Confesso che, pur seguendo la carriera di Royce The 5'9'' fin dal giorno in cui comprai il singolo di Scary Movies, questo Street Hop è l'unico suo album in mio possesso. Il motivo è presto detto: la qualità a dir poco altalenante dei suoi lavori, la quale dopo dieci anni mi aveva quasi portato ad abbandonare ogni qualsivoglia speranza nei suoi confronti (come già successo per Ras Kass, ad esempio). Ma la pubblicazione di un EP promettente, le apparizioni su diversi brani dove puntualmente assassinava il collega di turno e, infine, l'annuncio che Street Hop sarebbe stato supervisionato da Premier sono i tre motivi che mi hanno spinto a dare una chance a questo Street Hop. Che sia la volta buona che riesco a godermi un album di Royce?
In breve, la risposta è no. Nuovamente, il Nostro da un lato dimostra di aver capito che genere di audience è interessata a lui, ma dall'altro continua -con una pervicacia che ha dello sconfortante- a scivolare nel cattivo gusto del ritornello cantato male, del beat uptempo privo di qualsiasi gusto e, più in generale, in tutti quelli che erano i cliché del rap mainstream di fine anni '90. Per sua fortuna, però, l'essere un liricista fenomenale conferisce un valore aggiunto di immensa importanza, rendendo quest'album un oggetto di culto per qualsiasi otaku della metrica. E, tanto per essere chiari, l'altra «fortuna» di SH è di non assomigliare quasi per niente a quella vaccata indegna che è l'album degli Slaughterhouse: contrariamente a quest'ultimo, qui potrete infatti trovare molto più che versi su versi su versi messi insieme alla cazzo su basi fiacche. Qui potrete trovare battle rap eseguito in maniera eccellente non solo dal punto di vista della tecnica -le punchline funzionano- ma soprattutto dello storytelling ME-RA-VI-GLIO-SO e alcuni beat che variano dall'ottimo al buono. Increduli? Lo sarei anch'io, ma seguitemi.
Uno: il singolo Shake This è qualcosa di indiscutibilmente strepitoso. Prodotto da Premier, esso non ha nulla in comune con i suoi recenti standard e vi basti sapere che stavolta viene usato un intero loop tratto da The Smile di David Axelrod. Niente tagli strani, ritornelli cuttati o assenza di charleston: proprio un loop completo. Ed il bello è che malgrado il campione non sia esattamente nuovo, il tutto suoni piuttosto fresco. E, naturalmente, il fatto che su una simile base ci sia un MC del calibro di Royce non può che aiutare; al di là dei contenuti autobiografici espressi più che bene, ad affascinare è la metrica ed il crescendo del tono vocale che, accompagnando il suono in levare del campione, rende l'ascolto una vera gioia per le orecchie.
Due: anche quando Primo ritorna ad una formula più legata al boombap tradizionale, i risultati si distanziano nettamente dalla pochezza esibita fino a solo poco tempo prima. Something 2 Ride To coincide alla perfezione con la volontà espressa nel titolo, e pur non avendo nulla di facilmente melodico riesce ad essere una colonna sonora perfetta per un giro in macchina. E la riproposizione di queste atmosfere riesce così bene anche grazie ad un ritornello cantato da un Phonte sul quale stavolta non posso dire proprio nulla di male: la sua voce è qui perfetta, e nel momento in cui questa s'appoggia al campione di flauto pare quasi di sentire la brezza che entra dal finestrino... e sappiate che se vi sto dando una descrizione così emo è perchè i risultati sono oggettivamente eccellenti.
Tre: volete un po' del "vecchio" Royce, quello che sminuzzava qualsiasi MC gli si mettesse di fianco? Bene, allora sappiate che sono almeno quattro i pezzi che dovete ascoltare. Il primo è Gun Harmonizing (con un ottimo Crooked I), dove la prevedibilità della metafora voce-pistola passa in secondo piano grazie ad una bella produzione di Emile e alle impressionanti metriche dei due, che fanno a gara per superarsi in pulizia e inventiva (anche se lo scat del ritornello talvolta mi sembra fesso). Poi viene l'esperimento -riuscitissimo- di Dinner Time, in cui lui ed un ottimo Busta Rhymes giocano con metrica e voce spezzando i flow serratissimi in chiusura di verso; che, detta così, sembra una robetta ma vi garantisco che dovete ascoltare per capire la grandiosità di questa traccia, in cui l'altrimenti triviale produzione di Quincy Tones si rivela essere la famosa ciliegina sulla torta. Segue sulla via «sperimentale» la title track, in cui Royce lavora su dizione e libera associazione di pensieri in maniera indiscutibilmente creativa, mentre molto più tradizionale (ma non meno bella) è Hood Love, che vede nel beat di Primo e nella collaborazione di Joell Ortiz e Bun B due valori aggiunti di non poco rilievo.
Quattro: se invece volete prendere delle lezioni di storytelling, ci sono tre pezzi che fanno per voi. On The Run è forse il più prevedibile di essi, sia nella trama che nella struttura del racconto, ma questa prevedibilità aiuta noi ascoltatori a comprendere la differenza che passa tra un MC affabulatore ed un semplice rapper che sa fare il suo mestiere. Le immagini che Royce dipinge sono vivide ma mai troppo descrittive, costantemente a cavallo tra la narrazione più lineare ed i flash dati dalla situazione. Una caratteristica che vede il suo zenith nella successiva Murder, ancora più brillante nello svolgimento e nei toni, e che poi sconfina in un territorio di estrema creatività (e immaginario weirdo, se posso aggiungere) con la fantastica Part Of Me, che non intendo spoilerare qui ma di cui vi suggerisco di vedere anche il fichissimo video.
Bene, ciò detto, basta fare quattro conti e vediamo che (perlomeno a mio dire) le tracce davvero degne sono ben nove, a cui aggiungo in extremis la clipsiana Soldier, che da un lato merita grazie al beat che echeggia assai Grindin', ma dall'altro viene un po' rovinata da una strofa di tale Kid Vishis (???) e da un ritornello non proprio brillante. Insomma, siamo a nove tracce e mezzo che posso definire a metà tra lo «strepitoso» ed il «degnissimo».
Purtroppo, però, Street Hop è composto anche da altre otto canzoni, ed esattamente come quelle citate finora sono belle, le altre sono delle cazzatone che lèvati. Dalla boiata che grida al mondo la sua bruttezza -Mine In Thiz- a quelle più sottili come Thing For Your Girlfriend o Far Away, passando naturalmente per l'oggettiva mediocrità ed inutilità di una Gangsta o una New Money e per giungere infine all'ennesima posse cut deludente a nome Slaughterhouse, ossia The Warriors. E dunque, considerata l'estrema lunghezza del lavoro, è inevitabile giungere alla conclusione che avere ben otto canzoni brutte che diluiscono la bontà delle altre dieci è un colpo basso letale per Street Hop, che se solo avesse usufruito di un maggior controllo sulla lunghezza forse avrebbe potuto aspirare all'eccellenza.
Così come, invece, è un prodotto strano: scremate la tracklist dalla monnezza (come ho fatto io) e vi trovate con in mano una sorta di EP da pieni voti, assolutamente geniale e che farebbe capire persino a un sordo quanto Royce sia uno degli MC più bravi degli ultimi dieci anni. Ascoltatelo per intero, invece, e sarà come uscire con una ragazza che dalla vita in su ha il fisico di Megan Fox e dall'ombelico in giù quello di Orietta Berti: certo, potrai sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, ma questo non riuscirà mai a soddisfarti pienamente. Peccato, davvero peccato.
Royce The 5'9'' - Street Hop
VIDEO: SHAKE THIS
In breve, la risposta è no. Nuovamente, il Nostro da un lato dimostra di aver capito che genere di audience è interessata a lui, ma dall'altro continua -con una pervicacia che ha dello sconfortante- a scivolare nel cattivo gusto del ritornello cantato male, del beat uptempo privo di qualsiasi gusto e, più in generale, in tutti quelli che erano i cliché del rap mainstream di fine anni '90. Per sua fortuna, però, l'essere un liricista fenomenale conferisce un valore aggiunto di immensa importanza, rendendo quest'album un oggetto di culto per qualsiasi otaku della metrica. E, tanto per essere chiari, l'altra «fortuna» di SH è di non assomigliare quasi per niente a quella vaccata indegna che è l'album degli Slaughterhouse: contrariamente a quest'ultimo, qui potrete infatti trovare molto più che versi su versi su versi messi insieme alla cazzo su basi fiacche. Qui potrete trovare battle rap eseguito in maniera eccellente non solo dal punto di vista della tecnica -le punchline funzionano- ma soprattutto dello storytelling ME-RA-VI-GLIO-SO e alcuni beat che variano dall'ottimo al buono. Increduli? Lo sarei anch'io, ma seguitemi.
Uno: il singolo Shake This è qualcosa di indiscutibilmente strepitoso. Prodotto da Premier, esso non ha nulla in comune con i suoi recenti standard e vi basti sapere che stavolta viene usato un intero loop tratto da The Smile di David Axelrod. Niente tagli strani, ritornelli cuttati o assenza di charleston: proprio un loop completo. Ed il bello è che malgrado il campione non sia esattamente nuovo, il tutto suoni piuttosto fresco. E, naturalmente, il fatto che su una simile base ci sia un MC del calibro di Royce non può che aiutare; al di là dei contenuti autobiografici espressi più che bene, ad affascinare è la metrica ed il crescendo del tono vocale che, accompagnando il suono in levare del campione, rende l'ascolto una vera gioia per le orecchie.
Due: anche quando Primo ritorna ad una formula più legata al boombap tradizionale, i risultati si distanziano nettamente dalla pochezza esibita fino a solo poco tempo prima. Something 2 Ride To coincide alla perfezione con la volontà espressa nel titolo, e pur non avendo nulla di facilmente melodico riesce ad essere una colonna sonora perfetta per un giro in macchina. E la riproposizione di queste atmosfere riesce così bene anche grazie ad un ritornello cantato da un Phonte sul quale stavolta non posso dire proprio nulla di male: la sua voce è qui perfetta, e nel momento in cui questa s'appoggia al campione di flauto pare quasi di sentire la brezza che entra dal finestrino... e sappiate che se vi sto dando una descrizione così emo è perchè i risultati sono oggettivamente eccellenti.
Tre: volete un po' del "vecchio" Royce, quello che sminuzzava qualsiasi MC gli si mettesse di fianco? Bene, allora sappiate che sono almeno quattro i pezzi che dovete ascoltare. Il primo è Gun Harmonizing (con un ottimo Crooked I), dove la prevedibilità della metafora voce-pistola passa in secondo piano grazie ad una bella produzione di Emile e alle impressionanti metriche dei due, che fanno a gara per superarsi in pulizia e inventiva (anche se lo scat del ritornello talvolta mi sembra fesso). Poi viene l'esperimento -riuscitissimo- di Dinner Time, in cui lui ed un ottimo Busta Rhymes giocano con metrica e voce spezzando i flow serratissimi in chiusura di verso; che, detta così, sembra una robetta ma vi garantisco che dovete ascoltare per capire la grandiosità di questa traccia, in cui l'altrimenti triviale produzione di Quincy Tones si rivela essere la famosa ciliegina sulla torta. Segue sulla via «sperimentale» la title track, in cui Royce lavora su dizione e libera associazione di pensieri in maniera indiscutibilmente creativa, mentre molto più tradizionale (ma non meno bella) è Hood Love, che vede nel beat di Primo e nella collaborazione di Joell Ortiz e Bun B due valori aggiunti di non poco rilievo.
Quattro: se invece volete prendere delle lezioni di storytelling, ci sono tre pezzi che fanno per voi. On The Run è forse il più prevedibile di essi, sia nella trama che nella struttura del racconto, ma questa prevedibilità aiuta noi ascoltatori a comprendere la differenza che passa tra un MC affabulatore ed un semplice rapper che sa fare il suo mestiere. Le immagini che Royce dipinge sono vivide ma mai troppo descrittive, costantemente a cavallo tra la narrazione più lineare ed i flash dati dalla situazione. Una caratteristica che vede il suo zenith nella successiva Murder, ancora più brillante nello svolgimento e nei toni, e che poi sconfina in un territorio di estrema creatività (e immaginario weirdo, se posso aggiungere) con la fantastica Part Of Me, che non intendo spoilerare qui ma di cui vi suggerisco di vedere anche il fichissimo video.
Bene, ciò detto, basta fare quattro conti e vediamo che (perlomeno a mio dire) le tracce davvero degne sono ben nove, a cui aggiungo in extremis la clipsiana Soldier, che da un lato merita grazie al beat che echeggia assai Grindin', ma dall'altro viene un po' rovinata da una strofa di tale Kid Vishis (???) e da un ritornello non proprio brillante. Insomma, siamo a nove tracce e mezzo che posso definire a metà tra lo «strepitoso» ed il «degnissimo».
Purtroppo, però, Street Hop è composto anche da altre otto canzoni, ed esattamente come quelle citate finora sono belle, le altre sono delle cazzatone che lèvati. Dalla boiata che grida al mondo la sua bruttezza -Mine In Thiz- a quelle più sottili come Thing For Your Girlfriend o Far Away, passando naturalmente per l'oggettiva mediocrità ed inutilità di una Gangsta o una New Money e per giungere infine all'ennesima posse cut deludente a nome Slaughterhouse, ossia The Warriors. E dunque, considerata l'estrema lunghezza del lavoro, è inevitabile giungere alla conclusione che avere ben otto canzoni brutte che diluiscono la bontà delle altre dieci è un colpo basso letale per Street Hop, che se solo avesse usufruito di un maggior controllo sulla lunghezza forse avrebbe potuto aspirare all'eccellenza.
Così come, invece, è un prodotto strano: scremate la tracklist dalla monnezza (come ho fatto io) e vi trovate con in mano una sorta di EP da pieni voti, assolutamente geniale e che farebbe capire persino a un sordo quanto Royce sia uno degli MC più bravi degli ultimi dieci anni. Ascoltatelo per intero, invece, e sarà come uscire con una ragazza che dalla vita in su ha il fisico di Megan Fox e dall'ombelico in giù quello di Orietta Berti: certo, potrai sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, ma questo non riuscirà mai a soddisfarti pienamente. Peccato, davvero peccato.
Royce The 5'9'' - Street Hop
VIDEO: SHAKE THIS
22 commenti:
Ah non l'ho scritto nella recensione perchè non c'entrava, ma voglio esplicitare un fatto: la copertina è un insulto agli ultimi 50 anni di storia della grafica e della comunicazione visiva, veramente pessima
La copertina sta dietro pure a quelle che facevo per le cassettine casalinghe con WORD (manco paint) nel lontano '96...
Scremare l'album dall'inutilità è inevitabile. Già quando vedo tracklist da 20 tracce mi prudono le mani. Sembra quasi che chi sforna 10 traccione per evitare di cacciare il classico ci aggiunge altre 7-8 cazzate (che non gli fanno vendere ne più ne meno, questo è il bello).
Peccato però che Royce abbia dovuto scartare la canzone prodotta da Dilla per problemi coi samples. Io sono tutt'ora convinto che la base che voleva usare sia The New (dall'album Donuts), infatti all'inizio di New Money parte lo stesso sample vocale e dopo il primo ritornello lo cita proprio "I'm no killa, dope dealer, I'm so Dilla" e poi ancora "Put it up in the sky for the legendary J Dilla y'all"
E alla fine non ha nemmeno messo Hit Em! e Ding! (entrambe prodotte da Preemo ed entrambe reperibili sul primo Bar Exam).
Kid Vishis
è il fratello di Royce e di solito non rappa neanche troppo male. Di solito.
Personalmente trovo il pezzo del video di una bruttezza sconfortante.
Sul livello Jay Z - Linkin Park per intenderci.
Dove a questi ultimi concedo perlomeno l'attenuante del progetto "prendi i soldi e scappa".
La porta è di là.
Come cazzo fai a trovare il pezzo (quindi non il video) una schifezza?!?!?!
E' tra l'altro una delle poche cose buone che ha fatto primo di sti tempi...
I gusti son gusti, ma boh...
Ps: Reis hai per caso voglia/intenzione di recensire l'album degli INI: Center of Attention???
La porta è di là.
La apro io, un attimo...
:-)
Royce + Preemo = incriticabili (finora)
l'album degli INI l'ha già recensito, assieme a quello di deda:
http://ruggednevasmoove.blogspot.com/2008/01/pete-rock-hip-hop-underground-soul.html
io glie l'appoggio a marti...
son quei pezzi alla "hip hop" di joell ortiz, codificati e prevedibili.
Non riesco a fare a meno di vederci dietro la label che programma il tutto a tavolino x far impazzire decine di milioni di backpackers.
Un po come dietro al famoso progetto Slaughterhouse aka l'operazione piu' falsamente-underground di sempre.
E' una formuletta, esattamente come Jay Z + Linkin Park. A quanto pare funziona.
X quanto mi riguarda sono queste operazioni finte underground che ammazzano l'hip hop, altro che master P, Kanye e Puff Daddy.
"io glie l'appoggio a marti...
" il commento piu' homo del millennio?
Che cazzo è sta stoira del "finto-underground"?
Sul serio dico, spiegati meglio.
Non riesco a capire il ragionamento... Mettiamo anche che la label abbia organizzato il tutto a tavolino, la formuletta appunto. Il risultato, qualitativamente parlando qual'è?
Lo stesso di Jigga+LP?
A me non pare proprio.
Poi oh, se preferisci il genuino P Diddy, prego...
L'operazione Slaughterhouse non mi è mai parsa "falsamente underground". Anzi, mi è sembrata fin da subito "veramente ciofeca" con quei 4 a scegliere i beats...
No Mak, ma non hai visto il video di "Shake This" in ripetizione ogni 2 per 3 su mtv come con Numb/Encore???
Non vi fottete il cervello a dividere con una linea di demarcaione mainstream/underground...Anche io ritrovo dischi di miglior qualità (secondo i miei gusti) nelle produzioni undergorund, ma quando una cosa è fatta bene, è fatta bene.
Poi sinceramente se la formuletta per te sgnifica chiamare premo a farti un beat allora metà dei classici di NY son stati fatti a tavolino.
Secondo me se un artista si tira le menate di purismo, liricismo, keepin it real e il buon vecchio (e morto e sepolto, e si rigira nella tomba ogni volta che i blogger lo nominano) boom bap, poi deve sottostare a certe regole, tipo non prendere parte ad operazioni commerciali preparate a tavolino dall'anziano caucasico chairman di una major (qua mi riferisco al progetto Slaughterhouse).
Riguardo al pezzo in questione lo trovo nella migliore delle ipotesi scontato, nella peggiore pianificato a tavolino secondo una formuletta, che e' la falsa riga di cio che era cool 15 anni fa e giocoforza non puo piu' esserlo oggi.
Mio personalissimo e discutibilissimo parere... se Marti intendeva altro non lo so.
Non pensavo che un pezzo palesemente genuino potesse generare elucubrazioni mentali tali da definirlo "progettato a tavolino". Ora, chiaro che il pezzo lo sia, mi stupirebbe il contrario, sempre di business si parla, solo non riesco a capire cos'altro ci si dovrebbe aspettare dall'accoppiata Royce/Premier (nemmeno stessimo parlando della Aguilera).
Dal canto mio trovo il pezzo ben riuscito, un Premo così ispirato non lo si sentiva da parecchio e Royce, su questo genere di produzioni è sempre una garanzia.
Steve
http://www.youtube.com/watch?v=6B6k4sbkuX8
Ok, questo non è prodotto da Premo, cos'ha di preparato a tavolino???
(non è per darti addosso, semplicemente l'avevi tirato in causa e quindi voglio capire il nesso tra questo e Shake This)
Il pezzo di Ortiz e' un gradino sopra, ma anche li originalita' e creativita' non pervenute (e di fatti si e' visto quanto e' durata la sua carriera).
L'ultima volta che ne ho sentito parlare e' quel mixtape dove ha rovinato una dozzina di classici ricantandoci sopra, meh.
Sul pezzo di Royce non so che dirvi:
voce rauca alla "badate bene che sono un duro" + sample cheesy + suono stra polished + video patinato + ritornello corny che parte entro i primi 20 secondi del pezzo (aka the mark of the beast della commercialata) + siamo nel 2010 = not my cup of tea
Otirz in realtà sta lavorando al suo nuovo disco. Per quello è mezzo scomparso...Spero solo che si stia impegnando a trovare buoni produttori visto che il disco d'esordio fa schifo in quanto a beats...
http://www.youtube.com/watch?v=_QEJqAfAMzU
Primo singolo....Formuletta anche qui?
Che coglione sto ema
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