Dire che sono imbruttito ed in piena gnugna è dir poco... come un provato frustratone milanese, stamane proprio non riesco a pensare a lavorare senza tirare giù cristoni, ed il solo vedere la città ancora sostanzialmente vuota mi priva definitivamente della poca voglia di vivere rimastami. Ma tant'è... in attesa di compiere la mia prima visita stagionale da Vibra per cercare qualcosa di fresho, non vedo perchè non scavare nei ricordi delle estati precedenti e tirar fuori questo Loyalty, uscito in sordina intorno a giugno-luglio del 2001 e puntualmente passato inosservato ai più.
Insoddisfatti all'epoca dal rapporto con la Tommy Boy, infatti, il gruppo del QB aveva reciso il contratto con la suddetta poco tempo dopo l'uscita di Y2K per legarsi alla ormai defunta Landspeed; una mossa che oggi sarebbe perfettamente normale e che non minerebbe più che tanto il potenziale di un disco, ma che allora certamente non aiutò i nostri eroi a creare le premesse per un vuoi anche relativo successo. Aggiungiamoci anche forti dissidi interni, l'assenza di un produttore "pesante" come Premier e la generale tendenza ad inseguire Atlanta più che New York e si capisce come mai in seguito a questo disco gli Screwball si fossero sciolti.
Tuttavia il loro testamento artistico è di tutto rispetto, e per quanto sia privo dell'impatto di Y2K esso risulta comunque un più che buon album oltrechè una piccola perla per gli aficionados del Queensbridge. E questo perchè su di esso si possono trovare non solo gli stessi Screwball, ma anche gente da nulla come Tragedy, Kool G Rap, Cormega ed altri, i quali vanno a supportare i protagonisti su produzioni gestite perlopiù dai sempre ottimi (ma non ditelo in giro) Godfather Don e Ayatollah. Non stupisce quindi la generale impressione di qualità che si riceve dall'ascolto, al contrario resta l'amaro in bocca per l'inclusione di questa o quella canzone che rovina il sapore dell'insieme. Ma vediamo nel dettaglio cos'ha da offrire questo Loyalty.
Innanzitutto direi l'omonima traccia che, su un cupo loop di archi coadiuvato da delle batterie belle pesanti courtesy of Godfather Don, vede Poet, KL ed un Cormega in ottima forma passarsi il microfono per discettare sull'importanza della lealtà e su quanto l'assenza di questa possa risultare nociva; in particolare è la strofa di KL a risaltare di più, in quanto estremamente personale e diretta contro una specifica persona che in seguito si scoprirà essere nientemeno che Hostyle -non stupisce a questo punto che si siano sciolti, direi. Dello stesso tenore qualitativo sono poi Where Ya At (curiosamente "solare" per un pezzo degli Screwball), la valida Live And Let Die (che gira su un campione vocale tagliato à la Premier), l'inquietante Too High Too Low (segnalo la strofa da dieci e lode di Tragedy, che aiuta a glissare sui suoni vagamente fastidiosi del synth) e le ottime tracce soliste di Poet e Hostyle (The Bio e Street Life, rispettivamente). Naturalmente, la bontà delle suddette non è tanto data dai contenuti -siamo sempre nel contesto della thuggery più rozza- quanto dall'efficace connubio di MC e beat: i primi sono tutti senz'altro competenti e riescono a complementarsi ottimamente l'uno con l'altro, mentre i secondi non risentono più di tanto dei cliché dell'epoca del QB ed anzi riportano su un percorso più vicino al boombap classico le sue atmosfere. In una frase: l'alchimia tra gli elementi funziona.
Va purtroppo però notato che di fianco a cose buone come le sopracitate vi sono alcuni pezzi fondamentalmente insipidi anche se ascoltabili -When The Sun Goes Down, la fracassona Torture (primo singolo, peraltro) dove gli M.O.P. fanno un po' troppo casino persino per i loro standard, I Spit, Real Niggaz. Tra questi va poi anche inclusa la collabo con Noreaga e G Rap, che in tutta franchezza asciuga al terzo ascolto, oltreché la deludente Screwed Up (da una produzione dei Beatnuts mi sarei aspettato qualcosa di meno generico). Tutt'altro discorso va invece fatto per l'orrida Gotta Believe, che incorporando un atroce ritornello R&B -come se non bastasse il beat pseudojiggy- si candida a canzone più brutta in assoluto mai prodotta dal quartetto. Questo è uno di quei pochi casi dove si può parlare, a ragion veduta, di trash -inteso non nel senso "ironico" di cui tanto abusano gli idioti, quanto nello scarto esistente tra gli obiettivi posti dall'autore ed il risultato effettivo.
Concludendo, Loyalty è un disco certamente non d'impatto come il predecessore e per di più soffre di alcune lacune oggettivamente non presenti in Y2K (più precisamente una canzone davvero oscena contornata da altre senza infamia e senza lode), per cui se proprio voleste cominciare ad ascoltare gli Screwball vi suggerirei di provare quest'ultimo. Pure, non si può negare che nel complesso vi siano alcuni pezzi davvero efficaci e che l'insieme risulti appagante all'ascoltatore incallito; soprattutto, sarebbe ingeneroso trattare Loyalty alla stregua di una qualsiasi cazzata prodotta -che so- da Iman Thug o gente simile, per cui il mio consiglio è di dargli una chance. Sai mai che sette anni fa non ci si sia persi qualcosa...
Screwball - Loyalty
Tuttavia il loro testamento artistico è di tutto rispetto, e per quanto sia privo dell'impatto di Y2K esso risulta comunque un più che buon album oltrechè una piccola perla per gli aficionados del Queensbridge. E questo perchè su di esso si possono trovare non solo gli stessi Screwball, ma anche gente da nulla come Tragedy, Kool G Rap, Cormega ed altri, i quali vanno a supportare i protagonisti su produzioni gestite perlopiù dai sempre ottimi (ma non ditelo in giro) Godfather Don e Ayatollah. Non stupisce quindi la generale impressione di qualità che si riceve dall'ascolto, al contrario resta l'amaro in bocca per l'inclusione di questa o quella canzone che rovina il sapore dell'insieme. Ma vediamo nel dettaglio cos'ha da offrire questo Loyalty.
Innanzitutto direi l'omonima traccia che, su un cupo loop di archi coadiuvato da delle batterie belle pesanti courtesy of Godfather Don, vede Poet, KL ed un Cormega in ottima forma passarsi il microfono per discettare sull'importanza della lealtà e su quanto l'assenza di questa possa risultare nociva; in particolare è la strofa di KL a risaltare di più, in quanto estremamente personale e diretta contro una specifica persona che in seguito si scoprirà essere nientemeno che Hostyle -non stupisce a questo punto che si siano sciolti, direi. Dello stesso tenore qualitativo sono poi Where Ya At (curiosamente "solare" per un pezzo degli Screwball), la valida Live And Let Die (che gira su un campione vocale tagliato à la Premier), l'inquietante Too High Too Low (segnalo la strofa da dieci e lode di Tragedy, che aiuta a glissare sui suoni vagamente fastidiosi del synth) e le ottime tracce soliste di Poet e Hostyle (The Bio e Street Life, rispettivamente). Naturalmente, la bontà delle suddette non è tanto data dai contenuti -siamo sempre nel contesto della thuggery più rozza- quanto dall'efficace connubio di MC e beat: i primi sono tutti senz'altro competenti e riescono a complementarsi ottimamente l'uno con l'altro, mentre i secondi non risentono più di tanto dei cliché dell'epoca del QB ed anzi riportano su un percorso più vicino al boombap classico le sue atmosfere. In una frase: l'alchimia tra gli elementi funziona.
Va purtroppo però notato che di fianco a cose buone come le sopracitate vi sono alcuni pezzi fondamentalmente insipidi anche se ascoltabili -When The Sun Goes Down, la fracassona Torture (primo singolo, peraltro) dove gli M.O.P. fanno un po' troppo casino persino per i loro standard, I Spit, Real Niggaz. Tra questi va poi anche inclusa la collabo con Noreaga e G Rap, che in tutta franchezza asciuga al terzo ascolto, oltreché la deludente Screwed Up (da una produzione dei Beatnuts mi sarei aspettato qualcosa di meno generico). Tutt'altro discorso va invece fatto per l'orrida Gotta Believe, che incorporando un atroce ritornello R&B -come se non bastasse il beat pseudojiggy- si candida a canzone più brutta in assoluto mai prodotta dal quartetto. Questo è uno di quei pochi casi dove si può parlare, a ragion veduta, di trash -inteso non nel senso "ironico" di cui tanto abusano gli idioti, quanto nello scarto esistente tra gli obiettivi posti dall'autore ed il risultato effettivo.
Concludendo, Loyalty è un disco certamente non d'impatto come il predecessore e per di più soffre di alcune lacune oggettivamente non presenti in Y2K (più precisamente una canzone davvero oscena contornata da altre senza infamia e senza lode), per cui se proprio voleste cominciare ad ascoltare gli Screwball vi suggerirei di provare quest'ultimo. Pure, non si può negare che nel complesso vi siano alcuni pezzi davvero efficaci e che l'insieme risulti appagante all'ascoltatore incallito; soprattutto, sarebbe ingeneroso trattare Loyalty alla stregua di una qualsiasi cazzata prodotta -che so- da Iman Thug o gente simile, per cui il mio consiglio è di dargli una chance. Sai mai che sette anni fa non ci si sia persi qualcosa...
Screwball - Loyalty
3 commenti:
Ti dirò che mi sono piaciute molto pure Gorillaz e Screwed Up; nel corso degli anni l'ho rivalutato abbastanza questo album. Comunque chiaro che il 3,5 è un voto più che giusto.
Ben tornato.
Comprendo lo scazzo cosmico.
ma dire cazzate e Imam Thug non cozzano molto bene ascoltati il cd del suddetto (ok ignoranza thugz a parte) secondo me rappresenta al massimo lo stile grimey QB!!Ciao Rafaelz2509
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