Non aspettatevi però la creatività di un Elzhi, perchè Finale in fondo è contenutisticamente abbastanza nella norma: esperienze personali, un po' di sana introspezione, amore per l'hip hop, lo struggle di ogni giorno... insomma, nulla per cui valga la pena di sperticarsi in elogi, tuttavia l'esecuzione è abbondantemente precisa per relegare in secondo piano questa (paradossale?) carenza di carisma. Promosso, quindi; non con la lode, ma pur sempre con un voto alto.
Dove invece sarei pronto a regalare cattedre è nel versante dei beat. Come già detto, Detroit nuovamente stupisce nella sua capacità di essere eterogenea ed al contempo di mantenere un'identità immediatamente riconoscibile. Poco importa poi se un Nottz è della Virginia o un M-Phazes australiano, sia per loro sforzo personale che per la visione artistica espressa con grande maturità da Finale, il suono di Pipe Dream è Motor City al cento per cento. Del resto, lo stesso alfiere di questo sound -parlo ovviamente di Dilla- sapeva muoversi con destrezza tra lento e veloce, tra ruvido e soave, per cui non si fa fatica a ricondurre alla città i synth sporchi di Black Milk come il leggero campione di piano e sax (che onestamente fa un po' colonna sonora da soft porno, va detto) di Oddissee. E, al di là della diversità delle atmosfere conferite da ciascuno dei produttori coinvolti nel progetto, la chiave della eterogeneità dell'insieme sta nella -purtroppo spesso sottovalutata- programmazione delle batterie, sempre diversa e quasi mai scontata.
Prendiamo ad esempio il rullante quasi inutilizzato del primo beat di Arrival & Departure, al quale viene favorito un utilizzo del basso come se facesse parte della sezione delle percussioni, e paragoniamolo all'uso più tradizionale fattone in Jumper Cables: due mondi completamente diversi. Basterebbe questo a rendere godibile l'ascolto. Ma poi, in aggiunta a ciò, ci sono anche i campioni, che possono includere synth e suoni elettronici in generale così come campioni soul e funk (Pay Attention è una bomba e ricorda il miglior RJD2, non dico altro) senza per questo dare un'idea di schizofrenia acustica al tutto. Insomma, non chiedetemi come, ma l'incastro finale tra traccia e traccia è di una perfezione tale da consentire l'ascolto in loop di tutto l'album, soprattuttto perchè non esiste, ma davvero non esiste un pezzo che sia meno che bello.
Difetti? Uno solo: i milioni di interludi sparsi dentro alle tracce, che francamente spaccano i coglioni più del lecito già al secondo ascolto, sia perchè poco ce ne po' frega' del "cosign" Prince Whipper Whip ma soprattutto perchè questi spesso sono "strategicamente" inseriti a metà canzone. WTF!?!
Ma a parte questa balzana idea, ammetto di essere in tutto per tutto entusiasta di fronte a Pipe Dream: veramente, veramente molto bello. Se non gli do un quattro e mezzo è solo perchè ho la coda di paglia (so cioè di essere un tantinello fanatico del sottogenere) e poi perchè l'unica cosa a cui non ha ancora risposto è stato la questione inerente la longevità, fondamentale per raggiungere lo status di eccezionalità. Le premesse comunque ci sono: casomai ci riaggirneremo tra qualche tempo. Nell'attesa, non fatevi sfuggire quest'opera per nessun motivo. Non ci sono scuse. E con questo intendo dire che ci dovete investire dei soldi; se non si spendono per gente simile allora può solo significare che gentaglia come Wayne ce la meritiamo.
