venerdì 20 giugno 2008

AA.VV. - SOUL IN THE HOLE (Loud/RCA, 1997)

Come ho già avuto modo di scrivere, le colonne sonore reppuse non sono ormai altro che una laida operazione commerciale da du' lire buona giusto per censire la quantità di ingenui e di cretini tout court, che le acquistano nella convinzione di ascoltare qualcosa di degno e che, invece, si ritrovano tra le mani una specie di raccolta differenziata tra pezzi di seconda scelta e rimasugli di album. Ma non sempre è stato così. In un'epoca migliore, quando qui era tutta campagna e i treni arrivavano in orario, uscivano almeno una-due raccolte all'anno serie e, saltuariamente, il capolavoro.
Bene, qui stiamo parlando di un capolavoro. Leggete gli artisti in scaletta: Dead Prez, Wu-Tang, Sauce Money, M.O.P., Big Pun, Mobb Deep, Organized Konfusion, O.C... quello che oggi verrebbe considerato il sogno di un backpacker, nel '97 è stato pubblicato da una major tra gli applausi di pubblico e critica. Applausi meritatissimi perchè, all'infuori di singole pisciate extratazza, la qualità media è straordinariamente alta.
Dubito che qualcuno oramai non la conosca, ma You Ain't A Killer di Big Pun, che qui funse da biglietto da visita della futura star obesa, vede la leggenda portoricana scambiare colpi con un bellissimo beat di Younglord (un cupo loop di piano adagiato su un semplice 4/4 che nella sua semplicità riassume il grimeiness del suono nuiorchese di metà anni '90) che gli consente, già nella prima strofa, di mostrare le sue capacità: "Any last requests before you meet your maker? Sew what you reap a wake up, shakin up a storm like Anita Baker/ I'll take you straight to hell and fill your heart with hate, ncarcerate your fate in Satan's fiery lake, then I lock the gate". Su Capital Punishment si sarebbe poi visto ancora di meglio, ma fatto sta che questo singolo pezzo fece schizzare in alto le aspettative dei fan di tutto il mondo ed è da considerarsi, a ragione, un pezzo di storia.
Ma questo non deve far scordare l'ottima accoppiata di Sauce Money e Premier in Against The Grain, traccia decisamente valida per l'allora sodale di Jay-Z (nonché ghostwriter di mezzo mondo) che può solo far crollare gli zuccheri a chi si trovò poi ad ascoltare il deludente Middle Finger U. Stranamente per Premier, che negli anni precedenti aveva toccato livelli di ruvidità estrema con il lavoro svolto per i Group Home e per Jeru, qui il Nostro opta per un campione più spiccatamente soul e, soprattutto, tagliato in maniera più "moderna" -non riesco a spiegarlo bene, ma ad orecchio la differenza tra, che so, Too Perverted e questa è evidente. Ottime interpretazioni giungono anche da Common (assistito da un No I.D. in stato di grazia), dai Cella Dwellas (che infatti ricicleranno Main Aim nel loro album del 2000), dai Brand Nubian (A Child Is Born > il 70% di Foundation) e dai Wu-All Stars, che infatti firmano il primo singolo.
Discorso un po' diverso per altre opere, che anzichè entusiasmarmi mi hanno "semplicemente" fatto dire "bel pezzo". Ad esempio, per quanto sentire gli Organized Konfusion sia sempre un piacere, il loro beat autoprodotto è un po' anonimo. Funziona, per carità, e l'headnodding è garantito, ma la loro eccellenza sta altrove. Lo stesso dicasi per Your Life, dove Ogee secondo me poteva lavorare un po' più su un campione che per una traccia di quasi cinque minuti e mezzo diventa facilmente noioso, anche a causa di batterie non esattamente originali; fortunatamente, O.C. è in piena forma e l'ignoto U Nast esce a testa alta dal paragone con l'ospite. Sul pezzo dei Mobb Deep c'è poco da dire (standard dell'epoca, nulla di cui lamentarsi), mentre Ride degli M.O.P. e Los Angeles Times di Xzibit lasciano un po' l'amaro in bocca. D'altronde non si può sempre avere una Stick To Ya Gunz o una Eyes May Shine, no?
Au contraire, chi avrei mandato a lavorare in miniera sono il Wu (RZA in particolare, che si è scordato di inserire un qualsiasi campione in Diesel) ed i Cocoa B's, che fanno 'na mezza cover di Public Enemy #1 inappellabilmente incresciosa. Peccato oltretutto che questi pezzi si trovino letteralmente tra i coglioni, sicché uno magari se ne sta lì in bellura ad ascoltarsi i Brand Nubian e subito dopo -BOOM- attacca quella formidabile cacata di Won On Won. Diciamo che è come se durante una trombata passasse un buontempone e t'infilasse un dito nel culo, così, per vedere che faccia fai.
Ma metaforiche ditate nel culo a parte, non ho remore a definire Soul In The Hole la miglior colonna sonora in mio possesso -artisti di prima linea, brani ottimi, niente R&B, niente skit del cazzo- potendo muovere al limite una sola critica: non tutti i pezzi sono apparentemente coerenti con il tema della pellicola. Ma 'sticazzi, in fondo si tratta di un documentario ambientato a Brooklyn riguardante un torneo -il Soul In the Hole, appunto- che suppongo non obblighi ad un particolare rigore formale. Oltre che, pragmaticamente, sai che par di palle sorbirsi 70 minuti di disgressioni sul tema del basket? Appunto.





VA-Soul In the Hole

VIDEO: SOUL IN THE HOLE

4 commenti:

A_G ha detto...

Oltre che, pragmaticamente, sai che par di palle sorbirsi 70 minuti di disgressioni sul tema del basket?

uhm..
no :-D

reiser ha detto...

Era un'esca perfetta per stanarti, sapevo che avresti lasciato un commento.
Apprezza intanto che abbia linkato l'intero documentario che io, peraltro, non guarderò mai. Piuttosto le partite di bliardo in TV.

A_G ha detto...

apprezzo anche se il documentario lo vidi qualche anno fa su sky, e potrebbe essere interessante (non e' 100% basket)

(in tv anche le freccette e il cricket non sono male, a londra li guardavo spesso)

Anonimo ha detto...

beh quoto a_g ci mancherebbe altro!! soul in da hole (il brano) mi ha sempre mandato in brodo di giuggiole, e il ritornello di tekitha mi fa fa venire la pelle d'oca!