Come vogliamo ricordare Big Noyd? Come il portaborse par excellence il cui unico album entrato nella memoria collettiva fu assemblato dalla casa discografica senza che lui potesse esercitare alcun controllo, oppure come il plastico Fresh, personaggio che "interpreta" nello storico Murda Muzik? Ai posteri l'ardua sentenza, per quel che mi riguarda sono più che sufficenti i suoi primi due album e le sue occasionali comparsate nei dischi dei Mobb durante gli anni '90 per farmelo ricordare in maniera tutto sommato positiva.
Ma è Episodes Of A Hustla in particolare ad avermi impressionato: interamente prodotto da Havoc (ad eccezione di un remix dell'ottimo Stretch Armstrong e dell'intro, curata da Charlemagne, già nei Natural Elements), come suono si colloca a metà tra The Infamous e Hell On Earth -e già questo giustificherebbe l'acquisto. Ma come se ciò non bastasse, Noyd era ai tempi molto più capace al microfono e questo, pur non significando che Rakim si dovrebbe preoccupare, contribuisce in maniera definitiva ad elevare il prodotto oltre la soglia dell'accettabilità.
A dimostrazione di questo gli esempi sono un paio: le eccezionali Recognize & Realize I e II (arduo scegliere la migliore, personalmente preferisco la prima), l'ottima Episodes Of A Hustla ed il sempre gustoso remix di Usual Suspect. Su dei beat ai quali poco si può chiedere in più, Noyd e gli eventuali ospiti si sbizzarriscono nel presentare variazioni sul tema della loro specialità: il dire quanto fanno brutto e quanto sono fighi. E se cerebralmente lo sforzo contenutistico dell'intero album sta a zero (l'unica roba vagamente personale è la strofa di I Don't Wanna Love Again), quello che funziona è l'indiscutibile alchimia tra liriche, attitudine e beat. In poche parole, chi ama i Mobb Deep non può non adorare quest'album, pur con tutti i suoi difetti.
Difetti, questi, che sono innanzitutto strutturali: nel corso della lavorazione di Episodes, infatti, Noyd venne incarcerato; al che, la Tommy Boy, non volendo perdere ulteriore tempo ed altri soldi con l'ennesimo ign'ant-ass niggu, avendo messo da parte un po' di strofe e beat decise di unire il tutto e creare abbastanza materiale per poter proporre qualcosa di simile ad un EP. Non è un caso, quindi, che l'ascolto sia atipico: innanzitutto ci sono tre inutilissimi skit, di cui per giunta uno è rubato a metà da The Grave Prelude (!!!), cosa francamente mai vista in un album così breve e forse nemmeno in tutta la storia della musica. Come seconda cosa, non solo è presente un remix vero e proprio, ma le strofe di Noyd e Prodigy di Recognize & Realize Pt. I sono in buona parte riutilizzate nel "sequel", con la semplice aggiunta di un contributo di Havoc e (almeno quello) un nuovo beat. Ancora, I Don't Wanna Love Again viene presentata come "featuring Se'Kou" -la canonica no-name-r&b-beeyotch, per intenderci; peccato però che Noyd figuri in una sola strofa da 40", mentre il resto dei 5 minuti viene gestito dall'inutile zoccoletta (al che uno può solamente speculare su come alla Tommy Boy pensassero probabilmente di lanciare questa tizia con l'aiuto di un reppuso in auge, finchè qualcosa non andò storto e, trovandosi con un pezzo già registrato, non sapessero dove metterlo). Ultima cosa bizzarra, poi la smetto di sparare sulla croce rossa, è che di Big Noyd ce n'è relativamente poco, dato che su cinque canzoni effettivamente originali e complete (escludo quindi remix, ricicli assortiti, featuring che tali non sono) solamente DUE lo vedono privo di sparring partner di sorta. Pazzesco, eh?
Pertanto, volendo essere inflessibili, si potrebbe bollare l'intera operazione come una presa per il culo di dimensioni monstre, epperò... epperò, incredibilmente, l'ascolto è piacevole. Impossibile non pensare a Infamous Mobb, Usual Suspect o Recognize & Realize II come ghost tracks di Hell On Earth; e come non muovere la testa di fronte al minimalismo di R&R Pt.I, con quei bassi e quelle batterie supportate esclusivamente da un brevissimo campione di voce femminile? Allo stesso modo, la sottile melodia di Episodes Of A Hustla bene s'accompagna ad un Noyd evidentemente ispirato, e d'altro canto la collabo con Prodigy ed i simpaticamente megainesperti Infamous Mobb (Ty Nitty scarso già allora e si sa, più che altro qui la voce di Twin non raschia, si vede che aveva 11 anni) non entrerà nella storia, ma All Pro risulta quantomeno gradevole.
Come considerare questo EP, quindi? Il mio consiglio è di fottersene di tutti i crismi "tecnici" e delle mille sporchissime sgamuffe da Claudio Cecchetto che si sono inventati alla Tommy Boy per poter dare alle stampe il disco; piazzatelo nello stereo, godetevelo, e meditate sul fatto che se certa gente non avesse dieci centimetri di pelo sullo stomaco noi probabilmente non potremmo nemmeno ascoltare questi pochi, bei, pezzi. Tre zainetti ma solo in considerazione del periodo in cui uscì, altrimenti aggiungetene pure un altro mezzo.
Big Noyd - Episodes Of A Hustla
Ma è Episodes Of A Hustla in particolare ad avermi impressionato: interamente prodotto da Havoc (ad eccezione di un remix dell'ottimo Stretch Armstrong e dell'intro, curata da Charlemagne, già nei Natural Elements), come suono si colloca a metà tra The Infamous e Hell On Earth -e già questo giustificherebbe l'acquisto. Ma come se ciò non bastasse, Noyd era ai tempi molto più capace al microfono e questo, pur non significando che Rakim si dovrebbe preoccupare, contribuisce in maniera definitiva ad elevare il prodotto oltre la soglia dell'accettabilità.
A dimostrazione di questo gli esempi sono un paio: le eccezionali Recognize & Realize I e II (arduo scegliere la migliore, personalmente preferisco la prima), l'ottima Episodes Of A Hustla ed il sempre gustoso remix di Usual Suspect. Su dei beat ai quali poco si può chiedere in più, Noyd e gli eventuali ospiti si sbizzarriscono nel presentare variazioni sul tema della loro specialità: il dire quanto fanno brutto e quanto sono fighi. E se cerebralmente lo sforzo contenutistico dell'intero album sta a zero (l'unica roba vagamente personale è la strofa di I Don't Wanna Love Again), quello che funziona è l'indiscutibile alchimia tra liriche, attitudine e beat. In poche parole, chi ama i Mobb Deep non può non adorare quest'album, pur con tutti i suoi difetti.
Difetti, questi, che sono innanzitutto strutturali: nel corso della lavorazione di Episodes, infatti, Noyd venne incarcerato; al che, la Tommy Boy, non volendo perdere ulteriore tempo ed altri soldi con l'ennesimo ign'ant-ass niggu, avendo messo da parte un po' di strofe e beat decise di unire il tutto e creare abbastanza materiale per poter proporre qualcosa di simile ad un EP. Non è un caso, quindi, che l'ascolto sia atipico: innanzitutto ci sono tre inutilissimi skit, di cui per giunta uno è rubato a metà da The Grave Prelude (!!!), cosa francamente mai vista in un album così breve e forse nemmeno in tutta la storia della musica. Come seconda cosa, non solo è presente un remix vero e proprio, ma le strofe di Noyd e Prodigy di Recognize & Realize Pt. I sono in buona parte riutilizzate nel "sequel", con la semplice aggiunta di un contributo di Havoc e (almeno quello) un nuovo beat. Ancora, I Don't Wanna Love Again viene presentata come "featuring Se'Kou" -la canonica no-name-r&b-beeyotch, per intenderci; peccato però che Noyd figuri in una sola strofa da 40", mentre il resto dei 5 minuti viene gestito dall'inutile zoccoletta (al che uno può solamente speculare su come alla Tommy Boy pensassero probabilmente di lanciare questa tizia con l'aiuto di un reppuso in auge, finchè qualcosa non andò storto e, trovandosi con un pezzo già registrato, non sapessero dove metterlo). Ultima cosa bizzarra, poi la smetto di sparare sulla croce rossa, è che di Big Noyd ce n'è relativamente poco, dato che su cinque canzoni effettivamente originali e complete (escludo quindi remix, ricicli assortiti, featuring che tali non sono) solamente DUE lo vedono privo di sparring partner di sorta. Pazzesco, eh?
Pertanto, volendo essere inflessibili, si potrebbe bollare l'intera operazione come una presa per il culo di dimensioni monstre, epperò... epperò, incredibilmente, l'ascolto è piacevole. Impossibile non pensare a Infamous Mobb, Usual Suspect o Recognize & Realize II come ghost tracks di Hell On Earth; e come non muovere la testa di fronte al minimalismo di R&R Pt.I, con quei bassi e quelle batterie supportate esclusivamente da un brevissimo campione di voce femminile? Allo stesso modo, la sottile melodia di Episodes Of A Hustla bene s'accompagna ad un Noyd evidentemente ispirato, e d'altro canto la collabo con Prodigy ed i simpaticamente megainesperti Infamous Mobb (Ty Nitty scarso già allora e si sa, più che altro qui la voce di Twin non raschia, si vede che aveva 11 anni) non entrerà nella storia, ma All Pro risulta quantomeno gradevole.
Come considerare questo EP, quindi? Il mio consiglio è di fottersene di tutti i crismi "tecnici" e delle mille sporchissime sgamuffe da Claudio Cecchetto che si sono inventati alla Tommy Boy per poter dare alle stampe il disco; piazzatelo nello stereo, godetevelo, e meditate sul fatto che se certa gente non avesse dieci centimetri di pelo sullo stomaco noi probabilmente non potremmo nemmeno ascoltare questi pochi, bei, pezzi. Tre zainetti ma solo in considerazione del periodo in cui uscì, altrimenti aggiungetene pure un altro mezzo.
Big Noyd - Episodes Of A Hustla
1 commento:
Praticamente concordo su tutto.
Inoltre, l'ignoranza di Noyd e' di quella sana, e il nostro, pur non essendo un Einstein, non e' neanche un "funzionalmente ritardato" in stile Cam'ron, Nore o Juelz Santana.
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