
Ebbene, finalmente, dopo dodici anni, Cheeba e Suede si sono dati una svegliata e hanno capito che forse era il caso di richiamare il sottovalutato Ski per produrre l'intero album. Cosa che hanno fatto e, guardacaso, Another Heist è senz'ombra di dubbio il loro miglior lavoro dai tempi di Uptown Saturday Night ed un buon album tout court. Diverrà un semiclassico come quest'ultimo? Probabilmente no, ma a questo punto la cosa mi è personalmente indifferente e mi basta avere per le mani una loro opera che finalmente si può ascoltare dall'inizio alla fine senza particolari problemi (o quasi).
Veniamo al dunque: scava scava, alla fine cosa volevano da loro i fan di USN e che non gli era mai stato dato, se non in piccoli assaggi? Semplicemente la riproposizione della formula vincente fatta di beat atmosferici densi di funk e soul, da un lato, e di rime pesantemente influenzate dallo slang in cui lo stile deve regnare sovrano e incontrastato, dall'altro: e così è avvenuto. Ora, è chiaro che non ci può più essere la sorpresa e l'innovazione degli esordi: un po' perchè dell'ormai odioso «swagger» si è abusato fino alla nausea (ed i Camp Lo sono stati i primi ad averlo/usarlo nella sua accezione contemporanea), e poi perchè l'avere basi pregne di campioni Motown ormai non fa più notizia. Ma la differenza tra loro e altri gruppi che si richiamano agli anni '70 -anche solo come musicalità- resta ed è enorme, per cui il primo pregio che si può trovare è il mantenimento dell'originalità o perlomeno della personalità.
Fedeli a sè stessi, i nostri eroi hanno infatti proseguito nel loro percorso fatto di atmosfere vintage e testi al 90% incomprensibili, in cui tutto si gioca sul costante scambio del microfono e la destrezza nel maneggiare sillabe, parole e metafore. Praticamente ogni traccia di Another Heist trasuda quindi stile nella sua concezione più reppusa, e forse l'esempio migliore di questo si può trovare nella breve ed imperdibile Son Of A..., in cui fanno evidenti riferimenti alla cultura degli anni '70 passando dalle Chevrolet a due porte ai film di Bruce Lee, senza scordarsi naturalmente della musica e dei suoi eroi piuttosto che delle Black Panthers o Donny Goines. In verità, poi, questa è una delle canzoni contenutisticamente più identificabili assieme al terzo episodio di Black Connection e Good Green; se proprio siete quindi alla ricerca di quel misto di rime, slang e nonsense tipico di Cheeba e Suede, allora vi suggerisco di provare con Get 'Em Lo o Satin Amnesia, in cui si fanno dei viaggioni logicamente difficili da seguire ma che in qualche modo risultano coerenti con il tono ed il mood dato dal beat.
Ecco, venendo alle produzioni, prima di criticare alcune scelte è doveroso ringraziare il patrono del buonsenso: finalmente Ski è tornato tra noi e finalmente abbiamo un album dei Camp Lo musicalmente dotato di capo e coda. Pur essendo decisamente breve (undici tracce ed un remix), nei momenti migliori Another Heist riesce a far rivivere la bellezza di Uptown Saturday Night e solo talvolta si perde in svarioni; epperò questi svarioni, in sè e per sè perdonabili, purtroppo, data la suddetta brevità, finiscono comunque col nuocere all'opera più di quanto si vorrebbe e di conseguenza la bloccano dal prendere il volo. Ad esempio, trovo che nel complesso non avrebbe guastato un mixaggio più aggressivo: sovente, infatti, basso e batteria sono molto leggeri, e se quest'approccio può funzionare in una Satin Amnesia o Black Connection (dove sono le stesse atmosfere eteree ad imporre una scelta di questo tipo), nella stragrande maggioranza dei casi si nota la mancanza di un bel rullante che faccia BAM! anzichè prodursi in poco più di una puzzetta. E chissà perchè talvolta questo avviene (Get 'Em Lo) e talvolta no (Bionic, Uptown...); gli autori del mixaggio e del mastering sono ignoti, ma almeno per il primo penso che sia stato lo stesso Ski a farlo.
Inoltre, almeno un paio di basi lasciano il tempo che trovano: Boogie Nights soffre della sindrome da chipmunk soul del 2004 e francamente risulta inutile e basta; Bionic parte in maniera interessante ma si perde in campioni di archi che non vanno da nessuna parte e, infine, Another Heist ed i suoi synth appaiono un po' fuori fase rispetto al respiro generale dell'album. Tolte queste, nel resto del disco si può partire da buone intuizioni, come gli abbinamenti di piano e flauti in I love It Then oppure il sobrio sample vocale di Black Connection 3, fino ad autentici pezzoni quali Satin Amnesia, Get 'Em Lo, Son of A..., Good Green e Beautiful People. Queste produzioni hanno complessivamente il pregio non indifferente di riflettere perfettamente il taglio generale delle colonne sonore della Blaxploitation, e così si può passare dalla scena di sesso (Beautiful People) all'inseguimento (Son of A...); dalla presentazione del protagonista che cammina per una New York autunnale (Get 'Em Lo) all'esplicito momento in cui tutti si fumano una bella torcia in barba alle leggi dell'uomo bianco (Satin Amnesia). Ecco: rispetto a USN questo è forse l'unico elemento di Another Heist che supera il "maestro", perchè se nel primo c'erano l'atmosfera e dei beai beat, qua, nei momenti migliori, pare davvero di trovarsi all'interno di un film dotato di una certa coerenza.
In ultima analisi, quindi, non volendo ripetere quanto già scritto nei primi paragrafi, posso solo raccomandare l'acquisto a chiunque sia un fan dei Camp Lo. Come dire? "È stata dura ma ce l'hanno fatta"; finalmente possiamo ascoltare un loro prodotto post-1997 senza provare quel senso di disagio che credo qualsiasi loro fan abbia sentito durante Stone & Rob oppure Let's Do It Again. Alla buon'ora.

Camp Lo - Another Heist (link altrui ma non so di chi; la mia copia non viene letta dal Mac, so sorry)
VIDEO: SON OF A...