Com'è mio mio uso, prima di recensire Clear Blue Skies mi sono dato ad una lettura sommaria di alcune recensioni giù pubblicate in rete per vedere se mi fossi perso qualcosa d'importante per strada ed eventualmente per cogliere qualche spunto interessante da approfondire in qualche passaggio. Purtroppo, come sovente accade, nulla di tutto ciò è avvenuto se non una cosa: pochi, anzi pochissimi cercano di sfuggire all'uso del termine "storico" o "leggendario" per descrivere l'esordio dei Juggaknots, oramai giunto alla terza o quarta ristampa.
Da un lato posso anche dirmi d'accordo, non lo nego: il fatto che sia stato una delle pochissime uscite di lunga durata sotto la Fondle 'Em di Bobbito gli conferisce un'aura speciale; e che tutto sommato possa dirsi un'avanguardia della rivoluzione underground che da lì a poco avrebbe invaso New York ed il resto del mondo è secondo me indiscutibile. Tuttavia, riascoltandolo più e più volte dopo diversi anni che l'avevo lasciato in sordina come mp3, devo ammettere che non capisco tutto questo entusiasmo. Sicuramente è un bel disco così come è fuor discussione che Breezly Brewin' sia un ottimo MC, ma... classico? No, secondo me no. E nel corso della recensione cercherò di spiegare al meglio perchè a mio modesto avviso esso sia da ascoltare ma non da venerare, cosa che peraltro avviene più per meriti secondari (l'irreperibilità su tutti) che per l'effettiva qualità del lavoro.
Cominciando dal principio, la prima cosa da dire è che i Juggaknots sono un duo del Bronx composto da Breezly Brewin' e Buddy Slim che nel '96 pubblicò un EP per la neonata casa discografica di Bobbito Garcia, la Fondle 'Em Records, la quale si prefiggeva di dar spazio ad un underground che all'epoca stava avendo discrete difficoltà d'esposizione. L'avventura dell'etichetta durò poco, ma ciò nondimeno sono concordi nel dire che il controllo della qualità era stato assai elevato e che le sue pubblicazioni sono pertanto autentiche chicche da estimatori. Il sillogismo prevede ovviamente che anche questo Clear Blue Skies lo sia ed in quest'ottica direi che ci sta tutto, affianco al "cugino" dei Cenobites.
In effetti il debutto dei Juggaknots è interessante in quanto contiene molti elementi di hip hop di stampo classico ed al contempo si proietta in avanti (seppur non con un salto mortale) mediante sonorità e tematiche all'epoca nient'affatto prevedibili e scontate; il singolo, che porta lo stesso nome dell'LP, è una di quelle tracce che lasciano il segno nella memoria collettiva grazie all'approccio realista di Brewin' nei confronti del razzismo, che questa volta viene analizzato mediante il rapporto tra un padre e suo figlio, entrambi bianchi, in cui quest'ultimo difende la propria ragazza di colore dalla visione razzista del proprio genitore. Ammetto che a distanza di tanto tempo da quel lontano '96 forse l'effetto-wow si perde un po', ma penso che nessuno potrà restare indifferente perlomeno di fronte all'impeccabile esecuzione di Brewin' nella doppia veste di razzista e progressista.
E nemmeno può lasciar impassibili la stupenda Loosifa che, partendo con un celebre monologo di De Niro in Taxi Driver, illustra la parabola di un delinquente che, per amore della vita del suo futuro figlio, decide di abbandonare la vita di strada e di trovare un lavoro che gli consenta di mantenere la sua famiglia. Purtroppo, sarà proprio questo lavoro che lo farà tornare ad uccidere, vuoi anche con motivazioni decisamente diverse dall'avidità... ma non spoilererò più di così. Ascoltatela un po' di volte, sono ceto che sia la storia che lo stupendo loop di piano vinceranno qualsiasi vostro eventuale dubbio.
Ma anche andando oltre questi due capolavori (sì, l'ho detto) la carne al fuoco resta molta. Epiphany, Trouble Man, Who Makes It Hot e Jivetalk (quest'ultima con un ritornello a dir poco asinino, però) sono pezzi molto diretti in cui l'unica cosa da fare è seguire il beat -caratteristico della metà degli anni '90 nelle sue minimalistiche influenze jazz e fusion- ed applaudire alla innegabile bravura di Breezly Brewin'. Sex Type Thang e I'm Gonna Kill You peccano secondo me di un'eccessiva lunghezza ma non si possono certo definire brutte o insignificanti, e Romper Room, a fronte di un beat non esattamente esaltante, in compenso sa proporre un argomento tecnicamente trito e ritrito come la glorificazione della violenza ai danni dei più giovani in modo relativamente fresco ed interessante.
E allora? Allora io posso capire chi apprezza quest'album -del resto lo faccio anch'io- ma proprio non riesco a vedere i motivi per i quali vi siano persone che in buona fede possano pensare di accostarlo a, che ne so, Funcrusherplus. L'evidente inventiva e le indiscutibili capacità di un MC capace di stare avanti ai propri tempi non possono far scordare produzioni sì valide ma certamente non particolarmente innovative né fuori dagli schemi convenzionali (perchè allora Dr. Octagon cos'è?); e nemmeno possono relegare in secondo piano che i veri guizzi di creatività li si nota in tre -massimo quattro- canzoni e non di più, dove le restanti poi concettualmente rientrano ampiamnte negli standard dell'epoca. Se classico dev'essere, va bene: ma seguendo questa logica alla lista delle pietre miliari andrebbero aggiunte opere come The Equinox, Stakes Is High o *nome di album valido di metà anni '90*. E, secondo me, questo sarebbe sbagliato.
Un'ultima annotazione riguardante le undici tracce bonus inserite nella ristampa del 2003 ed in questa del 2007: ottime scelte, non si discute, ma perchè nessuna di esse supera i due minutidi lunghezza? Peccato, davvero, perchè messe così quasi spezzano l'ascolto più che arricchirlo.
E tuttavia, nonostante tutte le mie perplessità sulla percezione di Clear Blue Skies da parte dell'audience reppusa di oggidì, non posso esimermi dal dargli quantomeno quattro zainetti. Perchè non sarà magari un classico, certo, ma le carte in regola per far muovere la testa ed il suo contenuto ce le ha tutte. E va benissimo così.
Juggaknots - Re:Release a.k.a. Clear Blue Skies
Cominciando dal principio, la prima cosa da dire è che i Juggaknots sono un duo del Bronx composto da Breezly Brewin' e Buddy Slim che nel '96 pubblicò un EP per la neonata casa discografica di Bobbito Garcia, la Fondle 'Em Records, la quale si prefiggeva di dar spazio ad un underground che all'epoca stava avendo discrete difficoltà d'esposizione. L'avventura dell'etichetta durò poco, ma ciò nondimeno sono concordi nel dire che il controllo della qualità era stato assai elevato e che le sue pubblicazioni sono pertanto autentiche chicche da estimatori. Il sillogismo prevede ovviamente che anche questo Clear Blue Skies lo sia ed in quest'ottica direi che ci sta tutto, affianco al "cugino" dei Cenobites.
In effetti il debutto dei Juggaknots è interessante in quanto contiene molti elementi di hip hop di stampo classico ed al contempo si proietta in avanti (seppur non con un salto mortale) mediante sonorità e tematiche all'epoca nient'affatto prevedibili e scontate; il singolo, che porta lo stesso nome dell'LP, è una di quelle tracce che lasciano il segno nella memoria collettiva grazie all'approccio realista di Brewin' nei confronti del razzismo, che questa volta viene analizzato mediante il rapporto tra un padre e suo figlio, entrambi bianchi, in cui quest'ultimo difende la propria ragazza di colore dalla visione razzista del proprio genitore. Ammetto che a distanza di tanto tempo da quel lontano '96 forse l'effetto-wow si perde un po', ma penso che nessuno potrà restare indifferente perlomeno di fronte all'impeccabile esecuzione di Brewin' nella doppia veste di razzista e progressista.
E nemmeno può lasciar impassibili la stupenda Loosifa che, partendo con un celebre monologo di De Niro in Taxi Driver, illustra la parabola di un delinquente che, per amore della vita del suo futuro figlio, decide di abbandonare la vita di strada e di trovare un lavoro che gli consenta di mantenere la sua famiglia. Purtroppo, sarà proprio questo lavoro che lo farà tornare ad uccidere, vuoi anche con motivazioni decisamente diverse dall'avidità... ma non spoilererò più di così. Ascoltatela un po' di volte, sono ceto che sia la storia che lo stupendo loop di piano vinceranno qualsiasi vostro eventuale dubbio.
Ma anche andando oltre questi due capolavori (sì, l'ho detto) la carne al fuoco resta molta. Epiphany, Trouble Man, Who Makes It Hot e Jivetalk (quest'ultima con un ritornello a dir poco asinino, però) sono pezzi molto diretti in cui l'unica cosa da fare è seguire il beat -caratteristico della metà degli anni '90 nelle sue minimalistiche influenze jazz e fusion- ed applaudire alla innegabile bravura di Breezly Brewin'. Sex Type Thang e I'm Gonna Kill You peccano secondo me di un'eccessiva lunghezza ma non si possono certo definire brutte o insignificanti, e Romper Room, a fronte di un beat non esattamente esaltante, in compenso sa proporre un argomento tecnicamente trito e ritrito come la glorificazione della violenza ai danni dei più giovani in modo relativamente fresco ed interessante.
E allora? Allora io posso capire chi apprezza quest'album -del resto lo faccio anch'io- ma proprio non riesco a vedere i motivi per i quali vi siano persone che in buona fede possano pensare di accostarlo a, che ne so, Funcrusherplus. L'evidente inventiva e le indiscutibili capacità di un MC capace di stare avanti ai propri tempi non possono far scordare produzioni sì valide ma certamente non particolarmente innovative né fuori dagli schemi convenzionali (perchè allora Dr. Octagon cos'è?); e nemmeno possono relegare in secondo piano che i veri guizzi di creatività li si nota in tre -massimo quattro- canzoni e non di più, dove le restanti poi concettualmente rientrano ampiamnte negli standard dell'epoca. Se classico dev'essere, va bene: ma seguendo questa logica alla lista delle pietre miliari andrebbero aggiunte opere come The Equinox, Stakes Is High o *nome di album valido di metà anni '90*. E, secondo me, questo sarebbe sbagliato.
Un'ultima annotazione riguardante le undici tracce bonus inserite nella ristampa del 2003 ed in questa del 2007: ottime scelte, non si discute, ma perchè nessuna di esse supera i due minutidi lunghezza? Peccato, davvero, perchè messe così quasi spezzano l'ascolto più che arricchirlo.
E tuttavia, nonostante tutte le mie perplessità sulla percezione di Clear Blue Skies da parte dell'audience reppusa di oggidì, non posso esimermi dal dargli quantomeno quattro zainetti. Perchè non sarà magari un classico, certo, ma le carte in regola per far muovere la testa ed il suo contenuto ce le ha tutte. E va benissimo così.
Juggaknots - Re:Release a.k.a. Clear Blue Skies
3 commenti:
al tempo me l'ero perso, ascoltato per la prima volta 3 mesi fa non mi ha fatto impazzire, preferisco siah e yeashua da poed se paarliamo di fondle'em
djmp45
reiser ha ragione!!nn sarà un classico ma questo disco di sikuro ti si infila nelle orecchie e trowa posto in un angolo di cerwello e ci rimane!.caro reiser troppi complimenti per il blog...p.s. da un po wolewo dirti che sarei curiosissimo di leggere una bella recensione sul bellissimo IV dei cypress hill(gruppo e album che stimo troppo per il fatto di awermi fatto awwicinare all'hip hop)[madò mi sento un cazzone!]..scherzi a parte spero proprio di leggerla prima o POI.bless...FCK SQUAD KALABRIA
Diciamo che se per classico si intende Nocturnal degli Heltah Skeltah o Ironman di Ghostface...beh questo non può essere definito un classico...credo di poter interpretare così il tuo pensiero(che è anche il mio, riguardo questo album)
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