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venerdì 8 gennaio 2010

MOBB DEEP - THE INFAMOUS (Loud/RCA, 1995)

Ci sono artisti per i quali compilare raccolte antologiche è quasi una necessità, in quanto la loro discografia è qualitativamente frammentaria e perciò farne una sorta di riassunto quasi giova alla loro reputazione; altri, invece, ne hanno bisogno perchè la loro carriera è talmente lunga che avere una sorta di Bignami può aiutarli a guadagnare i fan più giovani. Altri ancora, infine, presentano una peculiarità parecchio tediosa per chi si dovesse cimentare in questa sorta di operazione, consistente cioè nell'avere all'attivo un album definibile come «classico» a tutti gli effetti: non solo quindi per quanto riguarda strettamente la loro storia, ma quella della musica in generale. Succede perciò che il compilatore da un lato deve necessariamente scremare del materiale, ma dall'altro sarebbe spinto ad includere l'intera opera e bona lé. Questo è il caso di Nas, di GZA, dei Public Enemy e, appunto, dei Mobb Deep.
Infatti, quando qualche tempo fa mi sono cimentato nella loro antologia, pur disponendo di ben 240 minuti di tempo/spazio vi giuro che ero tentato di includere l'intero The Infamous: ma non solo perchè questo disco è uno dei pilastri della storia dell'hip hop, ma anche perchè personalmente il mio legame con questa meraviglia di album è fortissima, forse ancor più che con Illmatic o Liquid Swords. Non scherzo quando dico che da quattordicenne quest'album segnò i punti cardinali di quello che per me dev'essere innanzitutto il rap, cioè basi cupe dalle atmosfere caduche, sulle quali qualcuno deve rappare in maniera tale da appagare sia l'aspetto tecnico che quello della scrittura. L'hardcore, insomma. Punto. Poi, certo, nel tempo mi sono ammorbidito ed ho imparato ad apprezzare molte delle miriadi di sfumature di questa musica ma, ancor'oggi, fornitemi materiale analogo a quello dei Mobb Deep e sappiate che di base lo preferirò sempre a qualsiasi altra cosa, per bella che essa possa essere. Per dire: Nation Of Millions? Storico. Low End Theory? Capolavoro. Enta Da Stage? Non c'è nemmeno da chiedere, ma... per quel che mi riguarda Infamous è tutt'un'altra cosa, mi spiace.
Considerato a ragione uno degli artefici della riaffermazione della supremazia nuiorchese su tutto il resto, quando il secondo album dei Mobb venne anticipato dal singolone Shook Ones Pt.II -anch'esso senza dubbio tra le migliori dieci canzoni di sempre- risultava chiaro che qualcosa di grosso stava per succedere: l'attacco di hihats e rullante, il campione di Quincy Jones che pare quasi un lamento, ed infine la frase introduttiva per definizione "To all the killers and the hundred-dollar-billers" che lascia libero spazio ad una delle linee di basso più potenti che si fossero mai sentite da You Gots To Chill in poi. Pura poesia. E se già questo potrebbe bastare, come scordarsi delle strofe di Prodigy e degli innumerevoli quotables che esse contengono? Secca ammetterlo, ma aveva perfettamente ragione Phonte dei Little Brother quando scriveva che uno dei motivi per cui P è di diritto entrato nella storia dell'emceeing è dovuto alla sua capacità di regalare singoli versi a dir poco memorabili. Insomma, tanto per farla breve mi limito a dire questo: qualora qualcuno dovesse dimostrare curiosità per il rap e voi voleste fargli sentire qualcosa, dategli Shook Ones; se gli piace c'è speranza e vale la pena passargli altro, mentre in caso contrario non è la musica che fa per lui.
Ma se fosse solo per Shook Ones i Mobb potrebbero esser stati delle meteore come tanti altri; il fatto è però che nel loro caso sono riusciti a mettere insieme tredici canzoni spettacolari di cui alcune a dir poco immortali, per cui i 66'51'' di durata di Infamous ancora oggi scorrono con una naturalezza ed un godimento da parte dell'ascoltatore assolutamente impareggiabili. in più, essi son stati capaci di creare un intero mondo o, meglio ancora, un immaginario quasi cinematografico di cui The Start Of Your Ending, con i suoi melancolici arpeggi appoggiati da un set di batterie a dir poco brutale, non è che solo l'inizio. La discesa nel ventre di una New York -più esattamente il Queensbridge- violenta ed ostile proseguono con Survival Of The Fittest, il cui minaccioso campione di piano ha contribuito a far entrare nella storia la canzone: in essa Hav e Prodigy ci ricordano quanto sono propensi alla violenza ("I'm going out blastin' takin' my enemies with me"), in un crescendo di minacce ("There's a war going on outside no man is safe from") e accenni a diversi gradi di antisocialità ("Fuck lookin' cute I'm strictly Tim boots and army certified suits"). Ora, nel bene e nel male questa loro forma di ultraviolenza ha segnato una dipartita da quelle che erano le tematiche classiche legate a New York, in cui certo non si respirava aria di tarallucci e vino ma nemmeno s'aveva assistito ad un simile sfoggio di aggressività, storicamente ben più vicino agli ambienti di Compton e South Central; da Infamous in poi la tendenza prenderà sempre più piede in un'orgia di chi la spara più grossa e questo a molti non è piaciuto ma, come dire?, gli effetti speciali spesso e volentieri ci stanno (vedi quel che recentemente ha scritto Combat Jack).
Ma ultraviolenza a parte, questo disco presenta altri aspetti della famigerata street life che qui vengono esplorati sotto prospettive diverse ed a loro modo innovative: ne sono esempi lo storytelling über-ghettuso di Trife Life, l'excursus nella paranoia da arresto di Temperature's Rising -logicamente seguita da Up North Trip, descrizione di un viaggio e raltivo soggiorno a Riker's Island- o anche la concept track Drink Away the Pain. Insomma: The Infamous non solo porta agli estremi la logica della hood tale così come già affrontata in precedenza da Kool G Rap, ma da un lato la esaspera ai limiti del surreale e dall'altro la rinchiude all'interno delle mura del ghetto, del quale è componente essenziale e diffusa. In più, a ciò aggiunge valanghe di paranoia diffusa su più livelli ed una misantropia non comune, col risultato finale che nelle azioni dei Mobb -idealmente rappresentativi del QB- non c'è né catarsi, né speranza ma solo negatività.
Piaccia o meno l'idea, l'esecuzione è indiscutibilmente perfetta sia dal punto di vista delle liriche che da quello dei beat. E parlando di questi, esattamente così come i testi hanno segnato una svolta stilistica estesasi ben oltre i soli Havoc e Prodigy, essi hanno apportato diverse innovazioni in senso generale oltre ad aver conferito un'identità, un sound al loro quartiere d'origine. I brevissimi loop scelti da Havoc vengono difatti tagliati, ricomposti e sovrapposti ad altri con abbondante uso di filtri; contestualmente, le batterie suonano secche ma il fatto di utilizzare sovente di un riverbero conferisce loro comunque potenza, la quale infine viene sottolineata da linee di basso corpose ma mai troppo pulite. Oltre a ciò, la predilizione di pianoforti e archi nel sampling -rispetto alle cose più jazzate o funk degli anni precedenti- distacca definitivamente The Infamous dallo stile predominante dell'epoca permettondogli di coniare un nuovo filone che fa della cupezza la propria cifra stilistica. Difficile in tal senso trovare produzioni indiscutibilmente superiori ad altre -Shook Ones Pt.II a parte- ma la cosa non è grave; sia che si tratti di Q.U. Hectic che Up North trip, alla fine ciò che si assaggia non sono soamente che diverse fette della stessa torta.
Difetti, quindi, nessuno; storico, impeccabile, innovativo, longevo e soprattutto il mio album preferito di sempre. Infamous continua a far storia da quindici anni a questa parte. Stab your brains with your nosebone...





Mobb Deep - The Infamous

VIDEO: SHOOK ONES PT. II

giovedì 15 ottobre 2009

MOBB DEEP - HELL ON EARTH (Loud/RCA, 1996)

"9-pound we rocked it/ '96 strike back with more hot shit": queste le parole di Prodigy in riferimento alla loro influenza nel biennio '95-'96 e, per una volta tanto, non si può affermare che come al solito un rapper stia esagerando. Il '95 è sicuramente stato l'anno dei Mobb Deep e del loro Infamous (anche se il Wu...), un disco che ha ridefinito il concetto stesso di cupezza e gangsta rap nuiorchese -passatemi il termine- introducendo a detta di molti, e questa è la cosa più importante, quello che per molti anni sarebbe stato il suono caratteristico del Queensbridge. Al pari di Illmatic, anche Infamous è un disco perfetto e senz'altro prima o poi ne parlerò più approfonditamente, ma per ora trovo più interessante buttar giù qualche riga sull'album che lo ha seguito: Hell On Earth. Quest'album non è mai stato sottovalutato, ma senz'altro è stato considerato il "fratello scemo" del predecessore, in quanto oggettivamente è privo dell'impatto e della freschezza di Infamous, senza naturalmente scordarsi dell'assenza di un singolo dalla potenza pari a Shook Ones.
Tuttavia, ciò che fortunatamente gli è stato riconosciuto fin da subito è una qualità fuori dal comune e la pressoché totale assenza d'imperfezioni, con come bonus alcuni pezzi assolutamente grandiosi; in più, ciò che secondo me si dimentica è che forse è stato più HOE (bel acronimo) che Infamous a conferire un'identità sonora al quartiere di provenienza dei Mobb. Archi e violini effettati, loop brevi e ripetuti ossessivamente, rullanti riverberati, giri di piano... la mia modesta opinione è infatti che, pur essendo Infamous qualitativamente superiore, alla fin fine l'influenza maggiore sia stata data da questo (come prove vi porto War Report, Testament di Cormega ed i singoli di Tragedy Khadafi immediatamente successivi al '96). Bizzarro, no?
In realtà nemmeno tanto, perchè non bisogna scordarci che almeno tredici pezzi su quattordici sono da applausi a scena aperta, e di questi un buon sei sono classici o quasi. Havoc qui spoglia le sue produzioni da qualsiasi elemento che potrebbe portarci fuori da atmosfere invernali, favorendo cupi loop di piano o archi a cui sommare batterie martellanti e più spinte che nelle sue opere precedenti; inoltre, egli migliora le sue qualità di MC, ed è solo perchè in quest'album abbiamo un Prodigy al massimo della sua forma -ben più che in Infamous- che i complimenti giuntigli al tempo riguardavano esclusivamente le sue doti di beatmaker. Ecco, già che stiamo parlando di prodigy: qualcuno sa spiegarmi cosa può essergli successo in poco più di un anno? Voglio dire, come è possibile che un buon rapper quale lui già era riuscisse a raggiungere simili vette in un arco di tempo così breve? Non so, la seconda strofa di Hell On Earth, Apostle's Warning o Nighttime Vultures lasciano a bocca aperta ancora adesso, non solo per l'immaginario violento e paranoide che Pee sa sapientemente creare, ma anche e soprattutto per la complessità delle rime e per la sua straordinaria abilità nello spezzare i versi e nel passare da un tipo di rima all'altro all'interno della stessa barra senza quasi che ci si accorga di ciò. Davvero impressionante; infatti, pur essendoci degli ospiti di un certo calibro, come Nas e Raekwon, il Nostro gli da una paga che poteva solo sognarsi in Infamous!
Ciò detto, reputo quasi secondario analizzare le tracce una per una; preferisco limitarmi alle più interessanti e a quelle più note, dedicando alle restanti poche righe. Seguendo questo modus operandi, la prima che andremo a esaminare è la stupenda title track, in cui su un tanto breve quanto efficace loop di Rhodes i nostri eroi hanno tutto lo spazio per lasciarsi andare alla loro tipica ultraviolenza, e specialmente Prodigy non si lascia sfuggire l'occasione: "The heavy metal king hold big shit with spare clips/ You see eclipse when the Mac spit, your top got split/ Layin' dead with open eyes close his eyelids/ Turn off his lights, switch to darkness, let's deepen up/ It's a street life, blood on my kicks shit on my knife/ You'se a wildchild, kiko, turnin' man into mice". Non da meno è poi la sottovalutata Apostle's Warning, in cui Havoc campiona efficacemente People Make The World Go Around di Jacko, e anziché usare il sample ad ogni inizio di verso (come per esempio in Keep On di Last Emperor) preferisce lasciare che siano le batterie ed il basso a parlare e, ancora una volta, Pee fa miracoli con una lunga strofa di 48 barre veramente spessa. Non da meno è poi Nighttime Vultures, col suo campione orchestrale ed un featuring di Raekwon, così come anche Extortion trova il suo perchè non tanto per via del beat -nuovamente focalizzato su un loop d'archi da sei secondi- quanto per via di un'ospitata di Method Man che qui dà il meglio si sè. Tuttavia, più ancora di queste, sono la collabo con Noyd, intitolata Man Down, e More Trife Life a lasciare il segno: la prima si distingue per via del beat, decisamente il più sinistro di tutto l'album, e per via di un Noyd in modalità Give Up The Goods (spettacolare l'aplomb con cui dice la sua sul rap progressivo: "First of all them dyke niggas with that spaced out shit/ I stick a rocket up in they ass and give 'em a lift"); la seconda, invece, per un Havoc che dimostra qui la sua crescita come liricista grazie ad un eccellente storytelling a metà tra Clockers e Goodfellas.
Se poi proprio dovessi trovare qualche piccolo difetto, allora mi verrebbe in mente il fatto che la collabo con Nas delude un po' (nulla a che vedere con Eye For An Eye) e che Bloodsport è forse l'unico pezzo davvero dozzinale dell'insieme, anche se darei un braccio per riavere un Hav che sappia produrre beat simili. Escludo invece da qualsiasi tipo di atteggiamento critico la ripetitività concettuale dell'album: sticazzi se ogni pezzo parla sostanzialmente di violenza nelle sue varie forme e ghettuseria assortita, è esattamente ciò che chiedo ai Mobb Deep fintanto che l'esecuzione è buona.
E qui l'esecuzione non è semplicemente buona bensì eccezionale, tanto più che si può considerare Hell on Earth (pronunciato dal 90% dei repponi italiani "Ell on Art"... no, porcoddio, "Hell On Erf!") il canto del cigno del duo di Queensbridge, che dopo questo semicapolavoro riusciranno solamente a produrre al massimo dischi buoni (Murda Muzik), discreti (Amerikaz Nightmare) o puzzonate imperdonabili (Infamy, Blood Money), perdendo per giunta tutta la credibilità guadagnata fino a quel momento grazie a vari exploit suicidi di un Prodigy sempre più vittima della robba e di sè stesso. Avvisaglie di questa perdita di senno da parte del Nostro si potevano comunque già notare allora, nel '96, quando Keith Murray gli tirò una saccagna sul naso e lui ritenne doveroso incidere un dissing al membro della Def Squad (e non solo) intitolato In The Long Run, e che si poteva trovare nella versione Enhanced del disco sbloccandola via internet o esplorando il contenuto con un Mac, cosa che ho fatto io. Nella ristampa, anch'essa da me posseduta, questa è andata persa assieme ad alcuni dei fantastici video a risoluzione da cellulare, ma siccome sono buono vi passo tutto in una seconda cartella, tanto per. Facezie a parte, cosa devo dire? Imprescindibile.





Mobb Deep - Hell On Earth
Bonus: Hell On Earth Enhanced CD

VIDEO: G.O.D. Pt. III

mercoledì 22 luglio 2009

MOBB DEEP - ANTHOLOGY 2.0 (3CD SET) (2009)

Durante il mio recente periodo sabbatico non ho passato il tempo esclusivamente a grattarmi i coglioni, bensì l'ho dedicato ad una di quelle classiche cose che continui a rimandare da anni "perchè è sbatti": il greatest hits dei Mobb Deep. Intitolato "Anthology 2.0" perchè successore ad una raccolta da me fatta nel lontano '99, diciamo che funge da doppia testimonianza: prima di tutto perchè, banalmente, dimostra quanti classici sono stati capaci di produrre. E poi, purtroppo, perchè anche solo guardando la tracklist ci si rende conto quanto oramai siano scoppiati e quanto persino un fan della prim'ora oramai si tiene debitamente alla larga dalle loro produzioni. Mobb Deep post '99 = kriptonite.
Ad ogni buon conto, sono comunque riuscito a trovare delle loro cose degne persino in dischi incircolabili come Infamy (nomen est omen) o l'atroce Blood Money, e colgo il momento per spezzare una lancia a favore di Amerikaz Nightmare, che tra tutte le loro robe è forse l'unico capace di porsi al livello perlomeno di Murda Muzik. Sia come sia, prima di lasciarvi alla tracklist, vi dico fin d'ora che per avere un packaging serio dovrete vampirizzare da qualche parte una custodia per CD di quelle gorde, per intenderci quelle in cui fino a metà anni '90 venivano messi i dischi doppi (io l'ho ricilata dalla raccolta di greatest hits dei Queen, ad esempio). E poi, come seconda cosa, a parte la grafica di fronte e retro troverete anche il booklet: vi lascio il divertimento di scoprire come riuscire a stampare fronte e retro sullo stesso foglio senza disporre -come posso invece fare io- di una stampante professionale. Per il resto, file unico da 330MB e cazzi vostri se avete la DSL a consumo. Tracce ovviamente tutte riequalizzate come da mia gloriosa tradizione. Tracklist:

DISC ONE
01. The Start Of Your Ending
02. Apostle’s Warning
03. Adrenaline
04. Dump feat. Nate Dogg
05. Trife Life
06. More Trife Life
07. Shook Ones Pt.I
08. Hit It From The Back
09. Microphone Mastas (RMX) feat. Das EFX
10. Put ‘Em In Their Place
11. Recognize & Realize Pt. II feat. Big Noyd
12. G.O.D. Father Pt. III (RMX)
13. U.S.A. (Aaight Then)
14. Give Up The Goods (Just Step) feat. Big Noyd
15. Live Nigga Rap feat. Nas
16. Drop A Gem On ‘Em
17. Bump That feat. 50 Cent & Big Noyd
18. We Up
19. Get Away

DISC TWO
01. Survival Of the Fittest
02. Everyday Gunplay
03. Peer Pressure (RMX)
04. Know Da Game feat. M.O.P. & Kool G Rap
05. Backwards
06. When U Hear The
07. Killaz Theme Pt. II feat. Cormega
08. Hell On Earth (Front Lines)
09. Perfect Plot feat. Big Noyd
10. Up North Trip
11. Back At You
12. Where Ya Heart At
13. Speakin’ So Freely
14. Nobody Likes Me
15. Man Down feat. Big Noyd
16. Right Back At You feat. Raekwon, Ghostface Killah & Big Noyd
17. Get At Me
18. It’s Mine feat. Nas
19. There I Go Again feat. Ron Isley

DISC THREE
01. Q.U. Hectic
02. Street Life feat. A.C.D.
03. Family feat. Nas
04. Win Or Lose
05. My Priorities
06. Quiet Storm
07. Get Dealt With
08. The Professional feat. Big Noyd
09. Paid In Full
10. Nighttime Vultures feat. Raekwon
11. Allustrious
12. Rare Species
13. Throw Your Hands
14. Nothing Like Home
15. What’s Ya Poison feat. Cormega
16. War’s On feat. The Almighty RSO
17. In The Long Run feat. Infamous Mobb
18. Hoodlum feat. Big Noyd & Rakim
19. Shook Ones Pt.II

Mobb Deep - Anthology 2.0 (3 CD Set)