lunedì 27 luglio 2009

O.C. - BON APPETIT (JCor, 2001)

La provocazione, nell'arte, è una costante che si ripresenta puntualmente ogni qualvolta si va a creare uno status quo. La ripetitività ed il manierismo sono la nemesi dell'avanguardista, il quale di conseguenza li analizzerà e deciderà una contromossa spiazzante atta a metterne alla luce l'obsolescenza o l'involgarimento. Alla massa, che cammina in cerchio scavando solchi nel terreno, come Zio Paperone cammina nel suo silos pensando ai Bassotti, l'avanguardista appare come un esploratore che li può condurre fuori dall'autismo della ripetitività. Gli esempi abbondano, specie nel periodo moderno e contemporaneo: musicalmente si potrebbe definire il punk tutto come una provocazione ed al contempo una nuova via; così anche il futurismo ed il suo odio nei confronti della decadenza; per non parlare poi naturalmente dell'astrattismo. Sempre seguendo questa logica di analogie, io però sarei più propenso ad accostare questo Bon Appetit alla celeberrima "Merda d'artista" manzoniana.
Intellettuale tra i più sensibili, O.C. ha colto l'angoscia insita nel rap del nuovo millennio e, seguendo la scuola junghiana, ha cercato di ridefinire il suo "es" con una parabola che può essere ricollegata alla fase anale del bambino, la quale secondo Jung è il momento in cui si comincia ad organizzare il rapporto tra dentro e fuori, tra esperienza corporea e mentale. Capacità quali ritenzione e plasmazione caratterizzano questa fase dove fa capolino per la prima volta la creatività insita nell'essere umano, e proprio dall'essenza, dal Innertum del genio, Omar Cradle decide di partire per evidenziare la decadenza di una fase storica di un genere musicale.
L'importanza e l'innata provocazione di Bon Appetit, più un concetto d'arte che un mero oggetto d'arte, saltano agli occhi fino dalla forma: dopo cacche molli, dure, di vario colore ma pur sempre cilindriche, O.C. sconvolge l'accademismo di certi benpensanti partorendo una stronzata a forma di disco con, come ulteriore j'accuse meta-artistico, un misterioso buco al centro. Esso, risultando perciò inutilizzabile come frisbee (stabilità), come fermacarte (peso), come stabilizzatore di comodini vacillanti (spessore), obbliga dunque il fruitore ad un gesto estremo e oramai quasi dimenticato come l'ascolto su stereo. Ma le provocazioni non finiscono qui: sparse per il disco egli lascia alcuni appigli per coloro che dovessero credere di trovarsi di fronte ad un artefatto confortante, classico e dunque di facile digeribilità (Doin' Dirt, Respect The Drop, Psalm 23); nulla di più falso!
L'arte di capovolgere l'analisi semiotica tradizionale si fa viva in tutta la sua proprompenza mediante stilettate al comun sentire quali Get It Dirty, Bounce Mission o Weed & Drinks: appare evidente la polemica nei confronti dell'establishment artistico, che finora riteneva di poter far muovere i culi e far versare Cristal nel club solo attraverso cifre stilistiche quali synth passati attraverso compressori da milioni di dollari ed un mixaggio professionale. Grazie alla collaborazione in tandem con Buckwild, il Nostro rivaluta in un'ottica postmodernista le tastiere Fisher Price e gli amplificatori deggli ambulanti che suonano jingle bells a natale in metrò. (i quali spesso portano l'ampli in uno zaino: un richiamo al suo personale passato di backpacker?) Analogamente veemente è il colpo che O.C. assesta allo stereotipo che un artista, per fare certa musica, deve esservi portato e non avere alle spalle un passato da liricista ortodosso: il suo strascicare parole e gli innumerevoli detournaggi di parole come "bounce" rende evidente la catarsi che egli cerca di far compiere ad un mondo che è evidentemente malàààto e che deve necessariamente affrontare i propri demoni per poter rivedere la luce. Un'epifania creativa che senz'altro non potrà non avvenire anche solo dopo un ascolto sommario a Bon Appetit, il quale grazie all'inversione dei segni ed alla stridente atonalità di composizioni quali, oltre alle già citate, possono essere Back To Cali o Pardise, non mancherà di aprire gli occhi all'ascoltatore sul lato oscuro del rap.
Detta altrimenti, dove non sono riusciti gli Skiantos ce la fa O.C.; Bon Appetit: un'autentica merda d'artista.





O.C. - Bon Appetit

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai fatto piegare dalle risate!

BRA
www.rapmaniacz.com

MAK ha detto...

La sinstesi della disgrazia, l'apice, l'apoteosi della schifezza.
Più che altro mi spiazza il fatto che tu ce l'abbia oiginale... ma posso capire che in quei tempi lo strazio di tornare a casa dal negozio di dischi a mani vuote per l'ennesima volta, portava ad acquisti di frustrazione "helter skelter"...

MAK ha detto...

PS: Reiser (o chi altri) ti interessa una copia ancora sealed di Brand New Bein' di Sadat X (doppio CD - digipack) a 10€ spedizioni comprese? Pagamento tramite Postepay.

Fammi sapere.

reiser ha detto...

Grazie ma ce l'ho già. Personalmente lo consiglio, ma come fan di Sadat forse non fo testo

Mak, eri tu invece che eri riuscito a reperire una copia di All Killa No Filla? Nel caso vorrei chiederti il favore di ordinarlo anche per me, previo bonifico, si capisce

reiser ha detto...

Comunque per il fatto di averlo originale la cosa è dovuta al fatto che all'epoca abitavo da solo in una casa sprovvista di connessione
Mai mi sarei comunque aspettato una troiata di proporzioni gargantuesche come questa

Anonimo ha detto...

: D