martedì 16 giugno 2009

CALI AGENTS - HOW THE WEST WAS ONE (Groove Attack, 2000)

...stavo parlando di rap fatto per il gusto di farlo? Niente grandi messaggi al di fuori del "sono figo e tu no"? Beat piuttosto semplici aventi come unico scopo quello di accompagnare al meglio l'MC di turno? Sì? Beh, eccovi un'altra perla del genere che mi sembra sia stata dimenticata dai fan malgrado la giovane età dell'opera nonché l'attivismo dei protagonisti: Rasco e Planet Asia, conosciuti collettivamente come Cali Agents. How The West Was One è il loro disco d'esordio, risultato da un lato degli apprezzamenti ricevuti singolarmente nel corso degli anni precedenti (in particolare, per la Source Time Waits For No Man di Rasco fu tra i cinque dischi underground essenziali del '98), e dall'altro dell'emersione in superficie di un movimento underground tra i più floridi mai visti dai tempi dei primi N.W.A. Ora, idealmente i due avrebbero dovuto esserne la punta di diamante, ma il loro approccio diretto e fondamentalmente purista li ha in breve relegati ad un ruolo di secondo piano, andando a favorire piuttosto gli esponenti del revival dell'old school e del presobenismo in generale (J5 su tutti).
Nulla di male, in teoria, se non che questo HTWWO rischia ora di essere dimenticato mentre gli esegeti del bècchindedèis glorificano oltre ogni limite di ragionevolezza dischi in nessun modo reputabili come superiori. E qui entro in gioco io, seduto alla scrivania di casa pezzato come un muflone dopo aver fatto le pulizie domestiche [no homo], con in mente solo una cosa: riportare in auge un disco con due coglioni così.
Come già detto, al microfono abbiamo Planet Asia e Rasco: più agile nella metrica il primo, più contenutisticamente focalizzato il secondo; radicalmente diversi anche nelle voci, i due si complementano egregiamente nella maggioranza dei pezzi e negli scambi di microfono più rapidi si può notare un affiatamento certamente non figlio della casualità. A fornire il tappeto sonoro, invece, si trovano in maggioranza i Molemen -all'epoca decisamente più ispirati di oggi- ed una serie di "comprimari" come un esordiente (e rispetto ad oggi irriconoscibile) Madlib, Paul Nice, M-Boogie ed altri sconosciutoni che forse nominerò più avanti. Il sound nel complesso è smaccatamente derivativo, con in generale la costa atlantica come punto di riferimento (d'altronde i Molemen sono di Chicago); più nello specifico, a far da padrona è l'atmosfera da minimalismo underground con annessi e connessi quali loop di piano, bassi corposi e batterie secche e fondate pressochè unicamente su cassa, rullante e charleston. Curiosamente, quindi, benchè i due provengano da Fresno e San Francisco, sia come rime che come beat pare di avere tra le mani più un prodotto di Brooklyn che non uno californiano. Scordatevi atmosfere rilassate e solari perchè qui non ne troverete, l'unica cosa che identifica i due come abitanti della costa pacifica è l'accento.
La cosa è chiara fin dall'incipit: una serie di colpi ai timpani vengono assestati in breve sequenza dalla title track (vaghe reminescenze dei primi Dilated, se posso dire), la sobria e semplicemente fantastica Cali Agents Anthem ed infine la premierana nonché essenziale -ci si limita a basso e batteria- Crash The Boards. Titoli e beat a parte, le diversità tra queste tre tracce non sussistono: sia Asia che Rasco si scagliano contro gli scarsi e contro gli abbaioni, vantandosi al contempo della loro capacità di essere bravi e di saper far soldi senza doversi svendere: un approccio che farebbe inorridire il 90% degli ascoltatori di musica esterna al rap ma, dopotutto, non sono certo loro i destinatari di un disco come questo. Le solite paraculate tipo "è un disco per tutti" qui non trovano alloggio, e traccia dopo traccia, beat dopo beat non si può che esserne felici.
Con come unica eccezione l'urènda Real Talk (ahimè l'ennesimo tentativo di far roba da club, quando mai i reppusi underground impareranno?) non è possibile trovare un beat, dico uno, che sia fiacco. Pur con diverse sfumature, rientrano tutti nella categoria delle chicche e, per quanto alcuni possano risultare oggi un po' datati o scontati (On The Hustle, Up Close And Personal, Neva Forget) principalmente per via del tipo di campioni e dei relativi tagli, di sicuro non danneggiano l'ascolto in repeat dell'insieme. Anzi: con piccoli capolavori come Cali Agents Anthem, The Good Life, Talking Smack e Fuck What You Heard sparsi strategicamente lungo i sessanta minuti e quindici secondi di durata dell'opera, faccio fatica a vedere deluso chiunque abbia saputo apprezzare un Illmatic o un Moment Of Truth. Con piccoli ma costanti richiami a mood provati in dischi della seconda Golden Era, il lavoro svolto al campionatore dai vari protagonisti finisce col creare uno degli insieme più convincenti che mi sia stato dato di sentire negli ultimi dieci anni.
Stessa cosa si può dire per quel che riguarda le prestazioni dei due: Rasco non sarà certamente un mostro della metrica, ma grazie alla sua voce e a liriche ben scritte questa sua legnosità viene vivaddio diluita quel tanto che basta per renderlo apprezzabile e per non danneggiare gli sforzi del compare. Un Planet Asia quà in evidente stato di grazia e che, forse per l'unica volta nella sua carriera, riesce a far funzionare la sua caratteristica incapacità di dire qualcosa di contenutisticamente significativo pressoché sempre. Complici anche i beat, alcune sue uscite lasciano letteralmente a bocca aperta e sono potenzialmente capaci, ancora oggi, di far spendere ad un cristiano dei soldi per i suoi mediocri album solisti. E questo giusto nella speranza di poter rivivivere momenti come questo: "Ayyo we first class - Vergin' splurgin' mergin' with professionals/ Soul food fanatics all be strung out on my vegetables/ Mic merchants meditate on it 'til it's visual/ To what I believe in even if the situation's critical". Ok, non dice un cazzo: ma sentite come non dice un cazzo; come riesce ad aggirare la rigidità del 4/4, come gira attorno al beat anzichè remprimerlo come fa il suo compare... Scusatemi, ma quando sento certe cose non posso fare a meno d'infuocarmi come quando avevo quindici anni.
Nuovamente, il mio istinto sarebbe di dare quattro e mezzo ad uno dei pochi dischi underground dell'epoca che riesce a suonare fresco ancor'oggi. Purtroppo ci sono cose come l'oggettività eccetera eccetera che m'impongono di toglierli quel mezzo zainetto da "perfezione", ma non per questo dovete pensare anche per un solo secondo di lasciarvelo sfuggire. Tra le cose migliori prodotte dalla California negli ultimi dieci anni, non ci piove, e capace di pisciare in testa a (lo dico per pura e gratuita vis polemica) al tanto lodato Quality Control come e quando vuole.





Cali Agents - How The West Was One

VIDEO: THE GOOD LIFE

11 commenti:

Antonio ha detto...

vantandosi al contempo della loro capacità di essere bravi e di saper far soldi senza doversi svendere: un approccio che farebbe inorridire il 90% degli ascoltatori di musica esterna al rap

Che infatti vogliono sentire o di quanto scopa bene Paris o di quante modelle cocainomani si fa la rockstar di turno, o di quanto tempo ha passato a spompinare il suo uomo Lily Allen (senti l'ultimo singolo).

E poi no, cazzo, Rasco è bravo. Punto e basta. Ha un flow sempre uguale (molto old school), ma la presenza scenica e il timbro di voce ci sono eccome. Non tutti possono avere mille flow come Method Man. A me bastano anche quelli che ne hanno uno solo (no homo) come Redman.

P.S.: ma la sfida CJ-Unkut su MOP vs EPMD come la vedi?
Io sono ovviamente per Eric e Parrish...

reiser ha detto...

Già dato, ovviamente EPMD.
"M.O.P. better than EPMD? No. As much as I like Fame and Danze, they don’t have any CLASSIC album under their belt. Plus, while staying true to their style as much as you want they’ve never been as influential as EPMD.
Not to mention the fact that while Out Of Business is indeed an abortion, the other two do have their moments. Come on, as if the M.O.P. street albums were anything special."

Comunque non volevo dire che Rasco sia una schiappa, sia ben chiaro, è che metricamente è davvero legnusèt. poi infatti compensa con altro, però i suoi solisti mi son sempre parsi un tantinello di piombo dopo l'ottava traccia

Quelli di Asia fanno cagare, eh, ma per altri motivi

Anonimo ha detto...

no la storia di quality control non te l'appoggio...il disco dei j5 è meglio sia sui beat che nel mciing...de gustibus...

Anonimo ha detto...

Perché dici che Madlib qui è all'esordio? Nel 2000 erano gia usciti i Lootpack e comunque c'erano già state produzioni per Alkaholiks e Declaime (ok, suppongo intendevi dire che era agli "inizi"). A parte questo, disco bello ma secondo me non quanto "Quality Control".

BRA
www.rapmaniacz.com

Antonio ha detto...

^^^
Io invece sono con te su questo. I J5 sono indigeribili.
Inveite se volete, ma è così. Questo ha l'asciuttezza dell'hardcore.

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD...innanzitutto bella per awer accolto la richista di recensire rakim..poi (anche se non c'entra un cazzo)..vedendo i cali agents mi è wenuto un flash riguardo al fatto che mi è sembrato di capire che non hai apprezzato molto pain lenguage ti asia e muggs...se non ti sciaccia il cazzo posso capire brewemente il perchè?

reiser ha detto...

Agli esordi nel senso che la sua discografia era PINGUE
No che avesse fatto altro lo sapevo, solo che non lo definirei un veterano

I J5 non mi hanno mai esaltato più di tanto. Il primo disco è bellino e -azzardo- fresho; il secondo deludente, Power In Numbers OK e l'ultimo incircolabile. Insomma mi sembrano oggettivamente a posto come gruppo ma francamente dopo poco mi annoiano. E, stando ai reppusi, Quality Control (me lo ricordo) sembrava il Low End Theory del 2000... ma vaccaghèr

Per rispondere invece a FCK (ma perchè la doppiavù mannaggia), è molto semplice: da Muggs mi aspettavo beat MOOOLTO più fighi ed invece o sono mediocri o son proprio fiacchi (la roba con B-Real mi ha scandalizzato da tanto che fa shhhchifoh). Asia è OK, immagino, ma senza basi belle da solo non ce la fa e quindi me lo cago poco; per di più i due non si complementano un granchè... insomma, come diceva Jessica: NCS, nun ce siamo

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD..strano penso anch'io la stessa cosa riguardo pain lenguage però bu mi ha fatto strano vederlo nelle -disonorable mension-...però concordo che da maestro muggs ci si poteva aspettare di piùù..capisco anche a cosa ti riferisci parlando di fiacco...bèh forse tutto sommato hai ragione.per quanto riguarda b real..mai avrei pensato potesse partorire la cacatona che è stato smoke n mirror (cioè me lo sarei dovuto aspettare dopo i gunzlinger ma da fan dei cypress non l'ho voluto accettare)....comunque concordo anche io sul fatto che i jurassic vanno goduti a piccole dosi....p.s. come vedi ho tolto le doppivùù (ma ti danno fastido?) ora rakim me lo devi popo

p.s.2 non avendo lasciato post sullo spazio dei club dogo.lo faccio ora:la cosa che mi preoccupa di più e che a ogni disco aumenta la quantità di''zio'' e ''fra'' quella dei dogo è stata davvero una involuzione pazzasca tuttavia non essendomi mai aspettato un cazzo nonmi ritengo deluso..

Anonimo ha detto...

FCK SQUAD << da muggs mi sarei aspettato dei beat molto più fighi>>

merda ora che ci penso credo che fighi sia davvero la parola giusta!!

Anonimo ha detto...

già.. strano che tu non abbia ancora recensito nulla di J5 e Daileted People sul tuo blog.

reiser ha detto...

Mah i J5 mi annoiano facilmente. Devo proprio essere preso bene per apprezzarli, e siccome è rara la combo pompino+birra+soldi+vacanza difficilmente questo avviene.
I Dilated... mah, non so, hanno perso un po' di mordente con me. Il secondo ed il terzo album mi piacevano, adesso non mi fan venire tutta 'sta voglia di ascoltarli