In tutta franchezza vi devo confessare che non ho molta voglia di recensire questo CD ed altrettanto francamente mi chiedo perchè mai abbia deciso di portarmelo appresso stamattina, quando in realtà oscillavo tra un Self Scientific ed un K-Os... ma tant'è, ormai siamo qua e vediamo di non scrivere scemenze.
Ora, tanto per cominciare a dare un'idea di chi stiamo parlando, veniamo al consueto ed essenziale bignamino del caso partendo dalla genesi del gruppo. Nei primi anni del nuovo millennio ci fu un discreto movimento e scambio tra le scene di New York, Boston, Philadelphia ed il Connecticut (ebbene sì); da questo scambio nacquero in primo luogo gli Army Of The Pharaohs prima versione, che però dopo lo scoglimento de facto andarono in parte a perseguire carriere soliste ed in parte confluirono in una nuova crew -pensata stavolta da Apathy e Celph Titled- rispondente al nome di Demigodz. Il line up era sulla carta impressionante sia per qualità che per numero (e scrivo "era" perchè a parte una recente ristampa di quest'album non mi pare che esistano più come collettivo), ed andava a comprendere alcuni nomi all'epoca più o meno già noti grazie alla loro attività nell'underground: Apathy, Celph Titled, One-Two, L-Fudge, Esoteric, Spin 4th dei Yaggfu Front, Louis Logic, Rise, Motive ed infine gli a me sconosciuti Jabber Jaw e Metropolis.
Naturalmente il miglior biglietto da visita per una crew emergente è fare buona musica, ma dovendo fare un rodaggio l'opzione scelta è stata quella di un EP (scelta che peraltro condivido). Morale della favola, eccoci qui di fronte a sei canzoni ed un'intro, per la durata complessiva di ventisette minuti circa. Un antipasto egregio, specie se si considera che la carne al fuoco è molta e direi generalmente ben preparata. Com'era prevedibile, però, il terreno su cui si muovono questi undici guasconi è quello del battlerap più puro; in tal senso la scelta di limitare la durata del disco assume ulteriori forme di ragionevolezza, visto che persino un infuocato per la tecnica come il sottoscritto arriva alla fine di The Godz Must Be Crazy lievemente rintronato sia dal numero dei componenti che dall'abbondanza di punchlines. Ad ogni modo, come dire?, giocando i Nostri a carte scoperte non li si può criticare più di tanto per una scelta evidentemente ragionata: che trashtalking sia, allora.
E dopo una inutile riproposizione dell'intro di The Chronic eccoci arrivare a Science Of The Bumrush Pt.2, che fin dalle prime note di piano ed il suo ritmo spezzato si presenta come uno dei pezzi migliori di quest'opera. La ripetitività del beat, in cui non vi sono tracce di ritornelli né men che meno di bridge vari, bene si confa a Ap e Celph per lasciarsi andare a tre minuti e mezzo di rappata ininterrotta con frequente scambio di microfono. Loro ad un certo punto si definiscono "the underground Red & Meth" e per quanto la definizione possa sembrare un'esagerazione vi garantisco che in questa traccia essa risulti plausibile. Promossi con lode. Ugualmente valida è la successiva Captivate/Deactivate, che vede oltre ai due di prima anche il buon Open Mic ed il sempre affidabile Esoteric avvicendarsi su un beat fortemente ispirato a diggèi Premier che trova la sua consacrazione nel ritornello scratchato con frasi di Pharoahe Monch, Deck, Truck Turner e Pun. Nuovamente, le uniche differenze tra gli MC's coinvolti sono le rispettive voci ed in minor misura lo stile, per il resto si viaggia allegramente di egotrippin' senza alcun tipo di ambizione intellettuale. Seguono poi tre altri pezzi sul genere ma molto più allegri come beat: The Demigodz viaggia su un campione latineggiante (il cui originale è stato usato mi pare per uno spot del Maxibon, per dire) che non avrebbe stonato in un album dei Beatnuts, mentre Don't You Even Go There, pur attingendo alla stessa fonte, risulta piàù elegante grazie non solo ad un bel sample vocale nel ritornello ma anche ad una relativa varietà musicale data dal passaggio tra tastiere ed un giro di chitarra che, tra le altre cose, risulta congeniale ad un Louis Logic che qui regala la sua miglior prestazione dell'album. Discorso a parte merita invece Off The Chrome, non solo perchè presenta tre basi diverse a seconda di chi ci rappa su ma anche perchè è l'unica traccia avente una sorta di concetto dietro. Certo, che poi questo sia quello di un fan esagitato che chiede a Celph, Louis Logic e Apathy di fargli un freestyle è un altro paio di maniche, ma pur nella sua "povertà" quest'idea si fa notare anche se non credo che s'imprimerà a fuoco nella memoria collettiva.
Logica conclusione dell'EP è la posse cut The Godz Must be Crazy, in cui tutti e undici i membri dei Demigodz fanno un'apparizione e, devo dire, pur nella sua lunghezza folle priva di alcun ritornello questo è indubbiamente uno dei pezzi migliori dell'EP grazie anche alla cupezza del beat.
Beat che, come quasi tutti gli altri (ad eccezione di Off The Chrome, curato da JJ Brown), è stato prodotto da Celph Titled e Apathy. E per quanto il primo abbia dichiarato di essere diventato beatmaker per necessità gli si deve riconoscere un buon gusto nello scegliersi i campioni nonché le onti d'ispirazione; per giunta, considerando che il progetto è a budget zero e registrato in uno studio semicasalingo, non si può dire che buona parte delle basi pestino come si conviene ad un prodotto di questo genere e -tolte alcune equalizzazioni un po' sballate in cui voci e base viaggiano su due binari completamente separati- il risultato finale è in quest'ottica encomiabile.
Certo, alla fin fine si potrebbe parlare quasi di un demo, sia come lunghezza che come progettazione, dato che in fondo sembra più il risultato di una sessione di registrazione in studio e poco più; ma in quest'ottica non è spiacevole. Almeno tre canzoni qui presenti raggiungono lo scopo di farci dire "però, mica male", ed in particolare Science Of the Bumrush Pt.2 rientra tra le cose migliori di Ap e Celph. Generalmente si può poi dire che tutti gli MCs coinvolti siano perlomeno competenti (anche se Rise non l'ho mai sopportato), ma visto il loro elevato numero non stupisce che all'EP non abbia fatto un seguito un disco vero e proprio (calcoliamo poi che salvo nella title track a rappare sono sempre i soliti cinque). Detto molto onestamente io non ci spenderei più che tanti soldi, perchè la longevità di Godz Must Be Crazy è pressoché nulla a meno che non lo si riesca a spezzettare per cassettine e compilation varie. So che la ristampa contiene degli inediti e cose del genere, per cui forse qualcosa è stato aggiunto ma non posso pronunciarmi sul valore; tuttavia, un ascolto dateglielo. Originalità zero ma piacevole da ascoltare.
Demigodz - The Godz Must be Crazy
Bonus #1: intervista ad Apathy fatta all'epoca della pubblicazione dell'EP
Bonus #2: autografo e buoni consigli di vita da parte di Apathy
Ora, tanto per cominciare a dare un'idea di chi stiamo parlando, veniamo al consueto ed essenziale bignamino del caso partendo dalla genesi del gruppo. Nei primi anni del nuovo millennio ci fu un discreto movimento e scambio tra le scene di New York, Boston, Philadelphia ed il Connecticut (ebbene sì); da questo scambio nacquero in primo luogo gli Army Of The Pharaohs prima versione, che però dopo lo scoglimento de facto andarono in parte a perseguire carriere soliste ed in parte confluirono in una nuova crew -pensata stavolta da Apathy e Celph Titled- rispondente al nome di Demigodz. Il line up era sulla carta impressionante sia per qualità che per numero (e scrivo "era" perchè a parte una recente ristampa di quest'album non mi pare che esistano più come collettivo), ed andava a comprendere alcuni nomi all'epoca più o meno già noti grazie alla loro attività nell'underground: Apathy, Celph Titled, One-Two, L-Fudge, Esoteric, Spin 4th dei Yaggfu Front, Louis Logic, Rise, Motive ed infine gli a me sconosciuti Jabber Jaw e Metropolis.
Naturalmente il miglior biglietto da visita per una crew emergente è fare buona musica, ma dovendo fare un rodaggio l'opzione scelta è stata quella di un EP (scelta che peraltro condivido). Morale della favola, eccoci qui di fronte a sei canzoni ed un'intro, per la durata complessiva di ventisette minuti circa. Un antipasto egregio, specie se si considera che la carne al fuoco è molta e direi generalmente ben preparata. Com'era prevedibile, però, il terreno su cui si muovono questi undici guasconi è quello del battlerap più puro; in tal senso la scelta di limitare la durata del disco assume ulteriori forme di ragionevolezza, visto che persino un infuocato per la tecnica come il sottoscritto arriva alla fine di The Godz Must Be Crazy lievemente rintronato sia dal numero dei componenti che dall'abbondanza di punchlines. Ad ogni modo, come dire?, giocando i Nostri a carte scoperte non li si può criticare più di tanto per una scelta evidentemente ragionata: che trashtalking sia, allora.
E dopo una inutile riproposizione dell'intro di The Chronic eccoci arrivare a Science Of The Bumrush Pt.2, che fin dalle prime note di piano ed il suo ritmo spezzato si presenta come uno dei pezzi migliori di quest'opera. La ripetitività del beat, in cui non vi sono tracce di ritornelli né men che meno di bridge vari, bene si confa a Ap e Celph per lasciarsi andare a tre minuti e mezzo di rappata ininterrotta con frequente scambio di microfono. Loro ad un certo punto si definiscono "the underground Red & Meth" e per quanto la definizione possa sembrare un'esagerazione vi garantisco che in questa traccia essa risulti plausibile. Promossi con lode. Ugualmente valida è la successiva Captivate/Deactivate, che vede oltre ai due di prima anche il buon Open Mic ed il sempre affidabile Esoteric avvicendarsi su un beat fortemente ispirato a diggèi Premier che trova la sua consacrazione nel ritornello scratchato con frasi di Pharoahe Monch, Deck, Truck Turner e Pun. Nuovamente, le uniche differenze tra gli MC's coinvolti sono le rispettive voci ed in minor misura lo stile, per il resto si viaggia allegramente di egotrippin' senza alcun tipo di ambizione intellettuale. Seguono poi tre altri pezzi sul genere ma molto più allegri come beat: The Demigodz viaggia su un campione latineggiante (il cui originale è stato usato mi pare per uno spot del Maxibon, per dire) che non avrebbe stonato in un album dei Beatnuts, mentre Don't You Even Go There, pur attingendo alla stessa fonte, risulta piàù elegante grazie non solo ad un bel sample vocale nel ritornello ma anche ad una relativa varietà musicale data dal passaggio tra tastiere ed un giro di chitarra che, tra le altre cose, risulta congeniale ad un Louis Logic che qui regala la sua miglior prestazione dell'album. Discorso a parte merita invece Off The Chrome, non solo perchè presenta tre basi diverse a seconda di chi ci rappa su ma anche perchè è l'unica traccia avente una sorta di concetto dietro. Certo, che poi questo sia quello di un fan esagitato che chiede a Celph, Louis Logic e Apathy di fargli un freestyle è un altro paio di maniche, ma pur nella sua "povertà" quest'idea si fa notare anche se non credo che s'imprimerà a fuoco nella memoria collettiva.
Logica conclusione dell'EP è la posse cut The Godz Must be Crazy, in cui tutti e undici i membri dei Demigodz fanno un'apparizione e, devo dire, pur nella sua lunghezza folle priva di alcun ritornello questo è indubbiamente uno dei pezzi migliori dell'EP grazie anche alla cupezza del beat.
Beat che, come quasi tutti gli altri (ad eccezione di Off The Chrome, curato da JJ Brown), è stato prodotto da Celph Titled e Apathy. E per quanto il primo abbia dichiarato di essere diventato beatmaker per necessità gli si deve riconoscere un buon gusto nello scegliersi i campioni nonché le onti d'ispirazione; per giunta, considerando che il progetto è a budget zero e registrato in uno studio semicasalingo, non si può dire che buona parte delle basi pestino come si conviene ad un prodotto di questo genere e -tolte alcune equalizzazioni un po' sballate in cui voci e base viaggiano su due binari completamente separati- il risultato finale è in quest'ottica encomiabile.
Certo, alla fin fine si potrebbe parlare quasi di un demo, sia come lunghezza che come progettazione, dato che in fondo sembra più il risultato di una sessione di registrazione in studio e poco più; ma in quest'ottica non è spiacevole. Almeno tre canzoni qui presenti raggiungono lo scopo di farci dire "però, mica male", ed in particolare Science Of the Bumrush Pt.2 rientra tra le cose migliori di Ap e Celph. Generalmente si può poi dire che tutti gli MCs coinvolti siano perlomeno competenti (anche se Rise non l'ho mai sopportato), ma visto il loro elevato numero non stupisce che all'EP non abbia fatto un seguito un disco vero e proprio (calcoliamo poi che salvo nella title track a rappare sono sempre i soliti cinque). Detto molto onestamente io non ci spenderei più che tanti soldi, perchè la longevità di Godz Must Be Crazy è pressoché nulla a meno che non lo si riesca a spezzettare per cassettine e compilation varie. So che la ristampa contiene degli inediti e cose del genere, per cui forse qualcosa è stato aggiunto ma non posso pronunciarmi sul valore; tuttavia, un ascolto dateglielo. Originalità zero ma piacevole da ascoltare.
Demigodz - The Godz Must be Crazy
Bonus #1: intervista ad Apathy fatta all'epoca della pubblicazione dell'EP
Bonus #2: autografo e buoni consigli di vita da parte di Apathy
3 commenti:
Concordo coi tre zainetti: inizialmente "The Godz Must Be Crazy" regge bene, poi però sopraggiunge la noia...
BRA
www.rapmaniacz.com
"Straight out the red depths of Hell bringin clips and diseases,
I walk on water with my own two feet nigga, FUCK JESUS!"
Confermo i tre zainetti.
Daltronde al cospetto di tali zarrate è inevitabile, sebbene mi pieghi in due dalle risate ogni volta.
ma l'hai sentito che freestyle che ha cacciato su love lockdown di kanye west??
http://myspace.com/apathy
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