mercoledì 11 marzo 2009

DAS EFX - HOLD IT DOWN (EastWest, 1995)

Sarebbe interessante studiare la differenza carrieristica che passa tra gli artisti di successo nel campo del rap e quelli di un altro genere musicale. Alcune notevoli differenze salterebbero fuori sia per quanto riguarda la parabola commerciale che per quel che riguarda la memoria collettiva. Prendiamo ad esempio tre dei gruppi di maggior successo dei primi anni '90: i Naughty By Nature, gli Onyx e i Das EFX. Tutti questi hanno avuto un esordio di enorme successo all'inizio del decennio seguito da una più che buona seconda opera, nel 1995 hanno creato un album eccellente, ma dopo -a prescindere dalle vendite del passato- sono andati scomparendo sia dalle classifiche che soprattutto dalla memoria.
Intendiamoci: non sto parlando di memoria personale, perchè lì basta avere un sufficiente numero di anni per sapere cosa rispondere alla domanda "You down with O.P.P.?"; parlò di ciò che fa cultura (nel senso più ampio del termine), cioè di quello che permette ad un quindicenne di oggi di sapere cosa sia The Message e non They Want EFX. Decisamente, su certi artisti o certe canzoni pare che ci sia una data di scadenza, al contrario di ciò che avviene ad esempio con l'alt rock e le sue diramazioni (ma di questo ne ha già scritto più nel dettaglio Antonio). Fatto sta, insomma, che alcuni artisti secondo me più che degni sono ormai condannati all'oblio e, parlando adesso specificamente dei Das EFX, in parte se lo sono anche meritato viste le ultime creazioni da loro partorite. Ma nessun album -per brutto che possa essere- dovrebbe autorizzare la rimozione di due ottimi dischi come Straight Up Sewaside o questo Hold It Down.
Hold It Down che, analogamente a All We Got Iz Us, è uno degli unsung heroes del 1995. Ascoltarlo oggi fa uno strano effetto perchè risulta essere incapsulato in una bolla temporale,e se questo da un lato non l'ha aiutato ad essere ricordato dai posteri, dall'altro è capace di regalare ai fan del genere più di settanta minuti di goduria e questo è il suo maggior pregio. Tutto, dico tutto il disco sprigiona hardcore da ogni singolo poro. Non un ammiccammento a sonorità leggere, non un ritornello cantato, non un argomento che si sposti dalla combo ghetto-fumo-alcol-hiphop; l'immaginario di Timberland indossate sotto a pantaloni militari è presente in ogni singola strofa e portato avanti con una convinzione tale da cancellare qualsiasi dubbio sulla sua genuinità. I produttori, che si chiamino Premier, Easy Mo' Bee, Showbiz o Solid Scheme tirano fuori il loro lato più minimalista e lavorando per la maggior parte del tempo quasi solo di basso e batteria riescono a creare un suono omogeneo che solo in pochi casi viene a noia; un buon 80% di Hold It Down fila via infatti che è un piacere, e se è indubbio che taluni pezzi abbiano un impatto maggiore rispetto ad altri, è pur vero che questi fungono da collegamenti di lusso. Here We Go, ad esempio, fa da ponte tra la potentissima Knockin' Niggaz Off (messa un po' in ombra solo dalla precedente No Diggedy) e la storica Real Hip Hop; allo stesso modo, Hold It Down collega Alright a Dedicated, e lo stesso vale per Bad News. Le uniche note dissonanti sono date da Comin' Thru e 40 & A Blunt, che a fronte di contenuti onestamente generici ed uno stile non troppo variegato non sanno esibire una controparte sonora capace di destare l'interesse dell'ascoltatore, il quale è portato a pensare che si tratti di canzoni nemmeno completate da tantoi che isultano scarne.
Tolte queste due pecche (alle quali comunque aggiungo Buck Buck e l'inutilissima seconda intro, dato che spezzano l'ascolto senza un perchè), il resto è materiale da leccarsi i baffi. La già citata No Diggedy è energica quasi quanto My Kinda Nigga di Heather B e la successiva Knockin' Niggaz Off prosegue su questo filone. Senza citare più di tanto originale e remix di Real Hip Hop, preferisco tessere le lodi della cupa e relativamente melodica Here Its Is (che sfrutta un intero loop di piano), Can't Have Nuttin' (azzeccati i sample vocali, peccato solo per delle batterie un po' datate anche per quel periodo) e Dedicated che, con suoni a metà tra Inna City Blues dei Group Home e Properties Of Steel di Godfather Don, trova Clark Kent nella sua modalità hardcore più estrema. Last but not least c'è il singolone Microphone Masta ed il suo indimenticabile campione di xilofono, un'autentica perla curata da Easy Mo' Bee che straccia come e quando vuole gli inutili remix che gli sono susseguiti. L'unica accusa che si potrebbe muovere al sound di Hold It Down (ho fatto la rima) è di non brillare per originalità, ma di fronte ad una simile esecuzione la cosa per me scivola in secondo piano.
Tuttavia, non posso essere altrettanto generoso con le liriche. Non tanto per la banalità dei contenuti, che considerando il tipo di disco ci sta tutta, quanto per l'aspetto più strettamente tecnico dell'emceeing. Drayz e Skoob, infatti, si lasciano alle spalle le esagerazioni di "iggety" vari, e ciò personalmente non può che farmi piacere (ma chi mi volesse controbattere che era il loro marchio di fabbrica avrebbe ragione); peccato però che facendo questo facciano notare a tutti quanto la loro abilità di costruire metriche o punchline valide sia quel che sia. Spesso infatti li si sente usare metafore ed analogie assolutamente prevedibili già nel '95, così come del resto le rime che, in certe occasioni, addirittura rimandano il pensiero a certi stilemi di fine anni '80 (lunghe pause, una sola rima a fine verso, cose così insomma). Detto in altre parole, in Straight Up Sewaside erano oggettivamente più in forma ed avevano secondo me trovato la quadratura del cerchio tra la gimmick del iggety e la tecnica più tradizionale/efficace. Ciò detto, dispiace che gli ospiti siano solo due (KRS One e PMD) perchè questi avrebbero potuto movimentare un po' di più una situazione certamente non disperata ma nemmeno eccelsa.
Ma anche alla luce di questi difetti Hold It Down mi pare davvero troppo bistrattato dal pubblico hip hop. Esageratamente criticato all'epoca della sua uscita da un lato e vittima di una memoria fallace che vede Drayz e Skoob dei fenomeni da baraccone da lasciare nei primi anni '90 dall'altro, in realtà è un disco che nella sua incapacità di giungere a compromessi merita ben altra attenzione. Non piacerà a tutti, poco ma sicuro, ma del resto questa non è mai stata un'ambizione del hip hop. Quanto al voto, spero che non ci sia la sommossa come dagli Organized ma comunque spiego: quattro e mezzo stiracchiati ai beat, tre/tre e mezzo all'emeceeing, diciamo che un quattro abbondante ci sta tutto.




Das EFX - Hold It Down

VIDEO: REAL HIP HOP

3 commenti:

MAK ha detto...

Per quanto a me piacciono i Das EFX, la tua recensione non fa una piega per l'ennesima volta. Certamente Straight Up Sewaside rimane IL Disco, sebbene altri indicano Dead Serious come tale, ad ogni modo Hold It Down non è poi così inferiore.
Più che altro rimasi PARECCHIO deluso da quella porcheria di How We Do, l'unico disco dei Das EFX che non ho comprato...

Anonimo ha detto...

Io "Hold It Down" lo adoro e il voto, per come la vedo io, è sempre un dettaglio di poco significato: contano le parole, sulle quali siamo perfettamente d'accordo.

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonimo ha detto...

Ineccepibile come sempre, bella la recensione e il disco è tra i miei preferiti, mi hai fatto venire voglia di riascoltarlo, anche il video non so da quanto non lo vedevo.