martedì 11 novembre 2008

DJ REVOLUTION - KING OF THE DECKS (Duck Down, 2008)

DJ Revolution stesso ha spiegato cosa lo ha portato a creare il suo primo album in veste di produttore "tradizionale" (chi ha sentito il precedente In 12's We Trust capirà meglio cosa intendo): riallacciare il rapporto tra MC e DJ, cioè due figure un tempo saldamente interconnesse ma che ora sono di fatto separate in casa. In effetti, per dargli ragione, io che ho sempre considerato diggèi solamente chi è capace di scratchare, mixare tramite vari trick ed ha una considerevole conoscenza musicale, m'ero chiesto cosa fosse questa pletora di aspiranti tali che negli ultimi anni hanno contribuito enormemente a saturare il mercato dei mixtape e a rendere indigeribile pressoché qualsiasi cosa sui cui apparivano.
Non trovando però risposta al fondamentale quesito, e vedendo i DJ "classici" rifugiarsi sempre più nel mercato di nicchia degli aficionados del genere, alla fine m'ero rassegnato a non rivedere più uno dei quattro pilastri dell'hip hopcosì come l'avevo conosciuto. E invece eccoci qua davanti a questo King Of The Decks, e scemo io a non aver pensato a Rev come ultimo rifugio per i frustratoni quali il sottoscritto; infatti, il Nostro non solo è resident DJ allo storico Wakeup Show, ma negli anni ha prestato i suoi talenti sia nel campo delle produzioni che in quello degli scratch, riuscendovi peraltro molto bene. Chissà: sarà il suo gusto per i pestoni ed i suoni belli pieni in caratteristico stile nuiorchese, saranno i suoi scratch sempre precisi e di molti passi oltre il classico cut da ritornello: ma bene o male ogni volta che in passato ho letto il suo nome tra i crediti di una canzone non sono mai rimasto deluso. Naturale dunque correre a prenotare KOTD senza perdere troppo tempo a scaricare il solito leak; dopotutto, se qualcuno negli anni s'è guadagnato la mia fiducia questo è proprio Revolution. Aggiungiamoci che il biglietto da visita è stato Damage -un'autentica bomba con due cinghiali di spicco quali Poet e Bumpy Knucks- ed ecco che una settimana e qualcosa fa sono tornato dalla mia missione per pistonare seduta stante il CD nel caddy del computer. Senza volerla far lunga, vi dico subito che per una metà questo è il disco più bello dell'anno. Per l'altra, è robetta superflua e nulla più.
Incredibile, vero? Eppure è così, con tanto di spartiacque: infatti fino alla tredicesima traccia (inclusa), guardacaso proprio la sopracitata Damage, è tutto un fiorir di bombe o robe comunque parecchio degne. Da lì in poi -così, su due piedi- si scende invece nel regno della stronzatona col botto o, più eufemisticamente, in quello della pigrizia. E non solo come beat ma anche come ospiti, i quali o nascono dal principio come mezzi aborti (la sempiterna scarsa Strong Arm Steady Crew) oppure deludono oltre il limite consentito (Planet Asia).
Ma procediamo con ordine: subito dopo l'introduzione e la relativa benedizione di Jazzy Jeff (a proprosito: ci sono tantissimi skit e francamente non ho voglia di commentarli tutti) le danze si aprono grazie ad una performance di Sean Price (puntualmente bravo seppur senza particolari sprazzi di genio) ed il redivivo Tash, alias colui che avrei voluto sempre osannare come MC ma che grazie alle sue scelte di beat m'ha puntualmente fatto crollare i coglioni. Per fortuna, in questo caso la base è più che solida, sia grazie al campione funkettone, tagliato in più loop sovvrapponentisi, che alle batterie in pieno stile Revolution: bassi pieni, cassa secca e rullante un po' ammorbidito (tanto che l'insieme fa correre il pensiero alla stupenda The Radar di Marco Polo in cui, guardacaso, Rev si occupava degli scratch). Dal canto loro, Tash e SciooonPiii non deludono e anzi, il primo regala una delle sue prestazioni migliori dai tempi della strofa di Heavy Rotation (2001). A coronare il tutto ci pensano poi i ritornelli scratchati più la lunga routine finale, in cui l'autore del disco taglia e cuce le voci di duemila personaggi -Guru, Inspectah Deck, Run DMC, Nas, Jigga, Capone 'N' Noreaga, Rakim solo per citarne alcuni- senza peraltro copiaincollare nulla, come ad imperitura dimostrazione della serietà con la quale prende il suo lavoro.
Segue un altro di coloro che ci eravamo persi per strada, cioè quel KRS One che tante cagate ha prodotto negli ultimi anni e che qui invece è in piena forma, il quale con la sua The DJ tiene un corso accelerato su cosa significhi essere un vero diggèi scristonando addosso a chi, a dir suo, è un impostore. Al solito: qualcuno sarà infastidito dal suo sentenziare, ma è anche vero che tutti i punti che elenca sono difficilmente opinabili. Alcuni di questi, poi, andrebbero incisi a fuoco nelle carni di molta gente, come se questa fosse composta da grassi vitelli: il più significativo della lunga lista è secondo me "just because you could scratch doesn't mean you should", dato che va a colpire gli estremisti dal proprio lato della barricata. Ma sono convinto che anche dopo ripetuti ascolti chiunque potrà trovare qualcosa da ricordarsi e che senz'altro farà correre il pensiero a questo o a quell'altro "artista". Abbandonate le velleità anni '70, questa volta il beat tende all'orchestrale e secondo me rende meno di altri, ma non si può nascondere che sia più che sufficiente a non danneggiare il veterano del Bronx, che anzi dimostra carisma in abbondanza e riesce a gestirselo come meglio gli pare.
Ma è per la mia maggior soddisfazione che con Do My Thing si torna ai loop funkettoni, e stavolta è il turno di Royce The 5'9'' di distruggere il microfono e, spero involontariamente, umiliare un pur prestante [no homo] Guilty Simpson: la sua strofa non solo fa a pezzi il povero concittadino, ma da la paga a qualsiasi sua cosa sentitasi di recente, e scusate se è poco. No, sul serio, che fosse bravo non l'avevo mai messo in dubbio ma qui è spettacolare, ed il fatto di avere come supporto una base finalmente bella non fa altro che aumentare la mia soddisfazione. Chapeau, insomma: strofa migliore di tutto King Of The Decks e chi s'è visto s'è visto. Salto invece a pie' pari la pur meritevole Funky Piano -bello il beat, inaspettatamente valido Bishop Lamont ed eccezionale la routine di chiusura- per giungere ad una delle mie tracce preferite di tutto il disco: The Big Top. Ci sarà qualcuno che non mi capirà, ma sta di fatto che sentire i Special Teamz "funzionare" come dio comanda -dopo il deludente Stereotypez- non può non riempirmi di gioia. Non solo Jaysaun, Slaine e l'immenso EdO.G fanno a gara nel clown-rapper-bashing, ma sia l'approccio alle strofe che l'intro e, naturalmente, il beat vero e proprio centrano il punto e danno forza ad un concetto in sè e per sè abusato fino alla noia. Quando poi Rev mette insieme il Royce di Boom ("Rap now is a circus of clowns") ed il Kool G Rap di Ill Street Blues ("Cause I don't play clown!") mentre sullo sfondo gira in loop un campione di campanellini da giostra del luna park, il backpacker che è in me non riesce a smettere di fare headnodding e fare le cornine con la mano destra.
Il successivo mezzo passo falso del pezzo con l'intera Boot Camp Clik -beat troppo rilassato, peccato- viene volentieri scordato grazie alla collabo tra Joell Ortiz ed il prezzemolino Termanology, che da soli tirano su un beat non troppo riuscito nel suo voler essere latinoamericano. Nulla di trascendentale nel complesso, ma di certo materiale che aiuterebbe KOTD ad entrare nella top ten dei dischi dell'anno; e se anche questa non dovesse bastare, ecco che arriva Iriscience e l'ottima Casualties Of Tour. Non vi nasconderò che in primo luogo lui mi pare decisamente meno noioso dello standard, ma soprattutto che, tra la bella base (l'unica prodotta da un esterno, Marco Polo) ed il tema di respiro un po' più ampio del binomio "io sono figo/ w la doppia acca", al momento giusto giunge un po' di varietà. Varietà, questa, che viene poi ulteriormente espansa grazie a due dei pochi che fanno effettivamente brutto: Blaq Poet e Bumpy Knuckles terronizzano il beat più smaccatamente Premierano, grattandosene altamente del ruolo del diggèi, dell'hip hop ed anzi mettendo in chiaro che: a) sono lì pronti a romperti il culo, b) dopo averti sfondato la tana ti rapineranno e c) dopo averti rapinato ti romperanno il culo di nuovo, tanto per essere sicuri che ti ricorderai di loro. Nulla di nuovo sotto il sole, eh, ma ammettetelo: sentire Poet e Bumpy fare i delinquenti è come sentire Einstein insegnare fisica... c'è chi può e chi no, e loro possono.
Purtroppo, come dicevo, da qui in poi il disco subisce come uno choc; inspiegabilmente, man mano che si prosegue nell'ascolto la qualità cala. Intanto salta fuori tal Styliztik Jones, che di fronte ad una metrica discreta ed una buona scrittura sfodera però una delle voci più letargiche degli ultimi tempi; e questo giusto in tempo per far entrare in scena una sorta di MiniMe sotto elio che risponde al nome di KBimean, il quale affossa definitvamente la canzone al punto che stavolta non ci sono scratch che tengano. Segue a ruota Blow Da Spot e, as usual, la Strong Arm Steady fa sprofondare i miei timpani verso un terrore innominabile (per dire: "My whole objective is to sell records like Master P" è il massimo d'inventiva che questi campioni sono capaci di regalarci, e glissiamo pure su quanto sia datato il riferimento), mentre Planet Asia non solo non si da abbastanza da fare, ma risulta pure handicappato da un beat monotono e fiacchissimo, forse il peggiore dell'intero pacchetto. Defari non lo commento nemmeno *YAWN* ma almeno aiuta Evidence a sembrare interessante anche se oramai evidentemente scrive sullo stesso beat da tre anni. Chiudiamo in disgrazia con un ritorno del già nominato KBimean, che senza volerlo ci fa venire in mente quanti mestieri una persona potrebbe fare al di fuori del rapper.
Insomma, è come se una madre incinta di Keira Knightley decidesse a metà gravidanza di fumarsi ottocento pipette di crack finché, PUF, ecco che senza un perchè ti salta fuori Antonella Elia. Ovvio che se tu le avessi pagato l'ospedale e le cure un po' i coglioni ti girerebbero... insomma, cos'è successo? Cosa ha fatto scattare la molla di follia nella testa di DJ Revolution? E' per caso un virus, magari lo stesso che ha portato Spike Lee a delirare dalla metà di Miracolo A Sant'Anna in poi per giungere ad uno dei finali più involontariamente comici che la storia del cinema ricordi negli ultimi trent'anni? Chissà. Il punto è che sono per metà esterrefatto e per metà deluso. Ma attenzione: non lasciamo che la seconda metà del disco (in verità avente meno canzoni) oscuri le chicche contenute in King Of The Decks. Solo ricordatevi che, una volta giunti alla fine di Damage, dovete premere stop o rewind. Una delle due.





DJ Revolution - King Of The Decks

VIDEO: BIG TOP

10 commenti:

MAK ha detto...

La seconda parte del disco non si può sentire, credo di averla ascoltata giusto la prima volta.
Mi aspettavo molto da Sean P e Tash, peccato che il beat di King Of The Decks è terribilmente riciclato dalla Muggsiana You Better Believe It...
Damage traccia dell'album senza dubbio, almeno per quanto riguarda i miei gusti.

Anonimo ha detto...

Ma veramente questo Disco e diviso a metà, la parte iniziale merita tantissimo peccato che si perde sul finale.

Anonimo ha detto...

Medesimo giudizio.
Ho una richiesta (si può? non si può? boh, chemmene...): che ne pensi di "Elevation" di Carlos Niño & Lil Sci?

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonimo ha detto...

Lo so che la domanda è destinata a Reiser, non ci riesco dico anche la mia, secondo me è tra le cose più belle uscite quest' anno, il mio preferito, senza sbavature tutto molto curato è il Disco Rap dell' anno punto.

Piccola parentesi sentite Carlos Nino & Miguel Atwood Ferguson come hanno riarrangiato dei Brani di J Dilla, ultimasmente mi sta piacendo anche I Am Not For Sale sempre di John Robinson, scusate l' ulteriore off Topic.

reiser ha detto...

Carlos Nino e Lil Sci... boh non ho idea di chi siano, francamente; ma se mi dite che è COSI' una ficata gli darò senz'altro un ascolto

Ah completamente below the radar ma già che ci siamo... il disco di tale Presto, sorvolando sul fatto che ha un nome da detersivo, contiene alcune gran belle cose, cercàtelo -se non l'avete già fatto. Delusione invece quello dei P Brothers

Anonimo ha detto...

Maddai come non sai chi sono??? Lil Sci almeno, dei Scienz Of Life. Comunque, ti devo rippare ed uppare anche questo? Guarda che è il meglio che ho ascoltato nel 2008 che fugge via...

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonimo ha detto...

...tié: http://www.rapmaniacz.com/ScienceEle.htm

reiser ha detto...

Nou grazie questo me lo procuro da solo... è l'altro mannaggia che è introvabile

reiser ha detto...

Già trovato... su un forum di body builder, il che sotto sotto mi preoccupa un po'

MAK ha detto...

Più che i P Brothers mi delude Rock Marciano... mi sa che l'abbiamo perso.
Milano fa 35 comparse sulle 15 tracce di The Gas, mentre va su chi l'ha visto in The Movement della D.I.T.C.... boh, mi sono perso qualcosa?