martedì 16 marzo 2010

KIDZ IN THE HALL - SCHOOL WAS MY HUSTLE (Rawkus, 2006)

Prima di cominciare a scrivere questa recensione piuttosto anomala, lasciate che premetta una cosa: non solo trovo il cosid. «hipster rap» una delle sottocategorie più abiette che il genere musicale «rap» e la cultura/movimento «hip hop» abbiano mai generato, ma per di più reputo che i Kidz In The Hall siano uno dei più disgustosi esempi di paraculismo misto ad assenza di personalità che si siano visti di recente. Il loro essere camaleontici e riplasmabili a piacimento, oltre ad essere un difetto di per se, nel tempo si è reso ancor più insopportabile in virtù del fatto che -nonostante ciò sia lampante- essi amino proporsi come depositari di una qualsiasi Identità (con la maiuscola). Peccato però che gli sfugga che non si può essere nativetonguesiani nel 2006, nostalgici dell'88 nel 2008 e fashionclubbeggianti nel 2010. Non senza arrossire, almeno -cosa che naturalmente non fanno, e anzi sostengono la cristallinità della loro evoluzione.
Ma pazienza. Quando nel 2006 acquistai questo disco, sull'onda del ben riuscito tributo a '93 Til Infinity, ancora credevo che i KITH fossero perlomeno dotati di una personalità, e d'altro canto l'avere alle spalle una Rawkus e l'appoggio di Just Blaze poteva significare, se non qualità garantita, quantomeno dei motivi d'interesse. Il tempo ha dimostrato che mi sbagliavo, ma contrariamente a quanto fanno loro, non fingerò di aver provato disgusto fin dall'inizio, e anzi, vi dirò che il disco mi piacque allora e mi piace ancor'oggi, pur con tutti i suoi difetti (primo fra tutti, guarda un po', la poca personalità).
Ma alla luce del mio astio nei confronti del duo di Chicago, per descrivere School Was My Hustle prferisco usare frasi più brevi del solito e la libera associazione; probabilmente, se adoperassi la solita prosa finirei per inveire contro i due più di quel che serve.

Insomma: Double O, il produttore, deve molto a Just Blaze ma l'orecchio musicale è tutto suo ed è sorprendente. Come sente una melodia accattivante la fa sua riuscendo a convincermi: i fiati di Wassup Jo, il funk solare di Cruise Control, il flauto di Go Ill... magari lo stile di produzione non sarà del tutto originale, ma il ragazzo ci sa fare.
Anzi, a ben pensarci School Was My Hustle scorre principalmente proprio grazie a questo collage di campioni soul.
Perchè Naledge, il rapper, per quanto ogni tanto dimostri qualche sprazzo di vivacità, non mi sembra nulla di speciale. A parte che -davvero- non imbrocca un ritornello bello nemmeno a minacciarlo di morte, ma più che altro mi sembra più occupato a dimostrare all'ascoltatore che lui è uno genuino che a portare prove di questo fatto. Del cosiddetto «show and prove» c'è solo lo «show», insomma.
Tutti questi riferimenti ai classici di primi anni '90, poi, mi puzzavano già nel 2006, e oggi come oggi mi appaiono come prove incriminanti del suo essere un parruccone.
Epperò 'sticazzi, rappa abbastanza bene: la voce è nasale ma non da fastidio, mentre la metrica e la tecnica sono pulite come raramente avviene per un esordiente. Peccato che a scrivere sia una mezza pippa... apprezzo i tentativi di storytelling (Dumbasstales) così come il materiale più autobiografico (Move On Up, Day By Day, la ghost track), ma non mi pare che ci metta l'anima. Insomma, mi lascia del tutto indifferente, come se stesse recitando un copione scritto da altri.
E in quanto a battleraps, metafore e frasi ad effetto... mamma mia, meglio lasciar perdere. Quando Naledge dice di spaccare non ci crede nemmeno lui, e più che un sano vecchio egotrippin' mi sembra training autogeno.
Oggettivamente, poi, per essere uno che frequentato un college ha un vocabolario ingiustificatamente povero.
Tuttavia, apprezzo la scelta di evitare qualsiasi ospitata di rilievo al microfono; e poi, in fin dei conti, il disco è talmente corto che a meno che non si presti attenzione alle scemenze che dice (ah, già, in più passaggi pretende di passare per semirivoluzionario, portatore dell'orgoglio nero... ma mavaccaghèr, pèèèrla) anche l'emceeing fila via senza grossi intoppi.
Ma come dicevo, sono i beat a fare la parte del leone. Certo, Ritalin dopo poco asciuga (ma è breve: 1'57'', una scelta ovviamente consapevole), Don't Stop ricicla per la zilionesima volta il campione usato per la fiacca Show Me What You Got di Jay-Z, e il campione di Hypocrite non va da nessuna parte. D'accordo. Però cosa non sono le batterie e il tiro di Ms. Juanita (ovviamente un omaggio a Bonita Applebum, cfr. il campione)? E quanto non è azzeccato ed elegante il sample di xilofono che appare a metà di Go Ill?
Senza poi contare il fatto che non mi stancherò mai di ascoltare un campione tratto da We Almost Lost Detroit di Gil Scott Heron, anche se non usato benissimo, come nella traccia nascosta.

Insomma, per farla breve, abbiamo un emceeing forse mediocre nel suo complesso, ma che non sottrae piacere all'ascolto complessivo e talvolta riesce a riprendere vita per donare 40" di soddisfazioni. Per converso, il beatmaker Double O sfoggia tutta una serie di campioni gustosissimi e credo che pochi potranno resistere alla loro orecchiabilità; certo, l'originalità non è la sua cifra, ma per essere un debuttante mi pare che mostri abbastanza stoffa. Peccato che ---
Peccato che tutto quel di buono che avevo ravvisato in quest'album sia stato sconfessato dai fatti avvenuti negli anni successivi all'uscita di School Was My Hustle. La carenza di personalità di Double O non è dovuta alla giovane età ma semplicemente alla propensione a scopiazzare quel che più gli gira al momento -da Just Blaze ai Cool Kids senza soluzione di continuità, senza vergogna! E Naledge, dal canto suo, qui si presenta come un continuatore della tradizione dei repponi conscious e bla bla palle varie, ma alla fine s'è rivelato essere un cazzaro come mille altri, per giunta nemmeno così brillante. E mi spiace, ma queste considerazioni andavano necessariamente fatte nel momento in cui ho deciso di ritirare fuori quest'album; non potevo fingere di non vedere. Sputtanare questi due imbecilli nella recensione va fatto, allora, e spero di esservi riuscito. Ma come glielo do il voto? Questo è il dilemma.
Ebbene, ho deciso. Fermo restando che la mia considerazione artistica nei loro confronti si attesta intorno a quella che nutro per Ja Rule, alla fine School Was My Hustle è un album proprio piacevole da ascoltare. Orecchiabile, dalle atmosfere solari, della giusta durata e con un andamento qualitativo che rapisce la tua attenzione: nulla di meglio da ascoltare durante questi primi giorni di primavera. Per cui scaricatelo ed ascoltatelo: con ogni probabilità vi piacerà, così com'era piaciuto a me quattro anni fa e ancor'adesso può vantare qualche giro nel walkman. Ma perchè ciò avvenga dovete completamente anestetizzarvi alla strabordante ipocrisia insita in quest'opera.





Kidz In The Hall - School Was My Hustle

VIDEO: WHEELZ FALL OFF ('06 TIL...)

9 commenti:

FooL ha detto...

Non riesco a trovare il loro tributo al disco dei Souls Of Mischief(Sacrilegio!!!)..dove posso cercare?? Se hai voglia potresti recensire 'Shapeshifters' di Invincible ?

Anonimo ha detto...

Where is Wheaterman bitch??

reiser ha detto...

Intendevo Wheelz Fall Off, che usa lo stesso campione di Billy Cobham adoperato in '93 Til Infinity
Quanto a Invincible, sappi che non ho un-disco-uno di MC donne in quanto le voci femminili nel rap non mi piacciono

Domani, domani... comunque scritto così è "Uomo del frumento", hoe

FooL ha detto...

Ok grazie per il chiarimento. Comunque il disco di Invincible è molto valido e lei non ha nulla di femminile nemmeno la voce secondo me! http://www.youtube.com/watch?v=3pCSlnBRoI0&feature=PlayList&p=5165CBC91028A9C3&index=24 A proposito conosci il tipo in questione? Ho comprato il suo album in un negozietto di dischi a Berlino,lui è tedesco ma canta in inglese...secondo me non è male e alcuni beat sembrano prodotti da Havoc dei bei tempi andati!

reiser ha detto...

No ma lei la conosco, è pure brava e su questo non c'è dubbio, anche se in effetti sembra un lesbicone da combattimento.
L'album è valido, peccato per la qualità un po' altalenante dei beat, da una di Detroit mi sarei aspettato una maggior costanza e qualità

Anonimo ha detto...

sarebbe interessante avere una classifica dei peggiori sottogeneri che l'hip hop ha generato...

djmp45

Anonimo ha detto...

minchia, neanche Jean Grae? ha fatto dei dischi validi

reiser ha detto...

Certo, anche Eternia o, più indietro, Bahamadia... ma se le voci non mi piacciono non riesco a godermi l'ascolto. Come coi Led Zeppelin, a me la voce di Robert Plant fa stracacare e perciò dei loro dischi non so cosa farmene

Antonio ha detto...

anche se in effetti sembra un lesbicone da combattimento.
Forse perche' E' un lesbicone da combattimento.
Gira la storia di un tizio che cercava di cuccarla a un concerto, e poi l'ha vista andare via lingua in bocca con un'altra amica di Saffo...