Oggi è una giornata hardcore ed io ne sono felice: doppiamente felice. Primo, perchè quell'inumana cacatiella che è Asleep On The Bread Aisle ha venduto appena 62000 copie (meno di Jadakiss!) dimostrando così da un lato che la hype machine messa in moto dalla Universal ha toppato alla grande, e dall'altro che il leakaggio avvenuto una settimana prima dell'uscita ha permesso a molti di constatare che avevano tra le mani una ciofeca che davvero tradiva tutte le promesse. Secondo, perchè finalmente Problemz ha fatto un album e per giunta lo ha fatto con DJ Honda: è una bomba che non tradisce le aspettative di chi come me aspettava un suo esordio da ormai quattordici anni e, aggiungo, assieme a Torae + Marco Polo si rivela essere il primo disco fondamentale di questo altrimenti tragico 2009. Appena escono ufficialmente me li compro e ve li rigiro, promesso.
Ciò detto, essendo io quindi in modalità non-progressiva, stamane ho optato per un album recente e secondo me molto, troppo sottovalutato: Grandmasters. Infatti, chissà perchè ogni volta che GZA fa un album tutti i fan si aspettano un nuovo Liquid Swords, col brillante risultato che ad ogni pubblicazione o ci restano male oppure -peggio- lo esaltano a dismisura (è questo il caso del pessimo Pro Tools). Metteteci una pietra sopra: non ci sarà mai più un Liquid Swords perchè se da un lato GZA resta il maestro che è, RZA invece è scoppiato. Da tempo. E non si riprenderà mai più, quindi mettetevi l'anima in pace o, come dicono gli inglesi, get over it.
Piuttosto concentratevi sulle vere chicche che Gary Grice sa sfornare quando usa le orecchie oltreché il cervello, cosa che appunto ha fatto nel momento in cui ha deciso di lavorare con l'ottimo DJ Muggs per dar vita al secondo miglior album della sua carriera. Sì, Grandmasters è francamente bello e riesce a superare per un pelo il valido ed anch'esso sottovalutato Beneath The Surface. Il suono sporco e cupo degli esordi torna qui in tutta la sua forza grazie ad un Muggs decisamente ispirato e ad un GZA liricamente impeccabile, vario e carico d'inventiva. Grandmasters si può ascoltare dall'inizio alla fine senza dover ricorrere al tasto di avanzamento rapido e la sua unica pecca è di non avere alcuni dei remix usciti in un secondo tempo (su tutti All In Together Now); ma capirete che non si tratta di un vero difetto ma solo del mio desiderio di avere tra le mani un album perfetto, il che qui non avviene solamente per un paio di occasionali sviste purtroppo facilmente evitabili.
Tra queste non rientra certamente la prolissità: fedele alle sue parole ("Make it brief son, half short twice strong"), Grandmasters conta appena undici tracce ed un'introduzione. Questa getta con un certo grandeur le prime basi per ciò che seguirà, ovverosia oscuri loop combinati alla mostruosa bravura di GZA. Those That's Bout It, ad esempio, vede il Nostro esibirsi in uno dei suoi fenomenali attacchi ("I'm on the regular, slang competitor/ I shock journalists, slap magazine editors") mentre Muggs gli mette a disposizione una combinazione di piano, vocina pitchatissima ed una batteria in cui il charleston quasi ruba lo spazio tradizionale al rullante; l'atmosfera prosegue nella cupezza assoluta con Destruction Of A Guard grazie ad un sample vocale tagliato in loop di sei secondi -tipico di Muggs- ed uno storytelling "a immagini" sulla scia di Cold World intervallato da un valido ritornello firmato Raekwon. Ma è Exploitation Of Mistakes il pezzo forte dell'album, sia grazie alla melancolica melodia di piano che grazie ad una narrazione in cui Grice si mette nei panni di un giornalista che ricapitola le tappe di un banale omicidio solo apparentemente insolubile.
É in pezzi come questo che GZA rende evidente il motivo principale del suo valore: la scrittura. Certo, ha una bella voce che esige attenzione da parte dell'ascoltatore, tecnicamente è ineccepibile, ma... il fatto è che da ogni rima da lui scritta si potrebbe trarre una strofa. Definirlo "sintetico" sarebbe riduttivo, perchè per quanto effettivamente non giri attorno alle cose, non è solo quello (pure Blaq Poet lo sarebbe, ma sono due tipi diversi di MC): è che con quattro parole riesce a creare un'immagine ben definita, non diversamente da quanto facevano gli impressionisti nel campo della pittura. E lasciatemi aggiungere che sono in pochi a saperlo fare, davvero pochi.
Ma a prescindere da questa sua fondamentale caratteristica, vi sono altri episodi nel disco che la dicono lunga sul suo talento: Queen's Gambit è un altro degli episodi à la Labels (stavolta èil turno delle squadre di football americano) in cui associa dei nomi propri trasformandoli in strumenti per un testo, ed in questo frangente supera se stesso perchè li va a collocare in una narrazione; per converso, il suo aspetto più rudemente hip hop si manifesta in tracce come General Principles, Illusory Protection, Unprotected Pieces in cui si diverte a fare a pezzi il microfono con una facilità ed un'unicità esemplari. Non c'è verso di confondere un suo testo "da battaglai" con quello di un altro: persino nella forma più fredda anche un sordo saprebbe riconoscere la paternità di versi come questi: "Violence can erupt within the blink of an eye as a three night reign of terror lights up the skies/ Other uprisings are in the years of making, the young start sizing up the hood, and get to taking/ A high voltage power line surrounds the gold mine, soldiers on the front line who sell dimes and hold nines/ Many times enjoying themselves, much too much, then hit the clutch, before they pull out on such and such/ It's a very unforgivin environment, 'cause one out of two can get an early retirement". Devo aggiungere altro?
Dal canto suo Muggs fa di tutto per supportare un simile peso massimo e, com'è nel suo stile, crea beat che per l'appunto sostengono il rap anzichè sovrastarlo (ammesso che fare ciò con GZA sia possibile). Il suo marchio di fabbrica è presente in tutte le canzoni e raramente sbaglia un colpo, sia per quel che concerne la scelta dei campioni ed il loro abbinamento che per quel che riguarda le batterie, sempre improntate ad un ritmo "classico" ma ben diversificate sia per suoni che per programmazione. In particolare vorrei elogiare Exploitation Of Mistakes, Illusory Protection (il riverbero sulla cassa è geniale), General Principles e la stupenda Queen's Gambit, che potrebbe essere idealmente una Can It Be All Simple Pt.3. Gli unici momenti relativamente deludenti sono Advance Pawns, alla lunga un po' noiosa e strutturalmente sempliciotta, e l'insipida All In Together Now, che non lega assolutamente né con lo stile del Nostro, né con l'argomento trattato, cioè una dedica a Ol' Dirty Bastard (sentite che differenza il remix). Nulla di particolarmente grave, intendiamoci, ma comunque un peccato perchè all'interno di tanto materiale da trenta e lode un diciotto tirato via marca parecchio.
Tuttavia, malgrado questi difetti non si può far finta di avere per le mani semplicemente un buon disco, perchè (specie liricamente) Grandmasters è di una ruvida raffinatezza che molti possono solamente sognarsi. Di conseguenza, il quattro e mezzo è d'obbligo e non provate nemmeno per un secondo a contestarlo.
DJ Muggs VS. GZA/Genius - Grandmasters
VIDEO: GENERAL PRINCIPLES
Ciò detto, essendo io quindi in modalità non-progressiva, stamane ho optato per un album recente e secondo me molto, troppo sottovalutato: Grandmasters. Infatti, chissà perchè ogni volta che GZA fa un album tutti i fan si aspettano un nuovo Liquid Swords, col brillante risultato che ad ogni pubblicazione o ci restano male oppure -peggio- lo esaltano a dismisura (è questo il caso del pessimo Pro Tools). Metteteci una pietra sopra: non ci sarà mai più un Liquid Swords perchè se da un lato GZA resta il maestro che è, RZA invece è scoppiato. Da tempo. E non si riprenderà mai più, quindi mettetevi l'anima in pace o, come dicono gli inglesi, get over it.
Piuttosto concentratevi sulle vere chicche che Gary Grice sa sfornare quando usa le orecchie oltreché il cervello, cosa che appunto ha fatto nel momento in cui ha deciso di lavorare con l'ottimo DJ Muggs per dar vita al secondo miglior album della sua carriera. Sì, Grandmasters è francamente bello e riesce a superare per un pelo il valido ed anch'esso sottovalutato Beneath The Surface. Il suono sporco e cupo degli esordi torna qui in tutta la sua forza grazie ad un Muggs decisamente ispirato e ad un GZA liricamente impeccabile, vario e carico d'inventiva. Grandmasters si può ascoltare dall'inizio alla fine senza dover ricorrere al tasto di avanzamento rapido e la sua unica pecca è di non avere alcuni dei remix usciti in un secondo tempo (su tutti All In Together Now); ma capirete che non si tratta di un vero difetto ma solo del mio desiderio di avere tra le mani un album perfetto, il che qui non avviene solamente per un paio di occasionali sviste purtroppo facilmente evitabili.
Tra queste non rientra certamente la prolissità: fedele alle sue parole ("Make it brief son, half short twice strong"), Grandmasters conta appena undici tracce ed un'introduzione. Questa getta con un certo grandeur le prime basi per ciò che seguirà, ovverosia oscuri loop combinati alla mostruosa bravura di GZA. Those That's Bout It, ad esempio, vede il Nostro esibirsi in uno dei suoi fenomenali attacchi ("I'm on the regular, slang competitor/ I shock journalists, slap magazine editors") mentre Muggs gli mette a disposizione una combinazione di piano, vocina pitchatissima ed una batteria in cui il charleston quasi ruba lo spazio tradizionale al rullante; l'atmosfera prosegue nella cupezza assoluta con Destruction Of A Guard grazie ad un sample vocale tagliato in loop di sei secondi -tipico di Muggs- ed uno storytelling "a immagini" sulla scia di Cold World intervallato da un valido ritornello firmato Raekwon. Ma è Exploitation Of Mistakes il pezzo forte dell'album, sia grazie alla melancolica melodia di piano che grazie ad una narrazione in cui Grice si mette nei panni di un giornalista che ricapitola le tappe di un banale omicidio solo apparentemente insolubile.
É in pezzi come questo che GZA rende evidente il motivo principale del suo valore: la scrittura. Certo, ha una bella voce che esige attenzione da parte dell'ascoltatore, tecnicamente è ineccepibile, ma... il fatto è che da ogni rima da lui scritta si potrebbe trarre una strofa. Definirlo "sintetico" sarebbe riduttivo, perchè per quanto effettivamente non giri attorno alle cose, non è solo quello (pure Blaq Poet lo sarebbe, ma sono due tipi diversi di MC): è che con quattro parole riesce a creare un'immagine ben definita, non diversamente da quanto facevano gli impressionisti nel campo della pittura. E lasciatemi aggiungere che sono in pochi a saperlo fare, davvero pochi.
Ma a prescindere da questa sua fondamentale caratteristica, vi sono altri episodi nel disco che la dicono lunga sul suo talento: Queen's Gambit è un altro degli episodi à la Labels (stavolta èil turno delle squadre di football americano) in cui associa dei nomi propri trasformandoli in strumenti per un testo, ed in questo frangente supera se stesso perchè li va a collocare in una narrazione; per converso, il suo aspetto più rudemente hip hop si manifesta in tracce come General Principles, Illusory Protection, Unprotected Pieces in cui si diverte a fare a pezzi il microfono con una facilità ed un'unicità esemplari. Non c'è verso di confondere un suo testo "da battaglai" con quello di un altro: persino nella forma più fredda anche un sordo saprebbe riconoscere la paternità di versi come questi: "Violence can erupt within the blink of an eye as a three night reign of terror lights up the skies/ Other uprisings are in the years of making, the young start sizing up the hood, and get to taking/ A high voltage power line surrounds the gold mine, soldiers on the front line who sell dimes and hold nines/ Many times enjoying themselves, much too much, then hit the clutch, before they pull out on such and such/ It's a very unforgivin environment, 'cause one out of two can get an early retirement". Devo aggiungere altro?
Dal canto suo Muggs fa di tutto per supportare un simile peso massimo e, com'è nel suo stile, crea beat che per l'appunto sostengono il rap anzichè sovrastarlo (ammesso che fare ciò con GZA sia possibile). Il suo marchio di fabbrica è presente in tutte le canzoni e raramente sbaglia un colpo, sia per quel che concerne la scelta dei campioni ed il loro abbinamento che per quel che riguarda le batterie, sempre improntate ad un ritmo "classico" ma ben diversificate sia per suoni che per programmazione. In particolare vorrei elogiare Exploitation Of Mistakes, Illusory Protection (il riverbero sulla cassa è geniale), General Principles e la stupenda Queen's Gambit, che potrebbe essere idealmente una Can It Be All Simple Pt.3. Gli unici momenti relativamente deludenti sono Advance Pawns, alla lunga un po' noiosa e strutturalmente sempliciotta, e l'insipida All In Together Now, che non lega assolutamente né con lo stile del Nostro, né con l'argomento trattato, cioè una dedica a Ol' Dirty Bastard (sentite che differenza il remix). Nulla di particolarmente grave, intendiamoci, ma comunque un peccato perchè all'interno di tanto materiale da trenta e lode un diciotto tirato via marca parecchio.
Tuttavia, malgrado questi difetti non si può far finta di avere per le mani semplicemente un buon disco, perchè (specie liricamente) Grandmasters è di una ruvida raffinatezza che molti possono solamente sognarsi. Di conseguenza, il quattro e mezzo è d'obbligo e non provate nemmeno per un secondo a contestarlo.
DJ Muggs VS. GZA/Genius - Grandmasters
VIDEO: GENERAL PRINCIPLES
5 commenti:
FCK SQAUD...bless bless bless...come titolo GRANDMASTERS ci sta tutto..loro 2 sono mostri e muggs è il mio produttore preferito..recensione impeccabile 4 e mezzo netto...SPACCA...
ATTTENSCIOON...no st'album bello davvero ottima recensione...un pò stanca la solita impostazione 4/4 però niente da dire...cmq muggs grandioso Gza assurdo...chiamate lil'Wayne a fare una canzone come Queens Gambit...
lo risentivo oggi proprio per caso muggs è riuscito a ricreare un'atmosfera wu perfetta
C'è poco da aggiungere, GZA e Muggs sono una garanzia fin dal primo Soul Assassins.
Piuttosto, All Killa No Filla è già in vendita da almeno un mese, purtroppo solo su Amazon.co.jp per il momento. E devo dirti che sebbene mia sia piaciucchiato abbastanza, non mi ha convinto del tutto... Avrei preferito un DJ Honda più spesso in versione Kill The Noize.
stò video è un overdose di rap par il bimbominkia medio
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