lunedì 24 novembre 2008

ZEPH & AZEEM - RISE UP (OM Records, 2007)

Una delle storie più note riguardanti la nascita dei generi musicali così come li conosciamo noi vuole che essi siano stati creati -più o meno a tavolino- per poter gestire l'archiviazione dei dischi lungo la catena distributiva. Non so quanto credito si possa dare a questa versione forse fin troppo orwelliana del fenomeno, però bisogna ammettere che ha un suo fascino; ed inoltre, a distanza di quasi cent'anni dall'epoca in cui avrebbe avuto inizio, fornisce materiale a iosa ai recensori professionisti per potersi dare un tono e sminuzzare in trentamila categorie questo o quello stile musicale basandosi perlopiù su differenze infinitesimali (i metallari in questo sono insuperabili, perchè oltre ai classici thrash-power-epic e checazzoteparemetal, si sono inventati pure il fottuto viking metal). Un po' da minchioni, no? Indubbiamente, ma anche chi sta dall'altra parte della barricata non è da meno: parlo ovviamente dei fricchettoni che sostengono che non ci sono differenze, che sempre musica è, che ci dobbiamo lasciare andare, che dobbiamo far sì che sia il nostro cuore a parlarci e altre lepidezze di questo genere.
Ora. L'esistenza stessa di queste "scuole di pensiero" non meriterebbe da parte mia più di uno sbadiglio, se non fosse che quando escono dischi "atipici" puntualmente gli apologeti dell'una e dell'altra corrente cominciano a sproloquiare per portare l'acqua al loro mulino (la logica che usano è comunque la stessa), e mentre gli uni si fanno vieppiù sempre più noiosamente scientifici, gli altri si perdono in pericolose derive semipoetiche ugualmente fastidiose. In ordine cronologico, l'ultimo lavoro che ha portato all'ennesimo scambio di fucileria di corbellerie è l'abbominevole 808's & Heartbreak -che i più definiscono saggiamente "stronzatona col botto"- ma ad un livello mediatico più basso anche questo Rise Up non ha mancato di destare sincera ilarità in chi scrive. Da un lato c'era chi impazziva a catalogarlo traccia per traccia, salvo trovarsi alla fine dei 51'34" di durata con quindici diversi generi musicali, e dall'altro stavano i gli epigoni dei fiji d'amor' ederno di verdoniana memoria che si accontentavano di dire che 'sta musica te faceva stare bbene. Tuttavia, tutti concordavano su un punto: che Rise Up rientrava tra le cinque migliori uscite del 2007, e da questo vorrei partire.
In effetti, raramente ho potuto ascoltare così tanta varietà in una botta sola; e non alludo a semplici influenze, perchè il produttore Zeph non ha problemi a passare dal boombap più puro di Come One Come All al dub di Time To Wake Up, dal funk di Make Your Brain Swing alla dancehall di Ten Steps Ahead. E questi sono solo esempi ai quali accostare incursioni in ciò che la mia ignoranza musicale spinge ad accomunare sotto il termine "ritmi latini", jazz ed electro. Unico denominatore comune di quest'abbondanza può essere dato dall'andamento oscillatorio della velocità delle batterie, ma al di là di ciò pare che l'unico collante tra un pezzo e l'altro sia l'approccio inusuale di Zeph al beatmaking. L'iniziale Rise Up, ad esempio, prende un loop di archi e lo incolla sul giro di sintetizzatore di Boyz 'N' The Hood di Eazy E, che a sua volta gira su batterie provenienti da un 808 e riesce a fondersi con un cantato giamaicano nel ritornello: vi assicuro che l'effetto finale supera decisamente la mia descrizione in quanto ad efficacia. Ad ogni modo, mentre la successiva Ten Steps Ahead viaggia che è un piacere grazie ad un bel riddim con tanto di effetto sirena, è Come One Come All la prima vera bomba del disco: le batterie campionate sono le stesse utilizzate in Put It In Your System della DITC ma con un tiro più veloce; ad esse poi va ad accompagnarsi un giro di piano che poi termina nel ritornello, che campiona il Sadat X di All For One mettendo così la cosiddetta ciliegina sulla torta e facendo apparire la canzone come qualcosa che potrebbe esser stato partorito dal miglior RJD2. Ma ecco che, giunti a questo punto in cui si sarebbe portati a pensare ad un proseguimento più tradizionalista in quanto ad atmosfere, Rise Up compie una sorta di inversione a U e decide di spingersi verso ritmi più uptempo e dal sapore vagamente centroamericano, i quali poi cedono il passo ad una maggiore lentezza che vede nella superba Time To Wake Up il suo apice. Questa traccia, a mio modo di vedere la migliore del disco, è uno stupendo dub fatto con tutti i crismi (tra cui strumenti suonati live, cosa che giova non poco) sul quale si alternano il vocalist roots Tony Moses, la cantante Joyo Velarde (scuderia Quannum, mi pare) e ovviamente Azeem; l'insieme risulta così perfetto che si giunge ai quasi 5 minuti di durata con la voglia di riascoltarla ancora una volta, e poi un'altra ancora -il che da me è effettivamente avvenuto un giorno in cui s'andava ai crotti ed in cui Time To Wake Up è stata loopata dall'uscita della Milano-Lecco fino all'arrivo a Chiavenna, vedete voi.
A questo punto è inevitabile che le impressioni destate dalle successive canzoni non siano così d'impatto, ma sarebbe sbagliato sottovalutare la caratura di una Alpha Zeta, di una Play The Drum (che però a me non entusiasma proprio perchè utilizza un coro di marmocchi nel ritornello) ma soprattutto della gran bella Everything's Different, che ci fa fare un tuffo nella New York di fine anni '80 con un beat ultraminimalista a metà tra 45 King e Marley Marl. Purtroppo l'album si chiude con qualche singulto e qualche skit di troppo, ma giunti a questo punto non si può nemmeno andare a cercare il pelo nell'uovo... che piaccia o meno soggettivamente, è fuor di dubbio che Rise Up goda dell'insieme di produzioni più interessante del 2007. La sperimentazione sta nell'assemblaggio del tutto più che nel singolo episodio e non si può che restare impressionati di fronte all'eclettismo di Zeph che, caso raro, non è fine a sè stesso ma va di pari passo con la sua competenza.
Ad accompagnarlo -è il caso di dirlo- c'è invece un MC poco conosciuto al di fuori della cerchia dei prodotti targati OM Records (lo si era già sentito qualche anno fa come ospite in West Oaktown di Colossus) ma che gode di una certa reputazione anche come artista dello spoken word: Azeem. Questa sua specialità appare evidente nel momento in cui decide di lavorare più sulla pronuncia e l'enfasi delle parole che sulla creazione di schemi metrici complessi, cosa che tra l'altro non significa che sia privo di tecnica ma anzi che ne fa sfoggio in un modo più vicino alla poesia lato sensu che non alla pura esibizione di stile. Questo inoltre lo "costringe" a scegliere con grande cura le parole, e se si considera che buona parte delle canzoni ha tematiche legate al sociale quest'attitudine giova enormemente alla sintesi ed alla chiarezza del discorso. Ovviamente non può mancare il buon vecchio wack-rapper-bashing, che però viene condotto con eleganza ed anche una relativa modestia (trad.: non dice "io sono meglio di te perchè sono un figo" bensì "tu sei una chiavica imbarazzante" -differenza minima ma comunque degna di nota); e se poi lo si associa ad un paio di canzoni più votate al cazzeggio puro e semplice non può non sovvenire un imprinting legato alla vecchia scuola dei De La Soul o Run DMC. Anche qui, insomma, pur non avendo gli sprazzi d'inventiva del partner ci troviamo tra le mani un MC singolare, carismatico e senz'altro facilmente distinguibile dalla massa.
Giunti alle conclusioni, insomma, parrebbe che mi tocchi dare il massimo dei voti a questo disco, ma non è così. In primo luogo perchè soggettivamente non tutte le tracce mi piacciono, e ciò perchè quasi inevitabilmente l'attingere a talmente tante sonorità può piacere ad un ascoltatore e far inorridire l'altro; in secondo luogo perchè trovo il suono generale un po' troppo pulito e patinato anche in quei casi dove invece avrebbe fatto bene una maggiore ruvidità (paradossalmente proprio nei pezzi migliori, cioè Come One Come All, Time To Wake Up, Ten Steps Ahead e Everything's Different); infine, e questo è l'ultimo motivo, perchè Azeem è valido ma forse un po' troppo regolare nel suo stile, che resta grossomodo invariato a prescindere che canti su un dub o su una roba electro. Da tutto ciò deriva un voto che io preferisco mantenere più sui quattro zainetti che non sulla media dei quattro e mezzo ricevuti in altre recensioni, delle quali preferisco mantenere intatto invece il concetto di base: scaricatelo, compratelo, rubatelo ma, assolutamente, ascoltatelo.





Zeph & Azeem - Rise Up

VIDEO: DISCUSSING RISE UP

3 commenti:

Anonimo ha detto...

vein da se

makeamove
makeamove
makeamove
reiserinomakeamove

;P

reiser ha detto...

BOOOOMBOCLAT

Angelo ha detto...

ora scarico che me l'ero perso, però lascia stare Kanye.