Tanto per abbandonare un po' le atmosfere più raffinate degli anni duemila, per l'occasione vorrei tornare a parlare del glorioso '95: ma non per scrivere di Liquid Swords, Cuban Linx, Infamous o altri (anche se so che prima o poi mi toccherà farlo), bensì di uno di quei dischi che pochi ricordano pur avendo vissuto in prima persona il periodo in questione. La scelta sarebbe potenzialmente vasta, ma siccome vorrei proporvi qualcosa che abbia pure un motivo d'interesse superiore alla media, credo che ripiegare su The Natural possa avere un senso, essendo questo oltretutto il contenitore di una delle canzoni più potenti di quell'anno, ovverosia Masta I.C.
Mic Geronimo, che oramai s'è distrutto da solo la propria (non sfavillante) carriera con due dischi francamente atroci, quattordici anni or sono era invece sulla bocca di molta gente proprio grazie al sopracitato singolo: in quel lontano autunno sembrava infatti che egli potesse essere un'altra di quelle nuove leve che avevano riportato in auge New York ed il suo suono negli anni immediatamente precedenti, e ciò grazie anche all'assistenza al campionatore di Buckwild e dei Beatminerz, ossia alcuni degli autori più affermati della Grande Mela. Come si suol dire, il Nostro aveva le carte in regola; ricordo del resto quando vidi la pubblicità di The Natural su una Source dell'epoca, e ricordo anche che persino io -nella mia allora abissale ignoranza- ero molto incuriosito da quel tale.
Inutile dire che, date le mie scarse risorse economiche dell'epoca, non ebbi modo di ascoltare The Natural in tempo reale; ma con solo un paio d'anni di ritardo sul periodo posso dire tranquillamente che ne feci l'esperienza in linea con lo Zeitgeist dell'epoca e questo, forse più di qualsiasi altro filtro culturale, può farmi dire con ragionevole certezza che la suddetta opera, a conti fatti, è caruccia ma nulla più. I difetti principali sono l'eccessiva similitudine tra Mic G e Nas, soprattutto come stile ma anche in parte come voce, e poi come beat: non che siano mosci o che, semplicemente s'assomigliano troppo l'uno con latro. Ecco, in breve questo è The Natural: un disco per una ristretta cerchia di appassionati, al di fuori della quale posso solo suggerire di dare un ascolto en passant, onde vampirizzare quelle tre o quattro canzoni capaci di risaltare in mezzo a tutti quei specimen di suono dell'underground nuiorchese di metà anni '90. Nella fattispecie, le tracce capaci di rientrare nella definizione di "particolare" sono senz'ombra di dubbio Masta I.C., Shit's Real, Time To Build ed infine Men VS. Many. Al di fuori di queste, il nulla. O, più esattamente, un insieme di pezzi legati l'uno con l'altro da strutture esageratamente semplici, consistenti fondamentalmente in campioni brevissimi, batterie quadrate e linee di basso esageratamente corpose che avvolgono il tutto come se fossero del Domopak.
In realtà, poi, l'inizio pare promettente: la title track ha un bel attacco in cui un campione überminimale abbastanza piacevole è accompagnato da scratch, e la performance di Mic G porta a pensare che ci troviamo di fronte ad un MC come minimo competente, se non addirittura bravo. Tuttavia, con Lifecheck cominciano a sorgere i primi dubbi inerenti la caratura del disco: che si possa trattare di una mattonata nei coglioni? Parrebbe proprio di sì, perchè la produzione dei Beatminerz è esageratamente semplice e a livello lirico nulla riesce ad attirare l'attenzione (eccetto il fatto che la seconda strofa pare scritta da Nas stesso); e non meglio va con la successiva Wherever You Are, che coi suoi quattro minuti di durata sferra un colpo semiletale al basso ventre.
Poi, finalmente, arriva il punto focale di The Natural: Masta I.C. Prodotta da Buckwild, questa è una delle sue migliori produzioni dell'epoca, in quanto pur usando quattro elementi (basso, batterie, campione principale di vibrafono e secondario di trombe) egli li unisce facendo sembrare il tutto infinitamente complesso; inoltre, qui Geronimo fa scorrere la sua voce melliflua e le sue rime multisillabiche in maniera tale da farle letteralmente fondere con il beat. Capolavoro? Sì.
Ma prima di passare ad un'altra delle "sveglie" di The Natural ci tocca sorbirci la passabile Man Of My Own -materiale standard da '95- più un'odiosa outro parlata di quasi un minuto; perchè, sì, non ve l'avevo ancora detto ma secondo Mic G apporre degli appendici parlati/recitati della durata minima di 30 secondi a quasi ogni canzone è una brillante idea. Geniale. Per fortuna, però, come attacca Time To Build la storia cambia: sulla produzione in assoluto più movimentata di The Natural, il Nostro scambia strofe con DMX, Ja Rule e Jay-Z. Il beat inizialmente sembrerebbe essere cucito su misura per gli stili già allora molto simili di Ja e Earl Simmons, ma alla fine chi ruba lo show è un Jay-Z che rispetto a solamente un anno prima fa numeri con il flow veramente da applausi. Oggi come oggi un pezzo simile suonerà senz'altro datato, ma ciò nonostante lo reputo davvero solido e, se si sorvola sull'ironia che la sorte ha riservato all'ospite (che ha ospitato tre future superstar senza venir mai ricambiato), merita senz'altro una menzione tra le canzoni più degne di tutta la sua carriera. Idem per Shit's Real, fondamentalmente il primo vero singolo di Mic G che poi gli ha permesso di ottenere un contratto discografico: ciò non stupisce, in quanto questo aveva le potenzialità di un crossover grazie al campione di Free di Deneice Williams (lo stesso usato l'anno successivo dai Twinz per Eastside LB) e, nuovamente, la rappata lasciva ed al contempo tecnica di Geronimo riusciva a nobilitare un pezzo che all'epoca sarebbe facilmente potuto passare per, ullallà, "commerciale".
Una tentazione, questa di aprirsi alle radio, che il Nostro evidentemente ha seguito una volta sola: perchè per il resto The Natural prosegue sulla via dell'hardcore più puro. E se può far storcere il naso il fatto che Three Stories High sia quasi un plagio di Come Clean in termini di beat (ben riuscito, per carità, però davvero sfacciato), Men VS Many ha una dignità intoccabile: sia per la base, curata da dei Beatminerz stavolta in piena forma (bel giro di basso, bel campione, belle batterie... materiale di prima scelta, insomma), sia soprattutto per l'unione di Mic Geronimo, il compare Royal Flush e l'inossidabile O.C. Questo terzetto, che già sulla carta piace, non si accontenta semplicemente di suddividersi le canoniche tre strofe di cui è composto il 99% delle canzoni rap ma si lascia andare a continui scambi di microfono, eseguiti con una perizia e con un tempismo perfetti. Personalmente reputo questa la canzone migliore del disco a fianco di Masta I.C. nonché uno dei pochi validi motivi per cui vale la pena di ascoltare quest'album.
L'altro motivo valido potrebbe essere semplicemente un interesse storico -che sarebbe poi il motivo per cui in via del tutto ipotetica ancor'oggi mi comprerei una copia del disco. Ma, appunto, tolti questi due non c'è molto; infatti, dopo Men VS. Many l'interesse precipita per assestarsi attorno allo zero e questo, associato al fatto che non è l'unico momento fiacco dell'album, compromette l'ascolto nel suo complesso in maniera pressoché irreparabile. La poca originalità di Mic G come rapper e la genericità di troppe basi affossano il piacere potenziale che si potrebbe provare e quindi, benché l'album sia indubbiamente il migliore mai inciso dal Nostro, e malgrado contenga alcune cose indubbiamente valide, non me la sento di consigliarlo più che tanto. Ma se siete fanatici, un ascolto dateglielo.
Mic Geronimo - The Natural (è mezz'ora che il cazzo di Itunes sta cercando di ripparlo senza successo, perciò mi sono rotto i coglioni e ve lo linko da QUI.)
VIDEO: MASTA I.C.
Mic Geronimo, che oramai s'è distrutto da solo la propria (non sfavillante) carriera con due dischi francamente atroci, quattordici anni or sono era invece sulla bocca di molta gente proprio grazie al sopracitato singolo: in quel lontano autunno sembrava infatti che egli potesse essere un'altra di quelle nuove leve che avevano riportato in auge New York ed il suo suono negli anni immediatamente precedenti, e ciò grazie anche all'assistenza al campionatore di Buckwild e dei Beatminerz, ossia alcuni degli autori più affermati della Grande Mela. Come si suol dire, il Nostro aveva le carte in regola; ricordo del resto quando vidi la pubblicità di The Natural su una Source dell'epoca, e ricordo anche che persino io -nella mia allora abissale ignoranza- ero molto incuriosito da quel tale.
Inutile dire che, date le mie scarse risorse economiche dell'epoca, non ebbi modo di ascoltare The Natural in tempo reale; ma con solo un paio d'anni di ritardo sul periodo posso dire tranquillamente che ne feci l'esperienza in linea con lo Zeitgeist dell'epoca e questo, forse più di qualsiasi altro filtro culturale, può farmi dire con ragionevole certezza che la suddetta opera, a conti fatti, è caruccia ma nulla più. I difetti principali sono l'eccessiva similitudine tra Mic G e Nas, soprattutto come stile ma anche in parte come voce, e poi come beat: non che siano mosci o che, semplicemente s'assomigliano troppo l'uno con latro. Ecco, in breve questo è The Natural: un disco per una ristretta cerchia di appassionati, al di fuori della quale posso solo suggerire di dare un ascolto en passant, onde vampirizzare quelle tre o quattro canzoni capaci di risaltare in mezzo a tutti quei specimen di suono dell'underground nuiorchese di metà anni '90. Nella fattispecie, le tracce capaci di rientrare nella definizione di "particolare" sono senz'ombra di dubbio Masta I.C., Shit's Real, Time To Build ed infine Men VS. Many. Al di fuori di queste, il nulla. O, più esattamente, un insieme di pezzi legati l'uno con l'altro da strutture esageratamente semplici, consistenti fondamentalmente in campioni brevissimi, batterie quadrate e linee di basso esageratamente corpose che avvolgono il tutto come se fossero del Domopak.
In realtà, poi, l'inizio pare promettente: la title track ha un bel attacco in cui un campione überminimale abbastanza piacevole è accompagnato da scratch, e la performance di Mic G porta a pensare che ci troviamo di fronte ad un MC come minimo competente, se non addirittura bravo. Tuttavia, con Lifecheck cominciano a sorgere i primi dubbi inerenti la caratura del disco: che si possa trattare di una mattonata nei coglioni? Parrebbe proprio di sì, perchè la produzione dei Beatminerz è esageratamente semplice e a livello lirico nulla riesce ad attirare l'attenzione (eccetto il fatto che la seconda strofa pare scritta da Nas stesso); e non meglio va con la successiva Wherever You Are, che coi suoi quattro minuti di durata sferra un colpo semiletale al basso ventre.
Poi, finalmente, arriva il punto focale di The Natural: Masta I.C. Prodotta da Buckwild, questa è una delle sue migliori produzioni dell'epoca, in quanto pur usando quattro elementi (basso, batterie, campione principale di vibrafono e secondario di trombe) egli li unisce facendo sembrare il tutto infinitamente complesso; inoltre, qui Geronimo fa scorrere la sua voce melliflua e le sue rime multisillabiche in maniera tale da farle letteralmente fondere con il beat. Capolavoro? Sì.
Ma prima di passare ad un'altra delle "sveglie" di The Natural ci tocca sorbirci la passabile Man Of My Own -materiale standard da '95- più un'odiosa outro parlata di quasi un minuto; perchè, sì, non ve l'avevo ancora detto ma secondo Mic G apporre degli appendici parlati/recitati della durata minima di 30 secondi a quasi ogni canzone è una brillante idea. Geniale. Per fortuna, però, come attacca Time To Build la storia cambia: sulla produzione in assoluto più movimentata di The Natural, il Nostro scambia strofe con DMX, Ja Rule e Jay-Z. Il beat inizialmente sembrerebbe essere cucito su misura per gli stili già allora molto simili di Ja e Earl Simmons, ma alla fine chi ruba lo show è un Jay-Z che rispetto a solamente un anno prima fa numeri con il flow veramente da applausi. Oggi come oggi un pezzo simile suonerà senz'altro datato, ma ciò nonostante lo reputo davvero solido e, se si sorvola sull'ironia che la sorte ha riservato all'ospite (che ha ospitato tre future superstar senza venir mai ricambiato), merita senz'altro una menzione tra le canzoni più degne di tutta la sua carriera. Idem per Shit's Real, fondamentalmente il primo vero singolo di Mic G che poi gli ha permesso di ottenere un contratto discografico: ciò non stupisce, in quanto questo aveva le potenzialità di un crossover grazie al campione di Free di Deneice Williams (lo stesso usato l'anno successivo dai Twinz per Eastside LB) e, nuovamente, la rappata lasciva ed al contempo tecnica di Geronimo riusciva a nobilitare un pezzo che all'epoca sarebbe facilmente potuto passare per, ullallà, "commerciale".
Una tentazione, questa di aprirsi alle radio, che il Nostro evidentemente ha seguito una volta sola: perchè per il resto The Natural prosegue sulla via dell'hardcore più puro. E se può far storcere il naso il fatto che Three Stories High sia quasi un plagio di Come Clean in termini di beat (ben riuscito, per carità, però davvero sfacciato), Men VS Many ha una dignità intoccabile: sia per la base, curata da dei Beatminerz stavolta in piena forma (bel giro di basso, bel campione, belle batterie... materiale di prima scelta, insomma), sia soprattutto per l'unione di Mic Geronimo, il compare Royal Flush e l'inossidabile O.C. Questo terzetto, che già sulla carta piace, non si accontenta semplicemente di suddividersi le canoniche tre strofe di cui è composto il 99% delle canzoni rap ma si lascia andare a continui scambi di microfono, eseguiti con una perizia e con un tempismo perfetti. Personalmente reputo questa la canzone migliore del disco a fianco di Masta I.C. nonché uno dei pochi validi motivi per cui vale la pena di ascoltare quest'album.
L'altro motivo valido potrebbe essere semplicemente un interesse storico -che sarebbe poi il motivo per cui in via del tutto ipotetica ancor'oggi mi comprerei una copia del disco. Ma, appunto, tolti questi due non c'è molto; infatti, dopo Men VS. Many l'interesse precipita per assestarsi attorno allo zero e questo, associato al fatto che non è l'unico momento fiacco dell'album, compromette l'ascolto nel suo complesso in maniera pressoché irreparabile. La poca originalità di Mic G come rapper e la genericità di troppe basi affossano il piacere potenziale che si potrebbe provare e quindi, benché l'album sia indubbiamente il migliore mai inciso dal Nostro, e malgrado contenga alcune cose indubbiamente valide, non me la sento di consigliarlo più che tanto. Ma se siete fanatici, un ascolto dateglielo.
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16 commenti:
Solo tu potevi menzionare i Twinz e Mic Geronimo nella stessa recensione... :-D
Reiser un consiglio SCARAMANGA - SEVEN EYES, SEVEN HORNS a 18 euro...grazie
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bella grazie...cmq complimenti per le recensioni sempre giuste...grazie ancora
Non mi ha mai detto molto, però non lo ascolto da una vita o giù di lì...
BRA
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EliteDigitalUK ci mette un pò più di altri a spedire i dischi, ma per quanto dice è puntuale ed impeccabile. Lo consiglio per le rarità.
Daccordo con la recensia di The Natural, nulla da aggiungere se non che mi sono permesso di comprare Vendetta un paio di anni or sono.
0,40$ era il prezzo, e per due tracce di mio interesse può tranquillamente andare... :D
Fammi indovinare: Vendetta e Survival?
Cazzo se penso che all'epoca lo pagai a prezzo pieno... col fatto che quelle due son messe lì di fila, all'inizio del disco, e dopo segue solo una bruttura dopo l'altra l'effetto finale è devastante
Ah comunque Elitestagranfungia da me ci mette dieci giorni secchi. Ma, appunto, al decimo dì la roba è arrivata; Amazon Tschermanya è fulmineo (sempre arrivata prima di quanto previsto) ma costa di più, mentre quello inglese sta sui sette/nove giorni
Boh, a me EDUK consegna in un mesetto scarso... contro la settimana/10 giorni che ci mette un ImportCDs dalla New Zealand o MovieMars dagli US.
Sì, le tracce sono Vendetta e Survival, guardacaso... :D Honorable mention per Usual Suspects che comunque se la rulla, e al tempo, DMX e Ja Rule su certi beats si potevano sentire. Poi c'è Tragedy quindi...
Un mese!?! Dove vivi, sull'Isola di Pasqua?
un po' piu largo potevi esserlo.
vedo che siam d'accordo su masta i.c. e men vs many.
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