mercoledì 13 maggio 2009

DJ MUGGS - SOUL ASSASSINS CHAPTER I (Columbia, 1997)

Fuori programma: perdonatemi, ma di recensire gli Heltah Skeltah proprio non ho voglia; mi crollano gli zuccheri, mi si devastano le palle e tutte quelle cose spiacevoli lì. Ma non temete, voglio comunque offrirvi un piatto succulento che non vi farà rimpiangere Nocturnal, vale a dire il primo Soul Assassins, firmato da quel genio non riconosciuto che è DJ Muggs. Un disco che non solo trovo eccellente, ma che reputo oggettivamente interessante dal punto di vista storico per almeno due buoni motivi: il primo è che fotografa con buona dovizia di particolari la scena quasi-underground del '97, il secondo è che è stato uno dei primi album/compilation di produttori che si possano reputare "moderni" (ha cioè coniato la formula a cui fanno riferimento le opere aventi la stessa impronta oggigiorno) nonché quello che -assieme a Soul Survivor- si è più radicato nella coscienza collettiva.
Chiunque abbia ricordi di quel periodo non avrà infatti difficoltà a rimandare il pensiero al botto che fecero pezzi come Puppet Master o John 3:16, senza naturalmente contare il plauso della critica per pezzi "minori" come Decisions Decisions o Third World; oggi dubito che siano in molti a ricordarsene, ma all'epoca il disco colpì nel segno non solo perchè contiene tracce di indiscutibile bellezza, ma soprattutto perchè malgrado la quantità di ospiti riesce a mantenere un sound coeso oltreché estremamente d'atmosfera che, dopo le cosiddette coastal wars, risultava apprezzato sia a New York che a Los Angeles. Insomma, malgrado la sua fama oggigiorno non sia grande come invece meriterebbe, reputo inappellabile un giudizio che vuole Soul Assassins posizionato tra le opere più rilevanti della seconda metà degli anni '90.
Per dire: basta leggere la lista degli ospiti per capire che non si può trattare di una fetecchia: Dre, B-Real, i Mobb Deep, KRS One, l'oggi dimenticato MC Eiht, i Goodie Mob e via dicendo. Ed anche al rompicoglioni che si dovesse presentare con la solita frase "non si giudica un libro dalla copertina" si può sdegnosamente rispondere che ciascuno di essi dà il suo meglio, col risultato che le oscillazioni qualitative sono dovute esclusivamente dalla bravura in assoluto dei singoli ed al beat, non dalla mancanza di impegno. Beat che, come dicevo, sono in buona parte carichi della medesima cupezza che si può trovare nei dischi dei Cypress Hill ma che viene modificata lievemente in chiave east coast: come a dire che malgrado essi mantengano l'identità muggsiana molto forte sono più duttili di quanto non potrebbero essere quelli di Temples Of Boom o Black Sunday.
Alla fin fine l'esempio migliore di ciò è dato dal singolo Puppet Master: costruito sul noto campione di piano tratto da Hyperbolicsyllabicseequedalymystic di Isaac Hayes (lo stesso di Black Steel In The Hour Of Chaos, per intenderci) a cui viene aggiunta solo un regolare abbinamento di basso e batteria, esso è il veicolo perfetto per le rime di Dr. Dre e B-Real i quali, pur non essnedo in sè e per sè dei grandi MC, su questa base funzionano che è un piacere. Un'alchimia fondata non solo sulla fusione tra beat e rappata, ma anche dal singolare affiatamento tra i due e dalla diversità delle voci: bassa e cavernosa quella di Andre Young, alta e nasale quella del leader dei Cypress.
Ma se già l'incipit appare carico di promesse, aspettate di sentire Decisions Decisions con i Goodie Mob: stavolta Muggs utilizza un breve campione d'arpa accompagnato principalmente da una linea di basso estremamente corposa, con le batterie in secondo piano quasi come se non si volesse disturbare il lavoro degli MC; e se sentite anche solo l'attacco di Gipp capite che questo rispetto è doveroso ma non necessario vista e considerata la potenza: "It's a stray man, living in these veins man, suckin' on a piece of sugar pain, chucking chains/ Take the wind out the throat, we never wash away the pain, so let the stain soak". E tanto per non farci mancare nulla, a Decisions Decisions segue la stranota Third World con i cugini Diggs (RZA e GZA) a far numeri e tirar sù quello che purtroppo è uno dei beat meno riusciti dell'insieme.
Tra le basi più belle invece vanno senz'altro menzionate Heavyweights (la combo piano e archi vince ancora), New York Undercover (uno dei primi beat senza batterie che mi ricordi, ed essendo il campione il medesimo di Apostle's Warning ovviamente la bontà è indiscutibile) e la melancolica John 3:16, che non avrebbe disturbato su The Score, il che è decisamente un complimento. Curiosità finale: provate ad ascoltare Runnin' Wild e poi Grandmasters, vi accorgerete che forse Muggs un po' pigro lo è.
Per concludere ora i commenti sulle abilità del nostro al campionatore non vorrei nuovamente sperticarmi in elogi; spero che vi ricordiate dell'ottima opinione che ho di lui ed in caso contrario andate a leggervi le recensioni dei lavori che lo hanno visto coinvolto. Trovo meno prevedibile criticare dove possibile questo suo primo sforzo solista, che se un difetto ce l'ha è quello di usare campioni tra di essi fin troppo simili. È vero: da un lato questo crea coesione, ma dall'altro sentire una salva di basi fondate su loop di pianoforte può occasionalmente asciugare. E che sia ben chiaro: il problema si pone solamente nell'ascolto di filata, perchè se prese singolarmente le tracce restano ottime; tuttavia non si può non accusare una certa sonnolenza verso metà disco e questo è un difetto forse non gravissimo ma comunque piuttosto penalizzante.
Liricamente, invece, direi che sia impossibile lamentarsi: tutti, dico proprio tutti, portano al tavolo il loro cosiddetto "A-game" e se calcoliamo che nel '97 diversi dei personaggi coinvolti erano all'apice delle loro capacità possiamo renderci conto del coefficiente di ficaggine insito nell'opera. E per rendercene conto la miglior cosa da fare è la buona vecchia prova empirica: i Mobb Deep, ad esempio, pur non godendo di un accompagnamento all'altezza dei loro standard dell'epoca impazzano e fa rabbrividire sentire quanto bravo fosse il Prodigy pre-cocaina; MC Eiht dimostra di non essere lo stesso dei tempi dei CMW perchè è evidente quanto abbia lavorato sulla sua metrica rispetto a Streiht Up Menace o Hood Took Me Under pur mantenendo il suo personalissimo stile. E se le conferme da parte di altri nomi affermati come GZA, i Goodie Mob o B-Real non dovrebbero in fondo stupire più di tanto, a farlo sono i nomi nuovi come LA The Darkman e soprattutto Call O' Da Wild, che possiede voce, tecnica ed immaginario tali da trasformare New York undercover in uno dei pezzi da 90 di Soul Assassins. Gli Infamous Mobb, beh... diciamo che sono i soliti cafoni veraci ma ancor meno capaci di quanto non sarebbero stati su Special Edition. Detto altrimenti, oggi come allora, a giudicare dalla loro Life Is Tragic sarebbe giusto bollarli come portaborse privi di talento dei Mobb Deep; fortunatamente poi sia Twin che soprattutto G.O.D. han fatto passi in avanti da gigante ma, come si suo, dire, questa è tutt'un'altra storia.
Conclusione? Conclusione è accattatevillo senza pensarci sù due volte. L'unico difetto di Soul Assassins è, come già ebbi modo di dire, la ripetitività dei campioni che fa sì che, dopo un certo numero di ascolti, il diusco cominci a pesare come un'incudine sui coglioni (specie nella sua parte centrale). Ma con pezzi come New York Undercover, Puppet Master, Heavyweights e Decisions Decisions non penso davvero che ci si possa lamentare.




DJ Muggs- Soul Assassins Chapter I

VIDEO: PUPPET MASTER

5 commenti:

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD..HEEEELL MUTHAFUCKIN' YEEEAAAAHH....SOUL ASSASSIN ATTENTION!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
e con questo reiser ha spakkato troppo.. pomeriggio 32 gradi sudo e ascolto per l'ennesima wolta soul assassin..e GODO!

reiser ha detto...

32 gradi? Fai l'erasmus nel deserto del Gobi?

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD..ahah no reiser ma quaggiù in kalabria..e da un po di giorni ke werso le due fino alle4.temperature rising(yo)..insomma fa caldo dawwero ora non ho un termometro portatile nel culo.ma werso l'una la macchina segnawa 30 gradi...bless fo soul assassin

Anonimo ha detto...

..p.s. questo clima fa molto california..e ringrazi Dio di awer inwentato le birre freshe

Antonio ha detto...

Muggs è sicuramente uno dei più grandi di sempre. Detto questo, la tua recensione e' proprio "on point", nel senso che sono d'accordo su tutto.
A parte gli IM3, che in questo disco sembravano veramente promettenti. Ma forse era la base...