Non è una novità che le vendite di dischi negli ultimi tempi stiano collassando, e nemmeno dovrebbe sorprendere che questo si rifletta maggiormente sulla musica rap, la cui componente cosiddetta mainstream si è spinta negli ultimi dieci anni verso tendenze sempre più cerebralmente insultanti oltreché musicalmente piatte PERSINO per l'aficionado. In effetti, non ha senso spendere dei soldi per un album contenente un solo pezzo più o meno valido, il cui unico pregio è dato dall'attualità: se proprio interessa, uno se lo scarica e pace (o al limite compra la suoneria, dato che il target di canzoni come Crank That o White T's corrisponde perfettamente alla tipologia di persone che compra/scarica suonerie). Qualcosa di simile è però avvenuto anche in ambito underground dove, con la maggior diffusione degli strumenti essenziali per la produzione, a partire dal 2000 si è assitito ad un'esplosione di artisti di vario tipo; senza contare poi i mutamenti di mercato che oggi richiedono sempre meno l'assistenza di una casa discografica, la quale avrà pur sempre le sue magagne ma quantomeno può alle volte filtrare i personaggi di manifesta incapacità. Detta in soldoni: in ambito mainstream c'è stata una produzione controllata e gestita della mediocrità, in ambito underground invece è avvenuto lo stesso, solo su basi più "democratiche". Purtroppo, a conti fatti le cose non cambiano. Anzi, maggiore è la frammentazione, tanto più è difficile monitorarla e scegliere chi vale e chi no. Questo è il motivo per il quale solo a distanza di sette anni dal loro debutto i Cunninlynguists cominciano a veder riconosciute le loro capacità.
Il merito però non sta solamente in un pubblico che ora ha imparato a scremare le insulsaggini dalle chicche, ma soprattutto nella loro evoluzione. Infatti, suggeritimi anni or sono da un mio amico, la mia sfortuna era stata di vedere la copertina di Will Rap For Food prima di ascoltare il disco, e poi di sentire al volo Thugged Out Since Cub Scouts piuttosto che Fuckinwicha. A quel punto, l'ondata di enorme sfiga che scaturiva dal connubio delle due cose mi fece dire "ma fatemi il piacere", e fu così che nella mia mente relegai il gruppo nel settore "underground sfigato e/o pretenzioso", dove peraltro restò fino al 2004 circa. In quell'anno, ripubblicato che fu Will Rap For Food, e finalmente dotatomi di una connessione a banda larga, lo scaricai per vedere se avevo avuto ragione: le mie certezze si scontrarono con Missing Children, Mic Like A Memory oppure Family Ties. Così, per quanto mi piacesse solo un 50% di quel disco, lo comprai. Il successivo disco, Southernunderground, aggirò la mia attenzione ma dopo averlo recuperato per vie traverse mi dissi che salvo un tre-quattro pezzi non m'ero perso tantissimo.
Ma quando scaricai, stavolta in tempo reale, l'advance di questo A Piece Of Strange, restai folgorato. Cos'era successo? Avevano perso la casa? Erano finiti a disfarsi di J&B ascoltando in sottofondo una raccolta di Woody Guthrie? Lo sbalzo di maturità era stato enorme. Dopotutto, che Kno fosse un buon produttore lo si sapeva; quello che m'infastidiva era casomai l'atmosfera altalenante dei precedenti dischi, dove su una canzone avevi dei personaggi seri e in quella dopo ti sentivi perso tra punchline e umorismo da avanspettacolo che nemmeno nelle peggio pellicole con Montesano. Qui, invece, gli unici pezzi liricamente "leggeri" sono due su sedici, Since When e Beautiful Girl, e fortunatamente non assomigliano alle già menzionate scemenze: la prima è una rivalsa contro chi dice che negli stati a sud della Mason-Dixon non esistano veri MC, la seconda è invece un'ode alle piante che fanno ridere e che, per quanto l'argomento sia stato affrontato ad nauseam nei trenta e passa anni di storia dell'hip hop, comunque risulta piacevole. Tutto il resto è un concentrato di gnugna messa in versi: in Nothing To Give Deacon e Natti (che in questo disco va a sostituire con successo Mr. SOS) riflettono sul legame tra il crimine e la società che ne getta le basi; nella stupenda Brain Cell discutono di coloro che sono reclusi sia fisicamente, sia psicologicamente; oppure, ancora, nel duetto con Tonedeff si può assistere ad un dialogo in cui un uomo che, giunto alle porte del paradiso convinto di avere la coscienza pulita, si sente ribattere da dio o chi per lui fa le veci di bidello (san Pietro, mi dicono) che in realtà è un egoista vigliacco con punte di razzismo e molto altro.
Queste allegre atmosfere si rispecchiano poi nelle produzioni di Kno, vero "direttore" del progetto, il quale spreme tutto il suo talento e lo spalma su sedici tracce. Si passa dalle più tradizionali Never Know Why (col suo loop di piano e campione vocale) e Since When (un pestone, sostanzialmente) a cose più particolari come Caved In, quasi un blues, o The Gates, che non sfigurerebbe tra le strumentali più rilassate del primo RJD2. In tutta franchezza faccio fatica a descrivere la bellezza dell'intera opera, di quanto risulti coesa senza cadere nella monotonia, e di come le basi si sposino bene con i testi. Sta di fatto che Kno qui non è semplicemente bravissimo, ma da un taglio molto personale al tutto riuscendo a non fallire mai. Inoltre, le sue apparizioni al microfono si limitano a due versi, avendo saggiamente preferito di far parlare il campionatore -soprattutto nella "lunga" Remember Me. Non posso inoltre non menzionare di come si sia fatto grande uso di strumenti suonati live, cosa che ovviamente giova enormemente in termini di qualità sonora.
In altre parole, con alle spalle due anni in cui ho continuato ad ascoltare questo disco esattamente come faccio con Illmatic o Liquid Swords, non posso non definire questo A Piece Of Strange il disco migliore della loro produzione ma, soprattutto, un classico tout court.
Cunninlynguists - A Piece Of Strange
Ma quando scaricai, stavolta in tempo reale, l'advance di questo A Piece Of Strange, restai folgorato. Cos'era successo? Avevano perso la casa? Erano finiti a disfarsi di J&B ascoltando in sottofondo una raccolta di Woody Guthrie? Lo sbalzo di maturità era stato enorme. Dopotutto, che Kno fosse un buon produttore lo si sapeva; quello che m'infastidiva era casomai l'atmosfera altalenante dei precedenti dischi, dove su una canzone avevi dei personaggi seri e in quella dopo ti sentivi perso tra punchline e umorismo da avanspettacolo che nemmeno nelle peggio pellicole con Montesano. Qui, invece, gli unici pezzi liricamente "leggeri" sono due su sedici, Since When e Beautiful Girl, e fortunatamente non assomigliano alle già menzionate scemenze: la prima è una rivalsa contro chi dice che negli stati a sud della Mason-Dixon non esistano veri MC, la seconda è invece un'ode alle piante che fanno ridere e che, per quanto l'argomento sia stato affrontato ad nauseam nei trenta e passa anni di storia dell'hip hop, comunque risulta piacevole. Tutto il resto è un concentrato di gnugna messa in versi: in Nothing To Give Deacon e Natti (che in questo disco va a sostituire con successo Mr. SOS) riflettono sul legame tra il crimine e la società che ne getta le basi; nella stupenda Brain Cell discutono di coloro che sono reclusi sia fisicamente, sia psicologicamente; oppure, ancora, nel duetto con Tonedeff si può assistere ad un dialogo in cui un uomo che, giunto alle porte del paradiso convinto di avere la coscienza pulita, si sente ribattere da dio o chi per lui fa le veci di bidello (san Pietro, mi dicono) che in realtà è un egoista vigliacco con punte di razzismo e molto altro.
Queste allegre atmosfere si rispecchiano poi nelle produzioni di Kno, vero "direttore" del progetto, il quale spreme tutto il suo talento e lo spalma su sedici tracce. Si passa dalle più tradizionali Never Know Why (col suo loop di piano e campione vocale) e Since When (un pestone, sostanzialmente) a cose più particolari come Caved In, quasi un blues, o The Gates, che non sfigurerebbe tra le strumentali più rilassate del primo RJD2. In tutta franchezza faccio fatica a descrivere la bellezza dell'intera opera, di quanto risulti coesa senza cadere nella monotonia, e di come le basi si sposino bene con i testi. Sta di fatto che Kno qui non è semplicemente bravissimo, ma da un taglio molto personale al tutto riuscendo a non fallire mai. Inoltre, le sue apparizioni al microfono si limitano a due versi, avendo saggiamente preferito di far parlare il campionatore -soprattutto nella "lunga" Remember Me. Non posso inoltre non menzionare di come si sia fatto grande uso di strumenti suonati live, cosa che ovviamente giova enormemente in termini di qualità sonora.
In altre parole, con alle spalle due anni in cui ho continuato ad ascoltare questo disco esattamente come faccio con Illmatic o Liquid Swords, non posso non definire questo A Piece Of Strange il disco migliore della loro produzione ma, soprattutto, un classico tout court.
Cunninlynguists - A Piece Of Strange
5 commenti:
su questo ci avevo dormito su, scarico ora e ascoltero' settimana prossima, per intanto grazie.
una nota: un'interruzione di paragrafo metticela ogni tanto, che mi scendono le lacrime agli occhi a leggere tutto, sono a un passo dal TL;DR e sarebbe un peccato.
Anch'io li ho sempre snobbati, scarico al volo!
Complimenti per la recensione.
Davvero ben fatta...
Thx Marco; Agizzle, l'interruzione di paragrafo è da white azzez, come diceva il mio maestro di vita Mighty
reiser,,,cazzo nn me lo fa scaricare perchè?????? provvedi in qualche modo...se nn sbaglio dice di un errore su media fare
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