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venerdì 8 maggio 2009

MURS - 3:16 THE 9TH EDITION (Def Jux, 2004)

Come i più attenti lettori tra voi sapranno, io nutro un certo astio nei confronti di Patrick Douthit, meglio noto come 9th Wonder. Più precisamente, ciò che detesto è l'aura di genio e di salvatore del beatmaking che gli è stata conferita da gente che in buona parte ha nostalgia di cose non vissute; perchè solo uno che non ha mezza idea della musica che si ascoltava nei primi anni '90 può sostenere che 9th la sappia in un qualche modo riproporre. Ma questo sarebbe il meno: il più, invece, è che di produttori noiosi, ripetitivi, manieristi come lui ne conosco davvero pochi e, ancora peggio, la stragrande maggioranza delle sue basi suona da schifo. Insomma, mettiamo insieme l'opinione che ho di lui e la stima di cui gode e chiaramente si verificherà una sorta di big bang in cui a soffrire di più saranno i miei testicoli, i quali puntualmente s'annodano ogni qual volta che sento un ciuccio magnificare le doti di Patrizio. E, oh, dimenticavo: già che ci sono vorrei ricordare -per dovere di cronaca- che i primi due album dei Little Brother sono un colpo di menhir sullo scroto.
Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: vuoi anche solo per questioni di pura statistica e di legge dei grandi numeri, in questi anni il Nostro ha saputo anche creare beat potenzialmente belli (dico potenzialmente perchè le batterie fanno sempre un moscio *PIF*, non si scappa). Così, a memoria, mi vengono in mente il remix di Love Is Gone di Jaz-O, quello di Make A Move dei Hieroglyphics, Good Ole Love di Masta Ace, Special dei Strange Fruit Project più qualche roba per Sean Price e sicuramente altro ancora... nulla per cui valga la pena di strapparsi i capelli, magari, ma sono convinto che persino io riuscirei a mettere insieme un CD farcito di musica da lui curata più che valida e certamente anche varia.
E in esso inserirei senz'altro qualcosa di questo 3:16, che non solo include diverse belle basi ma soprattutto vede 9th confrontarsi con il suo più grande nemico, la monotonia, ed uscirne trionfatore. Perchè non è solo la brevità dell'opera a farla scorrere liscia e piacevole, ma anche la brillante intuizione del beatmaker di spingersi oltre la creatività data dalla formula in cui si usa un sample vocale tagliato a metà per tre misure e lasciato scorrere in quarta, per poi dargli infine maggior spazio nel ritornello. Senza poi contare il fatto che stavolta non attinge solo al soul della Motown e della Stax ma si spinge oltre, andando a pescare ad esempio nel reggae roots, nel funk e nel blues. Sorprendente, vero?
E non è tutto: Murs, che fino ad allora non conoscevo più di tanto se non per qualche apparizione tra le robe dei Living Legends ed un esordio solista francamente bruttino, approfitta di questa cambio di sonorità per affrontare molteplici tematiche tra le quali i rapporti razziali nel rap, le sue passate liasons col gentil sesso, una sana dose d'introspezione, del buon vecchio storytelling ed infine del sano egotrippin': davvero niente male per sole nove tracce, specialmente se si considera che ad essere buone non sono solo le idee ma anche la loro realizzazione. Difatti, Murs è un MC che di primo acchito non colpisce particolarmente ed in effetti non presenta delle qualità eccezionali, ma basta dargli un paio di ascolti per rendersi conto che a fronte di un flow ed una voce non particolarmente carismatici si nasconde un eccellente storyteller ed un ottimo scrittore, capace di rendere coinvolgente persino un argomento abusato quale può essere il rapporto con la figa. E se ci riesce non è solo perchè sa mettere bene insieme delle parole, ma anche perchè in più occasioni lo troviamo molto critico con sè stesso e dunque persino l'eventuale autoesaltazione viene presa sul serio: si pensa insomma che Bad Man non sia solamente una serie di cazzatielle ma un completamento di una personalità che ben si scorge in Freak These Tales. E questo solo per fare un esempio.
L'introspettiva The Rain completa poi il quadro della persona -non personaggio- Murs, che comunque riaffiora anche in altre tracce ma senza per questo danneggiare l'album con troppo egotismo. Del resto lui stesso dichiara che "I'm tryin' to walk that thin line between intelligence and ignorance/ Have a little fun while making music of significance." E ad ascoltare Walk Like A Man c'è da credergli: perchè per quanto il tema affrontato non sia nuovo (una denuncia della viuuulenza e della promozione mediatica di questa), il modo in cui lo affronta è interessante; e non tanto perchè adoperi la forma del racconto, quanto perchè spezza quest'ultimo in tre fasi e da tre diverse prospettive dove per ciascuna c'è un beat diverso che contribuisce in maniera determinante a creare l'atmosfera descritta nelle liriche. Oppure, ancora, And This Is For: tolta la prima strofa, le restanti sono dedicate alla differenza tra il vivere l'hip hop per un nero e per un bianco e su come questi ultimi stanno/starebbero prendendo il sopravvento sul genere (parallelamente a ciò che avvenne per il rock ed il jazz ed il blues); una bella polemica, non c'è che dire, che sono sicuro farà discutere come lo ha già fatto in passato. Non do un'opinione sui suoi pensieri, se non che forse appare un po' frustrato e questo va lievemente a scapito di alcune osservazioni che -possa piacere o no- tutto sommato si avvicinano alla verità: vedi ad esempio la frase "Yeah, it's all one love, but remember one thing/ This music is my life, not a cultural fling" ("Fling" vuol dire più o meno "storiella di poco conto", di breve durata). Che dire? A ciascuno il suo, intanto di sicuro c'è che dà da pensare. Ma non voglio poi scendere oltre nei particolari: ascoltatelo e fatevi voi un'idea, sono convinto che il cosiddetto "food for thoughts" vi soddisferà anche perchè intervallato da momenti più leggeri ma non stupidi.
Bene: dopo l'emceeing veniamo a quello che dovrebbe essere il momento più critico, cioè i beat di 9th Wonder. Ho già accennato più sopra alla maturazione mostrata su quest'album (poi è regredito, ma glissiamo va') e credo che questa venga dimostrata fin dal momento in cui si sente Bad Man: non solo il campione proviene dal reggae, ma persino le batterie godono di una programmazione per lui inusuale e soprattutto non scade nel milionesimo riciclo del solito rullante. Più sul suo stile è invece 3:16 ma, a parte una buona scelta ed un bel taglio del campione, anche qui finalmente le batterie picchiano per benino (charleston a parte, ma è il meno). Sarà forse merito del mastering, curato da Ken Heitmueller, ma me la sento di fare i complimenti al Nono Miracolo: quando uno se li merita non puoi trovare scuse. Casomai sono poi The Rain e Freak These Tales a non convincere del tutto uno scetticone come il sottoscritto, ma di certo non si può dire che siano brutti beat; al limite che non sono invecchiati troppo bene, ecco, come del resto The Animal. Ma non è nulla di grave e vorrei che fosse ben chiaro che il lavoro svolto al campionatore in quest'occasione brucia in un attimo album ben più lodati come i due dei Little Brother e le sue raccolte; che poi non è che sia oggettivamente difficile (frecciata), ma diciamo che anche solo con Walk Like A Man uno guadagna una bella quantità di punti.
Insomma, giunti in chiusura non posso che ribadire il mio apprezzamento nei confronti delle fatiche di 9th Wonder, che con 3:16 mi ha convinto quantomeno del fatto che non sia uno mediocre. Ha delle potenzialità, insomma, anche se mi viene da dire "è intelligente ma non si applica". Tuttavia non posso scordarmi di Murs: se su questi beat ci avesse rappato, che so, Cesar Comanche o un altro delle seghine della Justus League (*cough*Kaze*cough*) avremmo tra le mani materiale da tre zainetti al massimo. Fortunatamente c'è qui un rapper forse non particolarmente carismatico né tecnicamente eccellente -voglio dire che sa fare il suo e bòn- ma che indubbiamente rientra tra i pochi a saper coniugare una visione da "uomo qualunque" (o vita di tutti i giorni, vedete voi) ed una creatività ben adoperata, la quale scende in campo proprio nel momento in cui l'argomento trattato è in sè magari abbastanza trito. Ben fatto, insomma, non c'è un cazzo da dire.




Murs - 3:16 The 9th Edition
Bonus: 3:16 Original Samples (via KevinNotthingham.com)

VIDEO: BAD MAN!