mercoledì 9 settembre 2009

UNA PRECE PER SUPERFLY

Avevo sentito voci riguardanti una possibile imminente chiusura già nel corso di quest'estate ma avevo sperato si trattasse della solita balla da reppusi. Invece, purtroppo per noi, l'indiscrezione s'è rivelata veritiera: Superfly ha chiuso i battenti.
Lavorando anch'io nel mondo dell'editoria ho avuto modo di osservare il drastico calo degli investimenti pubblicitari e la conseguente riduzione della foliazione; e se me ne sono accorto io, che lavoro in una testata pressoché priva di concorrenti ed in cui rifluiscono praticamente tutti gli inserzionisti del mondo della moda [un mondo in cui nonostante tutto girano ancora parecchi soldi], posso solo supporre l'impatto che la crisi può aver avuto su una testata indipendente, di nicchia, e priva di grandi investitori. I miei complimenti quindi per aver saputo durare tutto questo tempo.
Ciò detto, resta il dispiacere per non poter più leggere articoli perlopiù illuminanti e soprattutto approfonditi - alla faccia di chi sosteneva che era troppo snob. Snob 'stocazzo, informava. L'unica cosa che resta da fare, ora, è augurare ai redattori e a chiunque fosse coinvolto a tempo pieno nel progetto di trovare una nuova occupazione in tempi brevi.

15 commenti:

riccardo ha detto...

bravo reiser! sottoscrivo ogni parola...mi è dispiaciuto molto apprendere della notizia.

PZA ha detto...

che botta,l'unico giornale che compravo periodicamente,da quando lo leggo non ne ho perso 1 numero,
mi spiace

Anonimo ha detto...

Sinceramente non l'ho mai letto,poi da quando Basement ha messo online le sue pagine ogni tanto leggo quello.

Scusa se mi faccio i cazzi tuoi,ma per quale giornale lavori?
E cosa ne pensi dell'ultimo di Chali 2na ?

CryNStay

reiser ha detto...

Prima la domanda facile: non l'ho ascoltato, ma Chali 2Na, con la sua voce di chi s'è magnato le palle der leone non m'ha mai interessato più di tanto...

Poi, se volete ridere, ve lo dico prima che passi qui qualche mio amico con la tendenza a dar troppa aria ai denti: L'Uomo Vogue. Eggià. E' così. Dite pure no homo quanto volete.

PERO': quando vedete cover tipo questa (http://hiphopselection.blogosfere.it/images/vogue-snoop-dogg.jpg) sappiate che io spingo sempre per usare il laminato e conferire un che di blingoso e tamarro.

ffiume ha detto...

strappi props a montone per il laminato in copertina e la classe dei tuoi post

per supafly dispiace eccome, per vari motivi vari, ma il mercato ha delle leggi durissime, e non è tempo per eroi e poesia, qui ci vuole prosa fitta e puttane

reiser ha detto...

Sì diciamo che intamarrire dove posso chèta un po' la mia coscienza
Peraltro avevo pure spinto -purtroppo in senso figurato- Jean Grae, che con mia grande meraviglia è pure stata fotografata:
http://c1.ac-images.myspacecdn.com/images01/97/l_7a09b03e016e60606bcbe37f9c481f2c.jpg
Il velo è dovuto, stando a quel che m'aveva raccontato poi il fotografo, ad una cartella che s'era presa in faccia la sera prima. No comment

reiser ha detto...

Beh ho dimenticato di ringraziare pei props

Tornando invece a Superfly, ti dirò che la sua chiusura m'ha comunque un po' stupito perchè pensavo che la formula rivista di nicchia ultraspecializzata, tramite un'ovvia fidelizzazione dei lettori e dunque la possibilità di offrire agli investitori un bacino d'utenza ben delimitato, potesse funzionare anche in casi di crisi.

La mia teoria era che dopo questa crisi sarebbero rimaste solo le cose ultrapopolari e quelle ultraelitarie, ma si vede che mi sbagliavo

Giancarlo_Vagginelli ha detto...

Ho il cane come snoop, no homo

riccardo ha detto...

reiser, credo che la tua teoria sia generalmente corretta...tuttavia, evidentemente, il bacino di specialisti (con una domanda rigida) era veramente troppo limitato, per riuscire a coprire i costi di produzione. il che non stupisce, dal momento che siamo in italia.

riccardo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
F F ha detto...

ma straLOL!!!
sapevo che jean grae fosse un tipino un pò così, ma ai livelli da cartone proprio no...

poi...la tua teoria non è del tutto sbagliata, secondo me...concordo con te circa la sparizione (o il progressivo livellamento verso il basso e/o verso l'alto/l'altro, se preferisci) di ciò che è in media, ma non è proprio tutto così semplice ed automatico. Riccardo, forse è come dici tu (tempi duri per le cose noiose e dense di significati e cultura) ma rincaro la dose: e se invece fosse compartecipe anche un problema di distribuzione?

E poi, dimoselo chiaro, probabilmente ad UomoVogue non accade, ma in genere ditemi di carta stampata, sul segmento di Superfly e dei mag "ggiovani" in genere, che non stia perdendo advertising tipo emorragia...e non è "solo" la crisi finanziaria, è il segno di tempi.

Che ne dite?

reiser ha detto...

No no, succede anche qui. -22% rispetto all'anno scorso, che ok che era stato anno di grazia, ma comunque una legnata. Io stesso facevo in media cinque pubblicità a mese, adesso va bene se ne richiedono una. Difatti la contrattazione di secondo livello ce l'infiliamo nel culo assieme ai mancati dividendi.

Ciò detto, gli investimenti sulla carta stampata sono attualmente in calo su quotidiani e periodici -d'informazione e no- in maniera drastica (tipo che in Mondadori han segato una trentina di dirigenti in una botta sola), ma questo secondo me quasi solo esclusivamente a causa della crisi. Il "quasi solo" si riferisce ai quotidiani, che in realtà sono anni che stanno perdendo a favore della TV.

Internet, invece, ma è solo un'impressione, in Italia è ancora ampiamente snobbato. Vuoi perchè in generale manca un progetto pubblicitario di successo slegato a prodotti d'immediata fruibilità (musica, film), vuoi anche per la cronica mancanza d'alfabetizzazione informatica della classe dirigente oltreché, naturalmente, della popolazione.

Last but not least, la distribuzione: molto probabile, anche se in teoria a quel punto sarebbe potuto bastare tornare ad una distribuzione mirata in negozi di dischi, d'abbigliamento ecc. per evitare i costi ad essa connessi. No?

F F ha detto...

Non so se la sola distribuzione avrebbe salvato la barca.

Consoliamoci con Wax Poetics.

Unknown ha detto...

Reiser,
innanzitutto grazie mille per il tuo post e per aver sollevato l'argomento da questa angolazione. Il discorso della situazione editoriale è in verità molto complesso e la crisi economica è solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ci terrei prima di tutto a portare alla vostra attenzione un paio di dettagli per meglio far capire cosa significa avere una rivista in edicola per una casa editrice indipendente.
Il primo punto sul quale vorrei illuminarvi sono i DATI DI VENDITA. Dovete sapere, se vi è sfuggito, che in Italia siamo costretti ad esporre (ed acquistare...) un codice a barre, pena multe da capogiro. Questo codice a barre tuttavia non serve a nulla, in quanto gli edicolanti italiani non dispongono di lettore (diatriba che va avanti da decenni ormai....). Senza addentrarmi nel tecnico vi lascio solo immaginare a quale genere di caos porta questa mancata procedura, che va regolarmente ad ingrassare le tasche dei grossi editori, a discapito dei piccoli.
Per quanto riguarda invece la DISTRIBUZIONE GRATUITA nei punti vendita mirati (che non a caso abbiamo abbandonato nonostante fosse il nostro obiettivo primario), dovete sapere che l'Italia è l'unico paese europeo a non avere un sistema di distribuzione di questo genere. Il che significa che l'editore è costretto ad utilizzare un corriere privato, sborsando somme enormi per far arrivare una rivista da regalare....
Infine si potrebbe scrivere un trattato sul discorso pubblicitario. Mi limito a dire che la mia esperienza quindicennale di editoria indipendente mi porta a sottolineare come il problema nasca principalmente dalle vedute manageriali, non tanto delle grosse multinazionali, ma proprio dei marchi che vengono dal contesto urban. Tali aziende partono investendo nel proprio settore fintato che non riescono ad uscire dai suoi confini. Non appena ce la fanno, rivolgono i loro investimenti verso magazine e situazioni di massa (+ che leggittimo se vogliamo), anziché andare a migliorare il contesto da cui loro stessi provengono.
Per Fiume: puttane a parte, di cui per altro mi sembra si parli anche troppo in questo paese, cos'è la prosa fitta a cui ti riferisci e di cui noi mancheremmo? E quando mai c'è stato un momento nella storia in cui i poeti e gli eroi (?) non sono serviti??
Ti lascio con le parole di Ket Allen, fondatore della rivista Complex che fa capo alla Ecko per cui tu lavori e che ben spiega perché le riviste come Superfly sono destinate a morire:

"Marc Ecko has a lot of money and he can afford to launch a magazine. He wanted to do something that talked to his customers that was about fashion, he wanted to support the fashion business. That magazine is total vanity – it’s totally supporting the kind of fashion culture that he’s involved with. That’s exactly what that is. He could’ve started a hip-hop magazine too, right? But he didn’t. He could’ve saved Ego Trip or On The Go, maybe, or Stress, but instead Complex was born because it suited more to his business interests. And that’s normally how magazines are born."

Silvia Volpato

Romo ha detto...

La chiusura di Superfly per me è stata una cosa veramente inaspettata. Mai mi sarei immaginato che una delle migliori riviste musicali sul mercato chiudesse.

La compravo sempre con piacere.

E ora?

Ho visto che pure basement nn sta pubblicando. Rimangono blow up e rumore, che a mio parere si sognano lo stile che aveva Superfly.

L'unica alternativa rimane la rete?