martedì 17 febbraio 2009

JAZZ LIBERATORZ - CLIN D'OEIL (Kif Records, 2008)

Proprio mentre sul blog di Antonio è in corso una diatriba tipica degli ascoltatori di rap e degli elettori di sinistra, zitto zitto quatto quatto l'anno scorso è uscito un disco di rara bellezza e che è completamente sfuggito alla mia attenzione: Clin D'Oeil dei Jazz Liberatorz.
Fortunatamente, a supplire alla mia ignoranza c'è stato Basement Magazine che, qualche numero fa, scriveva di un produttore francocanadese di nome Dela apparentemente molto legato al jazz. Googlando questo nome mi sono dunque imbattuto non solo nell'oggetto della mia ricerca (che non mi ha appassionato più di tanto, se devo essere onesto) ma anche in questo trio di produttori francesi che, all'insaputa dei più, nel 2008 hanno imbastito 80 minuti con campioni jazz, strumentazione suonata dal vivo e ospiti dall'indiscutibile spessore come J-Live, Buckshot, Asheru, i redivivi Fatlip e Tre et similia. Tutta gente, questa, che in passato ha dimostrato ben più d'una casuale affinità con il jazz rap e che in quest'album trova pane per i propri denti proprio grazie a questi tre mange grenouilles, i quali dimostrano un talento, un gusto ed una competenza assolutamente straordinari e degni di ben'altra attenzione di quella ricevuta finora.
Ricalcando certi passi ed omaggiando apertamente (a partire dal titolo autoesplicativo) tutti coloro che li hanno preceduti nel mescolare jazz e rap, i Liberatorz traggono un'evidente influenza dai lavori dei Native Tongues, dei Digable Planets e soprattutto dei Stetsasonic, che furono tra i primi a ibridare l'uso del giradischi con una band vera e propria. In questo caso, inoltre, il numero di strumenti utilizzati è abbastanza impressionante e si spinge ben oltre il consueto e sempre ben accetto basso; nei crediti si può leggere di Rhodes, tastiere, flauti, batterie e sassofono: davvero fuori dalla norma. Ma naturalmente i campionamenti restano mezzi essenziali del loro mestiere, e dunque non stupirà sentire tracce di Hubert Laws, Gary Burton, Herbie Hancock e della Mahavishnu Orchestra; perlopiù si tratta comunque di suoni presi dalla fusion e dal cool jazz e questo conferisce un'atmosfera molto calma all'intero lavoro, senza particolari escursioni soliste e forse per questo un po' limitante (ma su questo punto tornerò più avanti).
L'ammiccamento, la strizzatina d'occhio è esplicitata nel modo più chiaro possibile lungo i sette minuti dell'intro, in cui da un lato abbiamo Tre dei Pharcyde che ricorda all'ascoltatore l'importanza del jazz e dei suoi maestri per l'evoluzione dell'hip hop e della musica in genere (interessante è notare come si sostenga che così come in passato i jazzisti americani venivano in Europa per ricevere il maggior calore lo stesso stia avvenendo oggi con il rap), e dall'altro vengono ripresi i campioni originali di pezzi storici come Electric Relaxation, Supa Star, Carmel City e chissà quanti altri che per mia ignoranza non riesco a cogliere; l'effetto finale è comunque efficace e per quanto il messaggio sia espresso in modo un pochino didascalico di certo funge impeccabilmente da abbecedario per l'opera intera.
Opera che prosegue poi eccellentemente grazie a Tre, Fatlip e Omni (?) e la loro Ease My Mind, in cui si può trovare davvero poco di cui lamentarsi: Rhodes e flauti si sposano impeccabilmente, e i tre stanno sulla traccia con una disinvoltura degna di menzione. Segue Asheru con un lungo tributo al jazz (e qualche frecciata all'hip hop contemporaneo), e sia la sua bravura che sentire lo stesso campione di Shout degli Onyx rende I Am Hip Hop uno degi migliori episodi di Clin D'Oeil. La successiva When The Clock Ticks è invece lasciata alle cure di un J.Sands notevolmente migliorato dall'ultima volta in cui lo sentii rappare, e la confidenza che dimostra con questi tipi di suoni ed atmosfere (di pari qualità delle migliori produzioni di J.Rawls) non può far altro che spingere oltre l'ascolto.
Ma prima di andare a sottolineare le chicche dell'album vorrei far notare una cosa: è veramente difficile trovare album come questo, in cui uno o più produttori dotati di un tipico sound sappiano scegliersi con così grande cura gli ospiti. I Liberatorz, invece, hanno saputo pescare alcuni dei nomi più idonei per corroborare il loro lavoro, infilando anche un paio di scelte tutt'altro che scontate come Buckshot e Apani. E' chiaro a questo punto che solo un madornale errore da parte di una delle parti in causa poteva rovinare il connubio, ma fortunatamente non solo i Nostri producono un beat più bello dell'altro ma, soprattutto, nessuno degli MC si lascia andare a performance fiacche.
Prendete J-Live: uno come lui avrebbe potuto accendere il pilota automatico e venirsene via tranquillo senza sfigurare, e invece con Vacation prende la definizione di vacanza e la usa come parabola estesa per definire il suo rapporto con la musica; Tableek dei Maspyke invece non si spinge così in là con i contenuti ma in compenso regala delle ottime strofe che vanno ad incastrarsi in uno dei beat più spinti dell'intera opera; Buckshot, infine, si muove con la stessa logica su una produzione dal sapore genuinamente vintage, forse quella che più s'avvicina al periodo d'ispirazione di Clin D'Oeil.
Gli altri ospiti, come già scritto, si comportano più che degnamente e ciascuno fa del suo meglio per non guastare in alcun modo l'atmosfera del disco; ciò nonostante non posso dire che il mai precedentemente udito Soulclan brilli per personalità, e dal canto suo Raashan Ahmad (già sentito su State Of The Art di Presto) conferma essere l'MC semplicemente "OK" che mi aveva dato l'impressione di essere in precedenza; pollice su poi per Sadat X e Apani.
Insomma, fino a qui parrebbe di trovarci di fronte a qualcosa di molto simile alla perfezione e dunque ai quattro zainetti e mezzo che riservo a questo genere di opere. Invece ci sono dei limiti che non possono farmi pendere così a favore del pur ottimo lavoro dei Liberators; in minima parte è perchè non tutti i pezzi hanno la fortuna di avere un J-Live o un Buckshot, ed il semplice fatto che tutti gli ospiti s'impegnino quasi al massimo delle loro potenzialità non significa naturalmente che tutti siano dei geni inarrivabili al microfono. In maggior misura, invece, ciò che più penalizza Clin D'Oeil è il fatto che il sound attinga solamente ad una certa tipologia di suoni e che dunque il risultato sia parimenti omogeneo: detto altrimenti, a meno che uno non si trovi sdraiato al fresco con in mano una birretta a contemplare la natura è facile che dalla metà del disco in poi si annoi. Le atmosfere sono estremamente rilassate, forse fin troppo, ed inoltre è abbastanza limitante che non vi sia lo spazio per qualche assolo di sax o batteria sparso quà e là (vedi ad esempio 05 dei Slum Village o In Accordance di Diverse); per di più, l'estrema pulizia del suono può da un lato essere motivo di complimenti, ma dall'altro priva un po' il tutto del calore che si può invece trovare in altri dischi dello stesso sottogenere, come ad esempio quello di Presto o l'ultimo dei Sound Providers.
Così com'è, invece, Clin D'Oeil trasuda classe da ogni poro e rappresenta senz'altro un ottimo esempio di come andrebbero fatti certi album; tuttavia, non riesce ad evitare di scadere talvolta nella monotonia e forse solo questo lo rende inferiore ad un (semi?)capolavoro com'è lo straordinario esordio dei Y Society. Un consiglio per il futuro? Fusion e cool jazz vanno benissimo, ma ricordatvi che anche il post bop ed il free jazz hanno qualcosa da dire, sebbene sia ben più difficile da riutilizzare in chiave hip hop. D'altronde è qui che sta la bravura, no?




Jazz Liberatorz - Clin D'Oeil

7 commenti:

Anonimo ha detto...

veramente bello questo disco!
complimenti come sempre!

Anonimo ha detto...

Io sul mio Blog li ho spinti tantissimo, tra Playlist e Compialtion, anche nella prossima, ho inserito Cool Down, secondo me 4 zaini sono forse troppi, però è veramente un bel Disco, specialmente le produzioni, a volte è la scelta dei Rapper che mi fa storcere il naso, non so come mai se lo sono cagati in pochi.

Anonimo ha detto...

Greg Osby - 3-D Lifestyles l'hai mai sentito, se si cosa ne pensi?
yo! liuk

reiser ha detto...

No, mai sentito nominare; mi perdo qualcosa?
Scusa ma oggi sono troppo stanco anche per googlare

Anonimo ha detto...

dipende, è un pò datato come album, ma secondo i miei gusti è un ottimo lavoro di jazz rap.

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)