lunedì 30 giugno 2008

AZ - MEMPHIS SESSIONS: THE REMIXTAPE (Streetcore, 2007)

La linea qualitativa di AZ appare nel corso degli anni sempre più vicina ad un elettrocardiogramma; non appena Anthony Cruz vi pompa nuova energia grazie a belle cose come il recente A.W.O.L., il secondo dopo inevitabilmente incappa in una sorta di sincope e delude con prodotti discutibili come The Format. Ma per fortuna il cuore è in sè sano, per cui anche dopo la canonica défaillance si ha sempre la certezza che qualcosa di buono avverrà. Puntualmente, questo evento ha avuto luogo nel 2007, a cavallo tra le due sòle The Format e Undeniable, con questo eccellente Memphis Sessions.
Il disco s'inserisce con bruta violenza nel filone del remixtape/blend tematico à la Grey Album o Q-Unit [no homo], senonché qui l'idea finalmente viene superata dalla sostanza; vale a dire, cioè, che il plauso è meritato non perchè qualcuno abbia avuto un'ideona original-affascinant-curiosa che fa rizzare l'uccello ai recensori di Pitchfork ma semplicemente perchè il risultato è ottimo a prescindere -cosa che non si può dire per i predecessori del genere (fatemelo dire: il Grey Album è una stronzatona col botto). E la ragione che sta alla radice di questo successo è secondo me semplice: anzichè mescolare cose che tra loro non c'entrano assolutamente nulla per il gusto di sentirsi eclettici si è scelto uno dei pilastri che stanno alla base di tanto hip hop, alias la musica di Al Green. Dunque una decisione non coraggiosa ma senz'altro rispettosa dei fan del genere, i quali mi auguro si preoccupino più di ascoltare buona musica che non di viaggiare dietro l'ego o la megalomania del produttore emergente XYZ a prescindere dai risultati.
Bene: ammesso e non concesso che sia così, andiamo a esaminare più in profondità Memphis Sessions. Cos'è stato fatto? Sono state prese una serie di a cappella di AZ dai suoi due precedenti album e sono state appoggiate sopra a loop tratti da vari dischi di Al Green, senza aggiungere fondamentalmente nulla. Proprio così: se una batteria c'è è solo perchè era presente nell'originale... pigrizia? Eh no, non direi. Anzi, nella sua semplicità trovo che questo lavoro di taglia&incolla sia stato ben complesso perchè in fin dei conti si è lavorato molto sulla ricerca d'archivio, per così dire, sfruttando le melodie originali cercando di alterarle quanto meno possibile. E per quanto vi siano un paio di episodi che inizialmente sanno di già sentito (il remix di The Format è praticamente 260 di Ghostface, persino il dialogo all'inizio è il medesimo; Love & Happiness e The Letter ormai le conoscono pure i sassi), persino in questi casi s'è inserito un bridge o una fetta di campione che riesce a rivitalizzarli e a dar loro un tocco di freschezza. E poi ciò che stupisce è quanto sembri naturale la presenza di AZ su canzoni vecchie di quasi quarant'anni; la fusione tra rappata e "beat" -all'infuori di pochissimi casi dove il Nostro va fuori battuta di qualche millisecondo- è infatti perfetta e spesso gestita talmente bene da risultare ancor più d'effetto che nell'originale.
E parlando di originali, un altra lancia ha da essere spezzata in favore di Memphis Sessions. Mi riferisco al fatto che il peccato originale di AZ è quello di saper scegliere un beat valido su tre ciofeche, per cui spesso si ha di fronte il suo spiccato talento e lo si vede macellato da una base semplicemente atroce; se pensate a The Format o Sosa vi renderete conto di quanto un piccolo accorgimento -cioè l'avere un buon orecchio- sarebbe bastato a rendere quei dischi dieci volte migliori di quanto non siano effettivamente. Ecco, grazie a Memphis Sessions molti dei crimini commessi in passato vengono cancellati onde darci la possibilità di godersi le acrobazie liriche del Nostro su musica finalmente degna di questo nome. E come avevo già accennato, persino canzoni che già partivano bene o benissimo (The Format, The Come Up, New York) non perdono di fronte agli originali ed in alcuni casi -New York su tutte, assolutamente eccezionale- riescono persino a superarli.
Bene: a questo punto persino un ritardato dovrebbe aver capito che non solo ho apprezzato quest'album, ma anche che è oggettivamente uno degli esperimenti del genere meglio riusciti (se non il migliore) nonchè un pezzo imprescindibile da aggiungere nella collezione di chiunque apprezzi la buona musica. A maggior ragione se si vorrebbe tanto essere fan di AZ ma proprio non ci si riesce, appunto a causa delle sue disgraziate scelte in materia di beat -e se volete capire cosa intendo, ascoltatevi il secondo CD. Sfido chiunque a non prendere a testate lo stereo sentendo quella porcheria di The Love Of Money.






AZ - Memphis Sessions Disc 1
AZ - Memphis Sessions Disc 2

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Senza nulla togliere ad AZ, stiamo parlando di una delle personalità più illuminate della musica soul. Un artista che, nonostante abbia abbandonato il music business da decenni per fare il reverendo nel Tennessee, un mese fa è riuscito a sfornare un disco di rara bellezza e intensità, un disco che suona fresco e originale per quanto sia il TRENTASEIESIMO della sua carriera. Il risultato era quasi scontato, insomma. Mi fa piacere ascoltare il mixtape, ora che ne ho la possibilità...

reiser ha detto...

E perchè si tratterebbe di togliere qualcosa ad AZ? E come se parlassi bene di Johnny Cash ignorando Nick Cave e le sue cover...
Ovviamente, io parlo di ciò che meglio conosco e questo non è il soul. Ma da quel poco che ho sentito di Al Green, trovo che lo spirito non sia stato snaturato. Il soul è lì e lo si sente pezzo dopo pezzo.
Gran album, ripeto, God's Stepson e 9th Wonder gli fanno una sega

reiser ha detto...

Ah, comunque sia, fa piacere ricevere un commento per uno degli album secondo me più belli del 2007 oltrechè della stessa discografia di AZ.

Anonimo ha detto...

Non toglie niente ad AZ. Ma diciamo che, volendo cucinare una torta, se gli ingredienti sono crème fraiche montata a mano, cioccolato belga e vaniglia del Madagascar, il risultato finale ha ottime probabilità di essere sublime indipendentemente dall'abilità del cuoco :)

Comunque fa piacere a me che il disco in questione sia stato reso reperibile, segnalarlo non bastava, Soulseek purtroppo non è infallibile...

Antonio ha detto...

fatemelo dire: il Grey Album è una stronzatona col botto

Te lo faccio dire eccome! E' roba che serve per gli hipsters bianchi e per quei vecchi coglioni che credono di sentirsi alla moda perche' conoscono Lightheaded e DangerMouse (ciao, Warren Ellis).

Anonimo ha detto...

AZ's AWOL remixed by sampleur-samplé Download it for free @ http://www.ultragraphik.com/blog/ Preview The Come Up remix @ http://www.youtube.com/watch?v=cTj0FU7-ewY Check it and enjoy! Thanks ;)