giovedì 1 maggio 2008

AA.VV. - AMERICA IS DYING SLOWLY (EastWest/ Red Hot, 1996)

Come si può evincere dall'apposita pagina su Wikipedia, la Red Hot Organization è un'associazione avente come scopo la lotta all'AIDS mediante mezzi tradizionalmente considerati d'intrattenimento: principalmente televisione, spettacoli, musica. In quest'ultimo settore, in particolare, si è mostrata particolarmente attiva; dal 1990 a oggi ha fatto pubblicare 15 raccolte i cui profitti al netto delle spese sono stati interamente devoluti alla causa.
"E chi se ne frega" potrebbe pensare uno, ma al di là di qualsiasi considerazione moral-peschereccia la cosa ci/mi interessa perchè l'ottavo capitolo di questa serie è una raccolta di brani di rap duro e puro come dio comanda. Tant'è vero che, persino quando le colonne sonore e le compilation preparate dalle varie major avevano ancora una media qualitativa mediamente alta e non erano semplicemente scarti degli artisti in auge al momento, questa America Is Dying Slowly riuscì a svettare sul resto -non solo per via del particolare fil rouge che unisce i vari pezzi, ma soprattutto perchè la musica qui è presente è fatta coi controcazzi. Già solo leggendo alcuni dei nomi (Wu-Tang, Mobb Deep, Pete Rock, Goodie Mob, Common, Organized Konfusion, De La Soul, O.C...) ci si rende conto che le aspettative non possono non essere alte, ma a conti fatti solo ascoltando il risultato che ci si convince della bontà effettiva del prodotto.
Non a caso, faccio molto prima ad elencare i difetti che non i pregi, e così preferisco procedere al contrario. Tanto per cominciare, ci sono canzoni che col tema dell'AIDS nun c'entrano proprio nulla (Street Life, Suckas P.H., Games, What I Represent), il che in termini pragmatici può anche starci, però rappresenta un po' un'incongruenza. Poi, beh, ci sono le scelte strettamente dettate dall'appeal commerciale dei nomi: dal punto di vista del marketing nulla da eccepire, ma se il risultato è poi la tremenda Sport That Raincoat di Domino (artistone che infatti "ricordiamo" a fatica solo per Sweet Potatoe Pie) la cosa potrebbe diventare seccante. Last but not least, mentre alcuni dei personaggi si sono evidentemente rotti la testa per creare piccoli capolavori, altri, come Pete Rock e i Lost Boyz, pezzi della D.I.T.C. o Common, hanno semplicemente innestato il pilota automatico e bona lè.
Ma questo non deve scoraggiare, perchè persino chi è entrato nello studio di registrazione in modalità "automa" era al tempo al meglio delle sue capacità, e quindi la qualità media è alta. Molto alta. Tra le tracce più riuscite vorrei segnalare l'eccellente Blood dei Goodie Mob, i quali, in linea con quanto mostrato sul capolavoro Soul Food, riescono a creare connubi perfetti tra liricismo, contenuti e atmosfere tra il boombap più classico e il loro celebrato dirty south. Nello specifico, l'ultraminmalismo del beat degli Organized Noize appoggia Cee-Lo, Khujo, Big Gipp e T-Mo in un racconto delle miserie della vita di chi cresce nei ghetto che, al solito, è farcito dell'evocativo immaginario del gruppo di Atlanta. Sempre a sud della Mason-Dixon, ci sono i veterani Eightball & MJG che fanno vivere l'esperienza dell'AIDS dal punto di vista del virus stesso: praticamente una Stray Bullet o una I Gave You Power elevate all'ennesima potenza. Ecco, sono queste canzoni che fanno venire ulteriore voglia di maledire Master P, Juvenile, Lil Jon ed il resto della mandria di imbecilli che ha contribuito in maniera determinante a trasformare l'hip hop sudista in una delle più grandi manifestazioni di pochezza musicale e cerebrale.
Ma, volendo, ci sarebbe da piangere pure paragonando un pezzo da dieci e lode come Street Life (Mobb Deep e gli esordienti A.C.D.) alle ultime porcherie da loro prodotte. Nel consueto stile del Queensbridge -ma su un beat da applausi di L.E.S.- i Nostri ci raccontano di quanto sono cupi & ghettusi e di quanto fanno brutto; senonché sono LORO a farlo, e perciò il trito e ritrito argomento assume una nuova dignità. In particolare, è la strofa di A-Dog a rubare lo show: "I'll be a trife individual dwellin' in these days, scorchin' from the D's plus the sun's rays/ Dead Presidents dreams and million dollar schemes, killa Queens, the land of the cream fiends/ ACD the world terrorists, stainless Rugers for the intruders and my cipher's infamous". E certo che per farsi notare tra artistoni come il Wu (America è una delle loro canzoni a tema più riuscite, con RZA che incredibilmente caccia la strofa migliore), O.C. e Buckwild (che hanno PALESEMENTE ceduto un leftover di Word...Life[*]) o gli Organized Konfusion (grande beat di DJ O.Gee, loro impeccabili come al solito) ce ne vuole. Casomai, chi non fa esattamente una gran figura è la west coast: I Breaks 'Em Off di Coolio piace all'80% per via del beat che ricorda parecchio Ready To Die di Biggie, ma lui è di una pochezza che alle volte sfocia nel surreale (cito: "Your album is weak and so is your video, or should I say wackeo?" Dio mio vergognati...). Il dream team della Yay Area -troppi i membri per essere elencati qui- potrebbe esaltare i fan del funk californiano, ma a me lascia impassibile: senza infamia e senza lode la loro Check Ya Self, ad eccezione del ruttone che uno degli intellettuali sgancia ad inizio traccia. Idem come sopra per la inutile Nasty Hoes, la quale, proveniendo da Sadat X, Diamond D e Fat Joe aveva il dovere sociale di risultare come minimo valida. Pollice in basso soprattutto per il beat di Diamante e l'atroce ritornello, francamente da ritardati. E per concludere con l'ennesimo "chi l'avrebbe mai detto?", sentitevi la strofa d'apertura di Lord Tariq sulla ultraenergetica Games e poi paragonatela a qualsiasi pezzo del successivo album con Peter Gunz... sì, decisamente, i Money Boss Players sono, assieme ai Rawcotiks ed agli Shadez Ov Brooklyn, il gruppo degli anni '90 del cui disco ufficiale più si sente la mancanza.
Insomma, per farla breve, pur avendo i suoi bravi difetti, questa America Is Dying Slowly è una delle compilation "ad hoc" meglio riuscite di sempre, oltreché una delle perle della mia collezione.
[*] L'affermazione potrebbe risultare in contrasto con la mia precedente critica alle raccolte di oggi, che sono perlopiù ammassi di scarti di dati artisti. Vorrei però sottolineare che una cosa è uno scarto di Plies, un'altra è uno scarto tratto da Word... Life.





AA.VV. - America Is Dying Slowly

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1 commento:

MAK ha detto...

"...i Money Boss Players sono, assieme ai Rawcotiks ed agli Shadez Ov Brooklyn, il gruppo degli anni '90 del cui disco ufficiale più si sente la mancanza."

A chi lo dici. Ho diversi pezzi dei gruppi sopracitati, sparsi tra singoli e compilation, tutte ottime tracce. Gli Shadez Of Brooklyn hano avuto almeno la decenza di ripresentarsi sulla scena non troppo tempo fa, in un paio di pezzi presenti in Brace 4 Impact dei Beatminerz.