domenica 8 giugno 2008

THE SHOW & A EXPERIENCE - LIVE HARD (D.I.T.C. Records, 2007)

Sembra incredibile, ma il mio primo giradischi lo comprai solo nel '98. Fino ad allora me l'ero sempre sfangata altrimenti, generalmente rinunciando a qualche pezzo quà e là, oppure sfruttando pomeridianamente l'attrezzatura di qualche mio amico, oppure -e qui fui geniale- arrivando financo a farmi fabbricare un cavo con alle estremità un jack normale e dall'altra uno da 1/4" per sucare a sgunfio certi 12" dal Timeout, collegando il giradischi al line-in di un vecchio walkman. Ma quell'anno venne pubblicato un disco che, da solo, mi spinse a mettere via i soldi per comprare un Technics a cinghia: l'album che non riuscivo a pensare di non poter ascoltare era Full Scale. Da lì in poi non è che abbia comprato molti dischi su vinile, e -Full Scale escluso- l'unica cosa che non rende quel mio acquisto un investimento inutile sono gli album vampirizzati dalla collezione di mio padre.
Ma tant'è; a dieci anni di distanza non solo si sono succeduti innumerevoli sistemi di P2P (Audiogalaxy era il migliore, btw) che hanno ovviato a problemi come il mio di diciassettenne, ma anche il panorama dell'hip hop è mutato in maniera considerevole. Ad esempio, se dieci anni fa mi avessero detto che la D.I.T.C. un giorno non sarebbe praticamente più esistita, non ci avrei creduto; se mi avessero detto che Fat Joe avrebbe fatto canzoni con Lil' Wayne, idem; ma, soprattutto, se mi avessero detto che avrei dovuto aspettare dieci anni prima di avere una nuova raccolta di materiale originale da parte di Show & A probabilmente sarei scoppiato a ridere. E invece eccoci qui, nuovamente con un EP: pare incredibile. Va detto che in questo lasso di tempo, mentre Show è rimasto sostanzialmente fermo al palo, AG prima ci ha deliziato (si fa per dire) col suo solista del 2000 e poi ha resuscitato la sua carriera con un più che discreto seguito nel 2006, contenente produzioni di Oh No, Madlib, Dilla e Jake One. Ma i fan volevano altro, e così eccoci a Live Hard.
Francamente, non c'è molto da dire sul contesto in cui questi sette pezzi e cinque strumentali escono: così a naso si tratta solamente di un piatto cucinato per saziare gli appetiti degli orfani della D.I.T.C., ed in tal senso il risultato può dirsi raggiunto. Purtroppo, anticipo fin da ora che Live Hard uscirebbe a pezzi se confrontato con Full Scale, ed è solo per affetto nei confronti del duo che cercherò di evitare paragoni nella disamina di queste sette tracce. Anche perchè Business As Usual, il pezzo d'apertura, eccetto usufruire del ritornello scratchato da Premier (ma cos'è, una moda?), non ha nulla di particolarmente degno di nota. Certo, è ben prodotta, ha delle belle batterie e AG, pur non eccellendo (la prima strofa è poi discutibile, pare quasi un freestyle), si lascia ascoltare, però la cosa finisce lì. Le cose poi migliorano con Can't Relate, ma è solo grazie a The World Is Listening che si comincia ad avere un sentore di vero ritorno del duo anzichè della consueta anonima uscita underground nuiorchese. Il 90% del lavoro lo fa il campione di glockenspiel scelto da Show, che restituisce al pezzo un'atmosfera tra il cupo e l'etereo, un po' come avvenne per Raw As Ever. Ma sarebbe ingiusto non spendere due parole su AG, che qui decide finalmente di uscire dalla sua comfort zone scrivendo un pezzo (vagamente definibile come concettuale) nel quale descrive se stesso ed i suoi comportamenti in base a ciò che gli è stato detto da certe persone in dati momenti della sua vita. Menzione speciale per il ritornello, un'autentica perla fatta di giochi di parole: "I overheard talk is cheap, anyway that's the word on the street/ I don't talk if I'm forced to speak, I speak the truth 'cause the world is listening".
La china continua a venir risalita poi dall'ottima Running Man, che compensa uno storytelling un po' "meh" (immaginatevi grossomodo Il Fuggitivo in chiave ghettusa, yawn) con un beat lento che profuma meravigliosamente di Stax, e che con un basso tirato su a livelli irragionevoli non sfigurerebbe tra le meglio cose Return Of The Mac. Ma è solo con la quinta traccia che si raggiunge quello che per me è lo zenit qualitativo di Live Hard: Land Of The Free. E ciò non solo perchè a far da spalla a AG c'è O.C., cosa che spezza di molto la monotonia del primo, ma anche perchè il Nostro dedica un intero pezzo a criticare materialismo e consumismo cieco... eh? Essì, AG, uno dei pochi campioni di orgoglioso cazzeggio, s'è momentaneamente ravveduto. Non aspettatevi naturalmente un novello Immortal Tech, però -l'approccio qui è molto più terra-terra, arricchito, più che da attente analisi sociologiche, da piccoli esempi di miseria quotidiana. E poi la base, insolitamente melodica con quel sovrapporsi dei campioni di piano e di archi, ben si adatta al testo e ci ricorda ulteriormente come suona un duo affiatato. Chapeau, insomma. Tristemente, però, da qui in poi la strada è in discesa e si ritorna al tiro delle prime due tracce: senza infamia e senza lode e con qualche scivolone da parte di AG abbastanza patetico ("You lack iron like anemia", per dire, che farebbe cacare a prescindere dallo svarione medico. Parentesi: i niguz ce l'hanno su con l'anemia, ricordo un meraviglioso Lord Have Mercy che ci ammoniva che lui era "cold blooded like anemics").
Giunti a questo punto, cosa si può dire? Beh, innanzitutto che Show & A sono stati bravi a non steccare nemmeno un pezzo -del resto, su sette sarebbe stata ardua. Ancora più bravi, ne hanno creati tre davvero belli, epperò... epperò, cazzo, è come con Indiana Jones: dopo tutto questo tempo non può bastare un semplice disco "OK", come minimo deve avere glieffetti speciali sbirluccicosi e farti gridare FUCK YEAH!. Ora, io sono sufficentemente raziocinante da riconoscere la competenza dietro a Live Hard, ma non posso nascondere una mia delusione. Come potrei? Per belle che siano, le tre canzoni di metà disco non sono né una Q&A, né una Drop It heavy, né men che meno una Spit. E d'accordo che Full Scale è un capolavoro, però... Insomma, peccato ma anche no. Va bene così, ma ora voglio qualcosa di assolutamente stellare.





The Show & A Experience - Live Hard

2 commenti:

MAK ha detto...

L'intro "back in the days" mi ha colpito particolarmente, mi sono rivisto molto in quelle 20 righe.
Mi hai addirittura rispolverato il mitico Audiogalaxy, con quella grafica blu... c'era davvero un sacco di roba, ricordo che con un misero 56k nel giro di una settimana (e una bolletta pesante come Big Pun) scaricai tutto quello che c'era di 7L&Esoteric.

Full Scale uscì in seguito anche su CD per fortuna, comprato al volo. Questo Live Hard invece, l'ho ascoltato una manciata di volte, ma anche a me, escluse due/tre tracce, non ha soddisfatto troppo.

reiser ha detto...

Sì, il Full Scale LP son poi riuscito a recuperarlo anch'io e merita assai -anche se in fondo è un mescolone di EP, b-side e cazzimazzi. Naturalmente, prima m'ero preso la briga di trasferire l'EP su disco compatto, una di quelle pratiche sbregamaroni che ti fan venir voglia di ascoltare solo canti gregoriani.

Audiogalaxy era una bbbomba... fortunatamente, all'epoca ero già passato a Fastweb, ma a parte trovare TUTTO -una cosa impressionante, il motore di ricerca era da applausi- era troppo apprezzabile l'impossibilità di porre limiti arbitrari a download e limiti di banda. Se ti può consolare, 7L & Eso hanno sbancato pure me ma con Napster, quando mi collegavo verso le 22 attaccavo a farmi le raspe se il download superava i 5,7 kb/s... e comunque, un pezzo mediamente necessitava di 20 minuti. Da spararsi.

Soulseek oramai lo utilizzo poco; sia perchè il Firewall dell'ufficio me lo steccherebbe, ma poi perchè i vari forum e blog sono di una comodità inaudita