
Infatti, quando qualche tempo fa mi sono cimentato nella loro antologia, pur disponendo di ben 240 minuti di tempo/spazio vi giuro che ero tentato di includere l'intero The Infamous: ma non solo perchè questo disco è uno dei pilastri della storia dell'hip hop, ma anche perchè personalmente il mio legame con questa meraviglia di album è fortissima, forse ancor più che con Illmatic o Liquid Swords. Non scherzo quando dico che da quattordicenne quest'album segnò i punti cardinali di quello che per me dev'essere innanzitutto il rap, cioè basi cupe dalle atmosfere caduche, sulle quali qualcuno deve rappare in maniera tale da appagare sia l'aspetto tecnico che quello della scrittura. L'hardcore, insomma. Punto. Poi, certo, nel tempo mi sono ammorbidito ed ho imparato ad apprezzare molte delle miriadi di sfumature di questa musica ma, ancor'oggi, fornitemi materiale analogo a quello dei Mobb Deep e sappiate che di base lo preferirò sempre a qualsiasi altra cosa, per bella che essa possa essere. Per dire: Nation Of Millions? Storico. Low End Theory? Capolavoro. Enta Da Stage? Non c'è nemmeno da chiedere, ma... per quel che mi riguarda Infamous è tutt'un'altra cosa, mi spiace.
Considerato a ragione uno degli artefici della riaffermazione della supremazia nuiorchese su tutto il resto, quando il secondo album dei Mobb venne anticipato dal singolone Shook Ones Pt.II -anch'esso senza dubbio tra le migliori dieci canzoni di sempre- risultava chiaro che qualcosa di grosso stava per succedere: l'attacco di hihats e rullante, il campione di Quincy Jones che pare quasi un lamento, ed infine la frase introduttiva per definizione "To all the killers and the hundred-dollar-billers" che lascia libero spazio ad una delle linee di basso più potenti che si fossero mai sentite da You Gots To Chill in poi. Pura poesia. E se già questo potrebbe bastare, come scordarsi delle strofe di Prodigy e degli innumerevoli quotables che esse contengono? Secca ammetterlo, ma aveva perfettamente ragione Phonte dei Little Brother quando scriveva che uno dei motivi per cui P è di diritto entrato nella storia dell'emceeing è dovuto alla sua capacità di regalare singoli versi a dir poco memorabili. Insomma, tanto per farla breve mi limito a dire questo: qualora qualcuno dovesse dimostrare curiosità per il rap e voi voleste fargli sentire qualcosa, dategli Shook Ones; se gli piace c'è speranza e vale la pena passargli altro, mentre in caso contrario non è la musica che fa per lui.
Ma se fosse solo per Shook Ones i Mobb potrebbero esser stati delle meteore come tanti altri; il fatto è però che nel loro caso sono riusciti a mettere insieme tredici canzoni spettacolari di cui alcune a dir poco immortali, per cui i 66'51'' di durata di Infamous ancora oggi scorrono con una naturalezza ed un godimento da parte dell'ascoltatore assolutamente impareggiabili. in più, essi son stati capaci di creare un intero mondo o, meglio ancora, un immaginario quasi cinematografico di cui The Start Of Your Ending, con i suoi melancolici arpeggi appoggiati da un set di batterie a dir poco brutale, non è che solo l'inizio. La discesa nel ventre di una New York -più esattamente il Queensbridge- violenta ed ostile proseguono con Survival Of The Fittest, il cui minaccioso campione di piano ha contribuito a far entrare nella storia la canzone: in essa Hav e Prodigy ci ricordano quanto sono propensi alla violenza ("I'm going out blastin' takin' my enemies with me"), in un crescendo di minacce ("There's a war going on outside no man is safe from") e accenni a diversi gradi di antisocialità ("Fuck lookin' cute I'm strictly Tim boots and army certified suits"). Ora, nel bene e nel male questa loro forma di ultraviolenza ha segnato una dipartita da quelle che erano le tematiche classiche legate a New York, in cui certo non si respirava aria di tarallucci e vino ma nemmeno s'aveva assistito ad un simile sfoggio di aggressività, storicamente ben più vicino agli ambienti di Compton e South Central; da Infamous in poi la tendenza prenderà sempre più piede in un'orgia di chi la spara più grossa e questo a molti non è piaciuto ma, come dire?, gli effetti speciali spesso e volentieri ci stanno (vedi quel che recentemente ha scritto Combat Jack).
Ma ultraviolenza a parte, questo disco presenta altri aspetti della famigerata street life che qui vengono esplorati sotto prospettive diverse ed a loro modo innovative: ne sono esempi lo storytelling über-ghettuso di Trife Life, l'excursus nella paranoia da arresto di Temperature's Rising -logicamente seguita da Up North Trip, descrizione di un viaggio e raltivo soggiorno a Riker's Island- o anche la concept track Drink Away the Pain. Insomma: The Infamous non solo porta agli estremi la logica della hood tale così come già affrontata in precedenza da Kool G Rap, ma da un lato la esaspera ai limiti del surreale e dall'altro la rinchiude all'interno delle mura del ghetto, del quale è componente essenziale e diffusa. In più, a ciò aggiunge valanghe di paranoia diffusa su più livelli ed una misantropia non comune, col risultato finale che nelle azioni dei Mobb -idealmente rappresentativi del QB- non c'è né catarsi, né speranza ma solo negatività.
Piaccia o meno l'idea, l'esecuzione è indiscutibilmente perfetta sia dal punto di vista delle liriche che da quello dei beat. E parlando di questi, esattamente così come i testi hanno segnato una svolta stilistica estesasi ben oltre i soli Havoc e Prodigy, essi hanno apportato diverse innovazioni in senso generale oltre ad aver conferito un'identità, un sound al loro quartiere d'origine. I brevissimi loop scelti da Havoc vengono difatti tagliati, ricomposti e sovrapposti ad altri con abbondante uso di filtri; contestualmente, le batterie suonano secche ma il fatto di utilizzare sovente di un riverbero conferisce loro comunque potenza, la quale infine viene sottolineata da linee di basso corpose ma mai troppo pulite. Oltre a ciò, la predilizione di pianoforti e archi nel sampling -rispetto alle cose più jazzate o funk degli anni precedenti- distacca definitivamente The Infamous dallo stile predominante dell'epoca permettondogli di coniare un nuovo filone che fa della cupezza la propria cifra stilistica. Difficile in tal senso trovare produzioni indiscutibilmente superiori ad altre -Shook Ones Pt.II a parte- ma la cosa non è grave; sia che si tratti di Q.U. Hectic che Up North trip, alla fine ciò che si assaggia non sono soamente che diverse fette della stessa torta.
Difetti, quindi, nessuno; storico, impeccabile, innovativo, longevo e soprattutto il mio album preferito di sempre. Infamous continua a far storia da quindici anni a questa parte. Stab your brains with your nosebone...

Mobb Deep - The Infamous
VIDEO: SHOOK ONES PT. II