
Tuttavia non si deve pensare che sia tutta immagine: perchè a margine del suo essere/presentarsi come uno psicopatico erotomane e misogino, Ron Braunstein è anche un ottimo produttore, capace soprattutto di trovare campioni originali e quasi introvabili, nonché un discreto rapper che, pur restando nel genere dello splatter eccetera, è capace di tirar fuori ogni tanto il concetto figo: vedi per esempio I Need Drugs o Dead Body Disposal. E per quanto nell'ultimo periodo si sia lasciato andare troppo alla fusione tra rap e metal -che a me fa cagare, sempre- per un buon quattro anni sono corso al negozio di dischi ogni qual volta usciva un suo album. Album che saranno contenutisticamente idioti o disgustosi, ma a me piacciono sotto ogni punto di vista, e questo Brutality Pt.1 per me chiude quella sorta di età dell'oro della produzione di Braunstein in doppia veste di rapper e beatmaker. Pur non trattandosi infatti di un solista vero e proprio, nemmeno si può dire che Brutality sia una compilation vista la quantità di tracce soliste del Nostro e la sua partecipazione a vario titolo nelle restanti; perciò sconsiglio vivamente di proseguire oltre nella lettura della recensione a chiunque non apprezzi l'operato di Necro.
Per gli altri, invece, eccoci subito con un'apertura degna del suo buon nome: I'm Your Idol racchiude in poco più di quattro minuti tutto ciò che si può amare o odiare di Braunstein, a partire dall'ultraviolenza (creativa, va detto: "You bitches'll need a Heimlich from sucking my dick") per passare alla sua rappata -che si colloca a metà strada tra Kool G Rap ed un semplice incapace (cfr. le volte che va fuori tempo)- per giungere infine al suo tipico modo di produrre beat loopando un campione dal mood sinistro (prelevato sicuramente da qualche colonna sonora) ed accompagnandolo da batterie regolari (e oggettivamente non incisive) ed un basso bello corposo. Di ritornelli non c'è nemmeno l'ombra, ma questo non pesa e, anzi, alla fin fine conferisce un taglio particolare al pezzo, il quale va immediatamente a collocarsi tra le perle dell'album. Non dissimile è l'ingegnosa White Slavery, in cui un bel loop di piano è accompagnato da batterie, stavolta indubbiamente d'impatto, ed in cui al Nostro s'affianca il suo fratello William Braunstein aka Ill Bill; se possibile, stavolta il testo è ancora più di cattivo gusto (sfruttamento della prostituzione) e, a parte un immortale e mitico "shoutout to Saddam", credo che una strofa che inizi con una frase come "I'm enslavin' women from Ukraine/ They don't understand English, but they understand pain/ It's the language of anguish" non lasci spazio a indecisione di alcun genere. O si ama o si odia, e a tal proposito ricordo la reazione scandalizzata ed incazzata della mia ragazza quando le feci vedere il video.
La presenza di Ill Bill comunque non solo migliora la qualità delle canzoni in quanto si ottiene maggiore varietà e maggiore bravura, ma anche perchè sembra accendere lo spirito della competizione nel protagonista: accanto a White Slavery metterei quindi sullo stesso livello di bellezza le ottime Our Life (autobiografica: "The only two white kids up in my projects that wasn't homo") e Frank Zito, con quest'ultima che risulta efficacemente angosciante per via dell'introduzione e del campione dal sapore argentiano.
Tutto qua? No, anche gli altri ospiti hanno il loro spazio: e se alcuni, come Hyde, vengono salvati in zona Cesarini solo dalla bellezza del beat (la sua Street Veteran, appunto), altri reggono benissimo la traccia ed anzi la elevano, come fa per esempio Goretex in Dopesick e nello straordinario remix di The Big Sleep: quest'ultima è stata molto probabilmente interamente risuonata live, perchè la qualità sonora di basso, rullante e la chitarra elettrica (che viene pinchata, sbaglio?) è infinitamente superiore a qualsiasi altra cosa presente in Brutality, col risultato finale che oltre ad essere decisamente valida in sè e per sè suona anche divinamente.
Quanto al resto c'è poco da dire; tolti alcuni episodi francamente trascurabili concentrati purtroppo nell'ultimo quarto del disco (Scumbags, Morbid Shit, Talking Shit), si tratta di tipico materiale à la Necro e, come tale, o lo si ama o lo si odia. Il tutto, infatti, si potrebbe definire una sorta di z-movie musicale paragonabile per certi versi a Rob Zombie, con la conseguenza che ha poco senso giudicarne l'esito con gli stessi criteri che si possono applicare a, che so, i De La Soul. Il massimo che si possa dire restando oggettivi è che i beat sono mediamente molto belli o belli, mentre l'emceeing varia dall'accettabile al valido; e in quanto ala sua estetica, direi che è talmente singolare che è impossibile valutarla se non basandosi su fondamenta etiche e morali. Ma, sembrandomi questa opzione piuttosto idiota (ma idiota stile Moige, quindi anche peggio), non lo farò in alcun modo e gradirei oltretutto che non si creasse nella sezione dei commenti una roba à la Amici, del tipo "Necro travia la gioventù" o fesserie simili. Obligé. Detto questo, quattro e via; a me Brutality piace assai.

Necro Presents: Brutality Part 1
VIDEO: WHITE SLAVERY
more movies at www.miloop.com