lunedì 8 giugno 2009

BROTHER ALI - CHAMPION EP (Rhymesayers, 2004)

[Nota: scusate la mancanza di aggiornamenti ma qui il lavoro è stato piuttosto pesantuccio. In ogni caso, un consiglio: se mai doveste andare a lavorare per un mensile, sappiate che per due settimane tendenzialmente non si fa nulla; per una si lavora abbastanza pesantemente e per gli ultimi giorni si delira arrivando praticamente ad un collasso nervoso.]

Ve lo ricordate l'album Seven's Travels degli Atmosphere? Io a malapena, perchè onestamente non è che mi fosse piaciuto un granchè e difatti mentre scrivo è lì che sta prendendo polvere di fianco al decisamente più riuscito When Life Gives You Lemons You Paint That Shit Gold. Tuttavia, esso per me conserva un pregio: quello di avermi fatto conoscere Brother Ali tramite un featuring sul singolo Cats Van Bags; nella fattispecie credo inoltre di non essere stato l'unico a notare l'ottima prestazione dell'allora sconosciuto MC di Minneapolis, che si presentava energico e tuttavia complesso nella struttura metrica, visto che a distanza di meno d'un anno uscì il celebratissimo Shadows Of The Sun, sua vera opera prima. Onestamente quest'ultimo mi deludette un pochino principalmente per via dei beat, che non trovavo troppo adatti per lo stile del Nostro.
Ma siccome la prima impressione era stata ottima, nel momento in cui nel 2005 Ali diede alle stampe Champion EP, lasciai da parte i dubbi nutriti sulla bontà di SOTS e concedetti una seconda chance a questo MC che, comunque sia, in un arco di tempo inferiore ai due anni aveva avuto modo di dimostrare tutta una serie di peculiarità che si spingevano ben oltre gli aspetti più immediatamente degni d'attenzione: carisma, creatività, originalità ed onestà adamantina trasudavano infatti da ogni poro di Shadows. Ebbene, non me ne pento affatto. Così come mi aveva deluso l'opera precedente, così questa riuscì a sorprendermi per la sua -massì, diciamolo- perfezione la quale si dimostra tale vuoi anche solo perchè a distanza di diversi anni riesco ad ascoltare questo (capo?)lavoro con una facilità introvabile persino nell'opera succedutagli, ovverosia quel giustamente elogiato Undisputed Truth di qualche tempo fa.
Voi naturalmente starete pensando ad un'esagerazione oppure al fatto che sono un infuocato per questo genere di rap. Liberi di farlo, naturalmente, ma non solo non reputo di essere tale persona ma per giunta devo confessare che a me la voce di Ali non è mai piaciuta. E se, come diceva Guru, "it's mostly the voice", allora il fatto che io apprezzi così tanto il Nostro vuol dire che giocoforza deve avere qualcosa di speciale.
Partiamo innanzitutto dalle cose facili: la metrica. Essa non è in sè troppo fuori da questo mondo, ma grazie al fatto che Ali gioca parecchio con la voce e la pronuncia questa risulta alla fine dei conti ben più complessa/intricata di quanto non potrebbe sembrare sulla carta. E ciò non significa che egli sia un parruccone, bensì che sa sfruttare gli streeti spazi imposti dal 4/4 bene o male come gli pare. E se da un lato non si può dire che sia accostabile a Pharoahe Monch, dall'altro è anche vero che in quanto a tecnica egli si sappia elevare ben al di sopra della media (intendo quella composta da rapper degni di considerazione) dei colleghi.
Come secondo punto c'è l'energia: anche se il Nostro fosse una schiappa al microfono, di una cosa non lo si potrebbe comunque rimproverare:la sua carismatica presenza. Ali non urla, come sarebbe facile pensare, semplicememente enfatizza. Enfatizza e poi si rilassa, alza la voce e poi la rende suadente in sintonia non solo con l'argomento di cui tratta ma anche di come lo vuole trattare; serietà ed ironia infatti vengono espresse quasi più con la voce che non con le parole, e questa è una cosa molto difficile da mettere in pratica al di fuori della semplice conversazione senza risulòtare caricaturali (guardacaso gli MC capaci di ciò si contano sulle dita di una mano).
Come terzo, quarto e quinto motivo di plauso scelgo invece la qualità intrinseca delle rime, l'ampiezza del vocabolario usato e la personalità che deriva dal suo modo di affrontare tematiche in sè e per sè inflazionate. Ma mentre su rime e vocabolario c'è relativamente poco da dire (nel senso che mi pare evidente cosa vi possa essere di buono), vorrei spendere un paio di righe sugli argomenti scelti da Ali. Fermo infatti restando che egli ha una matrice da battle rapper -il che è evidente sia in Champion RMX che in Bad Ma Fucka, dove trasuda autostima in abbondanza- questa non è sempre presente o, meglio ancora, fa capolino seguendo una scala di valori ben diversa dagli standard. L'esempio più calzante è dato da Heads Down, in cui si vanta delle sue prodezze sessuali intese non come "me ne inchiodo dieci a sera" ma come "io so farle godere e tu no perciò sei un pisciaturo". Una prospettiva se ci pensate bene profondamente diversa dal machismo galoppante che solitamente si presenta nelle sue varie forme e, soprattutto, un approccio comunque sia più maturo all'argomento. Oppure anche la coscienza da "working class" esibita in Chain Link, in cui il Nostro elogia l'operosità degli immigrati (e più in generale dei piccoli lavoratori) ponendola in contrasto con le aspirazioni di grandeur di un certo tipo di sogno americano: è cosa rara sentire pezzi simili, specialmente poi se a questo messaggio si accompagna una critica al sistema lavorativo che fondamentalmente schiavizza le suddette persone. Ecco: la sua visione del mondo appare talvolta coincidere con quella dei cosiddetti emarginati, almeno sul piano teorico, e dicendo questa cosa vorrei che venisse intesa nel modo più positivo possibile. Persino la critica interna al mondo dell'hip hop prende una piega diversa in Love On Display, in cui più che dire "mainstream caca undergound bèlo" constata piuttosto che non solo l'ignoranza dei fan è la radice di tutti i mali, ma che persino tra i suoi stessi fan vi è gente che dovrebbe prendere ripetizioni; eppure -e questo potrebbe sembrare un'incongruenza quando invece a me pare onestà- egli sostiene allo stesso tempo che sono proprio loro a permettergli di campare perciò è comunque dovuta loro gratitudine.
E per quel che riguarda le lirche preferisco fermarmi qua; aggiungo solo che per quanto Ali non si spinga in profondità come nel successivo album egli sa ridare un ottimo connubio tra personale, universale e autocelebrazione. Un connubio, questo, che viene spalleggiato da quello che forse è ancor'oggi reputabile come il miglior lavoro svolto da Ant, che dietro al campionatore fa prodezze i cui spunti spaziano dal reggae al soul passando poi dal folk per giungere al synth-funk anni '80. Già solo nelle prime tre tracce ci scontriamo prima nel bel remix di Champion, avente delle belle trombe riverberate come nel miglior dub delle origini, poi nella RJD2-ana Bad Ma Fucka (la quale mescola un sample di fisarmonica a bocca con dei riff di chitarra elettrica über-funkettoni) ed infine nella cupa Sleepwalker la quale, grazie ad un ritmo delle batterie marziale ed un campione vocale decisamente azzeccato, risalta per caducità ed atmosfere. Il trio di pezzi che segue suona oggi forse meno fresco -nel senso che si fa ampio uso di sample di soul anni '60 e '70- ma questo paradifetto è da imputare più all'abuso dello stile fattosene tra il 2003 ed il 2006 che non a Ant stesso, il quale in realtà comunque riesce a mantenere un taglio quanto più originale sia nellaa più "tirata" Self Taught che nella già citata Heads Down. Ma il nuovo pezzo da '90, nonché canzone migliore del disco assieme a Bad Ma Fucka, è senza dubbio Chain Link: del testo ne ho già parlato, mentre ancora non ho avuto il tempo di elogiare l'uso sobrio fatto di un campione stile Rick James (alias chitarra effettata e sintetizzatori) che nelle mani sbagliate sarebbe facilmente scivolato nella pacchianeria e/o nel reame del plasticoso, mentre qui, pur mantenendo intatte le proprie origini, gira che è un piacere. L'unica critica che a questo punto mi sento di muovere al lavoro di Ant non riguarda le batterie o i suoi famigerati rullanti (che qui sono più che in regola) bensì la lunghezza dell'ultima traccia che, se posta in relazione ad un beat piacevole ma non esattamente vario, va a creare l'unico momento accostabile alla definizione di monotonia.
In conclusione, quindi, c'è davvero poco di male da dire su questo EP. Anzi, deto molto onestamente reputo che esso sia il disco migliore prodotto finora da Ali ed indubbiamente quello più azzeccato per chi volesse avvicinarsi a questo MC. Promosso a -quasi- pieni voti.





Brother Ali - Champion EP

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bentornato. Brother Ali come mc mi piace tantissimo, il suo miglior disco secondo me è "The Undisputed Truth" ma con l'EP siamo lì...

BRA
www.rapmaniacz.com

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD questo laworo non lo conoscewo..dewo dire che mi hai fatto wenire woglia di sentirlo...bella reiser..