sabato 3 maggio 2008

PUBLIC ENEMY - HOW TO SELL SOUL TO A SOULLESS PEOPLE WHO SOLD THEIR SOUL??? (SlamJamz, 2007)

Per quanto non possa certo dire di aver vissuto in prima persona l'enorme impatto che i Public Enemy ebbero tra l'88 ed il '91, fortunatamente ho fatto in tempo a recuperare in tempo reale Muse Sick 'N' Hour Mess Age e, quindi, a poter testimoniare quello che è stato il loro canto del cigno, quantomeno per quel che concerne la rilevanza mediatica. Negli anni seguiti a quel disco confesso di non aver prestato loro grande attenzione, preferendo recuperare i loro classici e lasciando invece stare uscite discutibili come There's A Poison Goin' On o He Got Game, che mi sapevano tirate via alla bell'e meglio. E certo non posso dire che Revolverlution mi avesse fatto cambiare idea.
Ma dal 2005 ad oggi, ad eccezion fatta del disco con Paris, sarebbe ingeneroso non riconoscere ai PE un riassestamento della rotta encomiabile: New Whirl Odor, Beats And Places ed infine questo How You Sell Soul To A Soulless People Who Sold Their Soul sono tutti discreti dischi che, pur peccando di tracce-riempitivo a profusione, contengono alcune gran belle cose. Ecco, l'ho detto: dischi discreti, e non i capolavori che molti ancora si aspettano. Questa è una pecca che molti fan entusiasti non permettono a Chuck D e soci; vorrebbero che qualsiasi loro nuova uscita si avvicinasse a Apocalypse 91, Nation Of Millions o Black Planet, scordandosi però che qui gli si sta chiedendo di bissare dei classici, dei quali uno si può considerare, forse, l'album storicamente più rilevante della storia dell'hip hop oltrechè uno dei tre dischi migliori di sempre. Queste richieste sono -salvo miracoli- impossibili da soddisfare per un gruppo che ha alle spalle 20 anni di carriera ed il cui leader, a 48 anni suonati, per semplice questione di maturazione non può ricalacre i passi della sua gioventù. Per cui, a queste persone posso solamente consigliare di mettersi l'anima in pace e godersi quel che c'è di buono in questi album, aspettando magari che qualche buonanima decida di fare una sorta di sunto della discografia dei PE dal '99 ad oggi.
In attesa che ciò avvenga, arriviamo a parlare di questo disco cominciando dalle note negative: se io non ho mai sopportato più di tanto Flavor Flav, dopo questo Soulless People (abbreviazione coniata ora) quasi mi viene da augurargli un'afonia cronica che lo costringa a stare lontano dal microfono sine die. Perchè va bene che l'autobiografica Bridge Of Pain è un bel pezzo, ma le restanti due tracce soliste -Flavor Man e Col Leepin'- sono delle vere e proprie tragedie (la prima meno per via del beat, ma la seconda è inascoltabile). Come seconda cosa, pur riconoscendo di non essere mai stato un grande supporter dell'ibridazione tra rock e rap e filtrando quindi adeguatamente i miei giudizi in merito, Frankenstar e Black Is Back sono davvero durette da digerire. Concedo tuttavia le attenuanti generiche a quest'ultima principalmente per via del suono molto Rick-Rubinesco del beat, che concede l'opzione interpretativa di autocitazione/autoomaggio e che perciò potrebbe farle guadagnare qualche punto; ma da qui a dire che mi faccia piacere ascoltarla ne passa. In ordine sparso, poi, abbiamo: Eve Of Destruction che risulta semplicemente incircolabile; Sex Drugs & Violence che viene massacrata da un ritornello che definire "orribile" corrisponderebbe a dire che Jenna Jameson è "sponanea"; Amerikan Gangster che soffre di un beat un po' troppo à la Scott Storch per poter risultare consono al gruppo, e questo senza contare il featuring di un incapace; infine, The Enemy Battle Hymn Of The Public che ospita delle zoccolette che canticchiano il ritornello manco fosse un pezzo qualsiasi dei P.M. Dawn.
Bene. Scaricato che ho il caricatore contro i tanti difetti di questo disco, passiamo alle note positive. Tanto per cominciare, i testi sono TUTTI -quale più e quale meno- di elevata qualità. I contenuti riescono a suonare incisivi anche se non è certo la prima volta che vengono affrontati da un Chuck D che, vorrei ricordarlo, ha una delle voci più belle di sempre ed il cui stile non risulta mai troppo antiquato né forzatamente ggiovane. In particolare, il riassunto che fa della sua carriera musicale in Long And Whining Road è eccezionale e per forza di cose non scontato. In secondo luogo, le apparizioni di KRS One al microfono e Redman al campionatore sono straordinarie. Nel primo caso, KRS sgancia una strofa di quelle che non si sentivano più da tempo (e per una volta tanto, senza usare le sue cazzo di routine che consistono nel far finire tutti i versi con la stessa parola); nel secondo, Red regala a Chuck un beat che farebbe felice Erick Sermon e Premier insieme. Questa Can You Hear me Now, che mette insieme un ottimo beat ad un Chuck D al pieno della sua forma, risulta così una delle due tracce migliori dell'album. La seconda è invece Escapism, che sprizza funk da tutti i pori e non stonerebbe se inserita in una scena di film dove un niggu con la testa a fungo gira per New York sconfiggendo il male e proteggendo la sua gente (il breve assolo di sax a metà pezzo le conferisce ulteriore capacità evocativa e classe). Infine, devo dire che tutto sommato G-Wiz, quando è in buona, riesce a confezionare beat che riescono a cavalcare benissimo la sottile linea che divide il classico dallo scontato, evitando così di cadere nel tranello che lo vorrebbe solo a ricrerae i suoni dei PE più classici o, dall'altra parte, di abbandonarli del tutto. In più, la varietà delle atmosfere fortunatamente c'è e, se proprio devo trovare una nota negativa in questo, è che nel passaggio dalla fase più "pestona" (cfr. la title track, Harder Than You Think oppure Can You Hear Me Now) a quella più rilassata (See Something, Say Something o Long And Whining Road) verso la metà del disco ci si perde un po' -non a caso, i punti deboli dell'opera sono tutti più o meno concentrati lì.
Ma in fin dei conti, come ho detto, non si può pretendere la perfezione. Quello che piacerebbe a chiunque, credo, sarebbe vedere finalmente un album dei Public Enemy con meno Flavor Flav e magari qualche produttore in più, magari proprio di quelli che dalla Bomb Squad hanno in un certo qual modo ereditato l'estetica: El-P è il primo nome che viene in mente, ma ci sono anche certe cose di Black Milk o di Dilla che potrebbero funzionare benissimo. Nella vana attesa che questo sogno si realizzi, possiamo "accontentarci" di quello di buono che uno storico gruppo come questo è riuscito, anche stavolta, a confezionare.
(Nota simpatica: alla fine di Black Is Back, si sente chiaramente Jovanotti dire: "Public Enemy, in the houfe! Graaandi, graaandiffimi!". Chissà da quale tour è stato preso...)





Public Enemy - Who to Sell Soul To A Soulless People Who Sold Their Soul???

VIDEO: HARDER THAN YOU THINK

5 commenti:

Anonimo ha detto...

I pezzi solisti Flavor Flav sono tratti dal suo album solista "Hollywood" consigliabile a chi ha problemi di stitichezza.
I suoi pezzi erano evitabili,tutto il cd sarebbe risultatlo migliore.

Flavor è vero ultimamente si è rovinato,i soldi gli hanno dato alla testa,però ha un grandissimo flow se solo si impegnasse un pò.
e per me in Sex,Drug e Violence va che è un piacere
Black is Black è un gran bella mazzata tanto quanto Harder Than you think.
Per il resto sono d'accordo.

Ricordo che nel periodo in cui i Public Enemy hanno inziato la loro parabole discendente Chuck D ha sfornato quello che per me è un singor disco " Autobiography of Mistachuck" non molto conosciuto,però di valida fattura.

Una buona idea sarebbe collaborare ancora con Paris,altro pionere del rap politico del 90,come in Rebirth of a nation

Complimenti sei un ottimo recensore

Antonio ha detto...

Il pezzo di Jovanotti e' preso da una puntata di 1, 2, 3... Jovanotti in cui il demente voleva fare l'amicone della S1W e di Chuck, Griff, X e Flav. Ovviamente gli ando' male: Brother James lo secco' con lo sguardo.

Parentesi 1: PE cantarono Bring The Noise.

Parentesi 2: in quella trasmissione, forse persino nella stessa puntata, esordi' un gruppo dal geniale nome di... Hi-Pop, che poco dopo, su consiglio di Cecchetto, si trasformo' in 883. Il resto e' merd... volevo dire storia.

Anonimo ha detto...

ma il conscious di jovanotti per caso si sente anche in Radiation Of A RADIOTVMOVIE Nation?

reiser ha detto...

Hell fucking yeah, l'è semper lü, Jovanotti fe la capeggia fempre!

Quanto agli 883 vabbè, ma non si può negare che il ritorno di Repetto all'underground con il ghetto gold album "Zucchero Filato Nero" sia stato un colpo alla bocca dello stomaco delle major capitaliste e disinteressate all'espressione dell'anima

reiser ha detto...

Hell fucking yeah, l'è semper lü, Jovanotti fe la capeggia fempre!

Quanto agli 883 vabbè, ma non si può negare che il ritorno di Repetto all'underground con il ghetto gold album "Zucchero Filato Nero" sia stato un colpo alla bocca dello stomaco delle major capitaliste e disinteressate all'espressione dell'anima