Mentre in radio passano la mitica Hot In Here di quella chiavica di Nelly, controbatto nella mia intimità proseguendo la minirassegna del "chi cazzo sono" con uno dei pezzi da 90 del genere: gli All City. BOOM. I più avvezzi alle memorabilie dei bei tempi che furono li ricorderanno senz'altro per il singolone The Actual, prodotto da Primo e ancor'oggi relativamente famoso, e per un'affiliazione agli Onyx manifestatasi prima tramite un paio di apparizioni sui dischi di questi ultimi (Getto Mentalitee e Overshine), e poi con la loro produzione esecutiva di questo Metropolis Gold.
Una volti privati però di questi post-it biografici, ad oggi nessuno si ricorderà del loro unico album in quanto anch'essi riuscirono nell'arduo tentativo di ricevere il disco d'alluminio (principalmente grazie alle accorte strategie di marketing della MCA); questo è un peccato in termini relativi, in quanto di certo non abbiamo tra le mani un secondo Illmatic, ma comunque un po' d'attenzione in più non guasterebbe. Un po' perchè loro sono non dico bravi ma senz'altro più che competenti, e poi perchè Metropolis Gold può fregiarsi di alcuni bei pezzi prodotti, in parte, dal sopracitato Premier, da Pete Rock, Rockwilder, EZ Elpee e Fredro Starr (prima di storcere il naso vi ricordo che dietro a molte tracce di All We Got Iz Us c'era lui).
Senza voler esaminare al microscopio ogni singola traccia, vorrei elencare i punti a favore di questo esordio: Stay Awake, Priceless, Xtreme, The Actual e Afta Hourz sono tutte canzoni solide. La punta di diamante è senza dubbio The Actual, che da un lato può fregiarsi di una delle più belle produzioni di Premier della seconda metà degli anni '90 e dall'altro vanta un notevole emceeing di stampo genuinamente nuiorchese, ma anche le altre hanno diversi punti a loro favore. Primo fra essi l'atmosfera radicalmente urbana, un concetto di cui spesso s'è abusato (specie negli ultimi anni) associandolo a trend di dubbio gusto o utilizzandolo con faciloneria, ma che nelle sue forme più nobili resta per me determinante nello stabilire la bontà di un pezzo rap: in sostanza, le sopraelencate composizioni sono materiale da walkman che fornisce una colonna sonora quando si cammina e si scrutano i dintorni. Un po' come avveniva nello stupendo video di Respiration, ascoltando Xtreme o Afta Hourz è inevitabile considerare traffico, smog, lo stridio della metropolitana sulle rotaie come manifestazione visiva di ciò che si sta ascoltando e viceversa; in tal senso si potrebbe parlare di musica con un'anima. Va da sè che questo può solamente avvenire in presenza di riconoscibili qualità tecniche, e in questo J. Mega e Greg Valentine non peccano: simili nello stile ma con voci nettamente distinguibili, ambedue favoriscono le classiche metriche serrate (le fonti d'ispirazione sono evidenti: Rakim, Nas ed in minor parte Kool G Rap) ma riescono comunque ad evitare il rap fine a sè stesso; nessuno dei due eccelle particolarmente come scrittura, ma ciò nondimeno riescono a piazzare quà e là frasi e concetti che danno comunque un'idea di coerenza al pezzo e non lo fanno sembrare un'accozzaglia di assonanze piazzate tanto per.
Purtroppo, però, al di là del fatto che ci sono naturalmente alcuni pezzi non particolarmente entusiasmanti (comunque non orribili: Metrotheme, Ded Right, Favorite Things, Move On You, Just Live), ciò che davvero sottrae piacere nell'ascolto di Metropolis Gold sono una serie di uscite jiggy mostruosamente rappresentative della nefasta influenza esercitata sull'hip hop da parte dell'ignobile Puff Daddy. Ora, se risparmio dal definire cacata assurda il remix di Hot Joint è solo perchè persino degli insospettabili mi hanno detto che è strepitoso (e quindi sarei portato a pensare ad una questione di meri gusti), ma condanno senza possibilità d'appello robaccia come Live It Up (l'equivalente reppuso della disco fine '70), Get Paid (che si fregia di un patetico campione di vibrafono Fisher Price e di un ritornello di disumana bruttezza), Daydreaming (aborto che si colloca tra il New Jack Swing ed il peggior Stevie Wonder degli anni '80) e l'originale di Hot Joint (cfr. quanto detto per Live It Up). Sapete, non solo penso che -a prescindere dalla qualità intrinseca del genere- questa roba andrebbe lasciata a chi la sa fare, ma sono sempre stato convinto che queste manifestazioni di pochezza passata per "stare al passo coi tempi" non abbia mai avuto alcun tipo di valore. E il tempo mi ha dato ragione: riascoltate oggi sanno così pateticamente di datato che quasi vien da piangere. Insomma, i pezzi da ballare si possono anche fare, ma c'è una bella differenza tra Hypnotize e Gettin' Jiggy Wit It.
Comunque sia, peggio per loro. Peggio per loro perchè pur senza eccellere particolarmente potevano essere ricordati meglio producendo un album meglio focalizzato sugli aficionados del genere. Come già detto, non sarebbe mai stato un Illmatic, ma un disco più che dignitoso invece sì -dopotutto, il primo di AZ viene ricordato con piacere pur non essendo un capolavoro, per dirne una. Invece han deciso di rovinare la memoria di ciò che di buono hanno fatto con un'infilata di sconcezze francamente imperdonabile, una concessione ai gusti facili del pubblico che per giunta non ha sortito l'effetto desiderato. Morale: la storia è stata ben più severa di quanto non sia stato io nelle righe precedenti e li ha costretti ad un oblio francamente troppo punitivo; ergo, scaricate il disco, verificate la veridicità delle mie parole e dopo "separate the pros from the cons, the platinum from the bronze, the butter-soft shit from the leather on the Fonz" e gustatevi quanto di buono hanno saputo offrirci Mega e Valentine. E perdonate la mia citazione gratuita.
All City - Metropolis Gold
VIDEO: THE ACTUAL (Che la Universal, nella sua starordinaria lungimiranza, non fa embeddare)
Una volti privati però di questi post-it biografici, ad oggi nessuno si ricorderà del loro unico album in quanto anch'essi riuscirono nell'arduo tentativo di ricevere il disco d'alluminio (principalmente grazie alle accorte strategie di marketing della MCA); questo è un peccato in termini relativi, in quanto di certo non abbiamo tra le mani un secondo Illmatic, ma comunque un po' d'attenzione in più non guasterebbe. Un po' perchè loro sono non dico bravi ma senz'altro più che competenti, e poi perchè Metropolis Gold può fregiarsi di alcuni bei pezzi prodotti, in parte, dal sopracitato Premier, da Pete Rock, Rockwilder, EZ Elpee e Fredro Starr (prima di storcere il naso vi ricordo che dietro a molte tracce di All We Got Iz Us c'era lui).
Senza voler esaminare al microscopio ogni singola traccia, vorrei elencare i punti a favore di questo esordio: Stay Awake, Priceless, Xtreme, The Actual e Afta Hourz sono tutte canzoni solide. La punta di diamante è senza dubbio The Actual, che da un lato può fregiarsi di una delle più belle produzioni di Premier della seconda metà degli anni '90 e dall'altro vanta un notevole emceeing di stampo genuinamente nuiorchese, ma anche le altre hanno diversi punti a loro favore. Primo fra essi l'atmosfera radicalmente urbana, un concetto di cui spesso s'è abusato (specie negli ultimi anni) associandolo a trend di dubbio gusto o utilizzandolo con faciloneria, ma che nelle sue forme più nobili resta per me determinante nello stabilire la bontà di un pezzo rap: in sostanza, le sopraelencate composizioni sono materiale da walkman che fornisce una colonna sonora quando si cammina e si scrutano i dintorni. Un po' come avveniva nello stupendo video di Respiration, ascoltando Xtreme o Afta Hourz è inevitabile considerare traffico, smog, lo stridio della metropolitana sulle rotaie come manifestazione visiva di ciò che si sta ascoltando e viceversa; in tal senso si potrebbe parlare di musica con un'anima. Va da sè che questo può solamente avvenire in presenza di riconoscibili qualità tecniche, e in questo J. Mega e Greg Valentine non peccano: simili nello stile ma con voci nettamente distinguibili, ambedue favoriscono le classiche metriche serrate (le fonti d'ispirazione sono evidenti: Rakim, Nas ed in minor parte Kool G Rap) ma riescono comunque ad evitare il rap fine a sè stesso; nessuno dei due eccelle particolarmente come scrittura, ma ciò nondimeno riescono a piazzare quà e là frasi e concetti che danno comunque un'idea di coerenza al pezzo e non lo fanno sembrare un'accozzaglia di assonanze piazzate tanto per.
Purtroppo, però, al di là del fatto che ci sono naturalmente alcuni pezzi non particolarmente entusiasmanti (comunque non orribili: Metrotheme, Ded Right, Favorite Things, Move On You, Just Live), ciò che davvero sottrae piacere nell'ascolto di Metropolis Gold sono una serie di uscite jiggy mostruosamente rappresentative della nefasta influenza esercitata sull'hip hop da parte dell'ignobile Puff Daddy. Ora, se risparmio dal definire cacata assurda il remix di Hot Joint è solo perchè persino degli insospettabili mi hanno detto che è strepitoso (e quindi sarei portato a pensare ad una questione di meri gusti), ma condanno senza possibilità d'appello robaccia come Live It Up (l'equivalente reppuso della disco fine '70), Get Paid (che si fregia di un patetico campione di vibrafono Fisher Price e di un ritornello di disumana bruttezza), Daydreaming (aborto che si colloca tra il New Jack Swing ed il peggior Stevie Wonder degli anni '80) e l'originale di Hot Joint (cfr. quanto detto per Live It Up). Sapete, non solo penso che -a prescindere dalla qualità intrinseca del genere- questa roba andrebbe lasciata a chi la sa fare, ma sono sempre stato convinto che queste manifestazioni di pochezza passata per "stare al passo coi tempi" non abbia mai avuto alcun tipo di valore. E il tempo mi ha dato ragione: riascoltate oggi sanno così pateticamente di datato che quasi vien da piangere. Insomma, i pezzi da ballare si possono anche fare, ma c'è una bella differenza tra Hypnotize e Gettin' Jiggy Wit It.
Comunque sia, peggio per loro. Peggio per loro perchè pur senza eccellere particolarmente potevano essere ricordati meglio producendo un album meglio focalizzato sugli aficionados del genere. Come già detto, non sarebbe mai stato un Illmatic, ma un disco più che dignitoso invece sì -dopotutto, il primo di AZ viene ricordato con piacere pur non essendo un capolavoro, per dirne una. Invece han deciso di rovinare la memoria di ciò che di buono hanno fatto con un'infilata di sconcezze francamente imperdonabile, una concessione ai gusti facili del pubblico che per giunta non ha sortito l'effetto desiderato. Morale: la storia è stata ben più severa di quanto non sia stato io nelle righe precedenti e li ha costretti ad un oblio francamente troppo punitivo; ergo, scaricate il disco, verificate la veridicità delle mie parole e dopo "separate the pros from the cons, the platinum from the bronze, the butter-soft shit from the leather on the Fonz" e gustatevi quanto di buono hanno saputo offrirci Mega e Valentine. E perdonate la mia citazione gratuita.
All City - Metropolis Gold
VIDEO: THE ACTUAL (Che la Universal, nella sua starordinaria lungimiranza, non fa embeddare)
4 commenti:
scarichizzle
myzzle
Buona reiser,ci sta bene con questo sole
myzzle
Recensia impeccabile purtroppo. Quando acquistai 'sto disco speravo in un prodotto complessivamente migliore, (davo ancora piena fiducia agli Onyx) e invece gli All City hanno cacato dentro un sacco, aggiunto qualche diamante e shakerato il tutto.
Altro sgarbo è stato la traccia Xtreme, in sostanza la mia preferita. Ridotta quasi a uno skit, e The Hot Joint (RMX) che irrompe a seguire senza pietà.
recensione megatecnica e noi che la golden age (e il disco degli all city) l'abbiamo passata (95 GZA al Maffia, Das Efx al Cap Creus... Ke bei tempi) ti diamo pienamente ragione!!
Ma Fifty non potevano sparargli 10 o 12 volte, cosi per stare sicuri!!
Bella!! Rafaelz da Bolo.
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