giovedì 21 maggio 2009

BOOGIEMONSTERS - GOD SOUND (Emi/Pendulum, 1997)

Dovete scusarmi per gli aggiornamenti a singhiozzo di questi ultimi giorni, ma da un lato sto aspettando che mi giunga una recensione da parte di un amico, tanto dotato di una buona penna quanto di una concezione del tempo tutta sua; e dall'altro, ben più importante, il lavoro in questi giorni non mi permette di trovare quel minimo sindacale di concentrazione che mi serve per buttar giù qualche riga dotata di senso compiuto. Ciò detto, essendomi dovuto svegliare presto stamattina, approfitto dell'oretta di pace che dovrei avere per parlarvi di un'altra delle meteore di metà anni '90, e cioè i Boogiemonsters. Essi, al pari di altri gruppi loro contemporanei (ad esempio gli Artifacts), hanno avuto una breve carriera in cui a seguito di un buon esordio vi è stato il tipico "sophomore jinx", dopo il quale, manco a dirlo, sono pressoché completamente scomparsi dalle luci della ribalta. Abbiamo già visto che in alcuni di questi casi l'unico commento possibile possa essere "e chissenefrega", ma in altri -più rari- non si può non avere l'impressione che la sorte toccatagli sia stata parzialmente o del tutto ingiusta con loro. Ebbene, dopo aver avuto un esempio del primo caso con i Bush Babees, è ora giunto il momento di presentarne uno valido per la seconda opzione.
Premesso che non conosco la loro opera prima, ricordo però che questo God Sound ricevette sulla Source due microfoni e mezzo ed una relativa recensione negativa. In teoria, quindi, viste le mie finanze ristrette dell'epoca la cosa migliore da fare sarebbe dovuta essere lasciarli perdere; invece, a seguito dell'ascolto dell'album di Nine, che aveva ricevuto lo stesso voto ma conteneva alcuni pezzi degni di nota, decisi dopo qualche tempo che forse sarebbe stato il caso di dargli una chance (in questo aiutava la coscienza del fatto che al TimeOut certi dischi o li compravi subito o non li avresti mai più rivisti, e senza internet non c'era molto da scherzare). Beh, nuovamente, bene feci: perchè, pur non essendo questo materiale capace di farti gridare al miracolo, senz'altro è roba interessante con qualche picco di genialità così come qualche fiaccata ma, nel complesso, estremamente interessante per ciò che concerne i contenuti. Cospirazioni politiche, degrado urbano, critica sociale e musicale vengono affrontate nel corso delle sedici tracce da un punto di vista insolito per l'hip hop: quello cristiano.
Sì, lo so, vi vedo a dire "ma vattene affanculo tu, loro e tutti e dodici gli apostoli". Ma vi sbagliereste, e ve lo dice uno che non tiene in grande considerazione né la fede, né, tantomeno, le gerarchie ecclesiastiche (e come nota di colore aggiungo che bestemmio con una certa creatività). Rispetto tuttavia la spiritualità e perciò, così come non rifuggo dai 5%ers, non vedo perchè un punto di vista cristiano -attenzione ai dettagli- se espresso in modo "laico" non possa trovar spazio in un ambiente in cui vi sono altre fedi ben più discutibili. Ma volendo smetterla di fare l'apostolo della morale, apriamo finalmente le danze partendo proprio dai testi e dagli MC.
Prima di tutto va detto che i Boogiemonsters sono un duo e non più un quartetto; di quest'ultimo sono rimasti infatti i soli Vex e Mondo (?) i quali, pur avendo stili relativamente simili, sono facilmente distinguibili sia per via della voce che per la tecnica o, più in generale, la bravura. Senza difatti voler toglier nulla a Mondo, che se la cava egregiamente con qualche guizzo di particolare abilità, è Vex che nel 90% dei casi ruba lo show con strofe che non solo risultano metricamente più complesse ma riescono ad essere contenutisticamente più ricche di contenuti e suggestioni, come ad esempio questa di Mark Of the Beast II: "Man, I been called to confession, the pope wants me to do a session/ With this bishop, pff!, aggravating like the hiccups/ Or the catholics who passed down the mark from the vicar, rushin to mass to kiss the feet of a viper/ Went to the Tishman Building, what did I see? Triple sixes in red lights glowin down on me/ They want me head on a platter like John the Baptist, life's surreal like Jacob's Ladder as I map this". Decisamente niente male, non trovate? E per quanto è quasi scontato che non tutte le sue strofe si attestino su questi livelli, bisogna dire che il più delle volte il Nostro riesce sempre a convincere perlomeno per uno dei seguenti motivi: a) metrica, b) stile, c) contenuti, d) immaginario.
La religiosità/spiritualità, come dicevo, non è però né il tema portante del disco né quello più marcato. Certamente salta fuori di tanto in tanto ("Why is it so cool to not believe in god?"), ma nel complesso God Sound si avvicina molto di più ad una visione distopica del mondo che non ad un sermone. Difatti vi sono ovunque riferimenti agli Illuminati, a cospirazioni in corso, all'influenza negativa che i media pilotati hanno sulla comunità e su come molti artisti (o presunti tali) si lascino intrappolare in un'ottica che, oltre a danneggiare la loro gente, alla fine danneggia essi stessi. Ma contrariamente a quel che faceva un Chuck D, decisamente diretto nell'esposizione di fatti e teorie, i Boogiemonsters spesso sfruttano la forma retorica della parabola o della metafora estesa, in maniera non dissimile a quel che hanno sempre fatto un Killah Priest o un Brother J. Ecco perchè trovo che vi siano motivi d'interesse non comuni in quest'album, contrariamente ad esempio alle lamentele standard dei Bush Babees, ed ecco perchè di tanto in tanto riascoltare God Sound fa sempre piacere pur non essendo uno di quei album capaci di più ascolti di fila. Insomma, fosse solo per le liriche non avrei alcun tipo di problema ad affibiargli un ricco quattro.
Ma purtroppo ci sono anche i beat (70% autoprodotti, 30% di Domingo), che rappresentano il lato più debole del complesso. Non capitemi male, non è una Caporetto del campionatore, tutt'altro: semplicemente viaggiano tutti sullo stesso tempo, hanno una programmazione delle batterie ripetitiva (volendo anche abbastanza banale) e per giunta sono di una semplicità che sovente trascende il minimalismo per spingersi negli abissi della pigrizia. Ciò detto, però, non si può far finta che esistano pezzoni secondo me gran belli e degnissimi di entrare in una qualsiasi compilation sugli anni '90 al pari di altre ben più celebrate opere come i quasi contemporanei Juggaknots. Perchè tiro in ballo proprio i Juggaknots? Uno, perchè li ho sempre inspiegabilmente associati ai Boogiemonsters, e due perchè Mark Of The Beast e Loosifa hanno una somiglianza che si spinge ben oltre l'affinità dei titoli: ambedue usano splendidi campioni di piano di stampo jazzistico, ambedue trattano (in modi lievemente diversi) l'influenza del diavolo sulla vita di tutti i giorni e ambedue si sviluppano come delle tragedie. Personalmente pongo Loosifa un po' più in alto, ma vi garantisco che MOTB non vi deluderà. E nemmeno il singolo Beginning Of The End, con il suo fantastico sample vocale, può farlo: l'atmosfera che esso crea e le lirche riescono a creare un'atmosfera di una cupezza tale da farvi dimenticare le batterie appena al di sopra della sufficienza. E sempre a proposito di atmosfere, con le belle God Sound e Say Word (che vede una partecipazione dell'ottima Bahamadia) ci si sposta più verso un clima rilassato tipico dei Native Tongues che si confa altrettanto bene allo stile di Vex e Mondo. Tolte queste tracce, tuttavia, il materiale a disposizione è al limite "OK" e casomai sollevato dalle prestazioni dei Boogies (M.C., Sodom & Gomorrah, Behold A Pale Horse, Photographic Memory), oppure varia dall'occasione mancata (su tutte il campione di Wherever You Are, assolutamente sprecato) alla cacatiella tout court (Bodya, Warning). Il che sarà pure uno dei difetti più comuni per questo genere musicale, ma non di meno risulta fastidioso perchè magari va a rovinare (anche solo in parte) testi ben scritti e ben eseguiti.
Ma alla luce di tutto questo: due microfonini e mezzo? No, decisamente la Source aveva preso una cantonata mica male. I pezzi belli superano per numero e impatto quelli brutti, mentre quelli "meh" risultano tali solo se paragonati a quelli validi (in altre parole, sono migliori della media). Visto nel suo complesso, dunque, God Sound è un eccellente album per qualsiasi estimatore dell'underground della seconda metà degli anni '90 e, per quanto comprensibilmente non sia entrato a far parte della storia, merita senz'altro più e più ascolti. Assolutamente.





Boogiemonsters - God Sound

VIDEO: THE BEGINNING OF THE END

3 commenti:

MAK ha detto...

"Perchè tiro in ballo proprio i Juggaknots? Uno, perchè li ho sempre inspiegabilmente associati ai Boogiemonsters, e due perchè Mark Of The Beast e Loosifa hanno una somiglianza che si spinge ben oltre l'affinità dei titoli"

...e tre, perchè la prima traccia del primo album dei BoogieMonsters si intitola Jugganauts? Potrebbe darsi.
Io ho ascoltato molto il primo album "Riders Of The Storm", dal momento che ho quello, mentre questo God Sound l'ho ascoltato decisamente meno, vuoi perchè l'anonimo CD-R invoglia meno l'ascolto e sopratutto perchè è meno bello dell'opera prima. La recensione non fa una piega (a differenza di The Source) e rinfresco i miei props per la scelta di album come questo. Non mi stupirei se prossimamente mi tiri fuori i Punk Barbarians.

Anonimo ha detto...

"Sì, lo so, vi vedo a dire "ma vattene affanculo tu, loro e tutti e dodici gli apostoli". "

ci hai preso in pieno!!! :D

Anonimo ha detto...

A quanto pare ti sei messo a scavare...

BRA
www.rapmaniacz.com