Moment Of Truth è, come ogni capolavoro, un insieme di sfaccettature la cui somma delle parti trascende la mera matematica per diventare un qualcosa di assolutamente unico da qualsiasi prospettiva lo si voglia inquadrare. Non è solo un disco oggettivamente perfetto in cui si ritrova la sublimazione di una formula, è anche una specie di "segnalibro" avente un valore al contempo universale e personale: esso segna l'apice di un'epoca, indicando en passant l'evoluzione di quella che la seguirà e lasciando, di sponda, un segno indelebile nella memoria di chiunque lo abbia ascoltato all'epoca.
La pubblicazione di Moment Of Truth contrassegna infatti la definitiva spaccatura tra mainstream e underground, caratterizzando lo stile di quest'ultimo come nessun'opera era riuscita a fare fino a quel punto e nemmeno più vi riuscirà in futuro: pensate solo all'ondata di beat di Premier che avrà luogo tra il '98 ed il 2002 e, durante e dopo di essa, l'ondata di relativi imitatori (che quasi finirà con lo screditare un certo tipo di produzioni). E così si può dunque senz'altro parlare di enorme influenza in ambito musicale, non c'è dubbio; ma sarebbe peccaminoso fermarsi qui, e allora aggiungiamo che esattamente così come sorprendente fu il cambio di rotta di Primo in Daily Operation, ad esserlo qui è quello di Guru. Keith Elam forse non si era mai distinto per capacità di stupire, bensì per qualità e consistenza; ma in MOT è impossibile non riconoscere la vertiginosa crescita avuta da questi, prima ancora che in termini puramente tecnici, in quelli di scrittura.
Bene: questa unione di talenti è riuscita, dodici anni fa, a creare una di quelle poche opere dotate di tale bellezza da farti ricordare esattamente cosa stavi facendo nel momento in cui dalle casse dello stereo cominciavano ad uscire i primi suoni del campione di Flash It To The Beat e si sentiva Primo andare in voiceover gridando "The real... hip hop... emceeing and deejaying, from your own mind you know". Non vi annoierò con inutili note autobiografiche, ma state pur certi che è assai probabile che anche tra vent'anni mi ricorderò di quel pomeriggio di aprile del '98.
E come è già stato fatto notare altrove, il miglioramento di Guru è la prima cosa che si nota dopo essersi ripresi dall'impatto delle batterie di Preem: le sue tre strofe di battle rap purissimo trasudano personalità e confidenza in sè stesso come solo uno come lui potrebbe avere, e ora che si giunge al primo ritornello -cuttato, va da se- si ha abbassato ogni sorta di guardia e ci si è lasciati conquistare ancora una volta da questo duo. Una sorta di ipnosi, questa, che se subisce un microscopico rallentamento nella successiva Robbin' Hoodz Theory, vede da Work in poi un'impennata che prosegue pressoché senza soste fino alla fine del disco. Un fattore raro e che diventa quasi unico se consideriamo la durata dell'opera, cioè 20 tracce per quasi ottanta minuti di musica.
Ora, stabilire quali sono le fondamenta che reggono l'eccezionalità di Moment Of Truth è abbastanza semplice: si tratta di perfezione, varietà e profondità. La prima delle tre è facile da riconoscere ma difficile da spiegare, a meno che non si voglia provare a mettere nero su bianco quello strano «qualcosa» che spinge noialtri ascoltatori di rap a nicchiare con il capo come dei piccioni dementi. Più semplice risulta allora provare ad illustrare le altre due principali caratteristiche di questo disco, partendo dalla varietà. Varietà che si manifesta sia in termine di beat che di contenuti: i primi infatti possono passare con disinvoltura dalla durezza di You Know My Steez al soul di JFK To LAX, dalla malinconia di Betrayal all'aggressività di Militia, dal minimalismo di It's A Setup alla ricchezza di suoni di Royalty. Eppure, in tutti questi si sente il tocco di Premier e soprattutto affiora la convinzione, la certezza, che nessuno eccetto lui avrebbe mai potuto produrre del materiale così efficace oltre che bello: Work, per esempio, cattura l'ascoltatore non solo grazie alla sua forza d'impatto ma anche grazie alla melodia, esattamente così come il loop di piano di What I'm Here 4 attrae grazie alla sua leggerezza pur risultando a conti fatti piuttosto semplice nella struttura. Un'efficacia che si rispecchia anche nelle prestazioni di Guru, che mantiene una personalità a cavallo tra la durezza, la coscienziosità ed un generale coolness che da sempre contribuisce a rendere i suoi testi ancor più interessanti da ascoltare.
E volendo ora spendere due parole sulla terza ed ultima caratteristica di rilievo di Moment Of Truth, ossia la profondità, è doveroso tirare finalmente in ballo Guru e vedere quali sono stati i suoi miglioramenti. Il primo risulta evidente e riguarda la tecnica; laddove egli era sempre stato pulito ma un po' rigido nella metrica, qui ha fatto un notevole salto di qualità costruendo intrecci di sillabe ben più complessi ma che comunque non vanno a scapito del messaggio. Ed è proprio questo messaggio, o per meglio dire le modalità con cui esso viene portato all'ascoltatore, ciò che in realtà alla fine risalta maggiormente nei testi di quest'album. Attraverso gli occhi dell'autore ci viene consegnata una visione su diversi aspetti della vita che passano dai più futili a quelli più seri, col risultato finale di riuscire a stimolare un pensiero senza per questo annoiare o suonare eccessivamente autoesegetico. Difatti, per quanto il Nostro gonfi giustamente il petto in pezzi come You Know My Steez o The Rep Grows Bigga, le numerose autocritiche contenute in JFK To LAX o Moment Of Truth non lo fanno sembrare un abbaione; e se la serietà di una Betrayal o di una What I'm Here 4 potrebbero risultare pedanti se ripetute in ogni traccia, allora ecco che, senza sconfinare nel semplice battle rap, ci pensa un B.I. VS Friendship a riportare il mood su un binario più leggero. Aggiungiamo a tutto questo una serie di pezzi fatti per deliziare il palato del fan di rap duro & puro -la celebre Above The Clouds, It'z A Set Up o The Militia- oltre a numerosi ammiccamenti al mondo femminile, ed ecco che l'equilibrio presente in questi 80 minuti scarsi di musica si guadagna un'importanza pari a quella della tanto acclamata produzione musicale di Premier.
Dal canto loro, gli ospiti spezzano adeguatamente il flusso del disco e nessuno di essi si produce in performance inferiori alle aspettative. Anzi: Deck fa meraviglie e la sua strofa in Above The Clouds è giustamente considerata come una delle sue cose migliori; gli M.O.P. conferiscono una sana dose di aggressività a B.I. VS. Friendship, così come del resto fa Bumpy Knuckles in Militia; Scarface si conferma come uno degli MC più sottovalutati di sempre e Hannibal Stax, infine, scrive sedici misure assolutamente eccezionali dove usa una metrica che ancor'oggi mi lascia a bocca aperta. Unica nota negativa: G-Dep e Sha in the Mall che, come del resto tutta la canzone (francamente fiacca -e stupida- se paragonata al resto dell'album), si producono in versi che fortunatamente il flusso del tempo ha già cancellato.
Conclusione? Massimo dei voti, si capisce; più il mio personale riconoscimento come miglior album dei Gangstarr nonché uno dei dieci dischi fondamentali degli anni '90, accanto a robette come Illmatic, Enter The Wu e Infamous.
Gangstarr - Moment Of Truth
VIDEO: ROYALTY
La pubblicazione di Moment Of Truth contrassegna infatti la definitiva spaccatura tra mainstream e underground, caratterizzando lo stile di quest'ultimo come nessun'opera era riuscita a fare fino a quel punto e nemmeno più vi riuscirà in futuro: pensate solo all'ondata di beat di Premier che avrà luogo tra il '98 ed il 2002 e, durante e dopo di essa, l'ondata di relativi imitatori (che quasi finirà con lo screditare un certo tipo di produzioni). E così si può dunque senz'altro parlare di enorme influenza in ambito musicale, non c'è dubbio; ma sarebbe peccaminoso fermarsi qui, e allora aggiungiamo che esattamente così come sorprendente fu il cambio di rotta di Primo in Daily Operation, ad esserlo qui è quello di Guru. Keith Elam forse non si era mai distinto per capacità di stupire, bensì per qualità e consistenza; ma in MOT è impossibile non riconoscere la vertiginosa crescita avuta da questi, prima ancora che in termini puramente tecnici, in quelli di scrittura.
Bene: questa unione di talenti è riuscita, dodici anni fa, a creare una di quelle poche opere dotate di tale bellezza da farti ricordare esattamente cosa stavi facendo nel momento in cui dalle casse dello stereo cominciavano ad uscire i primi suoni del campione di Flash It To The Beat e si sentiva Primo andare in voiceover gridando "The real... hip hop... emceeing and deejaying, from your own mind you know". Non vi annoierò con inutili note autobiografiche, ma state pur certi che è assai probabile che anche tra vent'anni mi ricorderò di quel pomeriggio di aprile del '98.
E come è già stato fatto notare altrove, il miglioramento di Guru è la prima cosa che si nota dopo essersi ripresi dall'impatto delle batterie di Preem: le sue tre strofe di battle rap purissimo trasudano personalità e confidenza in sè stesso come solo uno come lui potrebbe avere, e ora che si giunge al primo ritornello -cuttato, va da se- si ha abbassato ogni sorta di guardia e ci si è lasciati conquistare ancora una volta da questo duo. Una sorta di ipnosi, questa, che se subisce un microscopico rallentamento nella successiva Robbin' Hoodz Theory, vede da Work in poi un'impennata che prosegue pressoché senza soste fino alla fine del disco. Un fattore raro e che diventa quasi unico se consideriamo la durata dell'opera, cioè 20 tracce per quasi ottanta minuti di musica.
Ora, stabilire quali sono le fondamenta che reggono l'eccezionalità di Moment Of Truth è abbastanza semplice: si tratta di perfezione, varietà e profondità. La prima delle tre è facile da riconoscere ma difficile da spiegare, a meno che non si voglia provare a mettere nero su bianco quello strano «qualcosa» che spinge noialtri ascoltatori di rap a nicchiare con il capo come dei piccioni dementi. Più semplice risulta allora provare ad illustrare le altre due principali caratteristiche di questo disco, partendo dalla varietà. Varietà che si manifesta sia in termine di beat che di contenuti: i primi infatti possono passare con disinvoltura dalla durezza di You Know My Steez al soul di JFK To LAX, dalla malinconia di Betrayal all'aggressività di Militia, dal minimalismo di It's A Setup alla ricchezza di suoni di Royalty. Eppure, in tutti questi si sente il tocco di Premier e soprattutto affiora la convinzione, la certezza, che nessuno eccetto lui avrebbe mai potuto produrre del materiale così efficace oltre che bello: Work, per esempio, cattura l'ascoltatore non solo grazie alla sua forza d'impatto ma anche grazie alla melodia, esattamente così come il loop di piano di What I'm Here 4 attrae grazie alla sua leggerezza pur risultando a conti fatti piuttosto semplice nella struttura. Un'efficacia che si rispecchia anche nelle prestazioni di Guru, che mantiene una personalità a cavallo tra la durezza, la coscienziosità ed un generale coolness che da sempre contribuisce a rendere i suoi testi ancor più interessanti da ascoltare.
E volendo ora spendere due parole sulla terza ed ultima caratteristica di rilievo di Moment Of Truth, ossia la profondità, è doveroso tirare finalmente in ballo Guru e vedere quali sono stati i suoi miglioramenti. Il primo risulta evidente e riguarda la tecnica; laddove egli era sempre stato pulito ma un po' rigido nella metrica, qui ha fatto un notevole salto di qualità costruendo intrecci di sillabe ben più complessi ma che comunque non vanno a scapito del messaggio. Ed è proprio questo messaggio, o per meglio dire le modalità con cui esso viene portato all'ascoltatore, ciò che in realtà alla fine risalta maggiormente nei testi di quest'album. Attraverso gli occhi dell'autore ci viene consegnata una visione su diversi aspetti della vita che passano dai più futili a quelli più seri, col risultato finale di riuscire a stimolare un pensiero senza per questo annoiare o suonare eccessivamente autoesegetico. Difatti, per quanto il Nostro gonfi giustamente il petto in pezzi come You Know My Steez o The Rep Grows Bigga, le numerose autocritiche contenute in JFK To LAX o Moment Of Truth non lo fanno sembrare un abbaione; e se la serietà di una Betrayal o di una What I'm Here 4 potrebbero risultare pedanti se ripetute in ogni traccia, allora ecco che, senza sconfinare nel semplice battle rap, ci pensa un B.I. VS Friendship a riportare il mood su un binario più leggero. Aggiungiamo a tutto questo una serie di pezzi fatti per deliziare il palato del fan di rap duro & puro -la celebre Above The Clouds, It'z A Set Up o The Militia- oltre a numerosi ammiccamenti al mondo femminile, ed ecco che l'equilibrio presente in questi 80 minuti scarsi di musica si guadagna un'importanza pari a quella della tanto acclamata produzione musicale di Premier.
Dal canto loro, gli ospiti spezzano adeguatamente il flusso del disco e nessuno di essi si produce in performance inferiori alle aspettative. Anzi: Deck fa meraviglie e la sua strofa in Above The Clouds è giustamente considerata come una delle sue cose migliori; gli M.O.P. conferiscono una sana dose di aggressività a B.I. VS. Friendship, così come del resto fa Bumpy Knuckles in Militia; Scarface si conferma come uno degli MC più sottovalutati di sempre e Hannibal Stax, infine, scrive sedici misure assolutamente eccezionali dove usa una metrica che ancor'oggi mi lascia a bocca aperta. Unica nota negativa: G-Dep e Sha in the Mall che, come del resto tutta la canzone (francamente fiacca -e stupida- se paragonata al resto dell'album), si producono in versi che fortunatamente il flusso del tempo ha già cancellato.
Conclusione? Massimo dei voti, si capisce; più il mio personale riconoscimento come miglior album dei Gangstarr nonché uno dei dieci dischi fondamentali degli anni '90, accanto a robette come Illmatic, Enter The Wu e Infamous.
Gangstarr - Moment Of Truth
VIDEO: ROYALTY
20 commenti:
E Step in The Arena dove lo metti?
Classifica personale, così salto anche le eventuali prossime domande:
1. Moment Of Truth
2. Daily Operation
3. Hard To Earn
4. Step In The Arena
5. Ownerz
6. No More Mr. Nice Guy
Con Full Clip come uno dei migliori greatest hits mai sentiti
(come puoi immaginare) I disagree...
BEEF
Amen. Sulla recensione. Poi su quale sia il miglior album dei due, mah, ognuno la pensi come gli pare.
BRA
www.rapmaniacz.com
Ma si alla fine ognuno ha una propria preferenza...io sto con Reiser MOT è uno dei miei dischi preferiti...comunque sono convinto che Gang Starr=miglior discografia di sempre in de hip hop history...
RoyalCeca
Condivido la recensione, meno la classifica.
Ma del resto in una discografia come quella dei Gang Starr è un impresa, almeno per me, fare una classifica definitiva. Cambia ogni giorno.
Più che altro, c'avesse rappato Guru sui beats di Livin' Proof aggiungendo quindi un altro album Gang Starr alla discografia...
FCK SQUAD..yes beef..
anche per me comunque sto disco vince alla grande
vuoi solo anche perchè il discorso di reiser sul miglioramento di guru è incontestabile..per il resto pensos ia una questione che si gioca più su primo e in quale ''veste'' ognuno è più avvezzo a sentirlo..
Ottima recensione.
Peccato però per The Mall, il beat è veramente figo, ma appena parte il ritornello... lasciamo stare.
Comunque il verso di Bumpy Knuckles su The Militia è veramente mostruoso, ogni volta che lo ascolto devo fare rewind almeno 1-2 volte.
YEEESSSSSS!!!!!!!!!!Finalmente!!! uno dei miei dischi preferiti di sempre. Ma lo hai recensito in onore di Guru che stava per lasciarci le penne?
ck
4. Step In The Arena
ah ah ah ah ah ah ah
E' UN PIACERE X LE MIE ORECCHIE
sicuramente il mio preferito dei gangstarr. concordo su tutto. guru è veramente bravo in questo album.
concordo anche sulla discografia migliore di sempre.
RIP Guru!!
Sean
si ma è ancora vivo Guru
se evitiamo di tirargliela....
Ma appunto, cazzo fategli le macumbe già che ci siete
Oltre che perdo almeno 2min. del mio tempo a far ricerche su Gughel
Ti stimo Reiser......a questo disco ci sn troppo affezionato,infatti è stato il primo vinile hip hop ke ho acquistato!Recensione perfetta come sempre, disco strepitoso sicuramente il più completo e meglio strutturato dei Gang Starr!Il miglior Primo di sempre....beats 10!( You Know My Steez,
Above The Clouds, JFK 2 LAX capolavori!)classico alla pari di Illmatic,Enter The Wu-Tang,The Infamous ecc.)Perfetta alchimia tra strumentali e liriche!Miglior strofa del disco cmq di Deck.....one love
anche questo ce l'ho originale su CD. YO!
nico
leggere l'intero blog, pretty good
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