martedì 3 febbraio 2009

THE GIFT OF GAB - 4TH DIMENSIONAL ROCKETSHIPS GOING UP (Quannum/Epitaph, 2004)

Presumo che tutti gli habitué del blog conoscano i Blackalicious, ma per chi dovesse sentire questo nome per la prima volta faccio un sintetico riassunto: sotto questo nome si celano Chief Xcel (produttore) ed il paciocchissimo & cicciobomboloso Gift Of Gab (MC), entrambi di Los Angeles; dal '94 ad oggi hanno pubblicato due EP e tre LP dei quali il più acclamato dalla critica nonchè commercialmente soddisfacente è Blazing Arrow. Il loro stile si contraddistingue sia per l'estrema ricercatezza musicale di Xcel, che trae dal funk la sua maggiore ispirazione, che per la destrezza metrica di Gift Of Gab ed i contenuti dei suoi testi -bollabili secondo l'uso comune come "conscious" e "preso bbene".
Posso dire una cosa, ora? Per quanto possegga tutti i loro LP e per quanto apprezzi di tanto in tanto ascoltare Blazing Arrow (che concordo nel definire un ottimo disco), i due non mi hanno mai convinto del tutto. Innanzitutto perchè l'indubbia positività che esprimono musicalmente alle volte mi asciuga; poi perchè Gab spesso usa ultraenfatizzare l'ultima sillaba della parola con qui chiude la rima; ed infine perchè per quanto riconosca il talento di Xcel alle macchine -impossibile non farlo- capita che il suo sound sia un po' troppo fricchettone/alternativo per i miei gusti. Intendiamoci, la mia non è una critica oggettiva, e del resto sono convinto che i loro album siano degni di essere ascoltati da chiunque perchè se ne può solo imparare (beh magari non The Craft). Più semplicemente, hanno quelle tre peculiarità di cui sopra che non m'aggradano e ciò fa sì che salvo in rari momenti mi lascino freddo.
Ciò detto, non dovrebbe stupire che a me, contrariamente a molti fan dei Blackalicious, il solista di Gift Of Gab sia piaciuto, e parecchio. I motivi sono semplici e sono speculari alle mie precedenti obiezioni: i beat sono più tradizionali, lui non enfatizza tanto e dopotutto il flowerpowerness non è più forte che in altri casi. Sgomberato infatti il campo dai nomi coi quali era uso collaborare, primo fra tutti Chief Xcel, Gab affida tutte e quindici le produzioni agli oriundi di Seattle Jake One e Vitamin D, in quel 2004 molto produttivi specialmente sulla costa pacifica. Questi hanno uno stile la cui matrice è analoga e si fonda principalmente su una grande pulizia del suono, bassi belli pieni, batterie schioccanti e brevi campioni loopati decisamente orecchiabili: un tappeto sonoro ideale per chi, come il Nostro, ha una tecnica molto elaborata e serrata e che in virtù di ciò "funziona" tanto meglio quanto più il beat è regolare e la melodia cadenzata. Ad esempio, The Ride Of Your Life gira pressochè interamente sull'accoppiata tra le rime (qui sì cadenzate) di GoG e la combo tra arpeggio e gli archi effettati che conferiscono una melodia al tutto: più un'intro che un pezzo vero e proprio ma sufficiente a dare una prima idea di ciò che ci troveremo di fronte nelle successive tracce. Ma l'impressione è solo parzialmente corretta: spesso Gabbo preferisce utilizzare beat dal ritmo staccato, come ad esempio Stardust, The Writz, Ride On e Just Because, ed anche in questi casi si può notare come il suo stile riesca a sposarsi bene con la produzione di turno (anche se talvolta le due cose paiono viaggiare su strade parallele, come in Stardust, il risultato curiosamente non è negativo).
Ora: dire che Gift Of Gab sia tecnicamente bravo è scontato nonché inopinabile, e penso che persino i suoi più fanatici detrattori dovranno accodarsi ai fan dopo aver sentito Evolution o The Writz, ma devo sottolinare che spesso è portato ad enfatizzare troppo il lato stilistico a favore scapito degli eventuali contenuti. Questi, infatti, ad esclusione di In A Minute Doe (una sorta di seguito ideale di First In Flight) non si possono dire particolarmente originali nè nella scelta delle tematiche né nella loro esposizione. Il classico pistolotto nostalgico? C'è e s'intitola -reggetevi forte- Flashback. Il braggadocio? C'è e abbonda nelle forme di Just Because, The Writz e Evolution. L'ode alla biatches, pardon, queens? Ovvio, To Know You è lì per questo. Insomma, mi fermo qui per concludere che per quanto venga definito una cima di scrittura e di lucidità, quà l'aspetto non viene fuori più di tanto.
Fortunatamente la cosa passa in secondo piano nel momento in cui ci si accorge che -secondo me più che nei lavori dei Blackalicious- la musica di 4th Dimensional Rocketships Going Up (un titolo che nemmeno la Lina Wertmüller dei tempi d'oro avrebbe azzardato) riesce ad intrattenere l'ascoltatore pressoché senza pause (l'unica è Real MC's, francamente inutile). Il concetto di "feel-good-music" inaugurato nel rap ormai tre lustri or sono rivive in questo lavoro, che consente sia un approccio attento -e a parte i difetti sopraelencati si possono notare svariati aspetti positivi- che uno più rilassato. Musica da presi bene? Stavolta senz'altro sì.




The Gift Of Gab - 4th Dimensional Rocketships Going Up

VIDEO: RAT RACE

4 commenti:

Da Kobra ha detto...

"spesso è portato ad enfatizzare troppo il lato stilistico a favore degli eventuali contenuti"...
questa poi..
'a danno','a disacapito' forse suonavano un pò meglio.E cmq vero, anch'io detesto i tecnocratici.
Ciònondimeno discreta recensione, as usual

reiser ha detto...

Refusone, ora correggo
Thx

Anonimo ha detto...

Io sto nel mezzo, nel senso che sbavo per "Blazing Arrow" (senz'altro nella mia top 5 di sempre) ma mi piglia bene anche il Gift da solo. In generale mi piace tutta la roba di GoG e socio, progetti obliqui compresi.

BRA
www.rapmaniacz.com

MAK ha detto...

Mi trovo daccordo, sopratutto sui Blackalicious, "capita che il suo sound sia un po' troppo fricchettone/alternativo per i miei gusti" è la stessa cosa che penso. Tuttavia, c'è momento anche per loro nei miei ascolti, se il mood è giusto pigliano bene come pochi. A ragione di questo, salvo l'ormai leggendario Blazing Arrows, preferisco questo 4th Dimensional a tutti gli altri dischi dei Blackalicious.
Quindi, menzione speciale per Droppin' Science Fiction, il quale mi ha dato alti picchi di godimento ma non mi ha convinto del tutto, almeno per adesso.