Sentendomi di una bontà squisita, dopo avervi deliziati con i Non Phixion, oggi torno al mio tanto amato nine-flavor con un altro di quei album caduti sotto il peso della mannaia di Illmatic e della sua innegabile perfezione. Cosa voglio dire: voglio dire che è stato quel disco a imprimere a lettere di fuoco il nome "Nas" nelle nostre menti, e che quest'ultimo è riuscito a ridefinire i canoni qualitativi lirici attraverso sole nove canzoni.
Ma se è innegabile che Nas è uno dei dieci maggiori liricisti di sempre, è anche vero che la sua "ingombrante" presenza ha gettato un'ombra di pochezza su molti altri album del periodo anche quando alcuni di essi non l'avrebbero affatto meritata; è il mio solito ritornello riguardante la memoria selettiva, ma francamente non posso fare a meno di ritirarlo fuori un'ennesima volta, specie in quest'occasione.
Questo non solo perchè gli Organized Konfusion sono (sempre stati) un gruppo che sarebbe riduttivo definire "sottovalutato", ma anche perchè all'interno di questa visione i loro sforzi al microfono in Stress appaiono oramai dimenticati e -tristemente- privi di alcun tipo di "prole" o tangibile eredità. Eppure già solo i primi sei pezzi di STEA contengono più implicite indicazioni sulle qualità che dovrebbe avere un MC, sia dal punto di vista della scrittura che della tecnica vera e propria. In tal senso, l'unico motivo che mi viene in mente per spiegare come mai Pharoahe Monch non abbia mai fatto grandi proseliti è che, indubbia originalità a parte, il suo talento sia pressoché impossibile da replicare a meno che non si detenga la stessa bravura (non oso immaginare gli aborti che scaturirebbero da un'imitazione nella media). E a quel punto la cosa non avrebbe più senso.
Esagero? Avete ascoltato Desire e non vi pare poi 'sto gran mostro? E allora vi invito a sentire la sua strofa in Bring It On (votata tra le migliori 5 di sempre dai lettori della Source nel '98, altri tempi) così come quelle di The Extinction Agenda, Thirteen o Stray Bullet solo per citare i pezzi più noti. L'abilità del Faraone di distorcere accenti, spezzare sillabe, cambiare tonalità di voce e contorcere la metrica è qualcosa di realmente unico nel mondo dell'hip hop e sfido chiunque a dimostrare il contrario. L'unico reale paragone che mi viene da fare, peraltro in una sola occasione -cioè la seconda strofa di Thirteen- è col Jonathan Davis dei primi Korn che, come fa Pharoahe, in certi pezzi saliva di ottave fino a rasentare il cigolio; ma tolto questo passaggio davvero non trovo nessuno che possa assomigliare al Nostro per più di un 50%. Discorso diverso si deve fare per Prince Po, che pochi si cagano in quanto meno dotato di Monch, ma che in realtà è capace di dare la paga a molti come e quando gli tira il culo: in Stress, ad esempio, tiene il passo del suo compare ed altrove riesce comunque ad uscire a testa alta dal confronto. La sua sfortuna è di non essere così estremo come il Faraone ma, ciò detto, non gli si pssono non riconoscere indiscutibili capacità sia come MC che come scrittore vero e proprio (il suo storytelling è decisamente sopra la media e non soffre delle ovvie forzature dettate dallo stile, al contrario del socio).
I due mi cadono (in termini relativi, certamente) in 3,2,1 e Let's Organize, guardacaso i due pezzi dotati dell'atmosfera più cazzeggiara dell'intero disco. Ecco, appunto, i beat: storicamente tanto criticati ma in fin dei conti nient'affatto da buttare. Tolte le tracce sopracitate e Bring It On, che effettivamente necessitava di un remix prontamente fornito da Buckwild, il resto mi pare di qualità tutt'altra che media, figuriamoci poi bassa. Buckwild, per esempio, prende un giro di basso di Charles Mingus e lo trasforma nel singolo Stress, sulla cui potenza sarebbe ridicolo dubitare; è poi il turno di Herbie Hancock e della sua Dolphin Dance, invertita rispetto al sound originale per Extinction Agenda; oppure Black Sunday, che utilizza l'ormai stranoto loop tratto da Jagger The Dagger di Eugene McDaniels ma lo fa con la stessa incisività con la quale Nautilus di Bob James riaffora in Stray Bullet. Nell'insieme del disco, il mood è sfrontatamente hardcore nuiorchese, ovviamente, e questo agli occhi dei puristi (per quel che può significare il termine...) non può che essere motivo di gran gioia; d'altronde fatico a pensare che cos'altro avrebbe potuto costituire un valido tappeto musicali per un duo simile. Ridurre le melodie all'osso e lavorare casomai di basso e batteria mi pare ancor'oggi la soluzione migliore.
Insomma, volendo chiudere in bellezza, cosa potrei aggiungere? La prima metà del disco è assolutamente strepitosa, con basi ed MC che si spalleggiano come meglio non si potrebbe sperare; nella seconda i beat calano sia d'intensità che di qualità vera e propria ma, francamente, con un simile emceeing questo può risultare così grave? No, decisamente no.
Organized Konfusion - Stress: The Extinction Agenda
VIDEO: STRESS
Ma se è innegabile che Nas è uno dei dieci maggiori liricisti di sempre, è anche vero che la sua "ingombrante" presenza ha gettato un'ombra di pochezza su molti altri album del periodo anche quando alcuni di essi non l'avrebbero affatto meritata; è il mio solito ritornello riguardante la memoria selettiva, ma francamente non posso fare a meno di ritirarlo fuori un'ennesima volta, specie in quest'occasione.
Questo non solo perchè gli Organized Konfusion sono (sempre stati) un gruppo che sarebbe riduttivo definire "sottovalutato", ma anche perchè all'interno di questa visione i loro sforzi al microfono in Stress appaiono oramai dimenticati e -tristemente- privi di alcun tipo di "prole" o tangibile eredità. Eppure già solo i primi sei pezzi di STEA contengono più implicite indicazioni sulle qualità che dovrebbe avere un MC, sia dal punto di vista della scrittura che della tecnica vera e propria. In tal senso, l'unico motivo che mi viene in mente per spiegare come mai Pharoahe Monch non abbia mai fatto grandi proseliti è che, indubbia originalità a parte, il suo talento sia pressoché impossibile da replicare a meno che non si detenga la stessa bravura (non oso immaginare gli aborti che scaturirebbero da un'imitazione nella media). E a quel punto la cosa non avrebbe più senso.
Esagero? Avete ascoltato Desire e non vi pare poi 'sto gran mostro? E allora vi invito a sentire la sua strofa in Bring It On (votata tra le migliori 5 di sempre dai lettori della Source nel '98, altri tempi) così come quelle di The Extinction Agenda, Thirteen o Stray Bullet solo per citare i pezzi più noti. L'abilità del Faraone di distorcere accenti, spezzare sillabe, cambiare tonalità di voce e contorcere la metrica è qualcosa di realmente unico nel mondo dell'hip hop e sfido chiunque a dimostrare il contrario. L'unico reale paragone che mi viene da fare, peraltro in una sola occasione -cioè la seconda strofa di Thirteen- è col Jonathan Davis dei primi Korn che, come fa Pharoahe, in certi pezzi saliva di ottave fino a rasentare il cigolio; ma tolto questo passaggio davvero non trovo nessuno che possa assomigliare al Nostro per più di un 50%. Discorso diverso si deve fare per Prince Po, che pochi si cagano in quanto meno dotato di Monch, ma che in realtà è capace di dare la paga a molti come e quando gli tira il culo: in Stress, ad esempio, tiene il passo del suo compare ed altrove riesce comunque ad uscire a testa alta dal confronto. La sua sfortuna è di non essere così estremo come il Faraone ma, ciò detto, non gli si pssono non riconoscere indiscutibili capacità sia come MC che come scrittore vero e proprio (il suo storytelling è decisamente sopra la media e non soffre delle ovvie forzature dettate dallo stile, al contrario del socio).
I due mi cadono (in termini relativi, certamente) in 3,2,1 e Let's Organize, guardacaso i due pezzi dotati dell'atmosfera più cazzeggiara dell'intero disco. Ecco, appunto, i beat: storicamente tanto criticati ma in fin dei conti nient'affatto da buttare. Tolte le tracce sopracitate e Bring It On, che effettivamente necessitava di un remix prontamente fornito da Buckwild, il resto mi pare di qualità tutt'altra che media, figuriamoci poi bassa. Buckwild, per esempio, prende un giro di basso di Charles Mingus e lo trasforma nel singolo Stress, sulla cui potenza sarebbe ridicolo dubitare; è poi il turno di Herbie Hancock e della sua Dolphin Dance, invertita rispetto al sound originale per Extinction Agenda; oppure Black Sunday, che utilizza l'ormai stranoto loop tratto da Jagger The Dagger di Eugene McDaniels ma lo fa con la stessa incisività con la quale Nautilus di Bob James riaffora in Stray Bullet. Nell'insieme del disco, il mood è sfrontatamente hardcore nuiorchese, ovviamente, e questo agli occhi dei puristi (per quel che può significare il termine...) non può che essere motivo di gran gioia; d'altronde fatico a pensare che cos'altro avrebbe potuto costituire un valido tappeto musicali per un duo simile. Ridurre le melodie all'osso e lavorare casomai di basso e batteria mi pare ancor'oggi la soluzione migliore.
Insomma, volendo chiudere in bellezza, cosa potrei aggiungere? La prima metà del disco è assolutamente strepitosa, con basi ed MC che si spalleggiano come meglio non si potrebbe sperare; nella seconda i beat calano sia d'intensità che di qualità vera e propria ma, francamente, con un simile emceeing questo può risultare così grave? No, decisamente no.
Organized Konfusion - Stress: The Extinction Agenda
VIDEO: STRESS
8 commenti:
Classicone!!!
It's a black sunday...pezzo incredibile!!!
Ciao
5 potevi darglieli....il mezzo punto in piu' per la copertina..
anche il primo che han fatto e' un classico..
tipico esempio di gruppo che poi da solisti non han mai fatto grandi cose (atcq, epmd,ecc.), forse perche' manca poi l'alternanza degli mc.
djmp45
come fa a non piacerti Let's Organize!
5 zainetti ci stavano
monch e po fanno i nnnumeri veramente quì.
5 zainetti glielavrei dati.
monch e po fanno i nnnumeri veramente quì.
5 zainetti glielavrei dati.
"come fa a non piacerti Let's Organize!
5 zainetti ci stavano"
l'anonimo veneziano ha ragione..che c'ha di maale let's organize?
djmp45
OK, la cover è una ficata assurda, al livello di Midnight Marauders. Giusto. Ma le tracce che a me non convincono è perchè sono bouncy, allegrotte, insomma per me non c'azzeccano col loro stile.
Difatti, per me sono qualitativamente inferiori (i beat, atmosfere festeggianti a parte, sono "meh" e le liriche meno impressionanti)
Poi, oh, riporto in buona parte le impressioni che ebbi all'epoca del primo ascolto. Se lo ascoltassi avendo in mente la media dei prodotti di oggi mi sparerei un seghino a due dita, però oh, chejjevulitt'ammè
grande album.. gli organized sono andati incupendosi mano a mano, con The Equinox il lato oscuro dell'hip hop li ha totalmente assorbiti. bellissimo anche quello.
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