Riprendo le pubblicazioni di album dopo una lunga pausa dovuta in parte all'inusitata mole di lavoro prenatalizia ed in parte alla necessaria pausa sabbatica che regolarmente la segue. E se lo faccio proprio oggi è perchè da questo pomeriggio sono felice possessore di uno dei dischi d'esordio più promettenti dello scorso decennio (per quanto nessuno si sia accorto di ciò): No Contest dei Kreators.
Il gruppo, da me conosciuto durante il periodo d'oro di Napster, mi aveva colpito al punto tale da farmi perdere nottate in ricerca e download di quante più tracce possibili -con un 56k ci mettevo circa 20 minuti per scaricare un file da 5MB, vi lascio immaginare le bollette- alle quali purtoroppo mai riuscì a far seguito un pur meritatissimo acquisto. Ma ora, grazie alla forza di Amazon® e di un venditore di Pittsburgh, posso finalmente contemplare la bruttissima grafica ed apprezzarne i colori, tristi come l'Albania e così impastati da rendere la lettura della tracklist un'impresa di rara difficoltà.
In effetti, verrebbe da chiedere, se uno compra l'originale non è solo per una migliore qualità del suono ma anche per godere della grafica... beh, e allora perchè spendere soldi per una porcheria capace di essere riprodotta da una qualsiasi studentessa dello IED al primo anno di Photoshop? Facile: perchè è giusto che un gruppo tanto capace quanto sfigato veda riconosciuti i propri sforzi, o almeno così penso io; invece, credo proprio che finora i Kreators abbiano venduto sedici copie in patria e nessuna all'estero, complice anche la semiomonimia coi colleghi produttori inglesi (cosa che ha tratto anche me in inganno, all'epoca). Va detto a questo punto che non è un caso se il loro padrino artistico sia stato l'inossidabile EdO.G., uno che della combo bravura&iella se ne intende parecchio, e che a giudicare dalla sua tenacia deve aver imparato ad abbattere i muri a sputi quand'era pischello.
Ma tant'è. Edoardo, oltre ad apparire qui in due pezzi e ad affiorare quà e là negli skit, negli anni ha sempre più preso sotto la sua ala la punta del diamante del gruppo, Jaysaun, fino a costituire assieme a quest'ultimo e Slaine un nuovo gruppo dal nome Special Teamz. Il paradosso è che se volessimo prendere l'album della sopracitata formazione e paragonarlo a No Contest, di sette anni più vecchio, sarebbe quest'ultimo ad uscirne vincitore sotto diversi aspetti: forse non tanto per quel che riguarda la competenza degli MC nel loro insieme, ma in quanto a beat e generale varietà assolutamente sì.
Perchè se è vero che è decisamente difficile trovare qualcosa di significativo da dire sui liricisti -che sono tutti piuttosto competenti, con voci abbastanza piacevoli (Big Juan sembra il gemello di Krumb Snatcha) e dotati di discrete penne capaci alle volte di sprazzi di inventiva- il vero asso è il produttore G2 (inteso al cubo, non gìddue). Non solo si fa carico di dare una struttura musicale a tutte e 13 le tracce di No Contest, ma lo fa con un approccio genuinamente ortodosso e dimostrando tanto gusto nei campioni quanto competenza nel farli suonare. Intendiamoci, si è sempre nel reame dei 4/4 più classico, eh, ma proprio per questo bisogna far scattare gli applausi per come una Spotlight riesca a discostarsi nettamente da una Chemical o una No Ordinary Love (quest'ultima, peraltro, è stata la prima a campionare quella famosa musica di Scarface che poi avremmo sentito in Peruvian Cocaine di Immortal Technique, e sarà l'abitudine ma reputo che sia anche la versione meglio riuscita). Ma lasciando stare questa parentesi, vorrei aggiungere che chi è cresciuto a pane e anni '90 troverà qui molta materia d'interesse: tinte fosche che vengono descritte principalmente da loop di piano rallentati, bassi piuttosto incisivi e rullanti che schioccano come dio comanda, il tutto nella miglior tradizione della costa atlantica. In tal senso -e non è un caso- non me la sento di raccomandarne l'ascolto a chi ancora poco mastica di rap, nel senso che le differenze sussitenti tra i vari beat possono sembrare vistosi solo a chi è abituato a districarsi tra i mille trick che usano i produttori per differenziare suoni all'apperenza quasi identici; ad un neofita invece il tutto potrebbe apparire privo di mordente.
In ogni caso è difficile trovare un beat oggettivamente migliore di altri; molto dipende dall'uso che ne fanno gli MC. E dunque, eccetto un paio di episodi deludenti (Big Plans, che sa troppo delle robe crossover dell'epoca alla Hey AZ, e Who To Trust, davvero troppo essenziale) io vi posso solo suggerire l'ascolto delle già citate No Ordinary Love, How It Is, Ultimate Line e soprattutto Chemical -nel cui caso i cut degli Smif 'N' Wessun, di Nas e dei Mobb Deep danno un'atmosfera di cupezza che successivamente può solo venire sottolineata dalla base.
In quanto a tematiche, poi, si varia abbastanza pur non andando a coprire territori inesplorati: Chemical, appunto, tratta della dipendenza da droga e quel che ne consegue; Spotlight invece di quanto effimero sia il successo e quanto questo spesso porti problemi quali i soliti hater$, hoe$ ecc. (un problema che comunque non credo avrà interessato molto i Kreators); la dipendenza da fica è invece una strana assente, mentre molto spazio viene dedicato all'amore per l'hip hop, la propria bravura nel farlo ed i vari ciocchi derivanti dall'essere nati in un ghetto. Nulla di nuovo sotto al sole, insomma, ma siamo pur sempre di fronte ad un'esecuzione priva di sbavature e tanto dovrebbe bastare a tutti noialtri nerdoni che non appena sentono la parola "nigga" e "trigger" nella stessa frase cominciano a rizzare le orecchie.
In conclusione, qualcuno potrà pensare di avere di fronte il solito prodotto "classico" (nel senso deteriore del termine) con tutto ciò che ne consegue. E invece no. Pur peccando di manierismo quà e là, i Kreators sono stati capaci di dar vita ad un disco in cui -se si escludono gli skit e due pezzi venuti "un po' così"- difficilmente si skipperà alcunchè. Al contrario, molti di essi verranno riascoltati più e più volte, come del resto l'intero album che, giunto al decimo anno di vita, ancora regge orgogliosamente una sessione d'ascolto approfondita in cuffia. Introvabile in Italia, già più diffuso all'estero, il mio consiglio è prima di tutto di ascoltarlo. Dopodiché, se vi sarete resi conto della differenza che passa tra questo ed una delle uscite che io per primo reputo degne ai giorni nostri, credo che la voglia di spenderci una quindicina di euro potrà farsi viva nel vostro subconscio.
Kreators - No Contest
VIDEO: FOREIGN LANDS (INCREDIBILE MA ESISTE)
In effetti, verrebbe da chiedere, se uno compra l'originale non è solo per una migliore qualità del suono ma anche per godere della grafica... beh, e allora perchè spendere soldi per una porcheria capace di essere riprodotta da una qualsiasi studentessa dello IED al primo anno di Photoshop? Facile: perchè è giusto che un gruppo tanto capace quanto sfigato veda riconosciuti i propri sforzi, o almeno così penso io; invece, credo proprio che finora i Kreators abbiano venduto sedici copie in patria e nessuna all'estero, complice anche la semiomonimia coi colleghi produttori inglesi (cosa che ha tratto anche me in inganno, all'epoca). Va detto a questo punto che non è un caso se il loro padrino artistico sia stato l'inossidabile EdO.G., uno che della combo bravura&iella se ne intende parecchio, e che a giudicare dalla sua tenacia deve aver imparato ad abbattere i muri a sputi quand'era pischello.
Ma tant'è. Edoardo, oltre ad apparire qui in due pezzi e ad affiorare quà e là negli skit, negli anni ha sempre più preso sotto la sua ala la punta del diamante del gruppo, Jaysaun, fino a costituire assieme a quest'ultimo e Slaine un nuovo gruppo dal nome Special Teamz. Il paradosso è che se volessimo prendere l'album della sopracitata formazione e paragonarlo a No Contest, di sette anni più vecchio, sarebbe quest'ultimo ad uscirne vincitore sotto diversi aspetti: forse non tanto per quel che riguarda la competenza degli MC nel loro insieme, ma in quanto a beat e generale varietà assolutamente sì.
Perchè se è vero che è decisamente difficile trovare qualcosa di significativo da dire sui liricisti -che sono tutti piuttosto competenti, con voci abbastanza piacevoli (Big Juan sembra il gemello di Krumb Snatcha) e dotati di discrete penne capaci alle volte di sprazzi di inventiva- il vero asso è il produttore G2 (inteso al cubo, non gìddue). Non solo si fa carico di dare una struttura musicale a tutte e 13 le tracce di No Contest, ma lo fa con un approccio genuinamente ortodosso e dimostrando tanto gusto nei campioni quanto competenza nel farli suonare. Intendiamoci, si è sempre nel reame dei 4/4 più classico, eh, ma proprio per questo bisogna far scattare gli applausi per come una Spotlight riesca a discostarsi nettamente da una Chemical o una No Ordinary Love (quest'ultima, peraltro, è stata la prima a campionare quella famosa musica di Scarface che poi avremmo sentito in Peruvian Cocaine di Immortal Technique, e sarà l'abitudine ma reputo che sia anche la versione meglio riuscita). Ma lasciando stare questa parentesi, vorrei aggiungere che chi è cresciuto a pane e anni '90 troverà qui molta materia d'interesse: tinte fosche che vengono descritte principalmente da loop di piano rallentati, bassi piuttosto incisivi e rullanti che schioccano come dio comanda, il tutto nella miglior tradizione della costa atlantica. In tal senso -e non è un caso- non me la sento di raccomandarne l'ascolto a chi ancora poco mastica di rap, nel senso che le differenze sussitenti tra i vari beat possono sembrare vistosi solo a chi è abituato a districarsi tra i mille trick che usano i produttori per differenziare suoni all'apperenza quasi identici; ad un neofita invece il tutto potrebbe apparire privo di mordente.
In ogni caso è difficile trovare un beat oggettivamente migliore di altri; molto dipende dall'uso che ne fanno gli MC. E dunque, eccetto un paio di episodi deludenti (Big Plans, che sa troppo delle robe crossover dell'epoca alla Hey AZ, e Who To Trust, davvero troppo essenziale) io vi posso solo suggerire l'ascolto delle già citate No Ordinary Love, How It Is, Ultimate Line e soprattutto Chemical -nel cui caso i cut degli Smif 'N' Wessun, di Nas e dei Mobb Deep danno un'atmosfera di cupezza che successivamente può solo venire sottolineata dalla base.
In quanto a tematiche, poi, si varia abbastanza pur non andando a coprire territori inesplorati: Chemical, appunto, tratta della dipendenza da droga e quel che ne consegue; Spotlight invece di quanto effimero sia il successo e quanto questo spesso porti problemi quali i soliti hater$, hoe$ ecc. (un problema che comunque non credo avrà interessato molto i Kreators); la dipendenza da fica è invece una strana assente, mentre molto spazio viene dedicato all'amore per l'hip hop, la propria bravura nel farlo ed i vari ciocchi derivanti dall'essere nati in un ghetto. Nulla di nuovo sotto al sole, insomma, ma siamo pur sempre di fronte ad un'esecuzione priva di sbavature e tanto dovrebbe bastare a tutti noialtri nerdoni che non appena sentono la parola "nigga" e "trigger" nella stessa frase cominciano a rizzare le orecchie.
In conclusione, qualcuno potrà pensare di avere di fronte il solito prodotto "classico" (nel senso deteriore del termine) con tutto ciò che ne consegue. E invece no. Pur peccando di manierismo quà e là, i Kreators sono stati capaci di dar vita ad un disco in cui -se si escludono gli skit e due pezzi venuti "un po' così"- difficilmente si skipperà alcunchè. Al contrario, molti di essi verranno riascoltati più e più volte, come del resto l'intero album che, giunto al decimo anno di vita, ancora regge orgogliosamente una sessione d'ascolto approfondita in cuffia. Introvabile in Italia, già più diffuso all'estero, il mio consiglio è prima di tutto di ascoltarlo. Dopodiché, se vi sarete resi conto della differenza che passa tra questo ed una delle uscite che io per primo reputo degne ai giorni nostri, credo che la voglia di spenderci una quindicina di euro potrà farsi viva nel vostro subconscio.
Kreators - No Contest
VIDEO: FOREIGN LANDS (INCREDIBILE MA ESISTE)
1 commento:
Che figata, grazie per l' Album.
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