Nuovamente immerso nel delirio di chiusura di numero, con come bonus l'assenza dei miei due colleghi e quindi impelagato in cose che vanno dai contatti coi fotografi al controllo dei Cromalin, per augurarvi un buon natale senza grandi sofferenze non mi resta che farvi dono del secondo album di Daniel Dumile uscito quest'anno: Unexpected Guests. In realtà, come si può intuire dal titolo, non si tratta di un vero e proprio album solista quanto una raccolta di tracce in cui Doom appare al microfono, al campionatore o ambedue le cose, analogamente a quanto fece Ice Cube ormai due lustri fa.
Da giudicare, più che la qualità stessa dei pezzi, dovrebbe essere quindi la qualità di un'operazione di per sè non eccitante ma che nella fattispecie si rivela invece molto interessante. Interessante non solo perchè il catalogo di Fazzadefèro è piuttosto ampio nonché parzialmente difficile da reperire, ma soprattutto perchè la selezione è stata fatta dal Nostro e perciò riflette per certi versi una direzione artistica personale quasi quanto quella che può esserci dietro ad un album vero e proprio. Faccio presente che del disco girano però due versioni: una con tredici pezzi, riconoscibile dalla copertina marroncina con la maschera di Doom effettata a mo' di stencil, e questa da diciotto. La prima ha inoltre una selezione in buona parte diversa e pesca dal repertorio più recente, mentre questa copre in maniera più esaustiva la sua carriera a partire da Operation Doomsday in poi; detta in soldoni, quella che vi propongo è la variante migliore pur non contenedo né Trap Door, né Rock Co.Kane Flow.
Chiuse così le premesse, veniamo al dunque. La selezione di tracce è ricca e prende in esame perlopiù collaborazioni esterne. Di materiale riconducibile direttamente a opere di Dumile non c'è quasi nulla, ad eccezione del singolo tratto dal suo esordio solista (Question Mark) che, restando un pezzone ancor'oggi, è comunque più che gradito. Per il resto, da un lato si può suddividere Unexpected Guests in collaborazioni più o meno note come Angels (riproposta per la zilionesima volta ma perlomeno senza le inutili batterie sentite in Born Like This), The Unexpected, Project Jazz ed E.N.Y. House, e dall'altro invece in oscure b-side piuttosto che tracce probabilmente mai sentite dal fan medio del Nostro. Ne sono ottimi esempi le straordinarie Bells Of Doom e All Outta Ale, ambedue prodotte magistralmente da The Prof (?), con in particolare la prima dotata di un «nod factor» ai livelli di una Triumph o una Time's Up (e scusate se è poco). Ma nel novero delle chicche poco conosciute vanno senz'altro annoverate anche Sniper Elite, prodotta nientemeno che da Dilla, il remix di Street Corners con Masta Killa, Deck e GZA, e Quite Buttery col bostoniano Count Bass D.
Queste, sommate appunto alle più note e già apprezzate collaborazioni con Ghostface, Hell Razah (Project Jazz, essendosela persa in molti, va assolutamente ascoltata), Vast Aire e altre rendono quindi Unexpected Guests un'opera innanzitutto molto, ma molto piacevole da ascoltare, con picchi qualitativi sparsi per i cinquanta minuti di durata che fanno facilmente dimenticare quei pochissimi episodi che per un motivo o l'altro deludono (a causa del beat fiacco, Unexpected è uno spreco di ospiti, e Fly That Knot è lievemente danneggiata dal brutto ritornello). Ma oltre alla qualità intrinseca dei pezzi, è apprezzabile la coesione del sound -assolutamente non garantita in questo genere di opere, anzi- e la completezza filologica raggiunta. In altre parole, se proprio non sapete che disco regalarvi a natale, questo può essere una scelta quanto meno azzeccata; anche e soprattutto per chi non è un fan sfegatato di Dumile.
Doom - Unexpected Guests
VIDEO: ?
Da giudicare, più che la qualità stessa dei pezzi, dovrebbe essere quindi la qualità di un'operazione di per sè non eccitante ma che nella fattispecie si rivela invece molto interessante. Interessante non solo perchè il catalogo di Fazzadefèro è piuttosto ampio nonché parzialmente difficile da reperire, ma soprattutto perchè la selezione è stata fatta dal Nostro e perciò riflette per certi versi una direzione artistica personale quasi quanto quella che può esserci dietro ad un album vero e proprio. Faccio presente che del disco girano però due versioni: una con tredici pezzi, riconoscibile dalla copertina marroncina con la maschera di Doom effettata a mo' di stencil, e questa da diciotto. La prima ha inoltre una selezione in buona parte diversa e pesca dal repertorio più recente, mentre questa copre in maniera più esaustiva la sua carriera a partire da Operation Doomsday in poi; detta in soldoni, quella che vi propongo è la variante migliore pur non contenedo né Trap Door, né Rock Co.Kane Flow.
Chiuse così le premesse, veniamo al dunque. La selezione di tracce è ricca e prende in esame perlopiù collaborazioni esterne. Di materiale riconducibile direttamente a opere di Dumile non c'è quasi nulla, ad eccezione del singolo tratto dal suo esordio solista (Question Mark) che, restando un pezzone ancor'oggi, è comunque più che gradito. Per il resto, da un lato si può suddividere Unexpected Guests in collaborazioni più o meno note come Angels (riproposta per la zilionesima volta ma perlomeno senza le inutili batterie sentite in Born Like This), The Unexpected, Project Jazz ed E.N.Y. House, e dall'altro invece in oscure b-side piuttosto che tracce probabilmente mai sentite dal fan medio del Nostro. Ne sono ottimi esempi le straordinarie Bells Of Doom e All Outta Ale, ambedue prodotte magistralmente da The Prof (?), con in particolare la prima dotata di un «nod factor» ai livelli di una Triumph o una Time's Up (e scusate se è poco). Ma nel novero delle chicche poco conosciute vanno senz'altro annoverate anche Sniper Elite, prodotta nientemeno che da Dilla, il remix di Street Corners con Masta Killa, Deck e GZA, e Quite Buttery col bostoniano Count Bass D.
Queste, sommate appunto alle più note e già apprezzate collaborazioni con Ghostface, Hell Razah (Project Jazz, essendosela persa in molti, va assolutamente ascoltata), Vast Aire e altre rendono quindi Unexpected Guests un'opera innanzitutto molto, ma molto piacevole da ascoltare, con picchi qualitativi sparsi per i cinquanta minuti di durata che fanno facilmente dimenticare quei pochissimi episodi che per un motivo o l'altro deludono (a causa del beat fiacco, Unexpected è uno spreco di ospiti, e Fly That Knot è lievemente danneggiata dal brutto ritornello). Ma oltre alla qualità intrinseca dei pezzi, è apprezzabile la coesione del sound -assolutamente non garantita in questo genere di opere, anzi- e la completezza filologica raggiunta. In altre parole, se proprio non sapete che disco regalarvi a natale, questo può essere una scelta quanto meno azzeccata; anche e soprattutto per chi non è un fan sfegatato di Dumile.
Doom - Unexpected Guests
VIDEO: ?
8 commenti:
Riguardo alla questione delle due versioni, non credo siano entrambe in vendita: quando la Kizmaiaz (promotore e distributore italiano) ci ha spedito il promo, abbiamo avuto in effetti la versione con la cover in grigio/marroncino, poi però ci hanno contattato per avvisarci che quella non era più la versione ufficiale, sostituita appunto col digipak di 18 pezzi (e dire che nel promo non c'era "I Hear Voices" in versione live, perciò nella recensione ho scritto pure una cazzata e ora mi toccherà apportare una correzione...). A meno che non si tratti di due versioni differenti per il mercato europeo ed americano (possibile), credo che in rete si sia semplicemente diffuso il primo promo con "Rock Co.Kane Flow" e "Trap Door", ma nei negozi ci sia finita solo la seconda versione.
BRA
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Sto disco non l'ho ancora "sentito".
Ma i pezzi li conosco già quasi tutti in pratica.
count bass d non è di boston
nashville, tennessee
merry xmas
Mavaccaghèr ostia
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