì pomeriggio del settembre 1999 dopo averne visto la pubblicità sulla Source. All'epoca con la scuola s'andava a nuotare alla piscina che c'è in via Arena e, trovandosi il TimeOut sulla strada verso la suddetta, decisi così di lasciar giù quelle quarantamila lire che l'acquisto richiedeva. Lo feci senza fiatare, sapete, perchè memore della bontà di Full Scale mai avrei potuto pensare cosa mi avrebbe aspettato da lì a poche ore. Insomma, si può dire che il mio stato d'animo fosse puro ed innocente come quello di un bimbetto del catechismo che agita il turibolo seguendo il prete, simbolo di bontà e saggezza.
Peccato che sempre lo stesso bambino avrebbe scoperto a sue spese che il prete tanto buono era in realtà un orco (cit.). Metaforicamente attirato nella canonica di AG dalla più che promettente Muddslide, da lì in poi mi si sarebbe spalancato di fronte un'esperienza sonora a dir poco traumatica: dai synth formaggiosi e il mood jiggy-wannabe di Rude Awakening -da sentire per crederci- alla folle posse cut intitolata Rock Star, in cui non c'è uno dei miserabili ospiti che sappia rappare decentemente; dal funk da supermercato di Be With al beat trivialmente prodotto di Ishisms (campione di Stevie Wonder sentito quante volte, cento?); dalle surreali ospitate di tale Kool Chuck, un coglione talmente incapace da rendere letteralmente inascoltabile qualsiasi traccia ove egli appaia, alla insultante We Do That Too, in cui già il titolo qualifica il tutto. Tutto di quest'album fa schifo. E fa schifo due, tre volte più di quanto non sia tollerabile se prendiamo in considerazione che si tratta di AG! Con molte basi prodotte da Buckwild e Showbiz (ve possino!!!), Finesse e altri! Ma come si fa, porca-della-vostra-madonna, solamente a concepire un simile delirio?
Esempio: su uno di quei eterni beat di merda che vede un loop semimelodico ripetersi all'infinito -nella fattispecie quello di Do You- il fantasioso produttore Wali World (che per me poteva restare solo un MC) riesce a stendere alcune delle batterie non solo peggio equalizzate degli ultimi dieci anni, ma per giunta le mette insieme in una combinazione in cui il rullante è quasi a tempo -troppa grazia!- mentre tutto il resto sembra inseguirlo faticosamente, con cassa e hihats che inciampano l'una sull'altra come se si stessero ascoltando contemporaneamente due canzoni diverse... non so come descriverlo meglio, è davvero un risultato di una bassezza tale che va ascoltato in prima persona onde potersi rendere conto della gente con cui abbiamo a che fare. E quanto all'emceeing, a parte una rosa di personaggini che stanno al rap come il Cervia sta al calcio, a indignare più di tutti (escluso naturalmente quell'Attila, quel Gengis Khan del microfono che è Kool Chuck) è spesso lo stesso AG che, non pago di ridare alcune delle performance peggiori della sua carriera -Be With, A 2 Da G, We Do That Too- si fa accompagnare in dosi massicce dai Ghetto Dwellas che, diciamocelo, funzionano solo ed esclusivamente se il beat è cupo e minimalista. Altrove fanno solo ridere, insomma, e comunque D-Flow sempre marcio è stato e sempre marcio rimarrà.
Alla fine, le sole eccezioni in tutto questo delirante cumulo di sterco musicale -Muddslide, Underground Life, Weed Scented (hey, tre belle canzoni contro quindici spruzzi di diarrea, mica male per 40000 lire!)- non solo non possono riabilitare l'album, ma anzi ne sottolineano la pochezza. Un po' come quando vedi un cesso di ragazza mitragliata dall'acne e con la ricotta tra le dita dei piedi e ti vien detto "sì, ma ha dei bei occhi"... ESTICAZZI GLI OCCHI!
Chiudo dicendo solo che l'inclusione truffaldina di Drop It Heavy, che lascia intuire un senso di colpa del tutto giustificato da parte di AG, non rappresenta altro che il patetico tentativo di salvare in corner uno dei momenti più bui della storia della D.I.T.C. Francamente non so cosa sia peggio, se questo o quell'altra graziosa operuccia che è Bon Appetit; è un bel derby tra porcherie, intendiamoci, ma personalmente la coppa di "Stronzatona col fischio e col botto" l'assegno a questo a suo modo memorabile Dirty Version in quanto più lungo e dunque ancor più traumatizzante.
Ma vaccaghèr, va.

A.G. - The Dirty Version
VIDEO: RUDE AWAKENING
AG feat DITC - Rude Awakening - MyVideo