Visualizzazione post con etichetta Supastition. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Supastition. Mostra tutti i post

venerdì 20 novembre 2009

SUPASTITION - CHAIN LETTERS (Soulspazm, 2005)

Non ho mai fatto mistero della scarsa considerazione in cui tengo i Little Brother e la loro cricca, che peraltro include praticamente tutto il mondo più o meno noto dell'emceeing della North Carolina; il mio si potrebbe addirittura definire accanimento, perchè sovente tiro fuori 9th Wonder o Phonte anche in contesti che nulla hanno a che fare con loro, ma d'altronde penso che il mio comportamento sia comprensibile se si considera l'ondata di plausi ed incensamenti ricevuti ad ogni loro uscita. In più, questi atteggiamenti hanno avuto come effetto collaterale quello di far passare in secondo piano gente secondo me molto più degna ed interessante, la cui sola colpa era quella di non sviscerare le loro noiosissime giornate in sedici barre mentre si sventolavano fiori di Bach sotto al naso ascoltando in ciclo continuo Wake Up di Harold Melvin.
Astioso, eh? Sì, indubbiamente; pure, la mia smisurata onestà intellettuale mi ha permesso di cogliere ciò che di buono è stato seminato da questa gente. Che forse non sarà molto, ma di certo è maggiore a quanto prodotto, ad esempio, dai Jedi Mind Tricks -ovverosia una pletora di mediocri cazzoni che reppano coglionate su beat pomposamente epici. Ecco, tra le poche note positive più o meno ricollegabili al fenomeno Little Brother c'è un MC che secondo me ne rappresenta in qualche modo la versione meno autoesegetica, meno pretenziosa e più d'impatto di Nainf Uonder & soci: Supastition. Per molto tempo avevo sentito Kam Moye (questo il suo vero nome e quello con cui ha firmato l'ultimo suo noiosissimo album, se vi può interessare) solamente su canzoni altrui -Cunninlynguists, Kenn Starr o Pumpkinhead, per citarne tre- e di lui mi avevano colpito lo stile, aggressivo e deciso ma non urlato, e la tecnica, pulita e precisa. Sicché, cerca quà e cerca là, ero poi riuscito a scoprire la sua discografia e di essa m'interessa menzionare, più che l'esordio 7 Years Of Bad Luck, il buon EP del 2004 intitolato The Deadline e, per l'appunto, questo Chain Letters.
Ora, se dovessi definire quest'album in una frase, direi che è la versione hardcore di The Listening. Di esso infatti conserva un approccio molto terra a terra in quanto a liriche e chiare influenze della seconda golden age nel reparto musicale; la differenza però consiste nell'atteggiamento più aggressivo del nostro, sia contenutisticamente che stilisticamente, e nei beat, che in genere tendono a picchiare di più distaccandosi così dalla scuola del Pete Rock più rilassato. Sulla carta, quindi, il risultato è interessante ed in linea teorica può rappresentare un ponte tra coloro che si nutrono di pane e D.I.T.C. e coloro che vedono in Common il loro Guru spirituale; tuttavia, pur ricevendo il plauso della critica, non mi sembra che il Nostro sia riuscito a capitalizzare il giusto da quest'uscita e di ciò mi dispiaccio.
Me ne dispiaccio per vari motivi, ma quello maggiore consiste nel riconoscergli lo status di MC capace e carismatico, perlomeno per gli standard dettati dalla scuola Justus League. Supa difatti non sarà né un Immortal Technique, né un Nas; però conserva una buona dose di arroganza/autostima ed un approccio molto diretto nella scrittura, presentandosi così come una persona sì onesta e dunque capace di riconoscere i propri difetti, ma altrettanto orgogliosa dei suoi pregi. In più, e questo è un fatto chiave, la sua tecnica aggressiva funziona qui come un grimaldello per evadere dalla potenziale noia insita in testi così seriosamente egocentrici come buona parte di quelli presenti in Chain Letters. Sentirlo rappare fa piacere, insomma, perchè al di là dell'avere un ottimo lessico ed un'altrettanto valida penna (vedi i diversi storytelling qui presenti), la sua tecnica del respiro è magnifica ed anche nelle rime incrociate più veloci è impossibile perdersi una singola sillaba.
Ne consegue, dunque, che il valore aggiunto che lo stile dà ai contenuti è imprescindibile se si vuol giudicare obiettivamente Supa; e così, pur essendoci una evidente sovrabbondanza di testi in stile «me-against-the-world» che lasciano il tempo che trovano, può sempre essere piacevole sentirlo metter giù un'ennesima strofa rappata da dio. Ma per fortuna non c'è solo questo: in termini introspettivi o, più in generale, cerebralmente pregnanti, vi sono diverse sorprese perlopiù esibite come storytelling: e se non tutti centrano il segno (il suo j'accuse nei confronti del materialismo -Baby Story- è presentato mediante una storia così inverosimile da fargli perdere ogni credibilità), altri mescolano aneddotica a serietà in maniera encomiabile: Split Decisions, Yesterday Everyday (che in qualche modo prosegue il discorso di maturazione iniziato con Fountain Of Youth) o Special Treatment sono quelle che più risaltano. E anche quando Supa espande la sua autostima ed il suo bastiancontrarismo su territori strettamente legati all'hip hop la cosa funziona: Don't Stop, That Ain't Me, Hate My Face o Nickeled Needles meritano e non poco.
Meriti, questi, che come abbiamo visto si devono certamente al Nostro ma anche ai beat: beat che sono prodotti perlopiù dall'ottimo M-Phazes (che li sa far suonare come pochi altri) e soprattutto da Illmind, un altro che è indubbiamente dotato di talento ma le cui prestazioni sono più oscillanti. A margine c'è poi un Jake One precedente la sua svolta filotamarra -e difatti Hate My Face è una bomba- ed un Nicolay che, come al solito, trovo troppo noiùs ad eccezion fatta per A Baby Story, che usa lo stesso campione di Insomnia di Kaos (non la Vanoni) ma che, come ho detto, perde purtroppo punti a causa del testo. Chiusa la parentesi, torniamo al duo di M-Phazes e Illmind partendo dal primo. Il produttore australiano si richiama chiaramente allo stile più classicamente nainfuonderiano, ma la marcia in più che ha è quella di saper far suonare le sue basi: e così, per esempio, gli archi usati in Don't Stop passano in secondo piano rispetto ai potenti rullanti ed alla corposa linea di basso, che difatti reggono tranquillamente da soli le strofe. Idem per Split Decisions, che fornisce un tappeto sonoro dalle reminescenza jazzate elegante ed al contempo incisivo; Nickeled Needles, poi, oltre ad avere le "solite" batterie gode pure di un eccellente campione di piano che la rende uno dei pezzi migliori di Chain Letters. Dal canto suo, Illmind ha il pregio di fornirci le due ottime versioni di Soul Control (e sotto ogni punto di vista preferisco la versione solitaria), molto Native Tongues, ed un bel po' di beat oggettivamente dotati di maggior inventiva nella strutturazione della sezione delle percussioni: vedi ad esempio le energiche That Ain't Me o Blood Brothers, che risultano variazioni di registro decisamente benvenute. Casomai, egli perde un po' nei brani lenti; e se sono disposto a salvare Special Treatment grazie al sample di chitarra l'uso degli stessi rullanti di More Trife Life, le restanti Ain't Going Out e 100 Percent risultano eccessivamente generiche e/o soporifere.
Ora: i due difetti maggiori di Chain Letters sono fondamentalmente una certa ripetitività concettuale e l'appartenenza dei beat al medesimo stile/registro; soprattutto, è quest'ultimo aspetto a tarpare le ali a Chain Letters. Ad esempio, non sarebbe stato male sentire Supa su qualcosa di più vigoroso, magari qualcosa di Marco Polo, con il quale infatti aveva fatto faville in Heat, per esempio. Nickeled Needles e Hate My Face sono già dei buoni passi in questa direzione, si capisce, ma la diversità non basta. Di sicuro, però, c'è che di tutta la cricca dei «blue collar rappers» Supastition è uno dei pochi che reputo interessanti e tutto sommato completi e non prevedibili. Lungi dall'aver partorito un album perfetto, questo è però l'unico che mi sentirei di raccomandare pressoché a tutti.





Supastition - Chain Letters

mercoledì 9 luglio 2008

KAM MOYE [SUPASTITION] - SELF CENTERED EP (Free download, 2008)

Cari miei, oggi non vi passo un cazzo. Sarà stata la stanchezza, sarà stato il fatto che son uscito di fretta dopo una sontuosa cacata casalinga che mi ha impegnato per più di dieci minuti, ma oggi mi son scordato il disco del giorno a casa. Pure, nella mia infinita conoscenza, mi son imbattuto in qualcosa di mediamente interessante: il nuovo di Supastition. Presentato sotto il nome di battesimo Kam Moye, lo si può scaricare aggràti$ dal suo Myspace. Inutile dire che appoggio sempre questo genere di iniziative, specie se fondate su validi argomenti (che potete leggere in quest'intervista a HipHopGame).
Ora, non do un voto al disco perchè per un qualche strano motivo non mi sembra il caso, tuttavia una piccola critica la posso anche buttar giu. Ve ne accorgerete ascoltandolo anche da soli, ma è lampante quanto i beat si rifacciano all'estetica da Justus League (il che vale anche per i suoi precedenti lavori), ed è altrettanto lampante che siano di una noia infinita. Persino paragonandoli a quelli adoperati nel disco del Away Team questi non ne escono a testa alta, principalmente a causa della loro monotonia, della loro genericità e della loro carenza di spessore (persino da parte di M-Phazes, che pure in genere non mi dispiace). Pure, l'esito complessivo del disco è accettabile perchè Supastition è un valido MC, che non solo sa giostrarsela con gli argomenti più leggeri ma, anzi, risulta capace proprio nel sapersi raccontare (termine orrido sul quale vi chiedo di glissare). Egli aveva mostrato questo lato già in precedenza attraverso tracce come Fountain Of Youth, ma in questo EP ha deciso di focalizzarsi unicamente sulla sua visione del mondo, che viene srotolata di fronte ai nostri occhi in maniera stilisticamente impeccabile ma soprattutto interessante e non dedita all'onanismo emo.
Certo, alla luce di questo è davvero un peccato che non abbia optato per basi un po' più spumeggianti, ma non si può certo avere tutto dalla vita. Dategli un ascolto, se volete, e casomai potrete trovare qualcosa di suo un po' più fruibile nel Deadline EP del 2004. Incomprensibile comunque la scelta di mettere una grafica in bassa risoluzione, per giunta priva di retro e di qualsiasi accenno di booklet.

Kam Moye - Self Centered EP