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mercoledì 27 maggio 2009

LORD FINESSE - THE AWAKENING (Penalty Recordings, 1995)

Prosegue la settimana lavorativa hardcore e proseguono i tentativi da parte mia di mantenere aggiornato il blog senza eccedere in fesserie. Oggi tutto questo mi risulta facilitato dalla scelta di recensire il terzo album solista (a voler essere fiscali il secondo) di Lord Finesse, uscito ormai nel lontano 1995, che non solo conosco bene ma che ha la peculiarità di essere, in buona sostanza, un EP. Non lasciatevi infatti confondere dalla numerazione della tracklist: vi sono sì sedici nomi di pezzi, ma soltanto nove di essi corrispondono a canzoni vere e proprie.
Ma prima di addentrarmi anche in questo aspetto, un po' di sano ed inutile background: come ho conosciuto Lord Finesse? Diciamo per puro caso (tenete presente che nel '95-'96 ero tutto fuorchè l'enciclopedico pozzo di scienza che sono ora): durante il concerto dei Cypress hill del '96, infatti, gli organizzatori o chissa chi offrivano in omaggio un vecchio numero di Aelle, mi pare addirittura risalente all'ottobre dell'anno precedente, in cui tra le altre cose vi era un'intervista a Bassi Maestro. Bassi Maestro il quale, nel pieno della polemica su coloro che egli definiva gli estimatori, ad un certo punto citava The Awakening come esempio di disco riuscito benissimo nonostante non vi si esprimesse alcun tipo di concetto particolare. Ebbene, siccome erano ormai diveri mesi che vedevo questo album sugli scaffali dell'ormai defunto Virgin di piazza Duomo, decisi di dargli una chance. Del resto, le alternative per me papabili erano Mr. Smith e All Eyez On Me, che peraltro già avevo.
In tutta onestà il CD non mi piacque affatto, ad eccezione di un pezzo: lo straordinario remix di Brainstorm, che non a caso annovero ancor'oggi tra le mie venti canzoni preferite di sempre. Il resto, detto molto onestamente, mi pareva abbastanza una puzzetta e perciò lasciai l'opera a prendere polvere sugli scaffali per qualche tempo. Ma in breve il mio interesse per la D.I.T.C. cominciò a crescere e così concessi più e più opportunità d'ascolto a The Awakening fino a quando il mio giudizio non si formò completamente. Ve lo anticipo? Massì che ve lo anticipo: incredibilmente, confermo la mia opinione di neofita dicendo che Awakening è piuttosto una puzzetta. Ma attenzione: nel '96 lo pensai per via di una certa amelodia dei beat che mi rendeve il tutto indigesto, mentre oggi lo penso perchè conosco meglio l'opera e dunque le capacità di Finesse e pertanto, ciò che egli ci serve come portata, non mi sembra particolarmente ben riuscito; e per giunta il tutto risulta di una brevità -oltretutto danneggiata da continue interruzioni- secondo me difficilmente giustificabile. Ma entriamo nel dettaglio partendo dai momenti buoni.
Ecco: i momenti buoni, quando ci sono, sono tali che da un lato fanno cadere la mascella e dall'altro però portano a dubitare che chi ha creato una Speak Ya Peace possa essere la medesima persona autrice di una Gameplan. Prendiamo appunto Speak Ya Peace: tutta l'essenza del suono nuiorchese dell'epoca si può ritrovare nel taglio del sample vocale, nella linea di basso, nei campioni mescolati di sax e campane eoliche che vanno a conferire un'atmosfera claustrofobica al tutto e nei puntuali charleston serratissimi che accompagnano le solite cassa e rullante (un retaggio tipico del passato). Oppure anche il loop bitonale di basso che nella sua sola essenzialità, e nuovamente assistito solamente da una sporadica apparizione di tromba riverberata, riesce a mantenere in piedi la bellissima Actual Facts. Senza poi contare il modo in cui viene usato il campione dell'onnipresente Snow Creatures di Quincy Jones per Brainstorm: questo sarebbe infatti di per sè breve (nell'originale), ma viene tirato ad un punto tale che il risultato finale è a metà tra uno stridio di gesso sulla lavagna ed un lamento: incredibile. Insomma, senza voler star qui a fare la biopsia di tutti i beat, mi preme sottolineare -anche se non dovrebbe essere necessario- come Lord Finesse sia ampiamente capace di produrre autentiche perle del beatmaking capaci di durare nel tempo.
Ed anche come emsì il Nostro è ormai da tempo sottovalutato, e questo benchè agli inizi degli anni '90 si fosse piazzato secondo al MC Superbowl perdendo contro nientepopòdimeno che Supernatural. Beh, nel caso, i suoi dischi sono il miglior memento del suo talento di battle rapper. Infatti, tolte un paio di eccezioni irrilevanti ai fini della regola (S.K.I.T.S., per dirne una), Finesse è sempre stato uno che ha posto la punchline sopra a tutto. Un approccio, questo, che potrebbe venire a noia ma che grazie ad un indiscutibile sense of humor ed una innegabile fantasia riesce quasi sempre a convincere anche se a distanza di così tanti anni alcune appaiono quasi ingenue ("I'm on the rise like afros in the 70s"). Oltre a ciò, la sua tecnica fortemente radicata nello stile della Grande Mela e la sua voce nasale contribuiscono a rendere l'intero "pacchetto" di indubbia godibilità per qualsiasi appassionato del genere come del resto dimostrano anche alcune tracce soliste qui presenti (su tutte Flip Da Style).
Purtroppo, però -e qui cominciano i difetti- la prima cosa che balza all'occhio è l'abbondare di featuring di vario genere. Intendiamoci: sono pure di qualità (O.C., KRS One, Large Pro, Sadat X e Grand Puba cacciano strofe da applausi) ma oltre a "bruciare" il protagonista principale fanno sorgere la domanda se si stia ascoltando un solista o una compilation. In fondo, se compro Lord Finesse è perchè vorrei sentire Lord Finesse, giusto? Tutto il resto è grasso che cola, ma qui il rapporto è di 50 a 50 su un numero complessivo di tracce davvero basso. E, come a peggiorare le cose, sono proprio i pezzi solisti a soffrire maggiormente di beat relativamente scadenti o anonimi: Flip Da Style, ad esempio, sfoggia un campione di xilofono non esattamente memorabile, mentre True And Livin' e Food For Thought sembrano due versioni lievemente modificate della stessa idea. Meglio va con Hip 2 Da Game, che è perlomeno "memorabile" nell'accezione più stretta del termine, ma che comunque appare manieristica nell'approccio pimpalicious non a caso già sentito e risentito in quegli anni (O.C., Mic Geronimo, AZ, Ill Al Skratch eccetera eccetera) e che pure liricamente lascia il tempo che trova (cfr. Gameplan).
Last but not least, l'orgia di skittini allunga il brodo con le cazzate in un modo francamente imperdonabile. A chi importa sentire Doo Wop o MC Lyte dire coglionate random tra un pezzo e l'altro? Peggio ancora, poi, se ad accompagnare i deliri degli "ospiti" ci sono basi contenenti idee ben più interessanti di quelle poi effettivamente realizzate e trasformate in canzoni vere e proprie.
Insomma, come dicevo all'inizio, rispetto agli standard di Finesse questo Awakening è una puzzetta. Spiace dirlo, ma è così. Certi errori e certe altre facilonerie, del resto assenti nei suoi lavori precedenti, risultano onestamente incomprensibili e davvero contribuiscono in maniera determinante ad affossare quel che di buono c'è nell'opera la quale. Insomma, malgrado vi siano tre pezzi da 90 come Brainstorm, Speak Ya Peace e Actual Facts (traccia bonus per la sola edizione su CD) e malgrado l'emceeing sia sempre su buoni livelli, non posso dare più di tre zainetti al tutto.





Lord Finesse - The Awakening

VIDEO: ACTUAL FACTS

mercoledì 27 agosto 2008

LORD FINESSE - RETURN OF THE FUNKY MAN (Giant/Warner Bros, 1991)

Benché io sia -musicalmente- un figlio del '94 e quindi faccia generalmente fatica a digerire l'hip hop precedente al '92, ogni tanto trovo il disco che, contro ogni aspettativa, riesce a mantenere vivo il mio interesse anche dopo la quinta traccia. E' il caso di questo Return Of The Funky Man, da me reperito in piena ignoranza dopo aver scoperto -con qualche ritardo- Finesse nel '96 grazie a The Awakening, foriero di un'immensa delusione iniziale: pensate, avevo appena scoperto che dal '91 al '95 il suono nuiorchese era cambiato e di parecchio, e lo scoprivo nel modo più brutale possibile. I beat erano più veloci, basati al 90% su break, i campioni suonavano verdonianamente "sstrani" (e fu così che scoprii anche il funk)... insomma, capirete che a 14 anni beccarsi una (presunta) sòla di questo genere sia spiacevole, anche in considerazione del fatto che per me comprare un CD allora corrispondeva a rinunciare a qualsiasi altra cosa per due o tre settimane. Fortunatamente il tempo però passa, uno cresce e magari si ritrova a 19 anni a dare una seconda chance a quelle che in precedenza erano state bollate come cacate; e mentre per alcune di esse il giudizio rimane invariato, per altre l'opinione va via via sgretolandosi cosicché ci si può ritrovare qualche anno dopo con in mano una chicca da riascoltare di tanto in tanto, invecchiata come il vino malgrado tutto.
Per dirne una: eccetto certi modi di dire dell'epoca ("I'm Audi" il più folkloristico) o alcuni riferimenti che fanno sorridere (ad esempio "I'm futuristic like *tecnologia vetusta*"), Finesse al microfono è sempre affidabile. Senza dubbio è il produttore in lui il primario motivo d'interesse, ma se si considerano diversi suoi colleghi non si può negare che in quanto a rime, metafore e più generalmente inventiva tout court il Nostro se la cavi più che bene; detta in poche parole, non sfigura come ci si aspetterebbe nemmeno di fianco ad un Percee P o ad un A.G., ed anzi riesce a mantenere alta l'attenzione dell'ascoltatore per tutto l'album grazie ad un sapiente dosaggio di tecnica, creatività ed umorismo. Ciò va ovviamente a scapito dei contenuti, che resteranno sempre nella comfort zone dell'autoesaltazione, ma è indubbiamente meglio buttarsi a fondo in ciò che si sa fare anziché creare pretenziose fetecchie. Ora, non avrebbe senso citare questo piuttosto che quel verso: mi limito a dire che se si esclude l'inevitabile ridondanza di un simile approccio, Return Of The Funky Man è capace di sorprendere ancora oggi, specialmente grazie a tracce come I Like My Girls With A Boom, Yes You May (sì sì, il remix è più bello ma anche sticazzi), Fat For The 90's, Kicking Flavor With My Man o Funky On The Fast Tip.
E se ciò avviene, in questi casi (ma anche altre come Praise The Lord o Isn't He Something eccetera eccetera) è perchè Finesse è sempre stato un produttore con due coglioni così, capace non solo di creare beat di qualità ma anche di saperseli scegliere efficacemente. Ora, nel '91-'92 non esisteva ancora un "vero" suono della D.I.T.C. ed in questo album, come del resto anche in Runaway Slave o Stunts ecc, ciò che viene fatto è perfezionare o modificare lievemente i trend in auge in quell'epoca. Il che però non significa in questo caso semplicemente scegliersi quanti più campioni di James Brown possibili (e comunque ce ne sono) o incollare microloop e suoni per fare il verso alla Bomb Squad, bensì traghettare -nei fatti- i suoni di fine anni '80 verso le ben più lente atmosfere degli anni '90. E se questo merito va secondo me riconosciuto specialmente agli EPMD, nemmeno si può escludere che nel suo piccolo anche Finesse si sia mosso in questa direzione con successo. Guardiamo ad esempio Praise The Lord (che è un pezzone a prescindere) e paragoniamola a Party Over Here: nell'arco di poche canzoni si passa da un'epoca all'altra quasi senza soluzione di continuità e, ça va sans dire, poco dopo si ritorna alla precedente. Non un LP di rottura, quindi, ma una sorta di traghetto dove certamente si riutilizzano i sempre efficaci break e quant'altro, ma dove comincia a farsi notare sempre più la tendenza a loopare segmenti più lunghi attinti magari da qualche roba soul o fusion. Doppio chapeau, poi, se si vanno a paragonare le sue creature a quelle di alcuni dei colleghi ospitati sul disco: a prescindere da questioni di qualità, l'unico a seguirlo in questo percorso dietro è Diamond D, mentre sia i californiani Aladdin e SLJ che Showbiz sono ancora parecchio legati al sound degli anni precedenti.
Vorrei poter conoscere meglio la musica per proseguire oltre ed in maniera più chiara in questo discorso, ma non essendo abbastanza competente per farlo devo prosaicamente limitarmi a suggerirvi uno o più ascolti di Return of the Funky Man. I nonnetti che ogni tanto passano di qua avranno senz'altro già memorizzato l'album e pertanto non starò certo a predicare ai convertiti, quindi il mio consiglio è rivolto ai miei coetanei o comunque a chi tende a nutrire grande diffidenza nei confronti della musica antecedente il '93: occhio perchè rischiate di perdervi qualcosa.





Lord Finesse - Return Of The Funky Man

VIDEO: RETURN OF THE FUNKY MAN