Si faccia avanti chi si è premurato di ascoltare il quarto e finora ultimo volume della serie Jazzmatazz: sono sicuro che sono di più quelli che hanno votato la Sinistra Arcobaleno, il che è tutto dire. Analogamente, di motivi dietro a questo insuccesso di pubblico ce ne sono a bizzeffe: volendoli elencare sommariamente, il primo che mi viene in mente è perchè mediaticamente Guru sta a zero (tra lui e i Gangstarr c'è una bella differenza). Secondo, perchè il connubio tra jazz e rap oramai non attrae un granchè, il boom l'aveva avuto nella prima metà degli anni '90 e ora fa fatica persino a trovare accoliti tra gli aficionados. Terzo, perchè il volume precedente della serie era un'inumana cacata, noiosa come poche, e che per giunta di jazz aveva ben poco. Quarto, perchè la prova d'esordio della collaborazione col giovane produttore Solar era stata quantomeno "meh". Quinto, perchè le poche recensioni non ne hanno parlato un granché bene, principalmente perchè -sostengono- i pezzi si limitano ad incorporare occasionali suoni jazz anziché andarvi di pari passo.
Potrei andare avanti ancora per un po', ma preferisco fermarmi: le considerazioni elencate finora sono più che sufficienti. Eppure, e qui lo scrivo a chiare lettere, reputo che Jazzmatazz IV sia proprio un bel disco destinato ad una revisione storica che mi auguro imminente.
Vorrei però chiarire che io stesso condivido gran parte dei punti sopraelencati: JM3 era una tavanata a tutto tondo, Street Scriptures era a dir tanto banalotto, Guru si è un po' fossilizzato (ma dopo quasi vent'anni di o norata carriera...) e, soprattutto, è piuttosto vero che qui jazz e rap s'intrecciano saltuariamente ma solo in poche occasioni riescono a fondersi davvero. Eppure, volendo fregarcene dell'oggettività e dunque esclamando un bel 'sticazzi, quest'ultima nota riesce a risultare quasi irrilevante. E questo molto semplicememente perchè la maggior parte dei beat è bella e variegata, sia per quel che riguarda la programmazione ed i suoni delle batterie che per ciò che concerne scelta ed uso dei campioni, e questo senza contare i vari featuring sparsi per il disco. Ad esempio, il singolo State Of Clarity, che vede peraltro la partecipazione di Common e Bob James (quello della celeberrima Nautilus), è incentrato su un loop di basso accompagnato da brevissimi colpi di tromba e un lungo assolo finale di vibrafono, il tutto sul più classico dei 4/4; bene, già il pezzo successivo si differenzia enormememente da Clarity, vuoi anche solo per la velocità più elevata, ma soprattutto per il ritmo sincopato -senza contare naturalmente il fatto che qui si sente una chitarrina che, pur suonando similspaghettiwestern, si fonde benissimo col giro di sax e col discreto ma essenzale organo elettrico. Evito di fare una "lista della spesa", ma pur girando i pezzi intorno ai 90-95 bpm, sfido chiunque a trovare un pezzo che sia identico all'altro, così come sfido chiunque a trovare pezzi oggettivamente brutti o di bassa fattura. Al limite si potrà dire che ricampionare Joe Lewis, dopo che G Rap ha scritto la parola "fine" all'uso di Get Out Of My Life con la storica Ill Street Blues, non sia un colpo di genio; che Follow The Signs potrebbe andare bene per uno skit ma non per 4 pesantissimi minuti e 36 noiosissimi secondi; e, di nuovo, che per quanto il campione venga flippato in modo diverso -e impreziosito da lunghi assoli di sax- Who's Gonna Take The Blame di Smokey Robinson non sia esattamente una novità (cfr. Live On Live Long di Capone 'N' Noreaga). Ma tant'è: l'enorme varietà presente all'interno di Jazzmatazz IV fa facilmente perdonare certi scivoloni nel banale, e diciamo che allo stesso modo viene da glissare sulla scarsa coesione/omogeneità del lavoro. Sì, suona quasi come una raccolta di canzoni anziché un disco vero e proprio, ma visto che le canzoni sono belle io sarei anche portato a fregarmene.
Sul versante dell'emceeing direi che, al di là del presentarsi nuovamente il problema della coerenza tra traccia e traccia, non ci sia molto da dire. In fondo Guru lo conosciamo tutti, perciò mi verrebbe solo da dire che mi sembra che abbia "lisciato" un po' più il suo flow, rendendolo un po' meno legnoso (relativamente parlando). The king of monotone, però, su un aspetto va bacchettato sulle dita: con tutta l'esperienza che hai alle spalle, potresti alle volte sforzarti un po' e cercare di andare oltre al fatto che quando entri in un club le patate si scaldano e si eccitano. O no? Anche perchè va bene tutto, ma avrai intorno ai 40 anni, puoi mica scrivere le stesse monate di un Lil' Wayne qualsiasi! A questo punto è quasi meglio sentire testi sui generis come Cuz I'm Jazzy o Stand Up, che magari dicono poco o niente ma perlomeno qualche chicca la racchiudono. Quanto agli ospiti, che dire? C'è chi eccelle (Common, Damian Marley, Gift of Gab/Blackalicious) e chi invece cerca a tutti i costi di affossare il pezzo (T3 dei Slum Village, Raheem DeVaughn, Bobby Valentino [no homo], Caron Wheeler). L'unico rammarico è che di ospiti strettamente legati al jazz ce ne sono un po' pochi, quando in realtà sono poi loro a dare quel tocco in più al pezzo: vedi il già citato Bob James, Brownman ma, soprattutto, David Sanborn, che letteralmente ruba lo show sulla bellissima Living Legend.
Al solito, le conclusioni: al contrario dei primi due Jazzmatazz, questo è decisamente ascoltabile persino per chi non è un gran fan/conoscitore del jazz; al contrario del terzo, questo è un bel disco; al contrario di Street Scriptures, qui Solar tira fuori due palle così. Skippabili due tracce, eccellenti almeno quattro o cinque, livello sopra la media le restanti- peccato solo che Guru non si sia impegnato un pochino di più. Disco più sottovalutato del 2007 per quanto sia uno dei migliori, Jazzmatazz è un acquisto per me mandatorio.
Guru & Solar - Jazzmatazz Vol. 4: Back To The Future
VIDEO: STATE OF CLARITY (FEAT. ROBERT CRUMB?)
Vorrei però chiarire che io stesso condivido gran parte dei punti sopraelencati: JM3 era una tavanata a tutto tondo, Street Scriptures era a dir tanto banalotto, Guru si è un po' fossilizzato (ma dopo quasi vent'anni di o norata carriera...) e, soprattutto, è piuttosto vero che qui jazz e rap s'intrecciano saltuariamente ma solo in poche occasioni riescono a fondersi davvero. Eppure, volendo fregarcene dell'oggettività e dunque esclamando un bel 'sticazzi, quest'ultima nota riesce a risultare quasi irrilevante. E questo molto semplicememente perchè la maggior parte dei beat è bella e variegata, sia per quel che riguarda la programmazione ed i suoni delle batterie che per ciò che concerne scelta ed uso dei campioni, e questo senza contare i vari featuring sparsi per il disco. Ad esempio, il singolo State Of Clarity, che vede peraltro la partecipazione di Common e Bob James (quello della celeberrima Nautilus), è incentrato su un loop di basso accompagnato da brevissimi colpi di tromba e un lungo assolo finale di vibrafono, il tutto sul più classico dei 4/4; bene, già il pezzo successivo si differenzia enormememente da Clarity, vuoi anche solo per la velocità più elevata, ma soprattutto per il ritmo sincopato -senza contare naturalmente il fatto che qui si sente una chitarrina che, pur suonando similspaghettiwestern, si fonde benissimo col giro di sax e col discreto ma essenzale organo elettrico. Evito di fare una "lista della spesa", ma pur girando i pezzi intorno ai 90-95 bpm, sfido chiunque a trovare un pezzo che sia identico all'altro, così come sfido chiunque a trovare pezzi oggettivamente brutti o di bassa fattura. Al limite si potrà dire che ricampionare Joe Lewis, dopo che G Rap ha scritto la parola "fine" all'uso di Get Out Of My Life con la storica Ill Street Blues, non sia un colpo di genio; che Follow The Signs potrebbe andare bene per uno skit ma non per 4 pesantissimi minuti e 36 noiosissimi secondi; e, di nuovo, che per quanto il campione venga flippato in modo diverso -e impreziosito da lunghi assoli di sax- Who's Gonna Take The Blame di Smokey Robinson non sia esattamente una novità (cfr. Live On Live Long di Capone 'N' Noreaga). Ma tant'è: l'enorme varietà presente all'interno di Jazzmatazz IV fa facilmente perdonare certi scivoloni nel banale, e diciamo che allo stesso modo viene da glissare sulla scarsa coesione/omogeneità del lavoro. Sì, suona quasi come una raccolta di canzoni anziché un disco vero e proprio, ma visto che le canzoni sono belle io sarei anche portato a fregarmene.
Sul versante dell'emceeing direi che, al di là del presentarsi nuovamente il problema della coerenza tra traccia e traccia, non ci sia molto da dire. In fondo Guru lo conosciamo tutti, perciò mi verrebbe solo da dire che mi sembra che abbia "lisciato" un po' più il suo flow, rendendolo un po' meno legnoso (relativamente parlando). The king of monotone, però, su un aspetto va bacchettato sulle dita: con tutta l'esperienza che hai alle spalle, potresti alle volte sforzarti un po' e cercare di andare oltre al fatto che quando entri in un club le patate si scaldano e si eccitano. O no? Anche perchè va bene tutto, ma avrai intorno ai 40 anni, puoi mica scrivere le stesse monate di un Lil' Wayne qualsiasi! A questo punto è quasi meglio sentire testi sui generis come Cuz I'm Jazzy o Stand Up, che magari dicono poco o niente ma perlomeno qualche chicca la racchiudono. Quanto agli ospiti, che dire? C'è chi eccelle (Common, Damian Marley, Gift of Gab/Blackalicious) e chi invece cerca a tutti i costi di affossare il pezzo (T3 dei Slum Village, Raheem DeVaughn, Bobby Valentino [no homo], Caron Wheeler). L'unico rammarico è che di ospiti strettamente legati al jazz ce ne sono un po' pochi, quando in realtà sono poi loro a dare quel tocco in più al pezzo: vedi il già citato Bob James, Brownman ma, soprattutto, David Sanborn, che letteralmente ruba lo show sulla bellissima Living Legend.
Al solito, le conclusioni: al contrario dei primi due Jazzmatazz, questo è decisamente ascoltabile persino per chi non è un gran fan/conoscitore del jazz; al contrario del terzo, questo è un bel disco; al contrario di Street Scriptures, qui Solar tira fuori due palle così. Skippabili due tracce, eccellenti almeno quattro o cinque, livello sopra la media le restanti- peccato solo che Guru non si sia impegnato un pochino di più. Disco più sottovalutato del 2007 per quanto sia uno dei migliori, Jazzmatazz è un acquisto per me mandatorio.
Guru & Solar - Jazzmatazz Vol. 4: Back To The Future
VIDEO: STATE OF CLARITY (FEAT. ROBERT CRUMB?)
13 commenti:
Il migliore JazzMatazz? Il vol 2! Anche se nel 3 vi sono un paio di chicche...
Il tre è una cagatazza immonda, dài...
Il due è bello (peccato che manchi il remix di Watch What You Say) ma come beat trovo più gustoso il primo
Parentesi: quandi Guru ha fatto la tournée per il terzo Jazzmatazz, due miei amici ed io ci siamo imbucati nel privé del De Sade in qualità di interpreti (!)
Giunti là abbiamo riconosciuto mezza spaghetti funk, nonché Guru che era tutto preso a creare cocktail imbevibili con sarcazzo cosa, il tutto a beneficio di un paio di zoccolette che evidentemente si dev'essere poi scopato. Guru è alto circa 1,70m (solo un'aggiunta: sovrastare un tizio largo tre volte te di circa venti cm è un'esperienza). Mi son fatto fare un autografo (http://tinyurl.com/5sykmk) e ce ne siamo andati via intristiti dalla scena da bar sport.
Dopo questo ho sentito di scene orribili tipo la vendita+pippata live di coca tagliata col dixan scaduto in occasione del concerto dei Gangstarr, ma non voglio approfondire
In effetti è alto un metro e settanta tondo tondo (http://www.rapmaniacz.com/gu16.JPG), comunque i suoi live valgono il prezzo del biglietto (http://www.rapmaniacz.com/fotoGuruRoma.htm).
BRA
www.rapmaniacz.com
Jazzmatazz 3 >>> Jazzmatazz 4
Gusti di reiser > gusti di anonimo+Tino
Il terzo volume è veramente gaio, nun se po' ascolta'
il terzo non aveva nulla di jazz e infatti il sottotitolo era streetsoul.
boh mi aggiungo alla lista di quelli a cui non è dispiaciuto.
comunque io avevo "recuperato" pure questo ed in effetti mi ero chiesto come mai non se l'era cagato nessuno...
Nel terzo volume mi piacciono giusto un paio di cose, in effetti è stato un buco nell'acqua dello sciaquone. Rimango dell'idea che il primo Jazzmatazz è obiettivamente il migliore di tutti, rap e jazz si fondono insieme molto meglio che nei capitoli successivi. Il secondo volume però è quello che ho ascoltato di più, per tanto questo quarto volume ben recensito da Reiser si colloca sul terzo gradino del podio.
Hey l'ultimo commento? Io nonl'ho cancellato
C'è la censura, berlusca è già all'opera.
ma come cazz'è che su allmusic.com risulta tutt'altra tracklist, costituita da ben 20 pezzi?
p.s. la storia al vecchio concerto dei gangstarr l'ho sentita più volte anche io
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