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mercoledì 10 febbraio 2010

SEAN PRICE - JESUS PRICE SUPERSTAR (Duck Down, 2006)

Avrete notato come di solito non mi preoccupi di tenere a freno la mia tracotante prolissità, specialmente quando scrivo di musica che mi piace. Ma stavolta il discorso è diverso, e tale deve essere per un semplice motivo: Jesus Price Superstar non è altro che un «Monkey Barz 1.1», ossia una replica del format che ha reso un successo l'esordio solista del beneamato Sean Price. Più specificamente, anche in questa occasione troveremo tutto il carisma di Pü! nelle sue varie manifestazioni -metarap, viulenza, humor ecc.- esattamente come avveniva in Monkey Barz, solo che cambierà la forma sia nei testi che nei beat ("e grazie al cazzo", direte giustamente voi). Insomma, se vi è piaciuto il predecessore vi piacerà anche questo, altrimenti no. Punto.
Ora, generalmente sarei propenso a cassare senza pietà una simile operazione fotocopia, ma si da il caso che a conti fatti Jesus Price Superstar corrisponda esattamente a quello che il Nostro deve fare, ossia rap di puro intrattenimento. E, francamente, una persona che si dimostra capace di partorire uscite brillanti come "You're supposed lie to the cops and tell the truth in the booth/ Instead you tell the truth to the cops and lie in the booth" oppure "My man said he heard me on Mister Cee/ Yeah, that's cool but it don't equal chips to P/ The brokest rapper you know sell crack after the show/ With a fo'-fo' that'll blow back half your 'fro", dimostra di saper fare il suo mestiere; criticarlo per la scarsa innovazione mi sembrerebbe fuori luogo. Oltretutto, nei limiti del possibile la sua tecnica è migliorata sia per la qualità delle rime che per i piccoli accorgimenti che rendono Pü! di diverse spanne superiore ad altri suoi colleghi, cioè le pause ad effetto, i giochi di parole e via dicendo. Insomma, senza menarla troppo per le lunghe posso dire che JP Superstar è una manna per qualsiasi appassionato di liriche. Punto. Il Nostro dimostra la sua bravura, fa venir voglia di riascoltare molte delle sue barre e al di là del meritarsi il nostro plauso spesso e volentieri ce fa ride.
Il che è cosa buona, perchè purtroppo l'apporto dei vari beatmaker è sì meno altalenante rispetto a Monkey Barz, ma al contempo risulta più insipido; i vari 9th Wonder, Khrysis, MoSS, Illmind ecc. non riescono difatti a spingersi oltre la media personale, cosicché alla fine è vero che non corriamo il rischio d'imbatterci in sconcezze come Fake Neptune, ma purtroppo è anche vero che di Onion Heads o Bye Byes non c'è nemmeno l'ombra. Il che è ovviamente un peccato, perchè essendo Pü! capace di salvare un beat di qualità mediobassa, nel suo caso (in realtà sempre) preferisco avere una qualità generale ondivaga che magari mi porta a premere «FF» due o tre volte, ma che in altrettante occasioni genera in me spasmi muscolari all'altezza della nuca. E qui invece ci troviamo nel reame del "caruccio" con qualche guizzo di vita nei casi di Like You (10 For The Triad evidentemente sa come creare linee di basso gorde, cfr. anche la sua Da God), One (purtroppo troppo breve) e Mess You Made. Niente de che, si capisce, ma pur sempre più degne d'attenzione che non il 9th Wonder/Krhysis in pilota automatico e le relative Let It Be Known, Director's Cut o Stop che ne derivano, ovviamente munite del solito loop di archi d'ordinanza, oramai accettabile solo se sfruttato in maniera davver creativa e non lasciato lì senza variazioni "perchè tanto la melodia c'è". Eddài, sù!
Last but not least, nota di demerito a P.F. Cuttin', il quale ricicla senza vergogna il beat usato per Ice Grillz dei Blahzay Blahzay (lasciandolo pure sul suo Myspace, 'sto fesso!), che sarà pure bello ma insomma...
Concludendo: se prendiamo in considerazione questi aspetti, ci aggiungiamo alcuni ospiti dei quali avrei volentieri fatto a meno (Phonte, Skyzoo, un Sadat X scandaloso e quella disarmante sega di Chaundon), ed infine ci ricordiamo che non c'è nulla di sostanzialmente diverso rispetto a Monkey Barz... boh, devo dirvi quale dei due comprarvi? Poi, certo, se siete come me dei fanboy di Scionpü! fate bene a reperire anche questo; tuttavia spero che -come lascia presagire il gustosissimo Kimbo Price- il suo prossimo disco si distanzi dalla piega presa nella scelta delle basi. Tre e mezzo, via, di cui quest'ultimo è forse un po' regalato...





Sean Price - Jesus Price Superstar

VIDEO: MESS YOU MADE

venerdì 30 ottobre 2009

SEAN PRICE - MONKEY BARZ (Duck Down, 2005)

Nei scorsi giorni, Robbie di Unkut ha pubblicato un breve pezzo sull'importanza del carisma nel rap e su come questo aspetto sia stato sovente ignorato da quella che si potrebbe definire la «Lyricist Lounge generation», cioè tutta una folta schiera di artisti il cui punto focale è stato l'aspetto tecnico, fondamentalmente a scapito di tutto il resto. Questo è un argomento abbastanza interessante e certamente discutibile caso per caso, ma reputo che il principio sia vero o, quantomeno, lo condivido: moltissima della musica che compro/ascolto è magari solida dal punto di vista musicale e più strettamente lirico, ma alla fin fine annoia più di altri prodotti, anche se questi possono risultare meno perfetti sotto questi punti di vista. Per fare un esempio potrei citare i soliti Little Brother, ma preferisco aggiornare i miei paragoni e, stando solo all'ultimo anno, preferisco menzionare i Diamond District o Lushlife: entrambi autori di album non brutti ed anzi spesso pregevoli specialmente nell'ottica dei beat, malgrado tutto alla fin fine perdono un buon 80% del loro potenziale semplicemente perch chi sta al microfono si limita ad essere competente.
Bene: fate "ciao" con la manina a Sean Price: con all'attivo due album ufficiali e tre mixtape, e con nessuna delle suddette uscite lontanamente rapportabile ad un classico, egli è però uno dei pochissimi MC che talvolta sento il bisogno specifico di ascoltare. E poco importa se diversi beat sono meh o non mi piacciono, perchè salvo casi irrecuperabili basta la sua presenza a farmi relegare in un ruolo da comprimario la base. In tal senso, il suo esordio come solista, Monkey Barz, è forse più adatto per tratteggiare i contorni di questo bizzarro fenomeno, in quanto presenta più alti e bassi che non il successivo Jesus Price Superstar.
Pubblicato nel 2005 come primo volume della "trilogia" composta assieme agli album di Buckshot e 9th Wonder e degli Smif 'N' Wessun, forse esso non è il migliore in senso assoluto ma è probabilmente quello dotato di maggior fascino (e per parlare di fascino con in mezzo con Scionpüüü! ce ne vuole). Innanzitutto perchè è l'opera con su più pezzi d'impatto: Onion Head, Boom Bye Yeah, Bye Bye, Jail Shit e Rising To The Top possono godere dei favori di qualsiasi aficionado di rap fin dal primo ascolto e, soprattutto, mantengono una buona longevità nel tempo. In secondo luogo, perchè è quello che a fronte dei sopracitati pezzi da novanta ne contrappone altri francamente deboli (Fake Neptune, Mad Mann, I Love You Bitch). Il terzo motivo nonché il più importante, è che qui si può notare quanto la bravura ed il carisma di un rapper possono aiutare a far risorgere tracce che, se date in mano ad un altro, avrebbero continuato a nuotare nella mediocrità più nera (Heartburn, Peep My Words, Shake Down, Spliff 'N' Wessun).
Ed il bello è che ciò non avviene a causa di chissà che contenuti, ma quasi solamente per motivi di forma. Scionpüüü! infatti non si spinge praticamente mai oltre alla ghettuseria nelle sue varie forme -ricalcando così alla perfezione il marchio di fabbrica della Boot Camp Clik- ma sia per l'esposizione che ne fa (in cui non manca quasi mai un pizzico di humor) che per la tecnica adottata, il risultato alla fine riesce ad affascinare persino chi dovrebbe averne pieni i coglioni di queste robe. Insomma, dal ruolo di gregario che giocoforza aveva assunto come membro degli Heltah Skeltah, il Nostro ha saputo trasformarsi in una belva: sia per l'inventiva e le uscite, che spesso si collocano in quella sottile linea che passa tra il serio ed il grottesco, che per l'unione perfetta tra metrica e voce. Sentirlo rappare è un piacere per chiunque reputi comunque ancora importante l'arte di saper mettere in rima le parole, ma lo è anche per chi nel rap apprezza i momenti di caciara e cazzonaggine più pura.
E quando la sua voce e la sua malcelata goliardia vengono supportate dai giusti beat, i risultati sono ammirabili: Agallah rientra nel ruolo di produttore talentuoso ma non tamarro e firma le ottime Rising To The Top e Jail Shit (ulteriormente impreziosita da un redivivo Rock sul ritornello), mentre Khrysis, pur difettando ancora di personalità, sceglie bene i campioni e le batterie (anche se quel rullante che fa TCIOK! non mi convince appieno) e così le sue Bye Bye e Onion Head centrano il bersaglio e forniscono un tappeto sonoro ideale per la spacconeria di Scionpüüü!. Non da meno sono i momenti più smaccatamente tamarri, anticipati in Shake Down ma culminanti nella cafonissima Boom Bye Yeah, che non potrebbe essere descritta se non come la colonna sonora ideale per un pestaggio di gruppo ai danni di bambini dagli occhi tondi & teneri.
Me senza voler indugiare troppo nella descrizione dei singoli beat, basti dire che l'ispirazione comune a tutti è il classico boombap nuiorchese senza alcun tipo di pretese, con in più qualche incursione nel soul: già Onion Head e Bye Bye (anche se quest'ultima campiona David Axelrod) ne mostrano i segni, ma sono soprattutto Heartburn, Brokest Rapper You Know e I love You Bitch a far sfoggio di sample dell'era Motown. Ma se il primo tipo di sound non presenta controindicazioni di alcun genere e funziona praticamente sempre, nel secondo caso è facile scivolare nella sovraproduzione e nel pacchiano. Un peccato, davvero, perchè d'accordo che il nostro eroe riesce praticamente sempre a rendere perlomeno ascoltabili queste tracce, ma è anche vero che con un po' meno archi epici + sample vocali, ed un po' più di Beatminerz (qui invece completamente assenti) o MoSS, Monkey Barz sarebbe diventato un disco ineccepibile.
Così com'è, invece, soffre di un certo "effetto altalena" del quale -malgrado tutto- avrei preferito fare a meno, e che in ultima analisi fa giusto da cartina di tornasole per dimostrare la bravura di Scionpüüü!. Tuttavia, questa non va sottovalutata, perchè riesce a trasformare un album che in mano a qualcun altro sarebbe stato da tre/tre e mezzo in un solido quattro pieno, essendo Monkey Barz favorito non solo da alcune autentiche chicche ma soprattutto di una longevità molto rara di questi tempi. PÜ!!!





Sean Price - Monkey Barz

VIDEO: BOOM BYE YEAH